Capitolo 34.1 - La Parte Marcia.






*


*FLASHBACK*


Kuroo's POV

<<Kuroo, calmati.>>

Sospiro, mentre continuo a camminare sopra e sotto nel soggiorno, come se stessi scavando con i miei stessi piedi un fossato, nel quale lentamente sprofondo.

Sono tutto un fremito, instabile, che parte dalla punta più alta dei miei capelli per finire ai piedi.

Non riesco a star fermo e tenere in ordine i pensieri.

Se solo mi fermassi un attimo, nella mia marcia all'interno del soggiorno, sono certo che sentirei nuovamente la voce glaciale di Akaashi trapassarmi il corpo.

"Kuroo-San, sono Akaashi."

Ed un brivido mi fa accapponare la pelle.

È un tipo molto particolare Akaashi Keiji, quel genere di persona impossibile da leggere a prima vista, quel tipo di cui c'è sempre altro da scoprire ed imparare.

"...Non badare all'emotività di Bokuto-San, io a differenza sua, non sono per nulla contento di sentirti."

Tremendo.

Il suo tono di voce è sempre molto pacato, il suo sguardo sempre attento e disinteressato al contempo.
Non dice mai nulla di troppo, non dice mai troppo poco.
È posato, garbato e gentile anche quando ti sta insultando, o meglio in quei casi, la sua voce diventa ancora più fredda e glaciale, per non parlare del suo sguardo.
Con gli occhi ti mette a nudo, ti spoglia di ogni difesa e ti giudica colpevole con un semplice battito di ciglia.

È un tipo terrificante, nella sua idillica espressione di perenne pace interiore.

Mantiene sempre un autocontrollo incidile, tutto tranne quando va nel panico per la salute di qualcuno a lui vicino.

È successo spesso con Kenma e l'ho visto succedere anche quando una volta, Bokuto prese una bruttissima influenza.

In quei casi diventa ingestibile, al limite della sopportazione e tocca a Bokuto, l'emotivo insicuro cronico, cercare di fargli forza.

Sono una coppia di opposti perfettamente combacianti, le due estremità di una corda legata ai due poli del globo.

Quindi è bene temere solo Akaashi, solo Bokuto o entrambi?

A giudicare dal tono di voce del Gufo al telefono, sembrava davvero felice della mia improvvisa chiamata, o meglio della chiamata di Kenma, proprio come se non stesse aspettando altro.

Un sorriso mi nasce e mi muore sulle labbra, con la stessa rapidità di un battito di ciglia.

Non c'è davvero nulla per cui sorridere, Akaashi non me la farà passare così liscia come immagino, neanche se Bokuto volesse.
E non sono per nulla sicuro che lui, in fin dei conti, voglia.

"Dio ma perché... perché mi caccio in queste situazioni..."

Non mi sono sentito così nervoso neanche il mio primo giorno di scuola media, o superiore.
Neanche per il mio primo bacio.
Neanche durante la mia prima volta con una ragazza.

Non sono mai stato così agitato per i miei esami di fine anno, i quali sono sempre andati eccellentemente, nonostante le apparenze.

C'è solo una persona che mi manda in tilt totale, questo è vero, ma in questo caso non si tratta neanche di questa specifica persona in esame.
Per dirla tutta, questa specifica persona, è seduta a gambe incrociate sul divano mentre solleva un gattino nero per strofinare il suo viso contro la sua pancia morbida; e di sottecchi mi guarda, mentre continuo a macinare i chilometri nel soggiorno.

<< Kuroo... ho detto calmati, mi stai facendo venire la nausea con questo camminare su e giù.>>

La voce di Kenma è decisamente più seccata ed atona del solito, sembra quasi assente del tutto, nonostante mi senta costantemente i suoi occhi addosso.

Sospiro nuovamente, guardando l'orologio appeso alla parete.

Dovrebbero essere qui tra poco.

Le mani continuano a sudarmi freddo mentre tutto il resto di me sembra star andando a fuoco, sento la bocca completamente asciutta, così tanto che ogni mio tentativo di deglutizione finisce per ferirmi la gola.

