Capitolo 40 - Amore e altre cose.







*




Kenma's POV




Ho fatto un sogno.

Ho fatto un sogno di quelli che sembrano reali, vividi davanti ai tuoi occhi da protagonista e spettatore.
Ho fatto un sogno o forse ho avuto una sensazione, un sesto senso.

Non so bene come definirlo.

Non ho idea, se sia stata la mia coscienza a farmi intraprendere questo viaggio o se l'ho immaginato dentro la mia testa.
Però me lo ricordo bene, come se potessi riviverlo ancora chiudendo appena le palpebre.

Ho fatto un sogno che a toccarlo a mani nude, scorreva ruvido sotto i miei polpastrelli scossi dai tremori.
Ho fatto un sogno che aveva racchiuso in sé colori, forme, odori e gusti inaspettatamente familiari: come se li avessi sempre tenuti nella dispensa dei miei ricordi e, solo adesso, stiano riaffiorando.

È una piacevole sensazione, quella di tornare indietro nel tempo dentro al proprio inconscio, e illudersi che sia tutto vero.

Ho fatto un sogno che sembrava vero, nonostante fosse terribile e incredibilmente triste.

C'ero io, in piedi in riva al mare in una giornata invernale.

Il cielo era grigio, carico di pioggia che ancora non ne voleva sapere di scendere giù e, l'aria gelida, mi faceva lacrimare.
Piangevo per il freddo che mi scuoteva le ossa e piangevo per un qualcosa che non riuscivo bene a comprendere cosa fosse.

Sentivo solo che dovevo liberarmi di quelle lacrime, senza vergogna e senza imbarazzo, piangevo guardando l'orizzonte.
Il rumore delle onde del mare mi riempiva la testa in modo che i miei pensieri affogassero, in mezzo a quell'infrangersi continuo sul bagnasciuga.

Ma potevo davvero affogarli i miei demoni?
Potevo sul serio restare fermo a guardare le loro carcasse venir trasportate dalla corrente?

In quel sogno ero leggero.
Così tanto che le mie paure non avrebbero mai potuto affondarmi, nonostante fossero strette incatenate alle mie caviglie.

Ho fatto un sogno, in cui stavo con i piedi immersi nell'acqua gelida del mare, in una giornata invernale.

Ho fatto un sogno in cui ero da solo, con i brividi sulla pelle, le lacrime negli occhi, e la speranza nel cuore.

Ho fatto un sogno dove aspettavo.

Non so bene chi o che cosa, ma restavo con lo sguardo immobile all'orizzonte, in attesa di veder comparire qualcuno.

Aspettavo, tenendomi stretto con i piedi ben saldi a riva, nonostante la tempesta imminente mi stesse suggerendo di scappare via.

Aspettavo, che qualcuno venisse a prendermi.

Ho fatto un sogno dove ho aspettato per ore, forse giorni, che qualcuno venisse per me.

Finché non ho scorto un volto, tremolante, avvicinarsi a me in mezzo alla pioggia che aveva preso a scendere violenta.
Il mare ululava ed il vento voleva trascinarmi via.

Finalmente era arrivato.
Finalmente non avrei più dovuto aspettare.

Era venuto a prendermi.

Corsi, senza pensarci gettandomi in mare, per raggiungerlo il prima possibile.
Il sapore salato dell'acqua del mare mi fece bruciare i polmoni, ma nonostante tutto io continuavo ad avanzare.

E quando mi avvinai correndo nella direzione di quella figura, mi resi conto che in realtà era solo la mia immagine riflessa nel mare in tempesta.

Mi svegliai, che ero morto affogato, per aver rincorso un'illusione.








<< Che cos'è stato... quello?!>>

La voce affannata di Kuroo, mi porta a posare il mio sguardo sulla sua figura.
I suoi occhi sono ridotti a delle fessure, complice anche l'alcool che gli scorre nelle vene, per la rabbia che sta disperatamente cercando di trattenere.
Il suo petto si abbassa e si alza ritmicamente, mentre cerca di darsi un tono e di non cedere al crescente fuoco dell'ira, che posso sentire bruciargli dentro.

Il suo respiro è accelerato e crea la condensa, non appena lascia le sue labbra socchiuse.

Perché i riscaldamenti in casa sono spenti?
Fa decisamente freddo, nonostante Kuroo sembri stia per andare a fuoco da un momento all'altro.

Quand'è che siamo tornati a casa?
Quand'è che la voce di Kuroo ha iniziato ad incrinarsi di stizza?

