Capitolo 35 - La Casa.
QUALCHE GIORNO DOPO
*
Kenma's POV
Ring. Ring. Ring.
Il telefono squilla nell'appartamento, in un punto troppo lontano per essere raggiunto da me, ora come ora.
Il suono insistente e martellante della suoneria raggiunge la mia testa, sepolta sotto strati e strati di coperte e forse anche di un cuscino.
Mi raggiunge nel mio nero stato d'incoscienza e, come un salvagente in mezzo al mare, mi tira verso la riva della consapevolezza, lasciandomi abbandonare le acque del sonno.
Flebile dapprima, incalza nelle mie orecchie rimbombando per tutta la casa e per tutte le pareti della mia testa.
"Che fastidio."
Ring. Ring. Ring.
Con forza mi strappa dal sonno, facendomi improvvisamente sentire tutto il peso del mio corpo.
"Cazzo."
Il rumore delle fusa di Zelda continua a dettare il ritmo del mio respiro, lento e regolare, nella fase di dormiveglia nella quale mi trovo.
Ma il telefono continua a vibrare e squillare, incessantemente.
"Ma chi cazzo è?
Ma che cazzo di ore sono?"
Ring. Ring. Ring.
Non ho la forza neanche di aprire gli occhi, figuriamoci trascinare le gambe fino alla fonte di questo fastidioso trillare.
Figuriamoci aprire la bocca e formulare una frase di senso compiuto.
La stanza sembra sospesa nel tempo, immobile, così come sono io sepolto sotto una montagna di coperte.
Il letto è stranamente leggero.
Il telefono continua a squillare.
Ring. Ring. Ring.
Ma non dovrebbe essere qui vicino? Perché continua a squillare altrove?
Di solito lo porto sempre con me nella stanza, anzi di solito lo ritrovo sempre nel letto perché mi addormendo giocando.
"Mh... forse ieri..."
Ieri...
Una fitta alla testa mi fa aggrottare le sopracciglia.
Ring. Ring. Ring.
Sento Zelda stiracchiarsi, vicino a me, e forse sbadigliare essendo che le sue dolci fusa, smettono di cullare la mia dormiveglia.
"Cazzo, non risponderò mai."
Ring. Ring. Ring.
Cerco di schiacciare la testa ancora di più sotto il cuscino, fingendo di non sentire l'insistenza del telefono, costringermi ad alzarmi.
Non accadrà, potrebbe essere chiunque, ma non accadrebbe comunque.
Non ho intenzione di alzarmi, qualsiasi sia la motivazione di questa chiamata per quello che potrebbe essere benissimo, il cuore della notte.
Zelda, ricolma di tanto disappunto quanto me, salta giù dal letto, ed inizia a grattare la porta per cercare di uscire.
"La porta?
La porta è sempre aperta per permettere ai gatti di entrare ed uscire..."
Forse ieri....
Ring. Ring. Ring.
Una nuova fitta, mi stringe le tempie e mi fa sfuggire un lamento dalla bocca.
Ma perché non tace questo telefono?
Perché non si spegne, non si distrugge, non esplode, non va in mille pezzi, il mio telefono?
Non mi alzerò mai, neanche per lasciar uscire Zelda.
Ring. Ring. Ring.
La gatta miagola, infastidita, continuando a zampettare contro la porta di legno, lasciandola scricchiolare ritmicamente.
"Ma perché tutti non fate altro che disturbarmi?
Perché volete che mi svegli a tutti i costi?"
Ring. Ring. Ring.
"Perché non c'è pietà per me, in questo mondo?"
Sto troppo bene al caldo sotto le coperte, ed in più, mi sento esausto.
Come se non dormissi da giorni, tutto il mio corpo giace pesante contro il materasso.
Mi sembra impossibile muovere anche un solo muscolo, come se avessi dimenticato come si faccia, mi sento letteralmente incapace.
