CAPITOLO DODICESIMO - parte 1

I passi leggiadri ed insicuri di Allyson seguivano quelli di Toby, che si dirigevano fino in fondo ad un lungo corridoio privo di qualsiasi elemento d'arredo. Quest'ultimo conduceva all'ala est dell'edificio, ovvero quella che, rispetto alla facciata dell'ingresso, era retrostante.
Anche questa porzione dell'edificio era scomposta in corridoi e stanze, ma non ospitava le camere dei pazienti; al contrario, qui vi erano le cucine, l'infermiera, gli uffici e gli alloggi destinati al personale.
-Non fare nessun rumore- le disse Toby sottovoce, facendo cenno alla ragazza di procedere con una cautela ancor maggiore. Era severamente vietato ai pazienti accedere a quella zona, tantomeno con l'intenzione di avvicinarsi al portone d'accesso al piano seminterrato; ma, forse grazie ad una impagabile fortuna, i due riuscirono a raggiungere la loro meta senza intoppi, non incontrando nessun infermiere lungo la strada. Lungo una parete bianca che pareva essere stata riverniciata molto recentemente vi era una grossa porta a due ante, interamente di ferro e munita di una piccola maniglia; era bloccata da due sbarre di metallo, che probabilmente venivano rimosse dalla serratura stessa, nel momento in cui quest'ultima veniva fatta girare con la chiave.
-Eccola- annunciò Toby, indicando il portone con la mano destra. -È questa-.
La ragazza scrutò quel pezzo di metallo con occhi attenti, valutando che aveva l'aria di essere molto resistente; a prova di sfondamento, insomma. Era molto differente da qualsiasi altra porta che aveva visto nella struttura, e questo fatto le trasmise una forte sensazione di inquietudine: che bisogno c'era di bloccare l'accesso al seminterrato in quel modo?
Ally si avvicinò titubante ed emise un sospiro tremante, facendo scorrere le dita sulla superficie fredda e ruvida. Ciò che stava vedendo, non faceva che avvalorare la tesi di Toby: dovevano tenere qualcosa di molto segreto, la sotto.
Il ragazzo strinse le labbra e posò a sua volta una mano sulla porta. -Stando a quanto si dice, dietro quest'affare c'è l'unica rampa di scale che scende nel seminterrato-.
-Soltanto una rampa?- mormorò lei, aggrottando la fronte. -Se il piano inferiore è grande quanto quello in cui siamo ora, mi sembra davvero ridicolo-.
Toby annuì. -Beh, probabilmente è meno probabile che qualcuno o qualcosa riesca a sfuggire ai medici, se hanno un solo accesso da controllare-.

-La signora anziana con cui parlavi quel giorno in sala mensa...- borbottò ancora Allyson, conficcando i suoi occhi in quelli del ragazzo. -Ha detto di esserci stata, giusto?-.
Il castano annuì vagamente. -Sì, ma quella vecchia è schizofrenica, come Tim.... Quindi non sempre ciò che dice ha senso. Potrebbe aver immaginato tutto-.
Ma a quel punto Ally sembrava aver già smesso di ascoltarlo, ed essersi perduta in qualche fantasia; continuava a guardare la porta con aria decisa, come volesse buttarla giù a spallate. Ironico, tra l'atro, viste le sue esili condizioni fisiche.
-Dobbiamo andare, adesso- le intimò Toby, che sembrava quasi spaventato dalla determinazione che leggeva negli occhi dell'altra. -Non voglio certo che ci trovino qui-.
Ma ancora una volta la ragazza non lo ascoltò. -Possiamo entrare- disse.
Toby scosse la testa. -Piantala, davvero-.
-Vedi lassù?- continuò lei, indicando un finestrone orizzontale semiaperto. Era posto molto in alto, contro al soffitto, aveva un altezza di circa quaranta centimetri e si trovava proprio sopra al portone di ferro. Probabilmente serviva a garantire un ricircolo d'aria tra i due piani dell'edificio.
-Non se ne parla, sei pazza?- ringhiò Toby, indietreggiando.
-Immagino di essere pazza quanto basta per essere stata chiusa in questo posto- ridacchiò lei.
Il castano sorrise e parve rilassarsi leggermente, tornando ad avvicinarsi a lei. -Ammesso che passando da lassù tu riesca ad entrare, non potrai più uscire- le fece notare. -Non credo proprio che la porta possa essere riaperta dall'interno-.
Ally fece una smorfia. -Vero. Ma se riesco almeno ad affacciarmi posso vedere cosa c'è oltre la porta-.
Toby rimase in silenzio a pensare per una manciata di secondi, iniziando a mangiucchiarsi le  dita per abbassare il suo nervosismo; poi allargò un lieve sorriso, seguito da un tic nervoso. -Mi hai convinto- disse -Ma lo faremo stasera, dopo il coprifuoco-.
Sul volto della ragazza apparve un luminosissimo sorriso, che per la prima volta ne illuminò lo sguardo. Non si aspettava che sarebbe riuscita a convincerlo.
Con la medesima cautela che avevano tenuto durante il percorso di andata, i due ripercorsero il corridoio al contrario, tirando un sospiro di sollievo non appena tornarono a poggiare le suole delle scarpe nella zona dedicata ai pazienti. Nessuno li aveva visti, nessuno era a conoscenza dell'infrazione che avevano appena compiuto.
I due giovani si salutarono brevemente prima di rientrare ognuno nella propria stanza, carichi di adrenalina e curiosità. Entrambi si chiedevano che cosa avrebbero trovato, oltre quella porta d'acciaio di cui si era tanto parlato.

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Capitolo dedicato a Wattobi. Critico e comico di tutto rispetto, nonché mio amico. :)

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