Afferro la bottiglia d'acqua completamente spazientito.

Non sono un tipo di persona che si sente nervoso per un non nulla, io le razionalizzo sempre le mie emozioni e alla fine, non mi lascio travolgere da niente.

I miei piedi restano sempre per terra e la mia testa ben salda sul mio collo.
Ogni cosa viene analizzata e processata nel modo più funzionale possibile, al fine di evitare inutili rilasci di adrenaline.

Però adesso, sono completamente con il cervello a mollo in un brodo di giuggiole, per Bokuto Kōtarō e quel glaciale, tremendo, schietto del suo amico Akaashi Keiji.

<< È stata una pessima idea Kenma, davvero una pessima idea...>>

Kenma mugugna, mentre continua a giocare con Link sulle sue gambe, senza prestarmi realmente attenzione.

Sembra davvero rilassato e calmo, per di più sembra essere tornato in forma dopo la vicenda di qualche giorno fa.

Un brivido mi scuote, al solo ripensare di quel giorno. Istintivamente mi perdo con lo sguardo nel l'angolo del soggiorno dove ho trovato Kenma accasciato a terra.

Ancora adesso mi sembra di rivivere quel giorno, ogni qual volta mi trovo soprappensiero ed i miei occhi cadono proprio in quel punto della casa.

Stranamente o forse, naturalmente, l'unico pensiero in grado di distogliermi dal disagio e dall'imbarazzo che provo per Bokuto ed Akaashi, è esattamente questo.

Niente potrà mai essere peggio di quella giornata, dello sguardo che aveva Kenma, del dolore nella sua voce.
Nessun Akaashi freddo e distaccato potrà farmi tremare le ginocchia come fece Kenma quel giorno, e nessuno dei mille scenari che ho già considerato potrà cogliermi impreparato come quel giorno.

Sono pessimo nello scusarmi, davvero non riesco mai a trovare le parole giuste da dire, forse un po' per orgoglio o anche perché generalmente non mi importa più di tanto.
Ma questo è un altro di quei casi limite, si tratta di Bokuto ed Akaashi.
Bokuto in particolare, uno dei miei più cari amici.

Il tempo sembra non passare con il suo solito andamento, sembra dilatarsi all'infinito e pesare, secondo dopo secondo, sempre di più sulle mie spalle.

L'attesa mi logora.

Mille e uno domande mi tempestano la mente, in attesa di una riposta più o meno esaustiva.

Che cosa dovrò dire a quei due come prima cosa?
Basteranno le mie scuse?
Akaashi sarà davvero di umore così pessimo da contagiare anche Bokuto?
Bokuto è realmente convinto di non volermi più vedere?
Sarà stato Akaashi ad impedirgli di scrivermi in questi giorni?
Quanto sarà difficile convincere Akaashi? E quanto difficile sarà con Bokuto?

Ma tutte queste questioni irrisolte hanno un ceppo comune: il mio temperamento da testa di cazzo, quando si tratta di qualcosa a cui tengo particolarmente.

Ed io ho a cuore Kenma più di qualsiasi altra cosa o persona, o essere vivente che ha calpestato questa terra.
Quel giorno le parole di Akaashi e Bokuto suonarono alle mie orecchie come offese, nei suoi confronti.
E questo non è qualcosa che io posso tollerare, se si tratta di Kenma.

Il campanello suona ed il mio cuore manca un battito.
Salto sul posto, sbarrando gli occhi e immobilizzandomi nel disperato tentativo di far andare Kenma ad aprire la porta.
Kenma però, dal canto suo, con ancora in braccio Link che si sta godendo tutte le sue attenzioni, non ha nessuna intenzione di alzarsi.

<< Kenma? KenKen... Micetto? Potresti...>> dico grattandomi la testa e facendogli un cenno verso l'ingresso, dopo essermi parato davanti a lui.

<<No.>>  risponde secco, senza neanche alzare gli occhi su di me.

Sbuffo.