Ma poi, ho davvero bisogno di muovermi?
Ho solo bisogno di riposare, di restare disteso qui immobile ed inerme, lasciando da parte la coscienza che ho di me, per immergermi nuovamente nel mondo dei sogni.
Respiro piano, cercando di riprendere il ritmo ipnotico che Zelda, prima di alzarsi, stava dettando.
Ring. Ring. Ring.
"Cazzo."
Vorrei avere la forza d'animo e la caparbietà di chi, nonostante non riceva risposta, continua a comporre il mio numero di telefono.
Vorrei avere lo stesso spirito e la stessa infusione di speranza, di chi, nonostante non stia ricevendo risposta, continua ad attendere squillo dopo squillo, con l'orecchio premuto sul display.
Vorrei sul serio avere la medesima pazienza, la stessa fiducia in se stessi, che sta spingendo, chiunque mi stia chiamando, a perseverare imperterrito.
Perché deve averne davvero tantissima, da buttarmela in faccia, squillo non risposto dopo squillo non risposto, di fiducia in se stessa e in me.
È come se mi stesse mostrando quanto una persona può essere sicura di se, nel persistere da non so neanch'io quanto, in questa chiamata.
Ring. Ring. Ring.
"Ma se non ho risposto la prima volta, perché dovrei rispondere ora, al tremilionesimo squillo?"
Proprio mentre inizio a sentire le corde vocali fremere, nel tentativo di iniziare ad imprecare ad alta voce il telefono smette di squillare.
La casa piomba improvvisamente in un silenzio irreale, come se fosse disabitata da anni.
Come se anch'io in realtà non ci fossi.
Posso sentire l'assordante suono del mio respiro, affannarsi sotto le coperte.
Inspiro con il naso ed espiro con la bocca, continuando a sentire nelle orecchie il fischio residuo della mia suoneria, che improvvisamente mi sembra di odiare.
Una strana sensazione si accumula sulla bocca dello stomaco, per un motivo che non riesco lontanante a focalizzare.
A dire il vero, neanche m'importa.
Un mugugno mi sfugge dalla bocca, mentre mi rannicchio in una strettissima posizione fetale, stringendo le mie ginocchia contro il mio petto.
"Sono sempre state così magre le mie gambe?
Sono sempre stati così lenti i miei movimenti?"
Strizzo gli occhi all'oscurità della mia caverna, sollevando solo una mezza palpebra, deglutendo nella quiete della casa ma non dei miei pensieri.
C'è sempre un tumulto nella mia testa.
C'è sempre una guerra.
Ed ormai ho anche capito che non posso vincerla; non ne ho i mezzi e neanche le forze, così come la voglia in fin dei conti.
Serro nuovamente le palpebre, mentre lampi di luce e turbinii d'immagini geometriche si alternano più che davanti ai miei occhi, dentro la mia testa, in un vortice senza fine.
C'è un assurdo vociare, un baccano che non si può mettere a tacere.
Un asfissiante caos di cui non sono né servo e né padrone, semplicemente ne ascolto lo svolgersi, anche se difficilmente questo basta per dare un senso logico a quel che sento nella testa.
Delle volte una voce si leva sopra il coro e mi sussurra qualcosa, che non riesco ad afferrare.
Così cerco qualche assonanza, e mentre mi concentro in questa meticolosa ricerca, dimentico quel che stavo inizialmente cercando.
Ed il vociare mi sovrasta.
E la confusione mi avvolge.
La testa mi duole ed io stacco la spina.
E dimentico.
Dimentico tutto.
Ogni cosa, ogni persona.
Ogni sfumatura, ogni dettaglio, ogni increspatura.
Lascio andare tutto, lo lascio fluire, consapevole che una volta perso non posso più recuperarlo.
Così mi assale poi quella sensazione demoniaca di aver dimenticato qualcosa, di essermi sporto con la mano ad afferrare qualcosa ma di non esserci arrivato per un soffio.
