Capitolo 6 - Lasciami entrare.
*
Kuroo's POV
Resto fermo, incollato negli occhi tristi e delusi di Kenma, senza poter dire una sola parola.
Quale sarebbe la cosa migliore da fare?
Implorare il suo perdono?
Se bastasse mi butterei in ginocchio qui e subito.
Ma so bene com'è fatto, so bene che si fida difficilmente delle persone.
So bene quanto è maledettamente stancante cercare di insinuarsi nella sua armatura d'acciaio.
Così difficile entrarci eppure così semplice uscirne.
E so anche che una volta usciti dalle sue grazie è impossibile poterci rientrare.
Si trincera dietro quei muri invalicabili di silenzi e solitudine, così alti che è impossibile vedere cosa ci sia aldilà.
Ammettere di aver sbagliato, dentro di me, equivarrebbe ad ammettere che mi sono spinto fuori dal suo mondo da solo.
Ho impiegato anni per entrarci ed adesso, sembra quasi che io me ne sia voluto allontanare inconsciamente.
"Non era quello che volevo."
Non ho mai voluto niente di tutto quello che è successo, di tutto quello che ho fatto, senza neanche capirlo.
Io non posso lasciarlo da solo.
Non posso nuovamente andare via, chiudermi semplicemente la porta alle spalle e tornarmene a casa.
Sono certo che se adesso lui chiudesse la porta, non la riaprirebbe mai più per me.
"Ma tu puoi sopravvivere senza di lui. Sei mosso solo dalla compassione e della pena che ti fa."
Ricaccio subito questo pensiero.
È vero, io non mi sentirei mai da solo.
Io avrei a disposizione chiunque io voglia, anche solo per passare un momento spensierato.
Ma Kenma... lui non ha nessuno al di fuori di me.
Stringo i pugni senza accorgermene.
Anche la mia mascella si serra.
La scena di Hinata che lo attira a se in un abbraccio mi torna in mente, mettendomi nuovamente in subbuglio dall'interno.
"Lui una volta forse aveva solo te. Ma adesso non ne ha più bisogno come credi."
Non è vero.
Kenma ha bisogno di me: sono io che gli preparo da mangiare, sono io che gli tengo la casa in ordine, sono io che mi preoccupo di fargli staccare la faccia da quei dannati videogiochi.
Sono io che dormo assieme a lui, nella sua camera, per farlo sentire meno abbandonato a se stesso.
Sono io che in metro, mi paro davanti a lui, per non farlo spintonare.
Sono io che riempio le sue giornate, che lo aiuto con i compiti, io che detengo per diritto il titolo di "Player 2" nelle sue console.
Non può, un Hinata Shoyo qualsiasi, prendere il mio posto con così tanta facilità.
Non esiste.
Dov'era Hinata Shoyo, nei suoi momenti più bui?
Dove, quando Zelda scappò di casa perché in calore?
Dove, quando non riusciva più a trovare il suo cellulare?
Dov'era Hinata Shoyo nella sua quotidianità?
Lui conosce solo un 10% di quello che Kenma in realtà è; vede solo la punta dell'immenso iceberg nascosto sott'acqua.
Io ho esperienza del suo lato più fragile, della sua immensa malinconia, della sua soffocante solitudine.
L'ho visto ridere di gioia, come anche piangere afflitto.
Kenma mi ha mostrato tutte le sue emozioni, di quanto durino poco quelle piacevoli sul suo viso e di come, gli deformino l'anima, quelle negative.
Solo io so com'è fatto davvero e nessun altro.
Nessun Hinata Shoyo da 4 soldi, nessun altro nel mondo.
Kenma ha bisogno di me per tutti questi motivi: perché io so come prendermi cura di lui.
"E non è compassione questa?"
No, questa è amicizia.
Questi sono sentimenti più profondi della semplice compassione.
Kenma ha bisogno di me... io ho bisogno di lui.
Mi avvicino, vedendo come si rimpicciolisce ancora di più davanti alla mia figura.
Potrà tremare con il corpo; ma il suo sguardo è più determinato che mai, ed è proprio quello che mi fa vacillare, che mi fa perdere tutta la sicurezza che credevo di avere.
Spingo la porta e la chiudo, con un solo colpo.
<<Non ci penso proprio Kenma.>>
Il suo sguardo si fa ancora più acido.
<<Non ti voglio intorno.>> dice, mentre cerca di riabbassare la maniglia.
Lo blocco, mettendomi contro la porta.
Non ho nessuna intenzione di andarmene.
Non di nuovo.
<<Kenma...>> inizio, anche se so che parlare con lui è del tutto inutile.
So com'è fatto, so che non le ascolterebbe neanche le mie parole, così come le mie scuse.
Ed infatti eccolo che alza una mano, per zittirmi.
<<Spostati.>> dice.
<<No, Kenma... posso almeno parlarti?>>
È nuovamente nervoso, lo vedo da come tremano le sue mani.
Non va bene, non va per nulla bene.
Non può ripiombare in una nuova crisi, solo perché mi sto ostinando a volergli parlare.
<<Esci.>> continua lui.
Qual è la cosa giusta da fare:
Restare, sapendo che starà male?
Andare via, non sapendo cosa potrebbe succedergli?
