Capitolo 34.2 - La Parte Migliore.






*



*FLASHBACK*

Kuroo's POV


Abbasso il capo, in segno di remissione per le parole di Akaashi.
Bokuto non se l'aspettava di certo, dopo tutti questi anni passati ad essere amici, le cose che ci siamo detti, le confidenze; dopo tutte le cose che abbiamo fatto assieme, le nostre cazzate, la nostra rivalità, il nostro modo di essere amici.
Dopo tutto questo lui si è sentito tradito ed umiliato da me, e non posso continuare a sostenere lo sguardo di Akaashi che me lo sottolinea da quando ha messo piede in casa.

Che cosa dovrei fare?

Prostrarmi ai suoi piedi ed implorare perdono?
Chiedere una seconda occasione?

Non avrebbe senso.

Se Bokuto avesse voluto davvero questo, sarebbe venuto.
Se avesse davvero considerato l'idea di dimenticare l'accaduto e darmi la possibilità di rimediare, ora sarebbe lui qui a dirmi quanto stronzo io sia stato.
Ed invece ha mandato il suo cane da guardia, che digrigna i denti e ringhia nella mia direzione pronto ad azzannarmi da un momento all'altro.

<< Mi dispiace.>>

È tutto quello che riesco a dire.
So bene che non è abbastanza e so bene che non ha nessun valore agli occhi del ragazzo seduto sul divano, così rigidamente a sembrare in procinto di spezzarsi.
Lo so bene, ma che valore avrebbe qualsiasi altra parola adesso?
Potrei costruire una filippica di scuse, un arringa di giustificazioni, ma per Akaashi avrebbe tutto senso quanto l'abbinamento tra la tovaglia del tavolo della cucina e quella del soggiorno: del tutto inutile ed irrilevante.

Akaashi sogghigna, sbuffando leggermente e roteando gli occhi al cielo.

<< Già, certamente.>> conclude.

<<Senti, che vuoi che ti dica? Sono mortificato e tremendamente incazzato con me stesso. Ma niente quel giorno ha avuto senso ed ero...-rivolgo uno sguardo a Kenma sul divano prima di riprendere a parlare- abbastanza sotto stress. Non mi sto giustificando, te lo sto solo dicendo. Tanto so bene che qualsiasi cosa ti dica non sarà mai all'altezza delle tue aspettative, quindi grazie per essere venuto davvero... se hai finito io credo che non ci sia altro da dirci a questo punto.>>

Il cuore prende a martellarmi più forte nel petto, mentre cerco di mostrarmi il più razionale possibile davanti agli occhi glaciali di Akaashi.
Non c'è altro che io possa fare, e nonostante le sue belle parole, Akaashi è sul serio venuto solamente per insultarmi davanti a Kenma.

Non dico di non meritarlo, però è comunque abbastanza ovvio che non ha mai avuto in mente, neanche per un secondo, l'opzione di voler mettere una buona parola in questa situazione.

<<Mi stai cacciando per caso, Kuroo-San?>> chiede restando ancora seduto.

<< Io... non... ho solo la sensazione che tu non voglia più restare, tutto qui.>>

Akaashi si schiarisce la voce ed accenna ad un mezzo sorriso, dopodiché si volta verso Kenma, mentre prende ad alzarsi.

<< Kenma, ti ringrazio per l'invito di stasera, ma adesso credo sia ora di rientrare per me.>>
Il suo tono di voce è così soave da farmi venire il voltastomaco.

Lo sta facendo di proposito, me ne accorgo, si rivolge così pacatamente a Kenma mentre io vengo trattato come il peggior rifiuto di tutto il Giappone.

Ho sbagliato, ma non fino a questo punto.

Kenma, con i suoi occhi completamente assenti lo guarda, ed io non posso fare a meno di chiedermi se lo stia realmente guardando o se, stia solo osservando qualcosa alle sue spalle.

Gli fa un cenno di tornare a sedersi, cosa che Akaashi fa immediatamente.

