CAPITOLO QUINTO - parte 2
Allyson ripose tutti i suoi vestiti nell'armadio che era stato a lei assegnato, poi riempì il piccolo mobile a specchio del bagno con i prodotti d'igiene personale che si era portata da casa. Voleva rendere quella stanza la sua stanza, e per farlo le sarebbe bastato riempirla delle cose che le appartenevano.
Le salì un groppo alla gola quando, frugando dentro alla valigia ormai quasi vuota, si ritrovò in mano la foto che aveva preso dal comodino a casa. La osservò per una manciata di secondi, ma la poggiò subito sulla piccola scrivania. Dovette voltarsi ed ignorarla, perché sentiva già gli occhi inumidirsi. Non pensava che la nostalgia di casa si sarebbe fatta sentire così presto.
Alle sette e mezza della sera, udì un gran trambusto nel corridoio fuori dalla porta. Molti passi, ed alcune voci, che sembravano allontanarsi. Probabilmente tutti si stavano dirigendo nella sala mensa. Si alzò e si avvicinò alla porta per dare un'occhiata, ma non appena la aprì si trovò davanti Natalie.
-Stavo per bussare- ridacchiò lei divertita -È l'ora della pappa!-.
Ally annuì debolmente. -Non potrei passare? Non ho fame e...-.
-Un'altra regola da non infrangere- la interruppe la castana -Essere sempre presenti e puntuali in sala mensa nelle ore dei pasti. Se non scendi ti vengono a cercare, e non sarà bello-.
-Non...Non sarà bello?- domandò lei allibita, aggrottando le sopracciglia. L'espressione sul volto di Natalie cambiò improvvisamente, e si portò per un attimo le mani alla bocca come se avesse appena detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire.
-Loro si arrabbiano se qualcuno infrange le regole- si limitò a dire, trovandosi a quel punto costretta a fornire una spiegazione.
-Loro chi? I medici?-.
La castana annuì con il capo.
-Ho capito.... Hem.... Arrivo. Puoi aspettarmi?- balbettò, piuttosto scossa.
-Certo! Ma sbrigati!-.
Allyson prese gli ultimi oggetti rimasti e li appoggiò sul letto, poi ripose la valigia vuota sotto alla scrivania. Automaticamente le cadde di nuovo lo sguardo sulla foto, ed una sensazione di profonda tristezza la assalì. Strinse le mandibole e deglutì; doveva essere forte. Per se stessa, e per loro. Per mamma e papà.
Uscì dalla stanza, e venne subito presa a braccetto da quella che ormai era diventata una sorta di amica.
-Sai, ho pensato che non dovresti chiamarmi Natalie, ora che ci conosciamo meglio. Perché non mi dai un soprannome?-.
-Un soprannome?- chiese Allyson -Gli altri come ti chiamano?-.
-Natalie, ma voglio che con te sia diverso. Dammi un soprannome, dai!- insistette la castana, tornando a saltellare sul posto.
-Hmm.... Non saprei... Nat? Naty?-.
-Che brutti!- esclamò l'altra, ridendo -Che ne dici di Clock? Dato che sono l'unica persona al mondo ad avere un orologio nella testa...-.
Allyson si irrigidì leggermente, ma annuì. Si disse, ancora una volta, che la cosa migliore da fare sarebbe stata assecondare le sue assurde convinzioni. -Va bene, sembra perfetto-.
-E tu? Come devo chiamati?-.
L'altra strinse le spalle. -Ally. Semplicemente Ally-.
-Che Ally sia!-.
La sala mensa era una grande stanza rettangolare che ospitava due file di tavoli di legno. Tutti i pazienti vi si riunivano tre volte al giorno in occasione dei pasti principali, ed erano sotto il costante ed attento controllo dei numerosi medici che giravano attorno ai tavoli, dedicando particolare attenzione agli ospiti che erano stati ospedalizzati per disturbi alimentari come nel caso di Allyson.
-Mettiti qua- disse Clock facendo cenno alla sua nuova amica di sedersi al suo fianco. La ragazza obbedì, e volse lo sguardo agli altri commensali; il tavolo era molto lungo, ed ospitava circa trenta persone disposte in modo disorganizzato da ambi i lati. Molti di loro erano adulti, altri anziani. C'era però un ragazzo infondo, con i capelli scuri e gli occhi azzurri.
-Chi è quello là?- chiese richiamando l'attenzione dell'amica con una spintarella sulla spalla.
-Chi? Il ragazzo infondo?-.
-Sì-.
-Lui è Eren. Disturbo ossessivo compulsivo-.
Allyson aggrottò la fronte. Nonostante avesse ormai capito che in quel posto era considerata una cosa del tutto normale, continuava a non concepire il fatto di classificare le persone con i loro disturbi.
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Capitolo dedicato a v__theproxy.
Carissima ed affezionata lettrice, a cui voglio un mondo di bene :3 (e che se si azzarda a lasciare wattpad la strangolo, ma dolcemente).
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