Lo guardo, restando in silenzio.


L'appartamento è immerso nell'oscurità, ma io dietro le spalle di Kuroo vedo una sorta di luce ondeggiante, che sfoca tutti i contorti scuri della sua figura.

Se non sentissi la sua voce chiamarmi, avrebbe potuto essere chiunque.

Ma è Kuroo.


<< Kenma! Rispondi.>> dice severo.


La sua mascella si contrae ed i suoi pugni si serrano.

Mi chiedo se sia davvero ubriaco e se le parole gli escano distorte per questo motivo, o se sia semplicemente furente con me.

<< Kuro...>>

È tutto quello che riesco a dire, poiché quella luce dietro le sue spalle mi sta ipnotizzando.

Ma da dove viene?

Sembra una fonte luminosa artificiale, che mi acceca quasi fosse il sole, seppur tutte le luci di casa siano spente.





<< Kenma! Kenma puoi sentirmi?>>





La voce di Kuroo suona lontanissima all'improvviso, come se mi stesse chiamando da fuori la porta e non fosse in realtà qui davanti a me.
Lo sento ovattato, mentre quella luce continua a spostarsi da destra a sinistra.


<< Kuroo, ti sento.>> rispondo, in un sussurro appena accennato.



Mentre parlo, i miei occhi continuando a seguire il lento movimento della luce alle spalle di Kuroo.



<< Kenma perché prima... che voleva significare quella cosa davanti a tutti?>> la sua voce torna distorta, e ricolma di disappunto, così tanto che mi fa trasalire.

<< Non... non lo so.>>



Lui si porta le mani alla testa, appoggiandosi a peso morto contro il muro.



<< Non ce la faccio più Kenma... sono esausto... sono davvero allo stremo.>> dice ad un certo punto, lasciando che la luce alle sue spalle venga interrotta dagli spasmi delle stesse.



"Che vuoi dire Kuroo?"



Lo osservo, con un'impassibilità che sembra non appartenermi.
Kuroo sembra più ubriaco di quel che credessi, mentre si dondola su sé stesso, reggendosi la testa.

Sembra una raccapricciante riproduzione di me, delle mie ansie e delle mie angosce.
È questo quello che vede Kuroo, ogni qual volta mi lascio sopraffare dalle mie emozioni?
Un essere patetico che giace sul pavimento, incapace anche di respirare normalmente, che si contrae mentre lotta contro demoni invisibili che esistono solo dentro la sua testa?

Sento di star osservando la scena da un punto di vista esterno, e nello stesso tempo, sento come se accasciato sul pavimento ci fossi io e non Kuroo.

La luce alle sue spalle, continua a muoversi, più abbagliante di prima.

Possibile che Kuroo non riesca a vederla?
Possibile che non si renda conto di questa specie di faro che illumina dietro di lui?



<< Kenma... perché? Perché mi illudi così?>> dice ad un certo punto, rialzandosi di poco e appoggiando la testa al muro.



Illuderti?
Sei l'unica persona alla quale non riesco a mentire: mi hai conosciuto nel mio peggio, sei rimasto al mio fianco nel mio meglio.

Sono cresciuto assieme a te, Kuroo, anzi ci sono nato.

Mi hai dato i tuoi occhi per vedere i colori che eri solito descrivermi da piccolo, mi hai dato la tua voce per farmi imparare come urlare.
Mi hai insegnato cosa volesse dire "famiglia", mi hai fatto conoscere il sollievo dell'acqua dopo una lunga corsa, mi hai mostrato la pace di restare a contemplare il cielo in silenzio.

Mi hai aperto gli occhi molte volte, mi hai guidato e mi hai sorretto.
Mi hai ascoltato, dopo che mi hai insegnato a parlare.
Mi hai consolato, dopo che mi hai insegnato come piangere.
Mi hai protetto, dopo che mi hai mostrato il dolore.

Come potrei, illuderti, se tu rappresenti la più pura estrapolazione del mio essere?



Quello che vorrei essere ma che non sarò mai.
Quello che vorrei avere, ma che scelgo di non avere per paura di perderlo.

Che l'ho imparato, sin da quando sono venuto al mondo, che per me non esiste un posto felice.
Che nessuno vuole fare di me, il suo posto felice.

E mi sembra ingiusto, Kuroo trascinarti in questa cosa, perché temo tu lo faccia per compassione e non per altro.
Anche se ti riempi la bocca di belle parole e di grandi promesse, anche se ci provi a stare dietro ai miei tempi, alla fine sei solo un essere umano come tutti.