<< La cena è in caldo in forno Kuroo, vai a prenderla.>> dice poi, con un tono di voce quasi sussurrato.

I miei occhi tanto che si sgranano, sembra stiano per uscirmi fuori dalle orbite nel mentre la bocca mi si apre così tanto che sto per slogarmi la mascella.

È impazzito, deve per forza esserlo.

Ma ha sentito almeno una sola parola, di quello che ci siamo detti con Akaashi?
Io sto tremando da capo a piede, cercando di reprimere la delusione di averne combinata un'altra più grossa di quel che riesca a sistemare, e lui mi dice di andare a prendere la cena?

È impazzito del tutto questa volta.

<<Ke-Kenma... cosa?>>

La mia voce tradisce la mia agitazione, risuonando nella stanza più esitante di quanto mi aspettassi.

<< Non farmi ripetere Kuroo, vai a prendere la cena, ho fame.>> risponde lui come se nulla fosse.

Sono sempre più sconcertato, deluso e furente per questa situazione così irreale ed imbarazzante.

Sta fingendo anche lui che io non esista?
Sono solo la cameriera qui?

Perché non se ne accorge? Perché non vede come sto cercando di sforzarmi per dire o fare qualcosa che abbia senso? Perché non viene in mio aiuto?

È vero anche che io non ho avuto il coraggio di parlargli in modo sincero, e forse lui adesso si sente escluso ma, in ogni caso non è un buon motivo per continuare a comandarmi a bacchetta.

Davvero non riesce a capire come mi sento?
Non lo vede cosa provo?

Esclusivamente perché non ricorda quel che è successo, non vuol dire che può comportarsi così, ignorando e calpestando i miei sentimenti del momento.

"Ah..."

Adesso capisco.

È così che ci si sente, Kenma?

Inutili, inermi, impauriti, ingabbiati, impotenti.

È così che ti stai sentendo, mentre assisti ad una conversazione senza capire come ci siamo arrivati, a scagliarci contro maledizioni di questo calibro?
È così che ti senti, mentre io per giorni ho ignorato la  tua necessità di conoscere i dettagli di quel giorno?

È così che ti sei sentito quella sera, quando me ne sono andato di casa?
È così che si deve essere sentito Bokuto, quando l'ho lasciato andare via?

È questa la sensazione che si prova, quando davanti si ha un muro incapace di vedere e di ascoltare?

Ed io, da quando sono diventato così freddo da sembrare di essere fatto di cemento?

Ho capito cosa volevi dirmi Kenma.
Adesso l'ho capito.

Stringo i pugni, deglutendo con forza una buona dose d'orgoglio, che mi stava accecando gli occhi nonché tappando ogni via respiratoria.
Spingo verso il basso, lasciando che mi scorra come fiele corrosivo lungo la gola, prima di avvicinarmi al tavolo e sedermi di fianco ad Akaashi.

Abbasso la testa sotto lo sguardo inespressivo del nostro ospite di stasera, mordendo il mio labbro inferiore.

<< Akaashi, mi dispiace. Sono davvero pentito e tremendamente in imbarazzo. Non ho avuto il coraggio di chiamarvi prima, nonostante io sia stato consapevole di aver sbagliato il secondo immediatamente successivo, quando vi ho lasciato uscire di casa.
Non ti nascondo che ho pensato che Bokuto sarebbe venuto stasera... io ci ho sperato... ma mi rendo conto che, non avrei potuto comprendere quanto io abbia fatto davvero un gesto meschino, se ci fosse stato anche lui.>>

Prendo un respiro.

Kenma sul divano fa un movimento, molto lento, come se si fosse messo più comodo per ascoltare meglio.
Per contro Akaashi resta sempre con la schiena dritta, e le mani conserte sopra le sue ginocchia.

