Capitolo 49.2 - Qoph.





*



Kenma's POV




Continuo a riempirmi gli occhi della bellezza che Kuroo ci teneva a mostrami.





<< Avevi ragione Kuroo... è davvero così... così bello.>> mormoro, senza staccare gli occhi dalla finestra.





Sento Kuroo annuire dietro di me, prima che di chinarsi per indicarmi nella direzione opposta del mare, qualcosa sulla destra da osservare.




<< Guarda meglio, Ken...>>




I miei occhi seguono senza più esitazione alcuna, il movimento lento del suo indice sul vetro della finestra.

Lascia che il mio sguardo si fissi su una casa sulla destra, un po' nascosta dal profilo dell'abitazione di Kuroo.

Per vedere meglio quello che mi sta indicando, avvicino il viso al vetro, appoggiando una guancia contro la superficie fredda.
Il tempo tra il mio respiro che appanna il vetro e quello immediatamente precedente, riesco a mettere a fuoco quel che Kuroo mi sta indicando.

È una casa molto grande, dalle mura bianche e dal tetto scuro, con diverse finestre al piano terra ed alcune anche sotto al tetto spiovente.

Il cancello in ferro scuro è aperto, così come il pesante portone di legno.

Quella è...

Impallidisco immediatamente, il cuore pare esplodermi nel petto nel mentre mi si riflette nelle iridi color ocra, il profilo di casa mia.

Faccio per indietreggiare, ma Kuroo mi costringe a rimanere davanti alla finestra, facendo pressione con il braccio attorno alle mie spalle.

Con il fiato corto mi sento in trappola, impossibilitato dal distogliere lo sguardo.




<< Kuroo... ti prego... quella è casa mia...>> mormoro, sbattendo le palpebre ripetutamente nella speranza che quella casa svanisca dal mio campo visivo.

<< Si Ken, però cerca di guardare meglio...>>




Trattengo il respiro nell'obbedire a quanto detto da Kuroo, appoggiando una mano contro il vetro ed aguzzando gli occhi per vedere quel che mi sta sfuggendo.

C'è una calma piatta quasi irreale all'esterno, che si riflette nell'assenza di ogni tipo di movimento anche nella casa che sto osservando.
Non c'è molto da meravigliarsi, quella casa è sempre stata spenta e vuota anche quando ci abitava qualcuno dentro.

La mia attenzione viene catturata da un fruscio d'ombre alla finestra del piano superiore di quella facciata.

È un movimento impercettibile ed anche abbastanza rapido, ma sufficiente a farmi capire che, in quella che dovrebbe essere la mia stanza, c'è qualcuno.

Mi volto ad osservare Kuroo.




<< C'è qualcuno...>> sussurro.




Mi avvicino di più al vetro, senza sapere se effettivamente io l'abbia percepito davvero quell'improvviso spostamento o meno.

Qualcuno si sistema meglio su una poltrona dall'aspetto sciupato e logoro, portandosi le cuffiette nelle orecchie ed un libro sotto gli occhi.

I suoi lineamenti del viso vengono illuminati per un fugace attimo, mentre tiene le iridi chiare trincerate dietro degli occhiali da lettura e la punta del naso seppellita dentro le pagine dell'Haiku* che tiene in mano.
Quei capelli corvini, spettinati ma in ordine al contempo, le sue spalle larghe e sottili, il lungo collo dal delicato color latte, le sue mani longilinee, affusolate e ben curate da poter essere scambiate per quelle di una ragazza.
Il colore calmo dei suoi occhi impegnati nella lettura, le sue sopracciglia folte leggermente aggrottate.

Il suo viso senza espressione per la maggior parte del tempo, ma che se lo si conosce bene, si può vedere come le sue emozioni si riflettano solo tramite piccole rughe d'espressione che non coinvolgono tutti i muscoli facciali.




<< Ma quello è... Akaashi.>>




Kuroo fa una pausa, nella quale lo sento sospirare, con il petto appoggiato alla mia schiena.




<< Guarda con più attenzione.>> è tutto quello che riesce a dirmi, mentre serra ancora di più la presa intorno le mie spalle.




Akaashi è seduto compostamente su una poltrona, ma quella che avevo scambiato per una scrivania davanti a lui, da un primo sguardo, adesso si trasforma in qualcosa di completamente diverso.

Muta forma, davanti ai miei occhi increduli come se si stesse modellando sotto i raggi del sole che la illuminano.