E mi sento come sbiadito, come la pallida copia di me stesso, che si è trovato per sbaglio in un luogo dove non doveva essere.
Mi sento spaesato.
Mi sento fuori posto.
Ed il battito nel mio petto aumenta, ed il vortice che dovrebbe guidarmi verso il sonno, diventa un pozzo senza fondo che non fa altro che mettermi più angoscia.
E poi, proprio come questo stramaledetto telefono, tutto tace.
Non so per quanto, non so se sarà per molto o per pochissimi secondi.
Non so neanche quando ho iniziato a fare caso a questa cosa, a come sia ciclica e a come si manifesti sempre nello stesso modo.
Sento solo che qualcosa tace, qualcosa si allontana e mi libera.
Come il telefono quando smette di squillare, sento l'eco di quei pensieri riecheggiare in lontananza dentro di me, ma so che non può raggiungermi nel silenzio, quella sensazione del cazzo.
Forse in questi momenti di pausa dovrei cercare di capirci qualcosa, ma sono così esausto e le mie pause sono così brevi molto spesso, che tutto quello che riesco a fare è godermi il silenzio.
Immobile, mi godo la pace.
Ma non è così, questa volta.
Il telefono ha smesso di squillare, ma io non sono in pausa.
La mia mente non è in silenzio, per questo inevitabilmente, soffro nel ripensare a ciò a cui non vorrei ripensare.
E soffro nel non visualizzare quel che in realtà vorrei visualizzare.
C'è stato un giorno, non so bene quando, in cui ho sognato una persona disperata su una poltrona, mentre si reggeva la testa tra le mani.
Era una figura scura, allungata e dannatamente triste.
La gola mi si secca istantaneamente nel rivedere l'immagine di quel sogno pararmisi davanti, nonostante le mie palpebre siano tappate.
Poi mi sono svegliato e l'ho vista davvero.
Io lo so che era lì, ne ho una strana ed angosciante certezza, anche se non so spiegarlo come vorrei.
Per quanto possa dirmi di aver immaginato tutto, per quanto possano le voci dentro la mia testa suggerirmi di essere ancora addormentato, ne sono certo: ero sveglio quel giorno.
Mi ero appena messo sul letto, perché avevo avuto una terribile sensazione che mi aveva indotto a svegliarmi con un velo di paura negli occhi ed un fremito nel corpo.
E quella persona era lì: proprio come l'avevo appena sognata.
Disperata.
Sola.
Non se ne vedeva il volto, perché avvolto dall'oscurità della mia camera da letto, anche se qualcosa dentro di me, mi suggeriva che quel profilo io l'avessi già visto da qualche parte.
Ma questo....
Questo non è possibile.
Deglutisco ancora e mi inumidisco le labbra, sentendo nella bocca un improvviso sapore metallico di sangue.
Nel mio sogno c'era qualcuno, con una voce estremamente calma e soave, che intimava quella figura angosciata di avere fiducia.
E nuovamente sento i miei organi rivoltarsi dall'ansia, dalla consapevolezza insita di essere nel luogo sbagliato, di non appartenere al posto in cui sono.
Vorrei urlare, ma sento che la voce non uscirebbe.
Vorrei scappare, ma non ho un posto dove andare al di fuori di dove sono adesso.
Vorrei svegliarmi, se fosse possibile e scoprire di aver avuto solo un lungo incubo, troppo realistico.
Se solo ci fosse un modo.
Se solo ci fosse un tasto da premere per restartare la realtà, se solo...
Le fila dei miei pensieri vengono interrotte da un nuovo ed improvviso rumore, proveniente sempre dallo stesso punto della casa.
Ring. Ring. Ring.
Il telefono smette di squillare, e dopo solo qualche minuto di tregua, riprende come se qualcuno avesse anche alzato di qualche tacca il volume della suoneria, ancora più forte.