<<Se lui fosse venuto... magari si sarebbe scusato al posto mio, ed io non avrei di certo capito che significa... essere amico di una persona genuina come lui. Mi sarei lasciato trascinare dalla sua emotività e si, avrei anche finito per credere che tutto quello che vi ho detto e che ho fatto, alla fine non fosse niente di che. Me ne sarei convinto, perché sarebbe stata la cosa più semplice da fare.>>

<<Kuroo-San...>>

Akaashi pone lentamente una mano sulla mia spalla, sciogliendo finalmente quella maschera di c'era che aveva in viso.
I suoi occhi risplendono, per la prima volta da quando ha messo piede in casa, di una luce di gentilezza che prima non riuscivo a scorgere.

<< Hai ragione, probabilmente la mia arroganza e la mia presunzione sono seconde solo al mio ego... però io gli voglio bene davvero, e sono sinceramente pentito. Se tu... se tu potessi dirglielo quando torni a casa... non so a scuola o quando riterrai opportuno poi... se tu potessi solo dirglielo, a me andrebbe già bene così.>>

Vorrei provare a sorridere, ma effettivamente c'è ben poco da sorridere.

Vedo Akaashi aprire la bocca per un momento, pronto a dire qualcosa, ma s'interrompe non appena vede Kenma alzarsi dal divano; cosa che, effettivamente lascia abbastanza sorpreso anche me.

Difficilmente Kenma si alza per far qualcosa, quando ci sono in giro, sono sempre e costantemente delegato nel farlo al suo posto.

Lo seguo con gli occhi, mentre lui lentamente passa alle mie spalle e mi sfiora le spalle ed il collo con una mano, dopodiché sparisce dentro la cucina, mentre lo sento armeggiare con il forno ed i cassetti della cucina.

Akaashi, anche lui abbastanza incredulo, mi osserva cercando di trattenersi dal ridere.

<< Devi aver detto qualcosa che lo ha davvero soddisfatto, Kuroo-San... in due anni che lo conosco, non l'ho mai visto prendere un piatto in mano.>>

Si sporge a sussurrarmi Akaashi.

<< Credimi... io... sono sorpreso quanto te.>> gli rispondo continuando a guardare verso la cucina, pronto a scattare qualora lui avesse avuto bisogno di me.

Akaashi sospira e vedo come le sue spalle disciolgono la tensione che avevano accumulato.

<< Kuroo-San, io volevo davvero sentirti pentito.
Volevo solo accertarmi che tu avessi realmente compreso, il gesto che hai fatto.
Hai la tendenza a scusarti sinceramente solo quando ti senti un po' senza via d'uscita. Prima di allora, non parli con il cuore, bensì tendi sempre a giustificarti e le tue parole risultano... come dire... vuote.>>

Vuote.

Non è la prima volta che mi viene fatto notare e non è la prima volta che io mi rendo conto, che la persona che me lo sta dicendo, ha estremamente ragione.

Non è qualcosa che faccio di proposito, o forse, non è qualcosa che riesco a mostrare a tutti.
Ai molti, bastano le parole che metto una dietro l'altra, per circostanza.
Ai pochi, quelli che contano davvero, infastidisce vedere i miei tentativi di arrampicarmi sugli specchi e cercare di prevalere con la ragione, quando tutto quello che dovrei fare in certi casi, è solo essere onesto con me stesso.

Akaashi voleva vedere questo.
Kenma ha sempre voluto questo.

<<Mi rendo conto... io proverò... a...>> provo a dire, prima che Akaashi alzi una mano per interrompermi.

<< Non devi provare a cambiare. So bene come sei fatto, ed anche Bokuto-San lo sa. Devi solo fidarti di più delle persone che ti circondano, se tu ti fidassi di più, non ci arriveresti neanche a certe conclusioni.>>

Questa, forse è la frase che più mi ha ferito tra tutte quelle che Akaashi mi ha scagliato contro, in questo quarto d'ora in cui è rimasto seduto compostamente in soggiorno.

Parla di fiducia
Parla di avere speranza.

Mi interrogo spesso sul significato di queste parole, e tralasciando tutte le accezioni lessicali e poetiche, tralasciando tutte le risposte dettate dal mio senso di concretezza, non mi resta nessun altro significato.