Apro la bocca incapace di proferir alcuna parola.

La voce mi muore in gola, così come il battito dentro al mio petto.

Tutto sembra congelarsi, dentro questa stanza bianca che non fa altro che stringersi attorno ai miei polmoni per impedirmi di respirare.

Ogni senso di pace che si rifletteva in queste mura adesso svanisce, lasciando posto ad un logorio interno che viene amplificato ogni secondo che passa.

Non sono più in pace con me stesso.
Non provo più alcun tipo di sollievo.

Tutti i demoni che credevo fossero morti insieme a me, risorgono davanti ai miei occhi e con i loro artigli affilati, tornano a lacerare le pareti del mio cuore.

Sento nuovamente il peso della mia anima, annodarsi intorno al mio collo per strozzarmi una seconda volta.

Una lacrima scende senza sforzi dai miei occhi, nel momento in cui metto a fuoco la figura distesa immobile nel letto dietro al quale è seduto Akaashi.

Un ragazzo magro e dal colorito pallido della morte, giace immobile su delle lenzuola chiare.
È collegato a diversi macchinari tramite dei tubi che escono dalla sua bocca, mentre altri sono attaccati al suo sterno ed intorno alla tua testa.
I suoi occhi sono semi aperti, immobili fissi davanti a sé, ma privi di ogni barlume di coscienza e vitalità.
Le mani sono stese lungo i suoi fianchi, ossute e prive di forza.
La sua testa viene tenuta dritta da diversi cuscini, sistemati per fargli assumere una posizione semi-distesa.

I suoi capelli sono stati rasati per lasciare che gli elettrodi potessero controllare le sue condizioni.


È uno zombie quel ragazzo.
Un morto che ancora non riesce a morire.
Un'anima che si tormenta nel Purgatorio, in attesa che l'ultima sentenza sulla sua miserabile esistenza venga presa.


Quel ragazzo... sono io.


Faccio in modo di allontanarmi dalla raccapricciate scena alla finestra, ma Kuroo mi costringe a restare tra lui ed il vetro.

Mi intrappola in un cunicolo stretto dal quale non riesco ad uscire.
Kuroo mi costringe a continuare a guardare, il supplizio ed il calvario di me stesso, morente in quel letto.

Le voci tornano a popolare la mia testa.
Tornano a sussurrami, parlarmi, ricordarmi che ancora al mio tormento non c'è fine, neanche dopo la morte.

La mia testa rimbomba di suoni metallici, come se piangessi lacrime pesanti tonnellate e non pochissimi grammi.




<< Devi guardare Kenma.>> dice Kuroo, con un torno di voce a metà tra il distaccato ed il disperato.

<< Non... non voglio...>> singhiozzo, abbassando il capo, posando la fronte contro il vetro.




Kuroo non aspetta oltre qualche secondo, prima di afferrare il mio viso tra le mani, e farmi tornare con lo sguardo su quella scena macabra.




<< Devi guardare perché... perché sei in queste condizioni da mesi.>> asserisce duramente.




Mesi?

Ma che cosa sta dicendo?

Tutto ciò non ha senso...

È solo un sogno, solo un bruttissimo incubo iniziato nel modo peggiore possibile e che continua a farmi contorcere sul materasso di casa mia.



Voglio svegliarmi...

Voglio solo svegliarmi...



Provo a divincolarmi dalla sua morsa, ma è tutto inutile, è troppo più forte la sua presa sulla mia mascella per poterla contrastare.




<< Non devi avere paura... ma devi guardare.>> dice dopo un po'.

<< Kuroo... perché mi fai questo?>>

<< Oh Gattino... io non sto facendo niente. Promettimi che se ti lascio andare continuerai a guardare.>>




Resto in silenzio, guardando come il fiato che mi lascia le labbra con agitazione, faccia la condensa sul vetro e m'offusca per un breve istante la scena che ho davanti.




<< Promettimelo Kenma.>>




Il tono di voce di Kuroo non ammette repliche, ed è molto più severo di quando mi sono svegliato sulla sua sedia.

Annuisco piano e lui istantaneamente lascia la presa sulla mia faccia.

Seppur l'impulso di correre via sia enorme, alla fine obbedisco a quanto mi ha appena fatto promettere.

L'immagine di me stesso in fin di vita su un letto, continua a farmi riempire gli occhi di lacrime ed il cuore di dolore.