Rimbomba e si propaga ancora con più veemenza, ancora con più insistenza e fredda violenza.
"Dio, che fastidio questo suono."
Non c'è una segreteria telefonica, che si possa inserire?
Non c'è un tasto che posso premere da sotto le coperte per interrompere la chiamata?
Non c'è qualcuno che possa rispondere al posto mio?
Ring. Ring. Ring.
Anche Zelda, che sembrava aver trovato la pace da qualche parte, riprende a miagolare, con insistenza, cosa che generalmente non fa mai, riprendendo il suo graffiare contro la porta.
"Ci penserà Kuroo."
Una fitta di sollievo si snoda nel mio petto, facendo anche scomparire quell'amaro senso di molestia che il telefono stava costruendomi dentro.
"Kuroo si alzerà sbuffando, mettendosi una mano tra i capelli, ed andrà a rispondere al telefono, lasciando anche Zelda uscire dalla stanza."
Un mezzo sorriso mi tira gli angoli della bocca, nonostante i miei occhi siano ancora incollati.
Kuroo si alzerà a breve, per quanto possa avere il sonno pesante, non ignora mai il suono del telefono o di una sveglia.
Kuroo si alzerà, tra poco, cosicché io possa tornare a riposare senza preoccuparmi.
Ring. Ring. Ring.
Kuroo si alzerà a breve.
Ring. Ring. Ring.
Sono certo che lo stia sentendo anche lui e sono certo che adesso andrà a rispondere.
Ring. Ring. Ring.
Kuroo si alzerà... a breve...
Ring. Ring. Ring.
Kuroo...
I miei occhi scattano da soli, si spalancano e già li sento pizzicarmi non appena metto leggermente la testa fuori dal mio rifugio.
L'aria è tremendamente fredda in casa, così tanto da farmi condensare il mio stesso respiro appena fuori dalle coperte.
Un brivido mi scuote il corpo.
Ring. Ring. Ring.
"Il riscaldamento... possibile che l'abbia spento?
Ring. Ring. Ring.
<<K-Kuro?>>
La mia voce risulta strana anche nelle mie orecchie, così dannatamente stanca e robotica, da spaventarmi.
La paura.
Che sentimento viscido e meschino, la paura.
Illude il tuo cervello di star producendo l'adrenalina per un qualcosa di eccitante, ed invece ti ritrovi le vene cariche di cortisolo* ed il sangue che fluisce tutto nel tuo cuore che pompa all'impazzata, come se questo servisse a preservarti in qualche modo.
I muscoli si tendono, si irrigidiscono.
Lo stomaco si chiude, tagliato fuori da tutto il processo.
La gola si inaridisce.
I polmoni si espandono.
La sudorazione accelera.
Le tempie, i polsi, le caviglie, il collo, gli occhi, i palmi delle mani, pulsano.
Pulsano come pulsa il tuo cuore, sovraccarico per lo sforzo.
Ring. Ring. Ring.
Lentamente mi tiro su, sentendo ogni via respiratoria stringersi, cercando di mettere a fuoco l'oscurità della mia stanza.
La porta è aperta e Zelda non è più nella stanza.
Le serrande e le tende sono tirate, anzi oserei dire sbarrate.
A dire il vero non la sento più neanche miagolare altrove.
Esiste un solo cazzo di suono, che mi sta facendo perdere il senno.
Ring. Ring. Ring.
Sbatto gli occhi diverse volte.
Ring. Ring. Ring.
Granelli di polvere scintillano nell'oscurità, vorticano in coni di luce proveniente da chissà dove, che sono l'unica fonte luminosa della stanza.
Una stanza immersa nell'oscurità.
Una stanza coperta di polvere.
Una stanza che sembra disabitata da mesi.
Una stanza morta, se non fosse per me.
Ring. Ring. Ring.
Deglutisco con forza e mi guardo intorno, mentre sento tutto il corpo tremarmi violentemente per il freddo.
