11. Dietro l'invisibile

B O O M

+lo so che mi amate perché ho aggiornato, ammettetelo u.u

buona lettura kidz

Il weekend era passato in un soffio, neanche il tempo di rendermene conto ed era svanito, e tra fare i compiti alla velocità della luce e passare più tempo possibile con mio padre, il lunedì era già alla porta e bussava ininterrottamente sul mio cervello.

La voglia di abbandonare il mio letto era calata a meno zero gradi, ma contro ogni aspettativa l'inizio della seconda settimana fu meno traumatico, forse perché avevo imparato a inquadrare già i vari professori, quelli disponibili a darti una mano e quelli autoritari che ti abbandonavano sulla cima di una montagna pronta a sgretolarsi da un momento all'altro.

Anche i miei compagni di classe sembravano più rilassati e meno antipatici, imparai i loro nomi per bene e ogni tanto ci scambiavo qualche parola, così che non ero più la ragazza isolata nell'angolino di aula vicino a Lorenzo.

Ecco, un altro tema importante, Lore era sempre lo stesso, un po' strano e misterioso, a volte mi lanciava occhiate che secondo lui erano pregne di chissà quali significati, e nell'intervallo compariva sempre la sua fidanzata che si appolipava su di lui come se fossero stati da soli in una stanza e non in una classe piena di ragazzini.

E sempre grazie a un lavoro di gruppo, feci amicizia finalmente con una ragazza della classe, Ilaria, con una moltitudine di lentiggini spalmate sul viso che mi facevano impazzire.

Io le avevo sempre amate ma non avevo nessuna possibilità materiale di averle, che ingiustizia.

«Ma questo è arabo» commentò lei sgranando gli occhi su quelle poche righe scritte in greco.

Il professore, uno scansafatiche, quel giorno ci aveva consegnato delle fotocopie con stampato il proemio dell'Iliade e con il suo solito vocione ci aveva chiesto di imprimere nelle nostre menti quel passo scritto in lingua originale, così da iniziare a capire come districarci nel greco, ovviamente avevamo la traduzione a fianco ma la risoluzione era in ogni caso impossibile.

«Mi ammazzo» bofonchiai, ormai a furia di stare con gli occhi fissi su quel foglio non ci vedevo più e iniziavo a strizzarli come se avessi uno stupido tick nervoso.

«Non serve a un cazzo, semplicemente non ha voglia di fare niente oggi» la saggia frase proveniva niente meno che da Lorenzo, che era comodamente sistemato sulla sedia, in modo stravaccato.

Inarcai un sopracciglio «sarà, ma almeno non stiamo qui a far nulla»

«Sempre più secchiona tu eh» replicò, e potei sentire il gelo delle sue parole fin sulle mie ossa.

«Reb ha ragione» mi sostenne Ilaria, annuendo con la testa «ci sarebbe casino altrimenti»

«Io avrei preferito cazzeggiare» Riccardo, il compagno di banco della castana, scrollò le spalle lanciandoci un'occhiata annoiata.

Sbuffai e guardai l'orologio appeso alla parete per constatare con grande felicità che la terza ora era praticamente conclusa.

Di lì a poco infatti il suono della campanella ci svegliò dal letargo in cui eravamo cascati e puntualmente Rapunzel fece la sua entrata trionfale, e nonostante ogni volta mi salutasse con un sorriso allegro non riuscivo a farmela stare simpatica.

Era una di quelle che a pelle mi seccavano, per il comportamento anche poco rispettoso nei confronti degli altri visto che piombava nella nostra classe per sbaciucchiarsi Lore come se fosse la sua aria.

«Vieni con me alle macchinette?» Ilaria mi prese per un polso senza neanche lasciarmi il tempo di rispondere ma gliene fui grata, non avevo intenzione di assistere a quello spettacolino.

Da qualche minuto stavamo camminando lentamente avanti e indietro nel corridoio, lei sgranocchiando i suoi cracker e io annuendo ai suoi discorsi sulla improponibilità dell'esistenza del greco.

«Ehi, Rebecca»
Alzai gli occhi di scatto e incontrai il sorriso di Edoardo ad accogliermi «come stai?»

Alzai le spalle e schioccai la lingua «me la cavo, tu?»

«Idem» ridacchiò, ma essendo che non si muoveva aveva sicuramente qualcosa da aggiungere «senti, prima di sabato ti va di uscire a pranzo?»

«Oh, ehm» una gomitata dritta nello stomaco mi fece vacillare e sputare un «okay» sussurrato ma che lui sentì, in quanto si dileguò tutto felice e contento.

Solo dopo mi accorsi del danno commesso, ma ormai non c'era tempo per rifiutare, che figura avrei fatto?