È questa la pena che dovrò scontare per l'eternità, in questo Inferno camuffato da Paradiso?




<< Kuroo questo è...>> sussurro a Kuroo, con un filo di voce.

<< Brutto vero? Eppure, va avanti da mesi.>> ripete lui in tono asciutto.




Deglutisco una nuova ondata di dispiacere amaro, mandandolo giù tutto d'un fiato.




<< Ma come...?>>

<< È successo diverso tempo fa, Kenma... circa il 22 Settembre, subito dopo la nostra lite.>>




Una scarica elettrica mi fa sussultare, facendomi mancare un battito nel petto.

Mi volto verso Kuroo con occhi carichi di risentimento,




<< Si ma... ma poi abbiamo chiarito... non è possibile che...>> dico, lasciando che le parole si mescolino alla rabbia e alla frustrazione di questo momento.




Kuroo mi guarda dolcemente, accarezzando con il dorso della mano il mio viso sfatto dal dolore.




<< Oh Gattino... non ci siamo mai chiariti.>>




I miei occhi si sbarrano prima ancora che io possa pensare di sentirmi sconvolto.




<< Cos- cosa dici... noi... ci siamo riparlati dopo qualche tempo...>> alzo il tono della voce, lasciando che tutto il mio corpo sussulti sotto il peso delle mie parole.

Ma Kuroo scuote semplicemente la testa.

<< Non ci siamo più parlati, anzi, non ci siamo neanche più visti per tutto questo tempo.>>

<< NO! NO KUROO... COSA DICI... NOI-NOI CI SIAMO VISTI A GINZA NEL RISTORANTE DI SUSHI... E TU ERI CON RIKA!>>




Ogni fibra del mio essere si rivolta contro Kuroo, il quale indietreggia di un solo passo.

Con rabbia inizio a vomitargli addosso tutto il dolore ed il veleno che finora mi sono tenuto dentro, da solo.

Tutto il mio risentimento legato a quel giorno.
Tutta la mia rabbia, la mia gelosia, il mio tormento.




<< Ken... non è mai successo.>>




No.

No, non è vero.

Io lo ricordo benissimo: lui nei suoi panni da stronzo ammaliatore di donne, che flirtava con quella puttana che probabilmente neanche sapeva come avrebbe fatto ad amare qualcuno come lui.

Nessuno sa come fare per amarlo.
Nessuno può farlo sentire amato.

Nessuno se non io.




<< NON MENTIRE STRONZO! TU C'ERI... ERI CON LEI... MI HAI FATTO UNA SCENATA DAVANTI A SHOYO! VUOI NEGARE ANCHE QUESTO?>> continuo ad urlargli contro.

<< Niente di tutto quello che ricordi è mai successo.>> dice piatto.




Bugiardo.
Traditore.




<< Tu... tu mi hai organizzato una festa per il compleanno... mi hai portato Link...>> sussulto, stringendo i pugni, reprimendo l'istinto di volerlo colpire con tutte le mie forze.




Kuroo resta immobile, scuotendo la testa.

Bugiardo.
Traditore, bugiardo.




<< Quella sera ci siamo baciati per la prima volta... Kuroo...>>




Ancora una volta lui scuote la testa, amaramente.

È troppo per me da sopportare.
È troppo, vederlo così tranquillo mentre io mi sto spezzando sotto il suo sguardo assente.

Mi scaglio contro di lui, spingendolo via un paio di volte con tutto la delusione che sento esplodermi dentro.




<< BUGIARDO! SEI UN BUGIARDO! NOI CI SIAMO BACIATI... IO MI SONO FIDATO DI TE! TI HO LASCIATO BACIARMI E TOCCARMI...>>




Kuroo, nonostante i miei colpi assestanti in pieno petto, non si scompone.




<< Ken... ascoltami... ciò che desideri si è mescolato con ciò che vedi. Ma devi credermi quando ti dico che tu dal giorno della nostra lite non ti sei più svegliato. Non è mai successo niente di quel che hai detto.>>




Un pugno, un colpo di mazza, ben assestato al mio stomaco, un dolore lancinante di qualcosa che dentro di me si smuove.

La delusione nascosta dietro la realizzazione di qualcosa, il suono sordo che fa un'illusione quando esplode e ricade sul pavimento in mille frammenti.




<< No... no tu stai mentendo...>> dico, continuando ad implorarlo con lo sguardo di smetterla di colpirmi così duramente, con quelle parole che gli escono con tanta facilità dalle labbra.

