8. Cercando te
HALOA
+sono tornata con questo capitoletto, spero vi gusti XD
Tornai a casa come un fulmine, mangiai in un nanosecondo e mia madre continuava a guardarmi spaesata, senza proferir parola, anzi, stava sogghignando sotto i baffi.
«Devi prendere un treno?» domandò a bruciapelo, proprio nel momento in cui feci uno scatto felino per andare un camera.
Mi bloccai di colpo, prima di andarmi a spiaccicare contro la porta di legno con rifiniture di vetro «no» grugnii «devo andare a scuola per un rientro» tergiversai, mentendo spudoratamente, ma per mia fortuna non avevo la maledizione di Pinocchio.
Lei mi guardò con un sopracciglio alzato così mi portai d'istinto le mani sul naso, per verificare che fosse ancora della sua misura e non più lungo di me.
Tirai un sospiro quando constatai che fosse tutto al proprio posto.
«Un rientro il quarto giorno di scuola?» chiese ancora, inarrestabile.
Incrociò le braccia e mi guardò severa, come se la sua espressione mi facesse sentire in colpa.
«E che ne so, sono loro i pazzi» asserii alzando le spalle e cercando di essere il più convincente e naturale possibile.
Prima che potesse continuare il terzo grado per l'FBI corsi di buon grado in camera, dove mi chiusi a chiave per sicurezza, sarebbe stata in grado di fare un'intrusione coi fiocchi.
Guardai l'orologio appeso alla parete e tirai un sospiro di sollievo misto ad ansia, paura, e ancora ansia.
Avevo ancora un'ora per uscire, che tradotto significava mezz'ora per calmarmi e respirare, e dieci minuti per riuscire ad acchiappare l'autobus al volo.
**
Alle tre spaccate ero davanti al maestoso cancello del parco, immersa nel verde della natura.
Nonostante l'apparente tranquillità in viso ero paonazza e facevo un salto da canguro ogni volta che sentivo dei passi avvicinarsi: una volta era il vecchietto col chiwawa, l'altra la nipotina con i nonni e l'altra ero io, che iniziavo a fare avanti e indietro per quel mezzo metro.
«Ehi» sentii una voce maschile familiare e alzai gli occhi, incantandomi di riflesso: era vestito normale, maglietta e jeans, eppure sembrava un modello, forse per quei pantaloni stretti che gli fasciavano le gambe così divinamente.
«Rebecca, sei sulla terra?» ridacchiò lui, vedendo la mia faccia da pesce lesso.
Perché con lui finiva sempre che facevo figure del cavolo?
Scossi la testa e annuii rinvigorita «si ci sono, dove ci mettiamo?» iniziai, giusto per chiare argomento e sorvolare sulla mia impacciataggine.
«Laggiù ci sono dei tavoli da picnic» indicò e lo seguii a ruota, attraversando l'area con altalena e scivolo.
«Se vuoi dopo puoi farci un giro» rise, senza dubbio aveva notato il mio sguardo intenso verso quei giochi che amavo tanto.
«No tranquillo, prima devo affrontare una guerra greca» ironizzai, per entrare il più possibile nell'ottica dell'aprire il mattone e studiare.
«Dai, allora» cominciò, posizionandosi sulla panca e sfogliando il libro.
«L'alfabeto» lo interruppi subito «lo odio, ci sono delle lettere che sembrano geroglifici» continuai scocciata, guardando esasperata la tabella con tutti i simboli.
«Hai ragione» ridacchiò, iniziando ad osservare quella nefasta pagina piena di cose arcaiche «scommetto che hai sbattuto la testa per questa» continuò, indicando la lettere xi.
Annuii e sbuffai «sembra uno stupido scarabocchio»
«In realtà è solo una m rovesciata, vedi, con qualche ghirigoro all'inizio e alla fine»
«Ah» risposi, incantata dalla sua spiegazione e dal suo modo di tenere la biro per fare quello strano movimento.
«Visto? Non era difficile»
«Così mi fai sentire scema»
Rise e scosse la testa divertito «ti devi solo abituare a questi pazzi»
«Cioè mai» risposi, sbuffando nuovamente senza impegnarmi a nascondere le mie smorfie.
«E poi scommetto la zeta»
«Sembra una ballerina» bofonchiai, cercando di fissare quel simbolo rompicapo affinché si rivelasse al mio cervello bacato.
«Esattamente» esultò euforico «immagina che questa sia la testa, poi fa questo movimento di fianchi e giù, come la coda di una sirena» spiegò gasato e ogni sua parola era accompagnato da un gesto fluido della sua mano.
«Sei un genio» dissi estasiata e completamente persa a guardarlo ammirata.
«Non esagerare Reb»
Ancora quel nomignolo, ancora un battito perso.