«Carino eh» bofonchiò la traditrice al mio fianco, che intanto aveva iniziato a sghignazzare in modo incontrollato.

«Per colpa tua, ho un quasi appuntamento con lui»

«Rebby, dovresti ringraziarmi»

«Perché non ci esci tu?» esclamai colpita da un fulmine mentre rientravamo in classe.

«Uscire con chi?»

Eravamo arrivati ai nostri banchi dove Lore ormai era stato abbandonato e nulla gli impediva di intrufolarsi negli affari altrui «con nessuno» mi affrettai a dire, ma mi uscì una voce acutissima che mi ingannò.

Lui alzò un sopracciglio scettico «bello»

«Non fare la timidona» Ilaria mi si affiancò e dandomi una spallata rispose al quesito numero uno «uscirà con un ragazzo molto molto carino»

*******

Mercoledì era arrivato come un fulmine a ciel sereno e io non ero pronta psicologicamente ed ero in perenne imbarazzo per come qualcuno mi aveva costretto a vestirmi.

Niente di scandaloso o provocante ma non ero abituata ad indossare dei pantaloni così stretti, bellissimi e aderentissimi, con uno spacco sulle ginocchia.

Dovevo seguire la moda, così mi aveva detto Ilaria che mi aveva praticamente obbligata a comprarli per vestirmi in modo più decente e meno trasandato.

Sapevo che prima o poi mi sarebbe capitato di trovarmi per caso in un negozio e dover fare razzia di ogni capo, ma non pensavo così presto e per uscir con Edoardo.

Ricorderò per sempre questo mio primo acquisto della prima liceo, Ilaria che mi trascinava per un braccio da un negozio all'altro e io che rifiutavo ogni cosa, fino ad arrivare allo sfinimento e comprare questi pantaloni neri.

Il tutto si era svolto esattamente il giorno prima, giusto per caricarmi ancora più ansia sulle spalle, ma alla fine ero abbastanza soddisfatta del risultato.

Guardandomi riflessa nello specchio sembravo un'altra persona senza quei pantaloni larghi e la faccia da vampiro super pallida.

Con le mie inseparabili Nike bianche e una maglietta bordeau potevo ritenermi più che soddisfatta, anche sotto l'aspetto dell'autostima poiché mia madre mi aveva sorriso con un cipiglio allegro e Lore, beh, mi aveva squadrato le gambe per mezz'ora, o forse era stata solo la mia impressione, molto più probabile.

Preferivo nascondere piuttosto che mostrare, ma se aveva quell'effetto era meglio osare qualche volta in più.

Chiaramente avevo detto una bugia a mia madre, riferendole che mangiavo fuori con una mia compagna, al che lei mi aveva guardata con un sopracciglio alzato e con lo sguardo scettico.

Purtroppo avevo sottovalutato il suo sesto senso ma mi ero dileguata in fretta ed ero uscita di casa alla velocità della luce, senza rispondere a quelle domande scomode, avevo perfino deciso di prendere l'autobus piuttosto che essere sottoposta al suo interrogatorio.

Avevo l'ansia in corpo, non sapevo cosa aspettarmi e per tutta la giornata ero stata nervosa e tesa come una corda di violino, in più Lore mi lanciava occhiate curiose a cui non volevo rispondere.

Non volevo litigare di nuovo con lui ora che la situazione si era ristabilita e parlavamo come due persone civili.

Certo, Ilaria non aveva tenuto la bocca chiusa quindi all'intervallo tutta la classe sapeva che sarei uscita con un certo Edoardo, ma nessuno sapeva della sua esistenza a parte il mio compagno di banco che non si era sbilanciato troppo poiché la sua fidanzata era appena arrivata e quindi si era limitato a gettarmi un'occhiata assassina.

Lo ignorai e restai incollata alla mia sedia, sorbendomi discorsi romantici e vomitevoli dei due piccioncini che non potevano lasciarsi ad effusioni come loro solito perché avevano di fianco due litiganti, me e Ilaria, la quale voleva farmi uscire dalla classe,

Al suono dell'ultima ora ero così terrorizzata che non riuscivo a muovermi, ma qualcosa si smosse dentro di me quando Lore sospirò sui miei capelli «andrà tutto bene» con una voce un po' scocciata ma rassicurante.

Annuii e mi alzai, scortata da Ilaria che mi abbandonò al mio cavaliere appena Edo ci raggiunse: era vestito normale, camicia e jeans, quindi mi tranquillizzai ma anche lui mi squadrò qualche secondo soffermandosi sui pantaloni.

Nessuno aveva mai visto una ragazza coi pantaloni aderenti oppure ero io ad averli sorpresi tutti con quel cambiamento radicale?

