𝒫𝑅𝒪𝐿𝒪𝒢𝒪
ARTEM
𝒜𝒸𝒸𝑒𝓈𝒾 la settima sigaretta della serata e lasciai fuoriuscire una nuvola grigiastra tra le labbra semi chiuse. Il mio sabato sera si era rivelato una merda, mi annoiavo a morte e non sapevo come passare il tempo. Ero con i miei soliti amici e all'inizio andava bene, ma nel corso dei mesi le serate erano diventate monotone.
Ci incontravamo nella Villa della città, un semplice parco circondato da alberi, panchine, alberi, qualche piccolo bar aperto nelle vicinanze, alberi e ancora alberi del cazzo. Poi ci radunavamo e andavamo al Boundaries, il locale più frequentato dagli adolescenti. Lì si chiacchierava, si fumava, finché tutti non tornavano a casa. Guardai i miei amici divertirsi e ubriacarsi ma io non provavo lo stesso piacere, desideravo qualcosa di nuovo.
Forse dovrei cambiare cerchia di amici, pensai e ogni minuto che passava ne ero sempre più convinto.
-Artem-, mi richiamò mio cugino riportandomi alla realtà e incrociai i suoi occhi azzurri che mi scrutavano, cercando di capire cosa stessi pensando.
-Cosa?- Chiesi e lui fece spallucce. -Ti vedo molto distratto e pensieroso, è successo qualcosa? In famiglia, intendo...- ecco, la nostra situazione familiare non era delle migliori.
Semplicemente una famiglia ucraina trasferita in un nuovo paese, senza conoscere la lingua, cultura e altre cose. Ma la mia situazione familiare era molto più complicata di questo, purtroppo.
-No tranquillo Roman, mi sto solo annoiando. Penso che dovrei farmi altri amici, sono stanco delle serate tutte uguali- dissi a mio cugino. Annuì ma non replicò. I suoi occhi erano puntati verso una figura alta che si stava dirigendo verso di noi, accompagnata da altre persone.
Non mi ci volle molto per riconoscere la persona: Émilien e i suoi due migliori amici Lukas e Isaac, entrambi ai lati come angeli custodi. Gettai la sigaretta ai piedi e la spensi con la punta della scarpa. Roman salutò tutti e tre con una stretta di mano amichevole, facendo poi scontrare i pugni. Mi staccai dal muro al quale ero appoggiato e li salutai nello stesso modo.
-Hey Artem, erano mesi che non ti vedevo!- Esclamò Émilien ed io corrugai la fronte. -Sei tu che sei sparito, io ogni sabato sono stato con la nostra comitiva,- alzò gli occhi al cielo.
-Circa due mesi fa ho rotto con la mia fidanzata, era una vera cozza quella, non mi lasciava uscire con i miei amici e pretendeva troppe attenzioni- assunse un'espressione disgustata al ricordo e continuò, -poi non è neanche il mio tipo, a me piacciono le ragazze dallo stile gotico... sai che intendo no?-
Mi rivolse un sorriso di intesa ed io annuii mezzo confuso, sicuramente.
Émilien Miller era un tipo strano, il suo stile da metallaro e fascino da chitarrista attirava chiunque ai suoi piedi, ecco perché era così conosciuto. Non avevo mai visto la sua ex fidanzata né tantomeno sapevo il nome, anzi a dire la verità non sapevo neanche fosse stato fidanzato, non la nominava mai. Mi invitò a bere ed io al primo tentativo declinai educatamente, ma alla terza volta accettai quasi immediatamente quando mi disse che avrebbe offerto lui e così mi ritrovai all'interno del Boundaries a mandare giù intere bottiglie di birra, qualche bicchiere di Negroni, quattro bicchieri di Bianchi, qualcuno di Caipirinha e per concludere qualche bicchierino di Jack Daniels e Vodka liscia. Tutto sotto lo sguardo stupito di Lukas e Isaac.
-Cazzo, allora è vero ciò che dicono su voi slavi- ammise Lukas ed io inclinai la testa di lato. -E cos'è che dicono su noi slavi?- Chiesi, già sapendo la risposta.
-Che bevete e reggete una quantità abbondante di alcol, è quasi impressionante il fatto che tu sia ancora lucido dopo tutto quello che hai buttato giù.-
Non riuscii a trattenere un ghigno al suo sguardo stupefatto e portai alle labbra una sigaretta ancora spenta. Roman conversava animatamente con Émilien e feci scorrere lo sguardo un paio di volte tra i due. Mi intromisi nella conversazione. -Ho bisogno di nuovi amici- confessai ad alta voce e si interruppero. L'attenzione di entrambi era rivolta su di me ed Émilien alzò un angolo della bocca. -Perché? La nostra comitiva non ti va più bene?-
Feci spallucce e inalai del fumo prima di rispondere. -Le serate mi annoiano, sono sempre tutte uguali. Stessa gente, stessi posti, stessa merda ogni sabato. Vorrei cambiare.- Rilasciai il fumo con tranquillità mentre il ragazzo di fronte a me mi scrutava dall'alto al basso.