«Vuoi andare sull'altalena come premio?» scherzò, guardandomi di traverso.
«Non ancora» scossi la testa come una bambina, facendo svolazzare da una parte all'altra i miei capelli scuri, imitando alla lontana la pubblicità dei capelli lucenti e liscissimi.
Dopo poco più di un'ora a contatto con i greci e il loro alfabeto da ricovero, decidemmo di fare una pausa, così mi catapultai sull'altalena come una bambinetta.
Lore mi seguì con le mani in tasca da finto duro e lo sguardo divertito e imbarazzato dai miei urletti di gioia.
«Sei una epsilon» strillai seria, indicandolo con la mano.
«Stai vaneggiando» si coprì il viso con le mani e scosse la testa «i greci ti hanno rapita»
«Ripeto, sei una epsilon»
«Sei noiosa» esclamò sbuffando e subito dopo tirò fuori il cellulare dalla tasca, iniziando a digitare parole sconosciute.
Mi isolai dal mondo godendomi quel su e giù, quella natura verdeggiante e il verso degli uccellini, nettamente diverso da quello del pulcino pio.
«Credo arriverà la mia ragazza tra poco»
«Tranquillo» risposi, sentendomi un grosso masso in gola che non aveva nessuna intenzione di scendere.
Sorrise a disagio e dopo pochi secondi comparì Rapunzel, con i suoi capelli biondi super perfetti.
Storsi il naso pensando alla mia condizione da poveraccia: chioma disordinata e spettinata, maglietta rossa e jeans slavati.
Lei invece portava profumo e una luminosità accecante.
«Piacere sono Vanessa, la sua fidanzata» marcò le ultime parole con assoluta importanza come se dovesse marcare il territorio, anche se a me pareva una minaccia buttata apposta per farmi tremare.
«Rebecca, piacere» risposi pacata e mettendo da una parte i miei istinti omicidi verso quella velina.
Dopo di che si attaccò come una colla a Lore, riempiendolo di baci, tanto che lui fece fatica a girarsi verso di me e proferire qualche sillaba «Reb, mi dispiace, vuoi stare con noi o hai da fare?»
«No, vado a correre» risposi, senza mettere in evidenza la mia scocciatura.
Mancava solo che diventassi la terza incomoda e potevo sprofondare nella mia solitudine.
Si allontanarono felici e contenti verso il loro nido d'amore, mano nella mano, sotto il mio sguardo inceneritore «due diavoletti rossi»
**
Con lo zaino in spalla e i nanetti greci al seguito ritornai a casa più frastornata e abbattuta di prima.
Era stato abbastanza traumatico vedere Lore e Rapunzel allontanarsi insieme, senza più degnarmi di striscio, come se io non fossi dietro di loro.
«Già finito?» mi domandò mia madre appena mi vide varcare la soglia di casa, senza lasciarmi il tempo di respirare.
Che ansia.
«Sì, ha fatto veloce» risposi indifferente, lasciando in sospeso il soggetto della questione.
«Vai a correre ora, vero?» chiese di nuovo, seguendomi come una cane nella mia camera.
«Sì» esclamai sbuffando e iniziando a cercare dei vestiti adatti alla corsa e all' inevitabile stramazzamento al suolo.
Lei se ne uscì tutta contenta e saltellando come una cavalletta.
Roteai gli occhi e tirai fuori un top viola e dei pantaloncini neri, mi legai i capelli in una coda alta e presi il telefono.
Buttai i libri mattoni sul letto e ritornai in cucina, dove mia madre mi guardava applaudendo con le mani euforica «corri per più di cinque minuti, miraccomando»
Storsi il naso scocciata e la salutai svogliatamente con un gesto della mano.
Iniziai a correre piano senza un preciso itinerario e avviai la musica sul cellulare, per far sembrare meno doloroso il movimento delle mie gambe da würstel.
Abbassa i finestrini voglio il vento in faccia
alza il volume della traccia
torneremo a casa solo quando il sole sorge
questa vita ti sconvolge
senza sapere quando
andata senza ritorno
ti seguirei fino in capo al mondo
all'ultimo secondo
volerei da te, da Milano
fino a Hong Kong
passando per Londra, da Roma e fino a Bangkok
cercando te
Anche i muri di questa città mi parlano di te
le parole restano a metà e più aumenta la distanza tra me e te
giuro questa volta ti vengo a prendere
senza sapere quando
Volerei da te, da Milano
fino a Hong Kong
passando per Londra, da Roma e fino a Bangkok
cercando te
«Cercando te»
OPS
+vi rimembro il profilo instagram alicehorrorpanicreal e il gruppo su Facebook alicehorrorpanic's stories
BaciBaci
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top