<< Kenma... lo sai anche tu ch'è la verità.>>




Non può esserlo, nonostante qualcosa dentro di me sta facendo un rumore incredibile.
I pezzi di un mosaico che credevo non avesse alcun senso, stanno tornando al loro posto, distaccandosi direttamente dalla mia pelle e facendomi sanguinare.

Mi ferisce nel profondo questa verità che già conosco ma che non riesco ad accettare.




<< Bu-bugie! TU C'ERI... E C'ERA AKAASHI E BOKUTO E SHOYO! >> urlo disperato, puntando un dito contro la finestra.

<< Chiedi a loro! Chiedi e te lo diranno... Akaashi ti dirà di quando sono stato male perché credevo che mia madre mi avesse telefonato... perché io l'ho sentita la sua voce... solo che stava dentro la mia testa e non dentro al telefono...>>

<< Ken...>>




Kuroo muove un primo passo verso di me, ma io per riflesso automatico, mi trovo ad indietreggiare.




<< Chiedi a Bokuto... di quando siete usciti voi due e ti ha confessato di essere gay e tu... tu non hai avuto il coraggio di dirgli che ti eri innamorato di me... chiedi ad entrambi di quando avete litigato e tu hai anche dato a Bokuto un pugno in faccia e...>>




Nonostante gli stessi sputando addosso con estrema irritazione, la bile acida che mi si riversava nello stomaco, Kuroo con un solo passo mi raggiunge e mi stringe a sé, lasciando che il mio viso affossi contro il suo petto.

Porta una mano sulla mia nuca e preme come farmi entrare all'interno del suo corpo, per serrare ancora di più il suo abbraccio.

È in questo momento che realizzo tutto.

Di avere torto, di non aver vissuto niente per davvero di tutto quello che sembra vivido nella mia testa.

I profili di queste memorie si sfocano all'improvviso, rendendo tutto distante e offuscato come un sogno che non riesco più a ricordare.




<< Adesso lo vedi?>> sussurra Kuroo, posando le labbra sulla mia testa.

<< Adesso lo vedi, Ken? Vedi la verità?>>





Annuisco debolmente, stringendo forte i lembi della sua t-shirt bianca con le mani.




<< Come... come faccio a sapere queste cose se neanche c'ero...?>> sibilo, chiudendo gli occhi contro il suo addome.




Kuroo mi accarezza la testa, senza aggiungere altro ed io continuo ad aggrapparmi a lui nonostante alla fine sia solo un ricordo di quel Kuroo originale.




<< La verità sta al di là di quello che hanno visto i tuoi occhi... proprio come una finestra... finora hai visto solo una parte di panorama, ignorando tutto il resto.>> mi sussurra, continuando a cullarmi.




Io piango fino allo stremo contro di lui, lasciando scorrere attraverso le mie lacrime tutte le emozioni contrastanti che sto provando in questo momento.




<< Sai... è stato davvero crudele da parte tua... lasciarmi in quel modo, addormentarti senza dire a nessuno se e quando ti saresti svegliato.>>

Un brivido mi fa accapponare la pelle.

<< Mi dispiace...>> bisbiglio contro il tessuto chiaro della sua maglietta, completamente inzuppata dalle mie lacrime.

<< Non ho potuto vederti per così tanto tempo... e mentre tu ti accontentavi della versione di me che vive nei tuoi ricordi, il Kuroo là fuori era semplicemente disperato, che neanche i tuoi ricordi servivano a dargli conforto.>>




Alzo la testa per osservare il suo viso, contratto in un'espressione di dolente solitudine.




<< Kuroo... intendo quello vero... adesso è lì con me?>>




Ma lui scuote la testa.




<< No. Con te adesso c'è Akaashi... ma sai sono venuti a trovarti in tanti durante questi mesi: Hinata, Bokuto, Lev Yaku e tutti gli altri della squadra...>>

Sospiro, abbassando lo sguardo.


<< Non ricordo nessuno di loro...>>

<< Già, lo sospettavo. >> risponde Kuroo, continuando a restare con lo sguardo fisso nel mio.

<< E tu... tu perché non ci sei?>>




Si prende un momento per inumidirsi le labbra, nel quale vedo un luccichio di lacrime, attraversare anche i suoi occhi.