Qualcuno come Akaashi, così austero e pacato, riesce ad avere completa fiducia in un tipo imprevedibile ed esuberante come Bokuto.

Kenma, nonostante le apparenze, ha estrema fiducia in una persona tanto egocentrica ed egoista come me.
Ed io, per quanto mi dica di essere innamorato di Kenma, per quanto mi mostri devoto, sono davvero in grado di riporre in lui la mia piena fiducia?

Riuscirei ad affidarmi a lui completamente ed incondizionatamente, senza cercare di controllare la situazione in qualche modo?

Ma Kenma ha bisogno di...

Ha bisogno che io sia esattamente così come sono, o forse vorrebbe vedere una parte diversa di me?
Quella parte che tendo sempre di reprimere e di non mostrare mai?

Se io lo lasciassi fare... lui saprebbe cosa fare, nell'effettivo?

Kenma non è in grado di gestirsi completamente...

O forse sono solo troppo spaventato che diventi completamente indipendente, e che quindi non abbia più bisogno di me per fare qualcosa di banale?

Akaashi è in grado di lasciarsi andare alla caduta che Bokuto rappresenta.
Ma io, un salto di fede del genere, sarei in grado di farlo?

Annuisco, in risposta ad Akaashi mentre continuo ad interrogarmi mentalmente sullo spunto di riflessione da lui offertomi.

Dovrei solo affidarmi di più alle persone che mi circondano, senza cercare di avere sempre e costantemente la situazione sotto controllo.

Sospiro, sdraiandomi con la schiena a terra.

<<Kuroo...>>

La voce di Kenma chiama dalla cucina, come un leggero sussurro.

<< Hai bisogno?>> risposto, volvendo il viso nella sua direzione.

<< Mi pare ovvio.>> risponde seccato.

Un sorriso, anche abbastanza egoista, mi si dipinge sulle labbra.

Io ho bisogno che Kenma abbia bisogno di me.

Che cosa farei altrimenti?
Probabilmente mi sentirei solo come un inutile soprammobile, di questa casa.

Mi alzo, scusandomi da Akaashi per andare ad aiutarlo in cucina.

Lui è appoggiato ad un bancone della cucina, con in mano solo un bicchiere.

Un sopracciglio mi si alza automaticamente, cercando di trattenere un'espressione di puro divertimento.

<< Che cosa... stai facendo con un bicchiere in mano?>> gli chiedo, cercando di non ridere.

Normalmente Kenma se ne sarebbe infastidito, invece questa volta resta impassibile, con il suo sguardo ancora perso in qualcosa che solo lui riesce a vedere, mentre mi solleva le spalle.

<< Ho deciso di voler mangiare in soggiorno, ma tu avevi già sistemato in cucina, quindi porta le cose di la.>> risponde secco, dopodiché porta il suo unico bicchiere in soggiorno, lasciandomi abbastanza confuso da solo in cucina.

<< Sei tu il capo...>> rispondo, pur consapevole che non può sentirmi.

Dopo aver preparato di la ed aver portato i contenitori della cena ordinata da Kenma, prendo posto anche io attorno al tavolino basso.

Akaashi ringrazia e si scusa, dicendo che vorrebbe attendere ancora qualche minuto prima di iniziare a mangiare.

<< Come mai?>> gli chiedo.

Akaashi alza gli occhi al cielo.

<< Bokuto-San, sarebbe dovuto arrivare già da un po'. In verità lui non avrebbe mai deciso di non venire ed io effettivamente non avrei mai potuto andare contro la sua volontà, nonostante non condividessi il suo entusiasmo. Così per poter venire a parlarti prima che lui si mettesse in mezzo, con il suo solito modo di fare, l'ho mandato a comprare una torta.>> confessa Akaashi, arrossendo leggermente sulle punte delle orecchie.

Kenma accenna ad un sorriso, dopodiché si trincera dietro la sua console e le sue ginocchia, costantemente sollevate.

<< Una... torta?>> dico senza neanche provare a nascondere la mia sorpresa.