Un essere umano come lei.

E se non mi ha voluto la donna che mi ha messo al mondo, Kuroo, come posso avere fiducia in quel che mi dici tu?



<< Perché mi metti alla prova in questo modo Kenma?
Perché mi costringi a negare i miei sentimenti... perché mi respingi e poi mi ripeschi?
Non puoi semplicemente ripudiarmi una volta per tutte?
Perché nel momento in cui mi allontano, non fai altro che tendere nuovamente la lenza?>>




Perché so che abbocchi, Kuroo.

Perché ho paura di lasciarti libero nell'Oceano e allo stesso tempo non ho la forza di tirare la lenza fino alla mia riva.
Perché sono un tremendo vigliacco ed egoista, che nonostante io abbia provato a trovarti tutti i difetti possibili ed immaginabili, ai miei occhi non sei meno che perfetto.

Ed io lo so che la perfezione non esiste.
Non esiste un posto dove puoi tornare, in qualsiasi condizione, aspettandoti che ci sia qualcuno in tua attesa con le braccia aperte.
Non esiste l'amore incondizionato.
Non esiste il sacrificio in nome degli altri.
Non esiste nulla, al di fuori di quello che ho faticato per costruirmi nella mia testa, della realtà dove vivi tu.

E tu abbocchi, Kuroo, alla mia esca, nonostante sai benissimo che sarà inutile farlo.
Non produrrà niente se non una straziante ed inesorabile lotta, tra te che vuoi liberarti ed io che non ho intenzione di farlo
Che potresti morire di stenti, impigliato in questa rete, senza mai vedere né la luce della superfice e né le tenebre dei fondali a cui appartieni.

Tu abbocchi, nonostante sai che non ti porterà a nulla se non alla morte.



<< Potrai mai amarmi davvero, Kenma?>>



Kuroo alza gli occhi su di me, che continuo a restare immobile come impietrito, ad osservare quella luce dietro le sue spalle.



<< Ci potrai mai riuscire?
Perché se non ce la fai... se ti disgusta l'idea di me e te assieme, dimmelo e basta.
Non tenermi più sulle spine... Io non ce la faccio più a sperare che dentro di te si smuova qualcosa... perché mentre aspetto quel qualcosa... dentro di me qualcos'altro muore.>>




Fa una pausa, mentre si aggrappa alla mia maglietta, costringendomi a distogliere lo sguardo da quella luce.




<< Potrai amarmi, Kenma?>> chiede, in tono supplichevole.



Vorrei dirti di sì Kuroo, vorrei dirti che lo sento dentro di me, l'amore che ho disperatamente bisogno di dare e quello che ho bisogno di ricevere.

Vorrei dirti che per tutti questi anni, seppur in modi differenti, anch'io ti ho sempre amato.

Vorrei dirlo, alzando la voce, mentre i tuoi occhi già velati dall'alcool si inumidiscono di lacrime, che posso amarti perché voglio farlo.

Vorrei dirti che posso amarti, vorrei avere il coraggio di farlo, senza sentirmi frenato da quell'insulsa paura che le cose belle una volta afferrate si tramutano in fumo.

Vorrei dirti che ti amo, come se fossi in un sogno e illudermi che durerà per sempre.

Vorrei amarti per sempre, ma a questo mondo, per persone come me che non hanno un posto, niente è per sempre.

È la consapevolezza di amarti che mi spinge a gettarmi in un mare in burrasca, così come è proprio il non riuscire ad accettarlo e dirtelo, che mi lascia esanime a riva.

Vorrei, Kuroo...

Vorrei, in un modo diverso.
In un tempo che non sia questo.


Mi stringo delle spalle per tutta risposta, mentre so bene che gli sto spezzando il cuore.

Se non fossi così concentrato su quella fonte luminosa, che oltre ogni mia aspettativa non mi ferisce la vista, potrei anche sentirlo il suono di Kuroo che s'infrange ai miei piedi in mille pezzi.



<< Perché? Perché mi hai baciato allora?
Perché mi lasci infilare nel tuo letto?
Perché mi costringi ad una sofferenza tale, Kenma... perché...?>>


Perché...


<< Kenma... rispondimi... che cazzo stai guardando?>>




Kuroo volge lo sguardo dietro di sé, e poi torna a fissare le sue iridi infuocate su di me.
M'interroga con lo sguardo, nonostante sul suo viso sia dipinta un'espressione sconcertata.

