CAPITOLO QUINTO - parte 1
-Se vuoi ti faccio fare il giro della struttura- disse sorridendo Natalie, afferrando in modo piuttosto invadente il braccio di Allyson ed iniziando a tirarla a se. Sembrava davvero una ragazza allegra e solare, tanto che l'altra non riusciva proprio a capacitarsi il fatto che una persona così apparentemente spensierata potesse essere mentalmente malata.
-Cerca di non traumatizzarla- ridacchiò Brian, voltando la schiena con disinvoltura e dirigendosi verso la sua stanza.
Le due ragazze si incamminarono fianco a fianco lungo il corridoio; Natalie avanzava decisa ed entusiasta mente Allyson, leggermente più indietro rispetto a lei, teneva lo sguardo basso ed pareva piuttosto tesa. La sua malattia l'aveva costretta per anni ad un isolamento sociale quasi totale, e probabilmente aveva in parte perduto la sua capacità di relazionarsi con persone a leu sconosciute.
-Dimmi un po', come sei finita qui?- domandò la castana senza smettere si camminare.
Allyson spostò lo sguardo lateralmente; non le andava affatto di rispondere a quella domanda, soprattutto perché riteneva che il suo disturbo fosse solo ed unicamente affar suo. Tuttavia, si rendeva conto che non sarebbe stata una buona idea tacere troppo se intendeva farsi degli amici in quel posto; dopotutto, non appena quell'incubo sarebbe finito, non avrebbe mai più dovuto avere a che fare con quella strana ragazza.
-Anoressia- rispose secca.
-Lo immaginavo, anche se indossi vestiti larghi si vede che sei molto magra- rispose l'altra, mancando completamente di tatto.
Ally scosse la testa irritata, ed arricciò le labbra. E l'altra, che sembrò rendersi conto dell'errore appena commesso, cercò subito dopo di correggere il tiro: -Devi scusarmi, ma in questo posto è normale presentarsi dicendo qual'è il proprio disturbo... Il mio è il disturbo Borderline di personalità, oltre a qualche altro problemino secondario-.
Allyson spostò lo sguardo sugli occhi pieni di vita dell'altra ragazza, che ora guardava davanti a se sorridendo lievemente. -Non so che cosa sia- ammise.
Natalie ridacchiò. -Lo immaginavo-. Si fermò e si voltò indietro, iniziando a spiegare più dettagliatamente il suo problema senza apparentemente provare nessuna vergogna nel farlo. -Stando a ciò che dicono i medici è a causa di questo che ho sempre paura di essere abbandonata e messa da parte, ed è anche il motivo per cui il mio umore è molto instabile.... Non sono mai riuscita in vita mia ad avere una relazione stabile di alcun tipo, è davvero terribile vedere come le persone mi voltano sempre le spalle... Dicono che è tutta colpa della malattia, Io però non gli credo a quelli! Continuano a far finta di non vedere l'orologio!-.
Ally rimase in silenzio, cercando invano le parole giuste con cui avrebbe dovuto rispondere. Non riusciva a credere che quella ragazza fosse davvero così fermamente convinta di avere un orologio incastonato nell'occhio.
-Tu lo vedi, non è così?- chiese Natalie, sollevando le sopracciglia.
I pugni dell'altra si strinsero quasi automaticamente, in risposta allo stress scaturito da quella domanda. Che cosa avrebbe dovuto rispondere? Ovvio che non lo vedeva!
-Sì, certo- disse voltando il capo.
-Lo sapevo!- esultò Natalie -Finalmente qualcuno che ragiona, qui!-.
L'atmosfera iniziava a diventare davvero pesante, e così Allyson non sapendo in che modo affrontare la situazione tentò di svincolarsi dal discorso: -Non volevi mostrarmi questo posto?- esordì, e fu molto sollevata nel vedere l'altra sorridere e riprendere a farle strada.
La struttura era molto grande, ma camminando a passo svelto le due impiegarono poco più di quindici minuti per girarla tutta. Come d'altro canto Ally già immaginava, non c'erano che spogli corridoi pieni di porte, oltre ad una sala dedicata ai pasti ed una palestra. Incontrarono giusto un paio di altri pazienti lungo il viaggio: due uomini adulti che parlavano sottovoce tra loro di chissà che cosa.
Al termine della passeggiatina, Natalie condusse Allyson fino alla porta della sua stanza, in modo che la ragazza sapesse dove avrebbe potuto trovarla.
-Eccola qui- disse la castana, saltellando come una bambina -Non è molto lontana dalla tua, tutto sommato-.
-Già- disse lei, per niente entusiasta della cosa
-Ti farei entrare ma è vietato per tutti i pazienti entrare nelle stanze altrui.... Le solite stupide regole, lo sai com'è...-.
-Ho capito, non preoccuparti. Credo che andrò a mettere a posto le mie cose-.
Ally tornò indietro lungo il corridoio, in direzione della sua stanza. Era difficile distinguerla, dato che erano praticamente tutte identiche fatta eccezione per i codici, quindi dovette fermarsi a leggere più volte le targhette prima di trovarla.
Quando mise la mano sul pomello, udì un rumore di passi svelti provenire da dietro di se. Si voltò, e vide una ragazza dai capelli color castagna passare con la schiena contro al muro, come volesse restare più lontana possibile da lei. Indossava una felpa rossa dall'aria leggermente usurata e teneva la testa bassa, evitando in ogni modo possibile il contatto visivo.
-Hei- esclamò Allyson, per attirare la sua attenzione.
La ragazza, tuttavia, sgusciò via correndo, senza dire nulla.
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