<<Me ne vado, ti prometto che me ne vado. Però lasciami solo dire una cosa. Solo una Kenma... per favore.>>
Cerco di sembrare sicuro di me, nonostante dentro sia più a pezzi di lui.
Di nuovo punta i suoi occhi assassini, nei miei che sono vittima di quella violenza silenziosa, che le sue iridi dorate mi infliggono.
<<Kenma... lo so che non serve dirti scusa. Lo so che sono stato un perfetto idiota.
Ma ti prego... non essere così spietato con me adesso.>> inizio, nella speranza di non spazientirlo troppo.
So che che ho poche carte a mia disposizione, prima che mi imponga di lasciare casa sua nuovamente.
Il tempo che mi starà ad ascoltare è davvero limitato e non posso sprecare neanche un secondo, per l'esitazione.
<<Io? Spietato?>> sbuffa.
<<No, lo so, sono stato io.
Se bastasse... se bastasse ricomprarti la console io te ne porterei altre 15 nuove... fammi rimediare. Per favore.>> mi sposto dalla porta, facendo un passo verso di lui.
Vorrei non essere così alto, vorrei non essere così dannatamente più minaccioso di lui.
Vorrei essere Hinata Shoyo per non avere paura di abbracciarlo adesso.
Lui si scansa, proprio come mi aspettavo.
<<E sai come si fa, Kuroo? Sai come si rimedia ad una cosa del genere?>>
Ancora una volta quel micetto malandato, mi graffia.
Affonda i suoi artigli nel mio cuore, lacerandolo.
Mettendomi davanti una cruda realtà:
"Non ho la più pallida idea di come fare per tornare a quello che eravamo prima.
Non posso giustificare le mie azioni..."
<<N-no. Ma posso imparare... posso provare... tanto per iniziare potremmo fare la maratona del Signore Degli Anelli.>> provo a dirgli, abbastanza nervosamente.
Vedo un suo sopracciglio che si solleva impercettibilmente, sotto i suoi capelli sottili.
"Ti prego.. Frodo... non tradirmi proprio adesso."
<<Versione... Integrale? In lingua originale... sottotitolato...?>>
Mi abbasso per incontrare il suo sguardo, provando a sorridere.
<<Ma non ha senso guardare solo...>> prova lui, ma io, sapendo cosa sta per dire, termino per lui la frase.
<<Quella Trilogia, bisogna guardare anche Lo Hobbit per contestualizzare meglio... >> continuo.
Quel suo sopracciglio si alza ancora un po'.
" È il momento... Tolkien, invoco il tuo aiuto."
<<Ma capisco, se non ti va... capisco perché effettivamente dovremmo prima leggere il Silmarillion...>>
Cerco di sfoderare il mio sguardo più supplicante possibile: come se fossi un gattino abbandonato in cerca di attenzioni... disperate attenzioni.
Kenma alza gli occhi al cielo e sospira.
"Bingo!"
<<Kuroo, esci da quella porta per piacere.>> dice, mentre mi da le spalle.
"Bingo... un paio di palle."
Lo afferro per un polso, costringendolo a girarsi nuovamente verso di me.
<<Ti prego Kenma, dimmi cosa vuoi che faccia, ti prego... qualunque cosa...ti prego!!>>
Guarda la mia mano sul suo polso e poi guarda me.
<<Kuroo ma te lo sto dicendo cosa voglio che tu faccia. Ti sto dicendo di uscire da quella cazzo di porta.>>
Lascio andare il suo polso, mentre mi sento irrimediabilmente respinto e chiuso fuori.
Non c'è davvero modo di rientrare?
Sbarro gli occhi, aprendo anche la bocca, senza dire nulla.
<<Non sei abituato? A non ottenere quello che vuoi, non è così ? Mi chiedi cosa voglio... ma poi quando te lo dico non ascolti.>>
"Non può dire sul serio, non può davvero voler mettere la parola fine alla nostra amicizia."
Sono anni che Kenma prova a convincermi a fare una maratona del Signore Degli Anelli e dello Hobbit, con annessa lettura dell'opera generale, ma io ho sempre rifiutato.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter fare questa maratona, adesso che gliela sto offrendo non la vuole più.
Non potrei sentirmi più a pezzi.
Più deluso da me stesso e dalle mie azioni.
"Sei senza controllo Kuroo e adesso te lo meriti."
<<Ti sto chiedendo scusa Kenma... ti sto chiedendo scusa in tutti i modi.>> dico ancora una volta.
<<Non serve a molto Kuroo, se le parole che dici sono parole vuote.>> dice
<<Non sono vuote, Kenma... ti sto implorando.>>
Scuote la testa.
<<Non è colpa tua Kuroo, non sai come ci si sente a ricevere un no. Adesso però, esci.>> dice mentre sparisce nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
<<Ci sto provando... lasciami entrare nuovamente, ti prego... >> dico a me stesso, restando immobile.
"Ti prego.. Lasciami entrare Kenma. Non chiudermi fuori. Ti prego..."
Non mi sono mai sentito più insicuro in vita mia.
"Gli passerà, vedrai che gli passerà."
Cercavo di trovare conforto in questo pensiero.
"E se... non dovesse?"
Mi sento avvolgere da un'oscura tristezza, in piedi nell'ingresso, di quella che un tempo era stata la mia seconda casa.
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