Mi sta giudicando, anche se non dice una parola, sta sprecando ogni tipo di ingiuria al mio nome dentro la sua testa.
Anche se tace, lo riesco a sentire così forte, che sembra assordarmi.


"Possibile che tu non riesca a vedere questa luce che oscilla alle tue spalle, Kuroo?"


Kuroo ad un certo punto posa le sue mani sulle mie spalle, torreggiandomi con tutta la sua altezza, oscurando per un momento la luce.



<< Kenma... ti prego, resta con me.
Ti prego, guardami e dimmi che resterai qui con me.>>



In quel momento, mentre distolgo lo sguardo dalla luce e lo fisso nelle iridi dorate di Kuroo, quella si spegne.
Così com'era apparsa in un punto indefinito dell'ingresso, si spegne.



<<Kenma... riesci a sentirmi?>>


La voce ovattata e distante di Kuroo mi raggiunge ancora una volta.

"Riesco a sentirti, Kuroo..."


Sento un spasmo farmi contorcere le dita delle mani; come un riflesso involontario, queste si muovono, vibrano e tremano per un brevissimo istante.

Io sposto gli occhi dalle mani a Kuroo, al suo viso supplichevole che trema immerso nell'oscurità.

Il mio corpo sembra improvvisamente farsi più pesante, lo sento cedere sotto un repentino cambio di pressione, come se mi fossi appena tuffato in profondità.
La mia impassibilità svanisce, il mio restare composto davanti ad un Kuroo ridotto ad uno straccio, scompare.

Il peso dei miei pensieri e delle mie emozioni torna a schiacciarmi, senza risparmiare un singolo centimetro del mio gracile corpo.
Quella consapevolezza, quella sensazione di star dimenticando qualcosa, quel sentirsi nel posto sbagliato, torna a stringersi sul mio cuore.



È straziante...

È estenuante...

Fatelo smettere, per favore... io sono troppo stanco.





<< Kuroo, resterò con te.>> dico, per automatismo.


Kuroo avvicina il suo viso al mio, continuando a tenermi per le spalle.
Si china leggermente, in modo che io possa sentire il suo fiato che sa di alcool, entrarmi direttamente nelle narici.



<< Ti faccio schifo, Kenma?>> chiede.



Con estrema lentezza, sposta una ciocca dei miei capelli umidicci dietro il mio orecchio.



"No, Kuroo... non potresti mai... però, nel profondo del mio essere sento che c'è qualcosa di sbagliato."




E stride, la voce dentro la mia testa.
Urla e si dimena come una bestia morente il mio animo in tumulto.
Che non so che cosa mi stia succedendo e non so perché mentre lo guardo, mi sembra di non riconoscerlo affatto.

Faccio di no con la testa, ma più che per risposta alla domanda di Kuroo, è per far tacere quella voce dentro di me che urla di scappare.

Mi urla di reagire, di lottare e di non abbandonarmi.

Mi urla di svegliarmi.

Ma è così calda la mano di Kuroo sul mio viso che, in questa oscurità nonostante io abbia tutti e cinque i sensi sballati, alla fine non è poi così male.

Che se questo fosse l'inferno, se ci fosse Kuroo di fianco a me, non sarebbe un brutto posto dove restare per l'eternità.


<< Kenma... io ti amo.
Ti amo e non riesco più a far finta che non sia così.>>


Kuroo mi attira a sé, facendomi sentire il calore rassicurante del suo corpo.

Se un tempo questo sarebbe bastato per calmarmi e per farmi dimenticare di qualsiasi sensazione, questa volta non basta.

Anzi, sono quasi più inqueto di prima.

E mentre mi sento dividermi a metà, tra quel peso sulla mia coscienza che mi obbligherebbe a correre lontano e quella sensazione di casa che solo Kuroo in tutti questi anni è riuscito a darmi, lui mi solleva e mi stringe.

Mi avvolge in un caldo abbraccio, che sembra così reale, esattamente così com'è sempre stato, se non fosse per un solo dettaglio.




<< Ken... cosa ti preoccupa?>> dice Kuroo, mentre appoggia la sua fronte sulla mia, senza lasciarmi andare neanche di un millimetro.

<< Kuroo... non riesco a sentire il battito del tuo cuore.>> dico con voce tremante, quasi come fosse rotta da un pianto invisibile.





Kuroo sorride appena, sento le sue corde vocali grattare di poco, lasciando che dalla sua bocca esca un sommesso suono gutturale.



<< Non dire scemenze, Kenma.
È proprio qui, non lo senti?>> risponde lui, improvvisamente calmo, appoggiandosi una mano al petto.