Il mio cuore a quelle parole, salta un battito, nel mentre si alleggerisce di un enorme peso, che ha dovuto portare per giorni.
Improvvisamente mi sento eccitato, come se fossi tornato bambino e questa sia proprio la notte di Natale.

Quello stupido Gufo... dubitare di lui, anche solo per un secondo, è davvero un insulto al suo buon cuore.

La contentezza fa subito largo all'imbarazzo, una volta che anche Bokuto finalmente sia arrivato, io come dovrei comportarmi?

<< Kuroo-San, puoi dirgli che abbiamo parlato in sua assenza, ti chiedo solo l'accortezza di non ferire nuovamente i suoi sentimenti. Non sarò più disponibile al dialogo, se dovesse succedere nuovamente qualcosa del genere.>>

Un brivido mi corre lungo la schiena.

Akaashi sa decisamente come farmi sentire la strizza nelle budella.
Lui è quel suo sguardo sempre in bilico tra l'astensione in paradiso, ed il star per commettere un pluriomicidio a mani nude.

Per fortuna che era nella sua giornata Si, stasera, non oso neanche immaginarlo come possa essere nelle sue giornate No.

Annuisco, immaginando Akaashi come la madre apprensiva di Bokuto ed io, il ragazzaccio che lo sto portando su una cattiva strada.
Cosa che, alla fine dei conti, non è poi così lontana dalla realtà.

Akaashi controlla il suo cellulare cercando di mostrarsi il più tranquillo possibile, ma a giudicare d a quelle 13 chiamate perse da parte di        

"Bokuto-San"

La scelta della torta non deve essere stata così semplice che il ragazzo aveva preventivato.
Si scusa ancora una volta per aver fatto raffreddare le nostre cene, ma Kenma lo zittisce con un gesto della mano, dopodiché dopo un solo minuto di silenzio, anche abbastanza imbarazzante, qualcuno suona alla porta.

Il cuore mi sale in gola nuovamente, ricordandomi di come mi faccia pulsare le tempie allo stesso ritmo con il quale pompa il sangue.

Il mio sguardo passa nervosamente da Akaashi a Kenma.
Kenma scuote semplicemente la testa, come per dirmi "non ci penso neanche ad alzarmi nuovamente per aprire"
Akaashi annuisce accennando ad un sorriso, come per dirmi "vai ad accoglierlo tu."

Sono tornato un dodicenne, forse?
Perché sento le gambe reggermi a malapena?

Non c'è niente di cui preoccuparsi, ho superato il mastino da guardia Akaashi Keiji, posso reggere anche alla faccia arrossata di Bokuto fuori dalla porta.

Il campanello suona nuovamente, con più insistenza.

<<Se non ti sbrighi... sfonderà la porta.>> suggerisce Akaashi.

Sarebbe in grado di farlo.
Bokuto Kōtarō sarebbe decisamente in grado di farlo.

Mi stropiccio la faccia con una mano nel mentre mi affretto a raggiungere l'ingresso.
Da dietro la porta posso immaginare un nervosissimo Bokuto, che fa avanti e dietro con due buste con due torte diverse, semplicemente perché

"AKAAASHI QUESTA ERA AL CIOCCOLATO E MI PIACEVA... MENTRE QUESTA AVEVA UNA CONFEZIONE CARINA. TU NON HAI RISPOSTO ED IO NON SAPEVO QUALE SCEGLIERE."

Quest'immagine tanto azzeccata quanto idiota, mi aiuta a calmarmi un po'.

Il momento in cui abbasso la maniglia mi fa trattenere il fiato, così come lo trattiene la persona dall'altro lato.
Non faccio in tempo ad aprire bocca che subito Bokuto, senza alzare gli occhi dalle sue scarpe inizia a lamentarsi sulle torte.