<< Te l'ho detto... io ho sofferto tantissimo, per me la tua assenza è la cosa più dolorosa di tutte. Ti ho odiato per essertene andato, ti ho dato la colpa. Poi ho odiato me stesso, per non essere rimasto al tuo fianco e per aver ceduto ad un'insulsa gelosia che sentivo solo io. Ho conservato tanta rabbia dentro di me, tanto dolore... che alla fine, la solitudine non ha fatto altro che amplificare... ed è per questo che sono venuto pochissime volte...>>




Mi sollevo un poco sulle punte, quel che basta per portare i nostri sguardi più o meno sullo stesso piano.




<< Si ma... ora siamo insieme, no?>>

Kuroo sorride, sfiorando con la punta del suo naso, il mio.

<< Bhe si, qui dentro sì. Ma il vero Kuroo con il vero te... loro continuano a non vedersi da tanto. E tu lo sai... lo sai che quando sono da solo io tendo ad autodistruggermi. Lo sai che non mi controllo, quando non ci sei...>>




Abbasso lo sguardo, sentendomi improvvisamente colpevole.




<< Non ho fatto altro che chiedermi perché...  che cosa vessi sbagliato per spingerti a farlo... ad ingerire quell'intero flacone di antidepressivi.>>




Il cuore mi si ferma, si congela del tutto alle parole di Kuroo.




<< I-intero? No.... No, ti sbagli, io ne presi pochi... uno o forse due...>>




Ma con dolore, lasciando che quelle lacrime che ruotavano nei suoi occhi, finalmente trovassero la strada sulle sue guance, Kuroo scuote la testa.




<< No, Gattino. Tu quel giorno li hai presi tutti... e poi non ti sei più svegliato... e sono stato io a trovarti. Puoi solo immaginare come io sia crollato quel giorno...>> sussurra piano.





Resto in silenzio, senza neanche più il coraggio di guardarlo negli occhi.




<< Puoi capire forse... in minima parte... il perché io non sia venuto spesso. Ci ho provato, ma poi mi mancava il coraggio e restavo fuori per ore, perché avevo paura. Avevo paura di vederti da vicino e di non poter scorgere più la luce dentro ai tuoi bellissimi occhi, Gattino... né di quando ti facevo ridere e né di quando ti facevo arrabbiare... ero solo e spaventato, e non so se tu riuscirai a perdonarmi per quel che ho fatto.>>




D'istinto mi sollevo nuovamente sulle punte, lasciando che le mani di Kuroo mi cingano la schiena bassa.
Prendo il suo viso tra le mani e lo avvicino delicatamente al mio, fino a quando le nostre fronti non si sostengono a vicenda.

Kuroo chiude gli occhi, lasciando scorrere quelle lacrime solitarie sul suo viso perfetto.




<< Ma certo... certo che ti perdono Kuro. Ti perdonerei tutto... e anche io avrei avuto paura... io non saprei che cosa fare se tu mi lasciassi da un giorno all'altro...>> gli dico, piangendo di conseguenza e lasciando che le nostre lacrime si mescolino, così come stanno facendo i nostri respiri.




Kuroo abbozza un sorriso dopodiché si china quel che basta per baciare le mie labbra.

Un bacio appena accennato, che ha l'amaro sapore del pianto e di un addio.

Si stacca da me, continuando a sorridermi.




<< Dove vai?>> gli chiedo, dopo aver riaperto gli occhi.

<< Tranquillo, non vado da nessuna parte io... ma sei tu quello che dovrebbe sbrigarsi...>>




Resto interdetto un momento, nel frattempo che lui scioglie il nostro abbraccio e mi lascia una carezza sul viso, scostando alcuni dei miei capelli, dietro l'orecchio.




<< Sbrigarmi... in che senso?>>

<< Devi scegliere da che parte stare, Gattino.>> mi dice, abbozzando un nuovo sorriso.

<< Kuroo... ma come?>>




Sospira, prima di indicare nuovamente la finestra alle mie spalle.




<< Il tuo corpo è laggiù, che giace immobile... mentre la tua mente si trova qui con me... questo come ti fa sentire?>>




Perso.
Mi fa sentire fuori posto.
Mi fa sentire come se stessi dimenticando qualcosa senza poter mai afferrarla.

E tutto torna al suo posto, tutto acquista un senso nel momento in cui prendo finalmente coscienza di quello che fino ad adesso, mi è sempre parso come una sensazione che non mi sapevo spiegare.