Mi accarezza il viso, dolcemente ed io socchiudo gli occhi.

Non lo sento, nonostante mi stia sforzando, non riesco a sentirlo.



<< Non credevo saresti venuto al locale...>> mi sussurra poi, appoggiando le labbra al mio orecchio.



Deglutisco, concedendomi qualche minuto prima di rispondergli.



<< Io... mi ha telefonato Akaashi... scusa se l'ho dimenticato, non ti ho fatto neanche un regalo.>>



Tengo la testa bassa mentre mi vergogno come un cane per quel che dico.
Mi vergogno di essere stato così preso da altre cose, che ho finito per dimenticare il compleanno dell'unica persona di cui avrei dovuto ricordarlo.

Questo è l'amore per te, Kenma?

Lasciarti rincorrere da qualcuno, per mostrare poi che non hai nulla da offrirgli?
Che non riesci a ricordare neanche un singolo giorno su 365?

Questo è il modo in cui dici di amarlo, Kuroo Tetsurō?

Mentre la testa mi fa un male lancinante, vedo Kuroo fare un segno di negazione.



<< Non importa.
Niente di quello che è stato m'importa.
Vorrei solo che tu... che tu restassi al mio fianco per sempre, Ken.
Non mi serve davvero altro.>>




Non riesco a dirgli di sì.
Non riesco neanche a dirgli di no.

Resto semplicemente immobile, lasciando che l'odore di alcool che emana mi faccia pizzicare le narici.
Invano, continuo a fissare il punto dove prima avevo visto quella luce, continuando ad interrogarmi sul perché si fosse spenta all'improvviso piuttosto che da dove provenisse.

Ultimamente niente ha senso, una cosa in più da aggiungere alla lista delle stranezze, non mi cambia in alcun modo.



<< Ken... perché mi hai baciato davanti a tutti al locale?>>



La voce di Kuroo è seria, composta, come se fino a poco fa non stesse disperandosi sul pavimento dell'ingresso.

Perché avevo visto una risposta Kuroo.
Una risposta che ho faticato a raggiungere e che volevo tenermi stretta, ma che adesso davanti al modo in cui scintillano le tue iridi, è nuovamente svanita.

Perché, ero sicuro di avere quel sentimento dentro di me, in attesa che tu lo cogliessi.


Ma adesso...


Adesso mentre penso all'amore e alle altre cose che mi tengono legato a te, non riesco più a vedere nulla.

Perché non riesco a sentire il tuo cuore che batte?
Perché non riesco a riconoscerti, anche se sei qui davanti a me?




<< Ken...>> non mi lascia il tempo di formulare una risposta, che torna a parlare lui.




Lentamente, con la punta del suo pollice inizia a disegnare il profilo delle mie labbra.
Il suo dito scorre leggero, quasi come volesse farmi una carezza rassicurante, di quelle che solo lui è in grado di darmi.


<< Dimmi che mi ami Ken, una volta sola... ti prego. Mi basta sentirtelo dire solo una volta.>> supplica il corvino.


Ed io vorrei essere misericordioso almeno un terzo di quanto lo sia un Dio nascosto dentro l'universo, nel potermi riempire la bocca con le uniche parole che brama di sentirmi dire.

Però...


Dentro di me quella voce non ha smesso di urlare.
Quella paura non ha smesso di crescere.

Resto il silenzio, ancora una volta.

Appoggio lentamente le mie labbra su quelle di Kuroo, lasciando che legga da solo una riposta in questo gesto, piuttosto che costringermi nel dire qualcosa che non penso.

Perché dentro di me sento di aver riscoperto un travolgente sentimento, per Kuroo.
Ma il Kuroo di cui sono innamorato, non è questo che ho davanti a me in questo momento.

E se dicessi una cosa del genere ad alta voce, con molta probabilità Kuroo mi ripudierebbe a vita.


Se fosse stato l'altro Kuroo, lui se ne sarebbe accorto e mi avrebbe fermato.
Si sarebbe fermato.

Ma questo Kuroo... questo non si sofferma a pensarci neanche per un attimo.


Così riprendiamo da dove ci avevano interrotti al locale.
Riprendiamo ad assaggiarci, mangiarci e digerirci a vicenda.
Lascio che Kuroo si prenda un pezzo di me, mentre io prendo una porzione di lui.