Perché deve essere così poco accomodante con me? Alla fine gli sto semplicemente chiedendo di andare ad aprire la porta.
La porta di casa sua, per inciso.

<< Ti prego, questa volta... solo questa!>>

Kenma alza gli occhi al cielo e si alza con Link ancora in braccio, mentre il campanello suona una seconda  volta.

A passi lenti e svogliati Kenma si dirige verso l'ingresso, continuando ad accarezzare un poco convinto Link.
Quel gattino non ama molto stare in braccio mentre si cammina per casa, ma sarà la sua naturale ammirazione per Kenma o chissà che altro, che alla fine oltre a fare qualche miagolio indispettito, acconsente anche a questo.

<< Ehi...>> è tutto quello che dice, mentre fa un cenno con la testa e si discosta dalla porta per lasciare entrare gli ospiti.

"Merda... merda sono qui ed io... io ancora non ho la più pallida idea di come iniziare, proseguire e terminare il mio discorso..."

Preso da un attimo di vigliaccheria, mi volto verso la finestra del soggiorno, mentre sento Akaashi entrare per primo e salutare Kenma con un tono decisamente affabile.

Mi chiedo se rivolgerà anche a me un saluto con quella stessa voce.

"Bokuto è stranamente silenzioso... non è un buon segno... non lo è per nulla.
Con molta probabilità avrà pianto finora ed Akaashi, da buona fata madrina ch'è per quel ragazzo, gli avrà sicuramente detto che se ne sarebbe occupato lui."

Prendo un profondo respiro ad occhi chiusi, mentre visualizzo mentalmente qualcosa in grado di darmi la calma necessaria.

"Bokuto-San lascia parlare me."

Mi sembra davvero di sentirla la sua voce appuntita mentre lo dice.

Dopo un secondo respiro, mi volto ad accogliere i nostri ospiti della serata:

Akaashi entra immediatamente dopo Kenma, il quale mi guarda con uno sguardo abbastanza confuso.
Il viso di Akaashi è completamente teso, a differenza di quel che avevo immaginato fino ad ora, posso leggere una nota di tensione ed esitazione anche in tutte le sue rughe d'espressione.

Nei suoi occhi verde-blu scintilla una luce di preoccupazione, o forse compassione?

Non sono mai stato bravo a leggere le emozioni e le loro innumerevoli sfaccettature sui visi della gente, però l'espressione di Akaashi Keiji non appena entrato nel soggiorno di casa, mentre i nostri occhi per la prima volta dopo diversi giorni s'incontrano, è davvero impossibile da fraintendere.

È tremendamente nervoso e con il piede di guerra.

Non è entrato con la volontà di seppellire l'ascia di guerra.

Akaashi Keiji è entrato con il preciso scopo di rispondere fuoco al fuoco.

La cosa che mi sorprende di più oltre allo sguardo di Kenma, oltre all'espressione di Akaashi, è notare l'assenza di Bokuto alle sue spalle.

Ecco perché era tutto così silenzioso, ed ecco perché avevo sentito solo la voce di Akaashi parlare con Kenma: Bokuto non c'è.

La mia bocca si apre automaticamente, mentre un peso mi si adagia gravoso sul cuore.
Alla fine, nonostante la contentezza che mi sembrava di aver scorto nella sua voce per telefono, non è venuto.

La voce di Akaashi mi saluta, ma le mie orecchie non sono più connesse con il mio cervello.

Un senso di tristezza mi avvolge e mi impone di abbassare lo sguardo.

Ci avevo sperato, questa è la verità.

Avevo sperato che mi sarebbe bastato sollevare la cornetta e pensare a qualche parola messa su d'impatto per sistemare le cose.

Ed invece lui non è neanche venuto.

Credevo davvero che sarebbe stato così stupido da perdonarmi immediatamente?
Credevo davvero che l'unica cosa che gli impedisse di parlarmi, fosse Akaashi?

Lui è ferito, è deluso ed io sono stato nuovamente un egoista nel pensare che sarebbe bastato unicamente invitarlo a cena.