-Non sto dicendo che vi odio o altro, non guardarmi con quella faccia. Vorrei solo fare nuove amicizie e siccome tu sei molto più popolare di me...-, lasciai la frase in sospeso ed Émilien mi fissò per qualche altro secondo, prima di annuire con un sorriso sinistro.
-Hai ragione. Penso di avere in mente un gruppo di persone che fa al caso tuo, loro accettano chiunque e sarebbero molto contenti di fare la tua conoscenza. Ti passo il profilo Instagram di una ragazza che ne fa parte.- Annuii e iniziai a seguirle il profilo. La contatterò dopo, pensai.
Passò un'ora, i miei amici e Roman parlarono in modo amichevole mentre io ero nuovamente immerso nei miei pensieri. Avevo bisogno di distrarmi, la scuola era una vera rottura di palle in quel periodo. Eravamo a metà aprile, ancora un mese e sarebbe finita e per questo i professori ci spremevano per avere voti. Ero stressato e neanche quel giorno durante la settimana che avevo a disposizione riuscivo a rilassarmi. Finalmente ero fuori dal bar ed ero ancora a metà della serata, mio cugino era seduto ai piedi del marciapiede mentre fumava una canna ed io già sapevo che gli avrei presto fatto compagnia. Sentii uno spostamento di persone, gruppi che man mano si toglievano dal marciapiede per far passare qualcosa o meglio qualcuno.
Una ragazza dalla figura esile si fece largo tra la folla. Camminava con perfetto equilibrio sui tacchi, il mento alzato e il busto eretto. Il vestito nero aderiva alle sue forme come un guanto, delineando le curve del bacino stretto e dei fianchi rotondi. Le spalle esili, le braccia magre e le cosce piene creavano un'armonia perfetta e proporzionata. I movimenti erano sinuosi e ipnotici... ero incantato dalla sua camminata. Sembrava che una pantera stesse sfilando in tutta la sua eleganza. Sprigionava mistero, ignoto, ma anche superbia, arroganza, sfacciataggine... ed io ne rimasi affascinato, così come tutte le persone presenti. I capelli di un colore rosso innaturale le ricadevano mossi sulle spalle, creando un forte contrasto con la pelle chiara e delicata. Le labbra piene erano coperte da un leggero rossetto rosato, mentre gli occhi nocciola erano contornati da una linea di eyeliner sottile che metteva in risalto la forma perfettamente allungata. Centinaia di occhi erano puntati su di lei e tra questi c'erano anche i miei. Ragazzi, ragazze, coppie, gruppi di persone erano lì a guardarla e non si scompose minimamente, come se fosse abituata a ricevere quel tipo di attenzioni o forse non le importava. Probabilmente entrambi.
-Chiudi la bocca o i piccioni ti ci cagheranno dentro- mio cugino rise di gusto ed io non avevo la minima idea che le mie labbra fossero spalancate così come gli occhi.
Chi è quella ragazza?
Roman mi lesse nel pensiero e rispose alla mia domanda:-Laetitia Martin, una delle ragazze più popolari in città, una cazzo di dea. Voti eccellenti, futuro brillante, un modello da seguire. Impeccabile in ogni hobby o progetto, amata da qualsiasi adulto che sia un genitore o un insegnante. Non tanto adorata da quelli della nostra età invece, vista come una persona da temere, da stare alla larga, di cui avere timore. Nessuno e ripeto nessuno osa mettersi in competizione o paragonarsi a lei. Le ragazze cercano di imitarla con scarsi risultati mentre i ragazzi la guardano da lontano, sapendo di non avere speranza di averla neanche in un universo parallelo.-
Si interruppe e prese una boccata di fumo, espirò senza distogliere lo sguardo da lei per poi ricominciare a parlare. -Bella tanto quanto stronza. Chiunque abbia avuto la fortuna di parlarle dice che è gelida nelle sue risposte. Che ti ignora anche se le parli faccia a faccia e che il suo sguardo è "così intenso da farti vibrare l'anima". Onestamente? Se lei guardasse me in quel modo l'unica cosa a vibrare sarebbe il mio...- ma io già non lo ascoltavo più.
Fissavo ancora il corpo esile sfilare tra la folla, finché non scomparve completamente dal campo visivo. Una volta lontana tornai a respirare. Non sapevo chi fosse quella ragazza, ma era riuscita a stregarmi con solo la sua presenza e questo mi sconvolgeva. Ero una persona che sapeva gestire le proprie emozioni, che aveva autocontrollo e sangue freddo in ogni situazione. Cresciuto in un ambiente in cui mostrare sentimenti significava essere deboli e le persone più forti di te sarebbero state pronte a divorarti per cena.
Era difficile individuare un accenno di emozione dietro ai miei occhi, le espressioni serie intimorivano la maggior parte degli interlocutori. Ma quella fu la prima volta che mi sentii sopraffatto da un sentimento del tutto ignoto che non sapevo proprio decifrare. Mi voltai verso Roman che era ancora seduto e mi scrutava dal basso con occhi indulgenti. Presi una grande boccata d'aria.
-Passami quella merda... penso proprio mi ci voglia una canna ora.-
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