Mentre le sue mani corrono dovunque: dalla mia schiena, ai miei capelli, stringendomi la vita e sollevandomi per farmi incastrare le gambe ai suoi fianchi, le mie si aggrappano semplicemente al suo collo, saldamente.
Quasi avessi paura di cadere, mi stringo a lui, schiacciando il mio viso contro il suo e lasciano che le nostri pelli, così come i nostri respiri, si mescolino.

Kuroo si fa strada fino alla camera da letto.

Era inevitabile, mi dico dentro, cercando di trovare il coraggio che mi serve per non scappare ancora una volta.
Che se anche questo Kuroo, non è quello che io vorrei che fosse, alla fine non potrà farmi del male.
Anche se è diverso, in qualche modo, è pur sempre Kuroo vero?

Ricadiamo, ancora stretti l'uno all'altro, sul materasso.
Il corpo di Kuroo sopra il mio è bollente, posso sentirlo ardere di un milione di desideri inespressi, che stanno lentamente venendo a galla.

Riemergono, quelle sue voglie umane e carnali, mentre lentamente si sfila la maglietta e altrettanto fa con la mia.
Riaffiorano, quei sentimenti che mi hanno a lungo spaventato, mentre inizia a baciarmi dovunque sul petto.

La sua lingua s'insinua in ogni curva che il mio corpo fa, mentre s'inarca per il suo tocco.
Il mio cuore batte all'impazzata, così forte che sento che potrei morire da un momento all'altro.

E mentre mi sento trapassare verso un altro luogo, il cuore di Kuroo continua a non battere, resta silente lasciando che la stanza si riempia dei suoi affanni misti alle mie lacrime.

Che sono in un posto dove non vorrei essere, con una persona che non dovrebbe esserci a fare qualcosa che ho a lungo temuto e rimandato.

Fa così male, lasciare che i sentimenti ti travolgano?

È così asfissiante, lasciare che qualcuno faccia qualcosa con il tuo corpo, nonostante si professi farlo con amore?


Kuroo è avido di me, di ogni centimetro di pelle che riesce ad addentare, con quei suoi canini leggermente affilati.
Mi accarezza, mentre mi sfila anche gli indumenti della parte inferiore del corpo.

Non ci sono filtri questa volta, non ci sono giochetti.

Ci siamo solo io e lui, che continuiamo a toccarci, lasciando che la cera del suo cuore si sciolga e goccioli su quella ancora dura del mio.

Mi sento in trappola, non posso più volgere lo sguardo altrove, poiché Kuroo mi obbliga a guardarlo.
Ed io lo guardo, mentre mi dice piano di aprire le gambe, mentre mi solleva le cosce e mentre si china per baciarmi anche lì sotto.

La sento la sua lingua passare sulla mia entrata, sento le sue mani indugiare a lungo prima di penetrarmi, e sento come allo stesso tempo si occupi anche della mia mezza erezione.

Il mio corpo risponde agli stimoli di questa situazione, ma la mia mente è ferma, sospesa in un frangente di tempo che mi sembra di aver dimenticato.
Si protegge, si aliena e si nasconde, quella briciola di coscienza che ho di me stesso, mentre Kuroo fa l'amore con me.

Perché è amore quello che stiamo facendo, non è così?

Lui me lo ripete di continuo, mentre sento un dolore lancinante al basso ventre nel momento in cui si spinge dentro le mie carni molli.


<< Ti amo Ken, ti amo così tanto... voglio solo che tu sia mio. Mio per sempre.>> mi sussurra tra gli ansimi.


Ma che vuol dire per sempre, Kuroo?
Che cos'è il per sempre, per due come noi?



<< Ti piace, Ken?>> chiede.



Da parte mia non arriva una risposta, mi lascio semplicemente sfuggire un gemito dalle labbra, che spero riesca a camuffare le lacrime che mi stanno scorrendo lungo il viso.

Ancora una volta resto in silenzio, guardando negli occhi dorati Kuroo il mio riflesso, e mi sembra di non riconoscermi più.
Mi sento estraneo anche a me stesso.

Dov'è l'amore, mentre mi sento morire, sotto le carezze e le attenzioni di un altro ragazzo, che in realtà ho detto di volere?

Dov'è Dio, mentre mi macchio irrimediabilmente di uno dei peccati che ci ha lasciato sulla Terra, dopo la sua morte?

Dov'è il mare, mentre mi sento nuovamente affogare, nudo, schiacciato dal peso di un altro corpo?


Ho fatto un sogno, che parlava di attesa e di morte.

Ho fatto un altro sogno, che parlava di amore e di altre cose, ma alla fine anche in questo un poco alla volta morivo trascinato dalla corrente.

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