Che era questa la sensazione che mi accompagnava, questo sentirmi perennemente nel luogo sbagliato e di essere perfino io, sbagliato.

La sensazione che mi ha fatto ammalare dentro la mia testa, che mi ha condotto alla follia e che mi ha dato quella sovrumana forza di uccidermi con le mie stesse mani.

Quella sensazione è reale, perché io sono reale al di là della vita vissuta in questo luogo fatto di ricordi.

Quella sensazione che là fuori io stia morendo, di starmi abbandonando per cedere alle lusinghe di un mono illusorio che aveva creato la mia testa.


Ecco costa stavo dimenticando.

Ecco la risposta, che finalmente rende tutto logico, che riconduce ogni evento alla sua origine.

Stavo dimenticando di vivere la vita vera.
Stavo dimenticando di vivere il vero Kuroo.

Ed ecco che tutto acquista valore: io, le visioni che avevo di un mondo che esisteva davvero, le persone che mi venivano a fare visita che vedevo come fantasmi nella mia camera da letto, il suono delle voci delle genti che parlavano al mio corpo che suonavano come voci di demoni dentro la mia testa.

Gli occhi spenti di Akaashi nel giorno in cui ci siamo guardati.

La voce di Kuroo che mi chiamava, sembrando ovattata e originata da un mondo che non esisteva.

Le luci che vedevo muoversi da destra a sinistra e quelle a led che vedevo fisse al soffitto.

Tutti quegli elementi della vita vera che avevo dimenticato, chiusa in un cassetto remoto di me stesso, che strepitava per uscire.
Tutte quelle sensazioni, quelle emozioni, tutto quello che stavo solo ricordando e non più vivendo.

Ecco l'origine del mio senso di non appartenenza, ecco perché gli occhi di tutti sembravano vuoti, ecco perché succedevano cose che non avevano il minimo senso.

Ecco perché alla fine mi sono ucciso.




<< Kuroo... quanto tempo mi resta?>> dico poi, asciugandomi le ultime lacrime da solo.

<< I tuoi genitori hanno detto che se passano ulteriori sei mesi senza miglioramenti, allora firmeranno per l'eutanasia.>> replica Kuroo, assumendo un'espressione colpevole.




Loro... loro lo farebbero sul serio?

Mi lascerebbero morire in soli sei mesi?




<< Mia... mia madre è venuta a trovarmi?>> mormoro incredulo.




Kuroo fa un gesto di assenso.




<< Solo una volta in verità... e c'ero anche io quel giorno... non è andata a finire molto bene, ma non credo che tu voglia sentire questa storia adesso.>> risponde, stringendosi nelle spalle.




Kuroo ha sempre odiato mia madre e l'unica cosa che gli faceva assumere un comportamento decente, ero io che mi mettevo nel mezzo.
Con la mia assenza, ed i suoi sensi di colpa, potrebbe essere successo davvero di tutto.

E si, non credo di voler sentire questa storia.




<< Vedi Ken... tu sei ancora minorenne ed io non sono legalmente nella posizione di poter decidere per questa cosa. Spetta solo ai tuoi genitori... e loro hanno deciso così, o per lo meno questo è quello che mi ha detto quella donna. Come vedi io non ho il potere di far nulla... sei tu che devi cambiare le cose.>>




Lo guardo sorpreso, sbarrando ancora una volta gli occhi.




<< Io? E... ed in che modo?>>




A questo punto Kuroo fa un passo indietro, mentre si scrocchia le ossa del collo, con disinvoltura.




<< Devi decidere che cosa vuoi fare, Ken: se restare qui o tornare indietro.>>




La voce mi muore in gola, inciampando sulla mia lingua.

Mi volto verso la finestra e poi torno con lo sguardo nuovamente su Kuroo, che lentamente ha preso ad avanzare verso la porta bianca della stanza.




<< Io... io voglio...>>

<< Se scegli di restare qui con me, conserverai tutti i tuoi ricordi di quanto accaduto ma là fuori presto o tardi morirai del tutto. Se scegli di tornare, dimenticherai quanto successo qui... ma è come se ti venisse data una seconda occasione.>> asserisce, prima di posare una mano sulla porta, per aprila.

<< Aspetta! Aspetta Kuroo... non andare! Io non voglio dimenticarti... non voglio dimenticare la sensazione di baciare le tue labbra... non voglio dimenticare i sentimenti che ho con fatica scovato dentro di me... io non voglio lasciarti!>> grido contro di lui, muovendomi per raggiungerlo.