L'amicizia di Bokuto vale così poco, per me?

Assolutamente no, mi sento di rispondere.
Sono legato a lui, suo bizzarro modo di essere e di fare.
Ne abbiamo passate tante, ne abbiamo condiviso a milioni di esperienze e adesso, vedere solo Akaashi in piedi davanti a me senza la sua esuberante presenza, mi portano a sentirmi deluso.

Stringo i pugni e cerco di trattenermi dallo strofinarmi gli occhi, per quanto stiano pizzicando in questo momento, implorandomi di concedergli di piangere.

<<Kuroo-San... >>

La voce di Akaashi è decisamente in netto contrasto con la sua espressione: se il suo viso sembra duro e contratto la sua voce suona decisamente calma e rilassata.

<<Volevo vedere l'espressione che si sarebbe dipinta sul tuo volto, una volta realizzato che lui non sarebbe venuto.>> continua Akaashi.

"Akaashi ha iniziato ancor prima del previsto, e con più violenza di quel che avessi immaginato."

Mi sento davvero un verme in questo momento, incapace anche di strisciare ai suoi piedi e scusarmi.

Mi sento messo a nudo e come se non bastasse, lo sguardo confuso di Kenma, mi ferisce ancora di più di qualsiasi cosa ora Akaashi possa dire.

"Che vergogna Kuroo... che vergogna che fai."

Sento Kenma fare un movimento sul divano, anche lui come me ed il nostro ospite ancora in piedi, sta trattenendo il respiro.
Immagino che per lui debba essere ancora più assurdo di quanto non lo sia per me, essendo che che neanche è al corrente della situazione.

Mi mordo il labbro, reprimendo il pensiero di non aver avuto neppure il coraggio di parlare con Kenma per bene.

Ho fallito, su ogni fronte.

<< Keiji, siediti pure...>> Kenma, quella piccola e perennemente disinteressata bestiolina, adesso con le sue parole mi salva dall'imbarazzo del silenzio tra di noi.

<< Grazie.>> risponde Akaashi, accomodandosi anche lui, davanti al tavolino basso del soggiorno.

Io per contro, resto in piedi, con ancora lo sguardo basso, appoggiato con la schiena contro la finestra.

"Che patetico dejà-vú"

Per qualche minuto il silenzio tra di noi diventa opprimente e pesante, fino a che non è nuovamente Akaashi a romperlo.

<<Kuroo-San...>>

"Avanti dì qualcosa... qualsiasi cosa, digli qualcosa!"

<< A-Akaashi... io... ecco...>>

Dopo aver raccolto tutto il mio inesistente buonsenso, provo ad aprire bocca, nella speranza che il flusso dei miei pensieri confusi non trovi la via prima che la mia ragione possa filtrarlo.

<< Ascoltami, adesso.>>

Di nuovo quel tono glaciale e tremendamente stizzito.
Generalmente ad una provocazione avrei risposto con dieci provocazioni, ma adesso mi sento così nel torto, da non poter far altro che porgere l'altra guancia alla furia che sta per scatenarmisi addosso.

<<Probabilmente dovrebbe andarmi bene così, e dovrei pensare di più a me stesso, ma non riesco a trattenermi, quindi mi scuso se per un po' parlerò solo io.>>

Akaashi e la sua tremenda, affilata, cordiale, cortese, gentile, calma ed agghiacciante maniera di insultarti e spaventarti senza neanche scomporsi.

Eccolo qui, in tutto il suo splendore.

Incondizionatamente deglutisco, alzando titubante lo sguardo su di lui e cercando di non fare un'espressione troppo tetra.

<< Sono davvero desolato di dover parlare in questi termini, davanti a Kenma, che è per giunta il padrone di casa. Ciò che è successo qualche giorno fa mi ha davvero lasciato allibito nonché profondamente deluso.>>

Vedo come Kenma, il quale non ha la più pallida idea di quel che stia succedendo, nonché sia successo, sposta lo sguardo da Akaashi a me.