<<AHAKAAASHI PERCHÈ NON HAI RISPOSTO IO NON SAPEVO COSA SCEGLIERE!>>

Il suo tono di voce ridicolmente alto.
Le punte scure dei suoi capelli che sembrano afflosciarsi assieme al rest del suo viso.
I suoi enormi occhi a palla, che nonostante cerchi di assumere un'espressione seriosa, risulta sempre divertente.
La sua stazza possente, nettamente in contrasto con la sua personalità multipla.
La punta del suo naso completamente arrossata per il freddo, che lo fa sembrare un elfo ancora di poi di quanto non sembri normalmente.

Ogni cosa di questa persona qui difronte a me, è stampata nella mia mente in questo momento, e mi ricorda di quanto io sia stato un tremendo idiota nel non rincorrerlo la prima volta.
Non avrei dovuto lasciarlo uscire di casa, quel giorno.
Non avrei dovuto trattarlo così male.

Non avrei dovuto colpirlo.

Mi appoggio con la spalla all'uscio della porta, mettendo le braccia conserte, in attesa che lui alzo lo sguardo su di me e si renda conto che non sono per niente il suo Akaashi.

<<NON MI AVEVI DETTO CHE FOSSE COSÌ DIFFICILE SCEGLIERE DEI DOLCI. E SE ADESSO NON PIACE A NESSUNO? SONO ARRABBIATO AAAHAKAASHIIII.>>

Sbuffa, gonfiando un po' le guance cercando di mettere su un broncio poco convincente.

Non riesco davvero poi a trattenere le risate, così come non riesco neanche a trattenere i miei occhi lucidi.

<< E quindi, che cosa vogliamo fare adesso con queste torte?>> dico, osservando come alzando lo sguardo, l'espressione del Gufo cambi in meno di un nano secondo.

Il suo viso si arrossa ancora di più, i suoi capelli si rizzano, i suoi occhi si spalancano ancora di più, e tutta la sua altezza fa un passo all'indietro, sorpresa da un momento di sbilanciamento.

<<K-Kuroo...>>

Io annuisco e sorrido, porgendogli una mano.

Probabilmente dovrei iniziare già da ora a scusarmi, e molto probabilmente dovrei prima farlo entrare e fargli posare queste benedette torte, che come preventivato sono realmente due.
Eppure, lui nel vedere la mia mano tesa verso di lui, l'afferra e mi attira a se in un energico abbraccio.

Il mio cuore si scioglie, la mia presunzione svanisce ed il mio senso di colpa nei suoi confronti aumenta.

Come ho solo potuto pensare di incasinare in quel modo le cose con lui?

Come ho fatto a scagliarmi con rabbia, contro una persona del genere?

Per noi, questo abbraccio significa già abbastanza.
A Bokuto non interessano le mie filippiche o delle scuse messe per iscritto.
A lui basta sentire tutto il mio dispiacere e la mia voglia di riparare quel che ho mandato in frantumi, nel modo in cui lo sto abbracciando ora.

Anche perché, è davvero scontato che successivamente, sarà Akaashi a riferirgli ogni mia singola parola di questa serata.

Se avessi del buon senso adesso, ammetterei che io un amico come Bokuto Kōtarō non lo merito, peccato che la mia arroganza è seconda solo al mio ego, per tanto solo estremamente felice di stringerlo e di essere stretto a mio volta da lui.

<< Vieni... vieni dentro che si congela...>> gli dico con imbarazzo, dopo che il nostro abbraccio si scioglie.

Lui, impacciato come al solito, entra e goffamente si toglie le scarpe.

Non appena il suo sguardo incontra quello di Akaashi nel soggiorno, posso vederlo come si sforza di trattenere le lacrime e di sopprimere un sorriso.
Akaashi per contro, gli fa solo un cenno con la testa, facendogli intuire di aver compreso.

Bokuto si accomoda al tavolo ed inizia a raccontare di come sia stato difficile scegliere, tra ciò che gli consigliava la commessa "tanto gentile" e quello che aveva attirato la sua attenzione, nel mentre iniziamo a consumare tutti la cena.

Akaashi, in un misto tra lo spazientito ed il rassegnato, prova più di una volta a dirgli il lavoro della commessa è proprio quello di consigliare il cliente, ma che alla fine la scelta spetta solo a quest'ultimo.