Kuroo mi ferma con un semplice gesto della mano.
Si passa un dito sulle labbra e mi sorride, con l'amore che solo lui è in grado di trasmettermi attraverso un solo guardo.




<< Non preoccuparti Gattino, io starò bene.>>

<< Non so come rimediare Kuroo... ti prego non lasciarmi!>> lo imploro, sentendomi però incapace di muovere un singolo passo verso di lui.




Kuroo apre la porta, che rivela un'opprimente oscurità al di là.




<< Devi solo scegliere se restare o no Kenma... se vuoi continuare a guardare dalla finestra o se vuoi entrare. Ma ti prego non comportarti da codardo, come ho fatto io.>>




Lo vedo per metà scomparire oltre la porta, come se il buio nascosto al di là, lo stesse risucchiando.




<< Aspetta Kuroo! Io... io ho paura! Ho paura di tornare indietro... ho paura di restare! Dimmi cosa fare... ti prego!>> urlo, osservando il suo viso che torna ad essere sereno.

<< Gattino... io non posso dirti cosa fare. Ho solo fatto in modo di starti vicino, di guidarti fino a qui... ma non c'è altro che io possa fare. Questa è una scelta che devi prendere da solo...>>




Lo osservo mentre sparisce attraverso la porta.




<< Kuroo... KUROO!! NON NE SONO IN GRADO... NON SO COSA FARE... TI PREGO NON LASCIARMI! L'ULTIMA VOLTA CHE TE NE SEI ANDATO HO FINITO PER...>>




Si volta per parlarmi un'ultima volta, prima di scomparire del tutto e chiudersi la porta alle spalle.




<< Quel che è fatto è fatto, Ken e non c'è modo di aggiustarlo. Ma invece che pensare al passato, pensa a cosa sceglierai di fare nel tuo futuro... puoi ancora rimediare. Scegli con calma, ma ti prego scegli... anche perché come puoi vedere, fuori c'è aria di tempesta.>>




Il rumore assordate di un tuono spezza il silenzio dentro la mia testa.

Mi volto di soprassalto a guardare la finestra alle mie spalle, per vedere come si sia capovolto quel panorama serafico.

L'Inferno sembra essersi impossessato di quel cielo limpido e terso, tingendolo di un nero pece nel quale nuotano lampi sfolgoranti.
Le montagne crollano, inabissandosi in acque scure ed in tempesta, di un mare fatto solo di morte.

Trema il cielo, trema la terra, e tremo anche io davanti alla scena apocalittica che mi si presenta attraverso questa finestra.

Un nuovo tuono, seguito dal ruggito di una valanga squarciano il silenzio della stanza bianca.

Sento la terra vibrarmi sotto ai piedi, i libri e gli oggetti cadono dalle loro postazioni e nel pavimento davanti a me inizi a formarsi una voragine.

Mi ritrovo accovacciato a terra, sotto la finestra, con le mani che premono contro le mie orecchie, mentre urlo disperatamente il nome di Kuroo sperando che possa venie a salvarmi.


Ma non c'è niente per me.


La porta di questa stanza, che si sta richiudendo su sé stessa, non si apre più.

Sono io da solo con la voragine che sta per inghiottirmi.

Sono io da solo, questa volta.

E per quanto mi possa sforzare di chiamarlo, Kuroo questa volta non verrà.


Un crepitante silenzio, come di un fuoco che scoppietta divorando un legno ancora acerbo, mi riempie le orecchie e mi stordisce, distorcendo il suono stesso della mia voce.

In preda alla disperazione e all'angoscia, le mie vecchie amiche e conoscenti, tutto quello che riesco a fare è chiamare il nome di Kuroo.


Kuroo...


Lo prego di raggiungermi, di tendermi una mano, di mostrarsi sorridente davanti a me.
Lo chiamo, lo cerco ostinatamente, in quest'oscurità che mi scuote.




Vorrei che venisse a salvarmi, ancora una volta.

Vorrei che venisse a salvarmi, solo per questa volta.

Vorrei che venisse a salvarmi... per l'ultima volta.






*Haiku: forma poetica tradizionale giapponese, formata da 3 versi per un totale di 17 sillabe sullo schema 5-7-5.

(E si anche io ho letto Haikyuu la prima volta😅)

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