Akaashi per contro, non si scompone neanche di un millimetro.
Gli rivolge un sorriso appena accennato, chinando leggermente la testa in segno di scuse ancora una volta, dopodiché torna con il suo sguardo su di me.

<<Mai in vita mia avrei creduto di essere protagonista di un qualcosa del genere. E' vero, non siamo adulti ed è anche vero che non tutti abbiamo un autocontrollo tale da saperci gestire anche nelle situazioni più difficili. Ciononostante Kuroo-San, non siamo neanche bambini.
Ed io sono davvero furente di rabbia con te e con il tuo modo puerile di comportarti.
Come se fossi davvero una bestia che agisce solo per istinto.
Sono arrabbiato per tantissimi motivi:
Per il tuo essere tanto codardo e presuntuoso da non riuscire neanche a sollevare il telefono per primo. Sono basito dalla tua mancanza di sensibilità e di buon senso. Le tue azioni sconsiderate sono seconde solo al tuo incommensurabile ego.>>

Kenma, il quale ha sempre su un'espressione insofferente e distaccata, si sistema sul divano con nervosismo, con la bocca semiaperta nel tentativo di dire qualcosa che però non arriva.

È vero Akaashi, è tutto vero quel che stai dicendo, ma come per te Bokuto occupa il primo posto per me lo occupa solo Kenma.
Lo è sempre stato e lo sarà per sempre, non mi aspetto che tu possa comprendere la natura del nostro legame così in fretta.
Lo so, potrebbe sembrare al limite dell'ossessivo e del patologico.
Lo so, che dall'esterno potrebbe sembrare complesso, ma per noi è estremamente semplice ed io...
Quel giorno ho agito solo perché spinto dalla preoccupazione per lui...

<< La tua arroganza non ha mai avuto pari, e se finora l'ho sempre e solo considerato un difetto del tuo carattere, che però non era in grado di ferire nessuno, adesso me ne sono davvero ricreduto. Sei perfido Kuroo-San, nel senso più viscido del termine, e la cosa non sembra neanche darti qualche rammarico.>>

<< Akaashi... ma cosa...>>

<< Kenma, scusami, mi dispiace interromperti, ma non ho terminato di rivolgermi a Kuroo-San. Lo comprendo bene che forse per te questa conversione non ha decisamente senso, però non spetta a me spiegarti i dettagli.>>

Akaashi solleva un sopracciglio nella mia direzione, colpevole anche del fatto di non aver avuto neanche il coraggio di essere onesto con Kenma.

<< Kuroo... ma cosa sta dicendo?>> la sua voce tremolante mi arriva come una freccia, dritta nel cuore.

Come lo spiego adesso?

"Tutto quello che ho fatto Kenma, l'ho fatto per te.
Nessuno potrebbe mai capire, nessuno potrebbe mai vedere al di là delle mie azioni, ma tu si non è vero?
Se ho sbagliato, ho sbagliato per te.
Se sono stato impulsivo, l'ho fatto per te.
Se adesso mi sto vergognando di aver urlato contro i miei amici, di aver picchiato Bokuto e di non essere riuscito a parlare con nessuno per i giorni seguenti, è per te.
Tutto quello che ho fatto... Kenma... l'ho fatto per
te."

È questa la parte più marcia di me, di Akaashi e forse di chiunque altro.

E non posso fare a meno di chiedermi ora, se il fine giustifica i mezzi?

L'ho fatto perché...

Già, ma ciò non toglie che io l'abbia fatto.

<< Akaashi, sei venuto qui per insultarmi davanti a Kenma?>>

"Perché... perché riesco solo a dire l'ultima cosa alla quale penso che si rivela essere sempre la più sbagliata?"

Akaashi scuote il capo.

<<Al contrario, sono qui perché credo che sia necessario chiarirsi. Ciò non significa perdonarsi, ma io credo davvero che tu debba sentire tutto quello che io ho da dirti, questa volta.>>

<< Sei tu che hai impedito a Bokuto di venire?>> sbotto alla fine.

È vero, ho le mie colpe.

