CAPITOLO DICIASSETTESIMO - parte 1
Allyson restò seduta sul letto con la testa tra le mani per un paio d'ore, rimuginando su quanto era appena successo; era tormentata dal senso di colpa, e si stava convincendo del fatto che fosse davvero unicamente colpa sua se gli altri ragazzi del gruppo erano stati puniti. Col fine di recuperare il controllo sulle sue emozioni si alzò in piedi e si diresse in bagno, dove sfilandosi la maglia iniziò ad osservare il suo busto scheletrico; fece scorrere lentamente la punta dell'indice sulle costole, sorridendo in modo appena percettibile. Osservò poi il suo volto scarno, ed il cerotto aderente alla guancia sinistra che teneva il sondino naso gastrico nella corretta posizione.
I medici non avevano riscontrato alcun aumento di peso.
Dopo essere riuscita a calmarsi, la ragazza decise di andare a cercare Tim e Toby; non poteva lasciarsi divorare da dubbi e preoccupazioni, doveva assolutamente constatare le loro condizioni e parlare con loro.
Uscì dalla sua stanza guardandosi intorno; il corridoio era vuoto, fatta eccezione per un anziano signore appoggiato alla vetrata. Lo percorse fino infondo, poi anziché scendere al piano terra proseguì avanti, dove si trovavano gli uffici degli psichiatri della struttura. Era lì che venivano svolte le terapie individuali, pertanto era probabile che Toby si trovasse oltre ad una di quelle porte.
Le scrutò tutte con attenzione, ma non avrebbe di certo aprirle; decise di rannicchiarsi a terra accanto al muro ed attendere che fosse lui stesso ad uscire, dondolandosi con le ginocchia avvolte tra le braccia.
Attese circa mezz'ora, per nulla certa di trovarsi nel posto giusto; poi, finalmente, vide una delle porte aprirsi in modo improvviso, e la figura del castano fare capolino.
Ally balzò in piedi con un movimento impacciato; era preoccupata per la reazione che lui avrebbe potuto avere notificando la sua presenza: dopotutto Natalie le aveva detto che tutti gli altri erano arrabbiati con lei, e che nessuno di lui avrebbe più voluto avere niente a che fare con la responsabile della sventura che avevano vissuto.
Ma Toby alzò lo sguardo, puntandolo dritto verso di lei; e non indossava l'espressione d'odio che Ally aveva immaginato. Al contrario pareva piuttosto tranquillo, pareva quasi rilassato, forse grazie al colloquio che aveva appena avuto con lo psichiatra; sul lato destro del suo volto, tuttavia, era adesso ben visibile un grosso livido scuro. Il ragazzo camminava lentamente senza dire una singola parola, mentre si avvicinava a lei. -Che ci fai qui?- le chiese, ed il tono della sua voce confermò che non pareva essere arrabbiato.
La ragazza sospirò, sollevata nel notare quella mancanza di ostilità. -Cercavo te- ammise.
Lui la guardò stranito. -E perché?-.
-Natalie mi ha detto che stavi male e...-.
-Giusto... Natalie....- farfugliò l'altro, mentre distrattamente si incamminava lungo il corridoio. La ragazza lo seguì con aria confusa, mentre sistemava i capelli rossi dietro alle orecchie. -Che significa?- chiese, spaesata.
-Sta dando di matto- rispose lui, sollevando l e spalle. Si grattò la nuca, e continuò a parlare. -È la sua malattia-.
Ally scosse il capo. -Io... Non capisco-.
Il castano le rivolse uno sguardo amichevole. -Sì, il suo disturbo insomma-.
-Ha dato a me la colpa di tutto- esordì la ragazza in tono drammatico -Ma io non...-.
-Fa sempre così- la interruppe lui, sorridendo lievemente. -Ci abbiamo litigato tutti con lei, almeno una volta... Ma non è colpa sua, fa così perché talvolta si convince che tutti siano traditori e vogliano prendersi gioco di lei-.
Ally continuò silenziosamente a camminare al suo fianco, finché il ragazzo non si fermò davanti alla porta della sua stanza. -Ha talmente paura di restare sola, che stupidamente distrugge tutto e sola ci resta davvero- continuò a spiegare, poggiando distrattamente la schiena contro al muro.
-Proverò a parlarle- rispose Ally, decisa -Cercherò di farla ragionare-.
-Ti ringrazio- si limitò a dire lui.
Allyson gli rivolse uno sguardo interrogativo, grattandosi la nuca. -Perché mi ringrazi?- chiese, con la fronte aggrottata.
Toby arrossì violentemente e voltò il capo verso la porta, per nascondere quelle gote che avevano improvvisamente cambiato colore. -Io.. Credo di amarla...- confessò, con un filo di voce. Non epnsava che sarebbe mai riuscito a dirlo a qualcuno, e per lui fu come liberarsi di un grosso peso che gravava sulle spalle ormai da tempo.
Tra i due calò un imbarazzante silenzio per una manciata di secondi, mentre Ally fissava il volto arrossito di Toby con la bocca semiaperta. Poi sorrise, e disse: -Scusa, non me ne ero accorta-.
-Prenditi cura di lei, se puoi- borbottò ancora il ragazzo, affondando le mani nelle tasche.
Allison gli posò amichevolmente una mano sulla spalla, dandovi un'amichevole pacca. -Comunque... Tu stai bene? Che vi hanno fatto?-.
-Le solite cose- rispose lui, schivo -Usano le mani, qui. Oramai l'avrai capito anche tu-.
Ally scosse il capo, con aria preoccupata. -Non possono fare così- disse -Hai visto come ti hanno conciato il volto?-.
-Io non sento dolore- esordì lui, facendo spallucce. -Non mi fa molta differenza... È... Un altro mio difetto, diciamo-.
-Questo non significa niente- rispose lei decisa -Non possono trattare i pazienti in questo modo-. Sospirò pesantemente, poi rivolse ancora lo sguardo al suo interlocutore. -Io... Te l'ho chiesto perché Natalie mi ha detto che stavi molto male-.
-Lo immaginavo, ma non preoccuparti- rispose il ragazzo, con naturalezza. -È perché si è vista tutta la scena-. L'altra gli rivolse uno sguardo interrogativo e così lui continuò: -È il mio disturbo... Ho problemi a contenere le emozioni e se vengo messo sotto stress ho attacchi di rabbia piuttosto violenti-. Parlava con tranquillità, e questo stupì molto Allyson; non è certo da tutti affrontare i problemi in quel modo, si disse.
-E Timothy? Sta bene?- chiese ancora, cambiando discorso.
Il castano annuì debolmente. -Ha avuto anche lui la sua dose di botte... Ma sta bene-.
Lei abbassò lo sguardo, pervasa da un cumulo di emozioni negative che adesso affollavano la sua mente. -Non possono fare così.... Non possono picchiare i pazienti, sono medici.... Non macellai- farfugliò.
-Senti- concluse lui, regalandole un ampio e rassicurante sorriso. -Io e Tim stiamo bene... Tu pensa a recuperare il rapporto con Natalie, ok? Puoi farlo per me?-.
-Sì, certo...- mugolò Ally, ricambiando il sorriso.
-Non voglio che lei resti sola....-. Dicendo questo, il castano entrò nella sua stanza e chiuse la porta.
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