Bho, l'ottavo mistero irrisolto.

«Allora andiamo?» mi accompagnò fuori dal portone dopo la radiografia di controllo e non potei notare la sensazione di avere gli occhi di tutti addosso.

Annuii e cercai di scacciare ogni pensiero finchè la fame non si palesò davanti a un ristorante-pizzeria e mi trasformai nella bambina più felice della terra.

Mangiammo le pizze avvolti da secondi di silenzio e da argomenti semplici di routine, cosa mi piaceva, i miei hobby, le mie canzoni preferiti, i libri, i film, tutte quelle cose che si chiedono per conoscersi, finchè venne a galla l'argomento più fastidioso.

«Quindi tu sei in classe con Lorenzo Perri?»

Quasi mi ingozzai a quella domanda ma non lo diedi a vedere, mascherando tutto con un colpo di tosse «sì, esattamente»

Lui accennò un sorriso amaro e inclinò la testa pensieroso «e com'è?»

«Oh, beh, simpatico quando vuole e gentile» ripensai a quando mi aveva aiutato con il greco quel giorno al parco e sorrisi inconsapevolmente al solo ricordo.

«Ti piace?»

Se prima mi stavo per ingozzare ora rischiavo di soffocare con la Coca-Cola che stavo bevendo come un cammello professionista: inutile dire che avrei fatto una strage e una figura colossale se avessi aperto la bocca.

Dopo qualche secondo di respiri affannati riuscii a rispondere con un basso e poco convinto «no» che mi riportò davanti agli occhi il suo sorriso, il suo sguardo allegro, i suoi capelli lunghi biondi..

«Sei ancora in tempo per darmi il benservito» ridacchiò ma i suoi occhi erano tristi.

«Oh no, cioè, lui è fidanzato» annaspai l'unica risposta che poteva fargli tornare l'allegria e il sorriso, e in parte funzionò.

«Quindi è off-limits?»

«Direi proprio di si» scrollai le spalle e la conversazione cambiò tono e si rivolse a argomenti classici, come all'inizio.

L'agitazione era passata ormai da un secolo e dopo i primi momenti di imbarazzo stavo bene, mi sentivo abbastanza a mio agio e mi ero sciolta anche nei movimenti che appena arrivati, erano rigidi come il ghiaccio.

Come prima uscita non era andata male, ma non sapevo cosa aveva pensato lui e se voleva uscire di nuovo con me oppure finirla così, senza nè vinti nè vincitori.

Dopo aver pagato il conto, cioè lui mi aveva offerto il pranzo da bravo gentiluomo nonostante le mie insistenze, mi stava accompagnando a casa.

Non potevo rischiare di farmi beccare da mia madre in questo modo così scontato così salutai Edo in una vietta laterale per non complicarmi la vita.

«Sono stata bene, grazie» mormorai imbarazzata e lo ringraziai, e il suo largo sorriso mi fece arrossire fino alle punte dei capelli, il che pensandoci in modo stupido non sarebbe stata una cattiva idea modernizzare anche la mia chioma nero carbone.

«Grazie a te, allora ci vediamo Rebby»

Tremavo perché mi stava fissando intensamente negli occhi e per un secondo il suo sguardo si era spostato sulle mie labbra, ma quando azzerò la distanza mi stampò un semplice bacio tra la guancia e l'angolo della bocca.

Sospirai più rilassata e gli sorrisi di nuovo, salutandolo con la mano da perfetta imbranata cronica quale ero.

Feci almeno dieci respiri profondi restando immobile in quella stradina e solo dopo mi incamminai elettrizzata verso casa, saltellando allegra e trotterellando in camera sotto lo sguardo perplesso di mia madre che mi seguì con un'espressione buffa stampata in viso «allora, mi vuoi dire che è successo per renderti così felice?»

«Oh niente» arrestai la mia allegria non appena i miei occhi inquadrarono il libro di greco sulla scrivania e il dizionario al suo fianco.

«Lo sai che non ti credo ma ora riconosco il tuo broncio per dover studiare» scosse la testa quasi divertita dalle mie disgrazie «ti verrò a ripescare per cena, tranquilla» sorrise sorniona e uscì dalla mia stanza, lasciandomi da sola ad affrontare il greco che mi lanciava istinti suicidi e il sorriso di Edoardo che mi faceva viaggiare sulle nuvole.

DIN DON DAN

+a me Edo sta quasi simpatico AHAH

+vi piace Ilaria la lentigginosa?
nelle mie storie ci deve essere sempre una pazza, bho, forse perché ne avrei bisogno una anche io XD

+cosa accadrà secondo voi nell'imminente futuro di Rebby o Reb?

Edo vs Lore, chi la spunterà?

xoxo

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