Ma quel tenero agnellino seduto sul divano, è solo un lupo travestito.
Se Bokuto fosse venuto, se anche lui avesse avuto la possibilità di parlare con me, forse le cose avrebbero preso una piega differente.

"La verità è che sei un codardo che sperava di nascondere le proprie debolezze dietro all'emotività incontenibile di Bokuto."

No, non è vero.

<< Io non "impedisco" sulla a Bokuto-San. Lui è sempre stato e sempre sarà libero di decidere per se stesso. Se non è qui, è sicuramente per sua scelta.>> continua tranquillo lui.

La sua tranquillità e pacatezza mi danno ai nervi molto di più delle sue parole.

<< No... non è vero, lui non l'avrebbe mai...>>

Akaashi solleva una mano per zittirmi.

<< Fatto? Lui non l'avrebbe mai fatto, secondo te? Bhe, bizzarro sentire questo da parte tua proprio ora. Neanche lui credeva che tu arrivassi a...>>

Akaashi si blocca un momento, lanciando un'occhiata di sottecchi a Kenma, per valutare se continuare o meno la sua frase.

So bene a cosa sta pensando e mi rendo conto che meriterei adesso che lui dicesse chiaramente davanti a Kenma che io, in un momento di ira incontrollata, sono arrivato a fargli sputare sangue sul tappeto di casa proprio dove ora i piedi scalzi di Kenma sono posati.

<< ... A discutere con lui fino a quel punto. Sei sicuro di conoscerlo bene...? O meglio, sei sicuro di avergli fatto conoscere il vero te stesso?>> conclude.

Mi sento ancora più di merda, ancora più un verme strisciante, di quanto già non mi sentissi ultimamente.
Non la merito questa possibilità da parte sua, di far di che Kenma non mi guardi con occhi più preoccupati di quelli che già ha adesso.
La sua innata gentilezza e sensibilità, mi fanno sentire ancora più misero.
Fossi stato io, avrei preso a sbraitare come un cane rabbioso: lui non si scompone, mi parla con un tono di voce quasi soave e mi concede anche la possibilità di non sprofondare nel fango.

Perché stai avendo pietà di me Akaashi?

Perché continui ad essere così fastidiosamente gentile ed onesto, anche mentre mi stai insultando?

<< Io sono sempre stato...>> ma la voce mi muore in gola.

Sincero?
Sono sempre stato onesto con Bokuto?

Se la risposta è sì, perché continuò a sentirmi così colpevole e sotto pressione per le parole di Akaashi?

Un momento mi offre un appiglio, mi fa una gentilezza per non farmi sprofondare, il momento dopo mi sta già trafiggendo con una nuova frecciatina ben affilata, che mi centra in pieno.

Sei tremendo Akaashi Keiji.

È pauroso il modo in cui stai sputando la verità con tutta questa pacatezza d'animo.
Non urla, non si scompone, non si agita, non si scaglia contro di me.

Lui parla, con una cortesia avvolta da uno strato di pungente veleno.

Mi fa così rabbia il suo aspetto sempre composto ed il suo buonsenso che, se potessi vederlo scomporsi anche solo per un secondo adesso, sarei disposto anche a lanciargli il tavolo addosso.

Più lui mantiene la calma, più io la sento abbandonarmi in corpo, lasciando che il vuoto che mi resta dentro sia colmato ancora una volta dall'irritazione.

Stringo i pugni senza neanche accorgermene, mentre sollevo la testa ed incrocio lo sguardo di Kenma per un solo momento.

I suoi occhi sembrano spegnersi nell'esatto istante in cui incontra i miei.

Forse è solo la mia immaginazione, ma è come si fosse appena addormentato.
Non vedo più nessuna emozione in quelle iridi dorate, non sembra esserci neanche più un briciolo di luce.

Sono semplicemente spenti e distanti come se stesse osservando qualcosa di molto più lontano e sfocato del viso di Akaashi che continua a parlare.

Ma forse, è solo la mia immaginazione.


*FINE FLASHBACK*

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