CAPITOLO NONO - parte 1
I primi giorni tra le mura della clinica psichiatrica erano trascorsi, lenti e soffocanti, mentre Allyson pian piano imparava a reprimere la nostalgia negli angoli più reconditi della sua mente e si concedeva di provare a non stare troppo male. Nonostante dapprima le sue previsioni fossero state a dir poco pessime, pian piano aveva iniziato a familiarizzare con l'ambiente, con gli infermieri che ogni mattina entravano a turni nella sua stanza per consegnale la sua giornaliera bottiglia d'acqua e rassettare le lenzuola, e soprattutto con gli altri pazienti che, esattamente come lei, ognuno per un motivo differente avevano dovuto rinunciare alla loro libertà personale per intraprendere quel percorso.
L'esperienza di Allyson come ospite di quella struttura stava procedendo anche meglio di ciò che aveva sperato, nonostante il fatto che, giunto il quarto giorno, il medico nutrizionista aveva voluto prendere una precauzione piuttosto invadente per quanto riguardava la sua situazione: le aveva fatto mettere un sondino naso gastrico, notando che la ragazza aveva nuovamente iniziato a rifiutare il cibo che le veniva servito alla mensa. Ally fu molto scossa da quell'imposizione, e non solo perché era terrorizzata dall'idea che avrebbe rischiato di ingrassare qualche chilo a causa di quel sondino, ma anche perché il procedimento era stato fisicamente piuttosto doloroso. L'avevano tenuta ferma in due, nonostante la sua scarsa forza fisica, mentre il dottore infilava quel tubo nel suo naso, e per le due ore successive la ragazza non aveva fatto che piangere.
Era riuscita a recuperare la calma soltanto quando, finalmente, mentre tornava alla sua camera aveva incontrato Natalie nel corridoio.
-Hei, bellezza! Che ti hanno messo in faccia?- ridacchiò la castana, indicando il sondino con la mano. Ally scosse la testa come a voler dire che on le andava di parlarne, e l'altra fortunatamente sembrò capire al volo.
-Non importa, muoviti! Oggi abbiamo ancora la seduta di gruppo-.
Il gruppo si era già riunito, ed ognuno si stava sistemando al proprio posto nel cerchio. Natalie aveva tenuta libera la sedia alla sua destra, in modo da permettere ad Ally di sistemarsi vicina a lei.
-Allyson, ciao- esclamò il dottor Max, notificando l'arrivo della ragazza -Questo è il tuo secondo incontro con la terapia di gruppo, giusto?-.
-Già- rispose lei, giocherellando timidamente con le dita, ed abbassando contemporaneamente lo sguardo.
-Adesso iniziamo, sono felice di rivederti qui-.
Lei non disse nulla, e si limitò a guardarsi intorno cercando di ricordare i nomi di tutti gli altri ragazzi. Brian la salutò con un lieve cenno del capo dal lato opposto del cerchio.
-Hai fatto amicizia con lui?- le chiese subito Natalie, con uno strano tono di voce.
-Sì, più o meno- rispose l'altra, aggrottando la fronte. -Perché?-.
L'altra strinse le spalle. -Curiosità...-.
-Bene, possiamo iniziare- intervenne il dottore, intrecciando le braccia sul petto ed emettendo un colpo di tosse, che nascose dietro alla mano. -Qualcuno ha voglia di proporre un argomento costruttivo?-.
I ragazzi si scambiarono sguardi l'un l'altro, con facce per nulla entusiaste. Dopo diversi secondi di silenzio, parlò Tim. -Le paure?-.
Il dottore fece un piccolo sorriso.-È una domanda o un'affermazione?-.
-Un'affermazione- sbuffò lui.
-Bene. Le paure...- esultò poi Max, schioccando le dita. -Iniziamo col dire cosa sono, le paure-.
-Avere paura significa temere qualcosa di specifico, tipo la paura del buio o... La paura di essere abbandonati...- rispose Natalie dondolandosi sulla sedia.
-Non solo cose specifiche- intervenne Dina, con il suo solito tono presuntuoso.
-Giusto- fece il dottore -Le paure possono derivare da moltissimi elementi, specifici e non. E le cause sono anch'esse molteplici-. Si grattò la nuca lanciando uno sguardo di approvazione alla biondina. -Ne abbiamo diverso esempi anche qui, in questa stanza.... Brian ha paura dello sporco, di venire a contatto con batteri e sporcizia, e di venirne contaminato... Questa è una paura derivata da una cosa specifica, ovvero lo sporco. Ma ci sono paure più vaghe, come quella della nostra Rouge; la sociofobia non è una paura limitata alla presenza di persone attorno a sé, ma anche paura di non essere accettati, paura di non essere adeguati, ed in generale una sorta di "vergogna del proprio essere". Comprenderete bene che sono due tipi di paura diversi-.
-E nel caso di Allyson la paura è di ingrassare?- intervenne Timothy, con una domanda.
La ragazza tacque, non sapendo bene come reagire; non le piacque affatto essere tirata in ballo, ma d'altro canto non poté far notare la sua irritazione. Soprattutto non ora che aveva gli occhi di tutti gli altri puntati addosso, ed uno stupido sondino ficcato nel naso.
-Non esattamente, l'anoressia non si riduce soltanto a questo. Vuoi parlarne con noi, Allyson?- chiese il dottore, sorridendole. Ma lei scosse la testa decisa, in segno di dissenso. -Preferirei di no- disse.
-Siamo qui per parlare- le fece presente l'altro -Ma se non ti va...-.
-Non preoccuparti- la rassicurò Natalie, dandole una leggera spinta con la spalla -Anche io non volevo parlare, all'inizio. Poi ho iniziato e non ho più smesso!-. Il sorriso che era sempre impresso nel volto di Clock era in grado di trasmettere una forza indicibile all'amica; quella ragazza sembrava avere sempre una ragione per guardare oltre i problemi della gente, e questo agli occhi di Allyson pareva un potere a dir poco immenso.
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