<<Ma Akaashi... lei sarebbe rimasta male se alla fine non avessi pagato la sua torta. Tutto quel tempo a spiegarmi le differenze tra le torte e poi... non avrei mai potuto.>> replica Bokuto, meravigliandosi di come Akaashi non capisse una cosa tanto semplice come quella.

Akaashi scuote la testa, rassegnato, mentre noi tutti scoppiamo a ridere.

Si procede così, tra una giocata a Mario Kart per accontentare Kenma, tra i racconti inverosimili di Bokuto e tra il suo goffo tentativo di accarezzare i gatti di Kenma, decisamente impauriti dalla sua irruenza.

È impossibile non ridere in compagnia di Bokuto, ed è davvero impossibile non godersi l'aria che finalmente si è alleggerita tra di noi.

Anche Kenma, il quale sembra assorto nei suoi pensieri, ogni tanto sorride e conversa con noi tutti.

Bokuto e quel suo tono di voce sempre troppo alto, i suoi modi eccentrici e teatrali di fare qualsiasi cosa, rappresentano proprio la parte migliore di tutta la serata.


*FINE FLASHBACK*





*





Kenma'POV

<<Kenma, hai finito in bagno?>>

Il bussare sommesso di Kuroo contro la porta del bagno mi risveglia dal torpore, che mi aveva fatto assopire nella vasca da bagno.

Quando ci sono entrato in vasca?

Mi bagno la faccia con l'acqua, spingendo indietro i capelli che mi stanno accaldando il viso.

<< No.>> rispondo, iniziando a stiracchiarmi.

Kuroo esita qualche momento, prima di parlare nuovamente dall'altro lato della porta.

<< Dovrei... dovrei asciugarmi i capelli...>> dice quasi con imbarazzo.

Da quando c'è imbarazzo tra di noi per una cosa del genere?

<< E che vuoi? Asciugali.>> rispondo seccato.

Come se le cose effettivamente tra di noi fossero cambiate, solo perché qualche volta ci siamo spinti nel far qualcosa che non avremmo dovuto.

Personalmente neanche me ne ricordo.

"Non mentire Kenma, te lo ricordi decisamente bene il sapore del suo..."

Il viso mi avvampa ancora più forte mentre mi immergo nella speranza di scacciare questo pensiero.

Kuroo esita un po', per poi entrare di spalle nel più totale imbarazzo.

Con i capelli abbassati sul viso, sembra completamente un'altra persona, e devo ammettere che non sta per nulla male, nonostante sia lontano migliaia di anni dalla persona che sono abituato a vedere ogni giorno da anni.

Nel mentre che inizia a sistemarsi i capelli, io decido che è il momento di uscire dalla vasca.
Nonostante stia facendo del suo meglio, posso vedere come la coda dell'occhio di Kuroo indugi senza vergogna, rispetto a tutto il resto del suo viso, sul mio corpo nudo e bagnato.

Me lo aspettavo un po', e forse lo anche immaginavo, però mi imbarazza rendermene conto nonché sentire i suoi occhi addosso.

Mi avvolgo nel mio accappatoio nel mentre schizzo via nella stanza, con il cuore in procinto di essere vomitato e le guance in fiamme.

Come ho solo potuto pensare che sarebbe stato tutto al solito?

Mi vesto con le prime cose che trovo nell'armadio e mi chiudo nuovamente per bagno per asciugare i miei capelli, una volta che Kuroo sia uscito.

<< Kenma... ti aspetto fuori.>> lo sento dirmi, nel mentre i suoi passi si allontanano verso l'ingresso.

Deve essere decisamente imbarazzato anche lui, meglio così, anche perché non ho nessuna voglia di riprendere l'argomento da qualsiasi punto si sia interrotto.

Dopo un po', dopo aver avvolto la sciarpa attorno al viso ed alzato il cappuccio della felpa sulla testa, sono sul pianerottolo di casa, mentre Kuroo con un sorriso molto forzato, chiude la porta di casa.

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