C'è una puzza nauseabonda di chiuso e di aria ristagnante.
L'odore della polvere mi si insinua con forza dentro le narici, andando a far prudere un punto troppo interno da poter raggiungere con le sole mani.
Gli occhi pizzicano ed iniziano a lacrimare anche solo per lo sforzo di restare aperti.
Ring. Ring. Ring.
Sento il cuore saltare un battito quando riesco a scorgere i profili dei mobili, sotto degli immensi teli bianchi che fluttuano come fantasmi, in questa stanza spettrale.
Il mio computer è coperto con un telo così come la poltrona.
Il pavimento è completamente impolverato, ed il futon dove era solito dormire Kuroo, non è neanche steso.
Ring. Ring. Ring.
Mordo con forza il labbro inferiore, mentre mi costringo ad alzarmi dal letto.
Un colpo di tosse violenta mi fa perdere l'equilibrio, lasciando che una mano si appoggi sul comodino di fianco al letto.
Una nuvola di pulviscoli si solleva e si insinua dritta nei miei polmoni desiderosi di ossigeno fresco, lasciandoli bruciare ancora di più.
"Che degrado... ma cosa è successo?"
Ring. Ring. Ring.
L'impronta della mia mano resta impressa sullo strato di diversi mm di polvere adagiatasi in quella che credevo essere stata solo una notte.
"Ma questo non è possibile."
Vorrei chiamare nuovamente Kuroo, vorrei vedere il suo viso comparire all'improvviso o semplicemente sentire il suono rassicurante della sua voce.
Ma tutto quello che mi fa sanguinare i timpani, è solo l'incessante suonare del telefono, da un punto della casa imprecisato.
I miei piedi sono nudi, e lasciano le impronte del mio trascinarmi titubante dal letto, fino al corridoio.
Ring. Ring. Ring.
Se non fosse per il fatto che vivo in questa casa da due anni, e se non fosse per il semplice motivo che mi ci sono appena svegliato dentro, questa casa ha tutta l'aria di essere stata abbandonata.
Completamente chiusa da settimane, mesi o addirittura anni.
Interamente immersa nel buio, se non fosse casa mia, difficilmente riuscirei ad orientarmi e procedere, appoggiandomi con le mani al muro- o meglio dove ricordo essere il muro- fino la fonte dell'unico suono presente.
Ring. Ring. Ring.
Con un dito sfioro l'interruttore della luce.
Ci provo, nonostante la speranza sia uno di quei sentimenti più vigliacchi della paura.
Ci spero, per un solo attimo, che qualcosa possa succedere.
Ci spero, anche quando schiacciandolo due o tre volte, non succede assolutamente nulla.
Ring. Ring. Ring.
"Cazzo."
Sento la pelle d'oca corrermi per tutto il corpo, ed i miei denti iniziano a battere da soli, per il freddo penetrante.
Deglutisco ancora, come se questo servisse a farmi calmare o a rilassare il forsennato martellare che ho nel petto.
Ring. Ring. Ring.
Questa casa è diventata un luogo che non riconosco più ed io... se solo avessi il coraggio di guardami allo specchio, probabilmente assomiglierei di più al fantasma che la infesta che al padrone che la abita.
A tentoni, raggiungo la porta della cucina, dove sento il suono del telefono più forte che mai.
"Zelda... dov'è andata?"
Ring. Ring. Ring.
Mi affaccio alla soglia, vedendo il display del telefono illuminarsi ritmicamente con la vibrazione, lasciando sollevare nuovi giochi di polvere ed illuminando, seppur di poco, lo stato di abbandono anche di questa stanza.
Ring. Ring. Ring.
Una volta arrivato davanti al telefono, che si illumina mostrando un numero sconosciuto, sento che le gambe mi stanno per cedere, così come sento le forze abbandonare il mio corpo.
"Forse sto per svenire."
Non sono più tanto sicuro di voler rispondere, in realtà non sono mai stato dell'avviso di volerlo fare.
Lo shock di risvegliarmi in una casa all'apparenza disabitata è così grande da lasciarmi con il telefono in mano, e la gola così arida da non riuscire neanche a formulare una frase dopo aver schiacciato il pulsante verde.
Un capogiro mi fa perdere il mio precario equilibrio, mentre un conato di vomito per la puzza di chiuso e di umidità stantia, mi bruciano la gola.
?: "Amore? Sei tu? Pronto...?"
Le lacrime iniziano a scorrere lungo il mio viso.
Se non le sentissi, lente e calde come una colata lavica, giurerei di essere morto anch'io assieme al mio appartamento.
Ed invece mi bruciano, mi torturano, mi feriscono, mentre escono senza alcuno sforzo.
?: "Pronto...? Kenma? Amore... ci sei?"
Sento i muscoli della mia pancia contrarsi, per lo sforzo di non vomitare ancora una volta.
Mi accascio a terra, lasciando ancora una volta che la polvere e la sporcizia accumulatasi dovunque nella cucina, mi impediscano di respirare come si deve.
Una mano tremante mi raggiunge alla bocca, mentre l'umido delle mie lacrime, la solitudine della mia casa, i brividi di gelo dentro al mio cuore, mi fanno appena dischiudere le labbra, quel po' che basta per lasciare che un sussurro sfugga al mio controllo:
"Mamma?"
*Cortisolo: È un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, che si trovano vicino ai reni. Generalmente viene prodotto in situazioni di piccolo o grande stress, di ansia, di paura, di pericolo e tensione. Di grandi o piccole emergenze, che ci impediscono di rilassarci entro breve tempo.
Angolo autore:
Stelline✨
Come state?
Lo so, mi vergogno di me stessa per aver fatto passare così tanto di quel tempo da meritare una severa punizione da parte vostra T_T
Spero davvero che non mi abbiate dimenticato, anche se credo proprio di meritarmelo T_T
Come state?
Come stanno andando le vostre settimane?
Oggi è il primo giorno di tregua dalla tendinite, e finalmente riesco leggermente a muovere il polso (che ho dovuto tenere il più immobile possibile). Così, approfittando di questo piccolo momento di normalità, mi sono subito messa a lavoro sul capitolo che attendeva da TROPPO di essere revisionato.
Purtroppo, nonostante mi sia stato consigliato di tenere è il polso immobile per qualche giorno, con il lavoro e lo studio, è stato più difficile del previsto.
Però, in ogni caso, spero che vi sia piaciuto.
Cosa ne pensate?
È un SI o un NO?
O meglio è un: Si dai, finalmente ti sei
degnata di aggiornare
O è un: NO PERCHÉ NON SEI RIMASTA A FARTI I GRAN CAIZ TUOI?
Avete ragione se scegliete la seconda opzione e non posso di certo dire il contrario.
Ma comunque, oltre questo: MI MANCATE E QUESTI MALEDETTI COMMENTI CHE NON RIESCO A VISUALIZZARE MI STANNO SOLO FACENDO INNERVOSIRE ANCORA DI PIÙ.
Vi leggo nelle notifiche ma non riesco a rispondere e questo mi rattrista e consola allo stesso tempo.
Adesso ho disinstallato l'App e spero che si sia risolto, questo problema creatosi dal nulla.
In ogni caso, qualora non riceviate risposta SCUSATEMI MA NON DIPENDE DA ME.
Io vi leggo e vi tengo tutt* nel mio cuoricino ❤️
Bene, scommetto che la mia logorroica presenza non era mancata a nessuno XD
Vi saluto Stelline, dandovi appuntamento a domani con un nuovo capitolo e FORSE una nuova OS in cantiere da un po' di tempo, per una richiesta.
Un bacino ❤️
Lavienne
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