Capitolo 25.1 - Nessuno.





*


Kuroo's POV

Le mie dita picchiettano nervosamente sul davanzale della finestra, nel soggiorno, mentre restavo di spalle ai due ragazzi che stavano seduti sul divano.

Guardavo fuori, cercando di calmare quella presa che mi stringeva all'altezza dello stomaco, quelle fiamme che sentivo ribollirmi nelle viscere.

Non riesco sul serio a mettere a fuoco quello che c'era fuori, poiché le mie pupille sono ridotte a delle fessure strettissime.
Ma anche se ci fossi riuscito, l'osservare il cielo ingrigirsi era del tutto inutile, come se potesse in qualche modo darmi sollievo, oppure come se potesse realmente placare i sentimenti violenti che stavano nascendo in me.

Mi sento attraversare da una scarica elettrica, che mi fa rizzare ogni pelo sul mio corpo.
Il mio respiro è pesante, l'aria mi brucia nei polmoni e mi fa boccheggiare.
Vorrei sollievo da un lato e vorrei ardere completamente, sotto il mio stesso fuoco, dall'altro.

Respirare fa male, la testa mi fa male, i miei pugni che si serrano all'improvviso fanno male.

Non urlare.

L'incessante ed assordante battito del mio cuore, il mio viso severamente accigliato, il fremito di ogni fascia muscolare nel mio corpo, la dolorosa fibrillazione dei miei pensieri.

Non urlare.

Fatico già molto per non ribaltare l'intera stanza, questo per me è già un segno di profondo autocontrollo che sto mostrando, e vorrei che venisse riconosciuto.

Vorrei che mi dicessero:
<<Bravo Kuroo, stai davvero facendo del tuo meglio.>>

Ma ciò che ottengo è solo un un fiato sospeso, dei due ragazzi che rimangono cauti, in attesa di un qualsiasi cenno da parte mia.

Ma mi chiedo, vogliono davvero una reazione, da parte mia ora come ora?
Non è semplice, in questo momento, essere me.

<< Kuroo-San...?>> chiede la voce titubante di Akaashi, notando la tensione di ogni mio singolo muscolo.

Non urlare.

In questo momento la sua voce mi avvelena ancora di più.

Il modo in cui la sua voce fa delle leggere inflessioni, poiché ha appena smesso di piangere.
Il modo in cui le sue frequenze paiono più basse del solito, proprio perché sta cercando di ristabilirsi e di non cedere nuovamente alla paura.
La sua ridicola maniera di mostrarsi tranquillo, mentre sento nel vibrare delle sue corde vocali, un rinnovato sentimento di tensione.
Il patetico tentativo che fa, nel cercare di non saltare a conclusioni affrettate nel mentre mi dice:

<<Ti dico solo quello che ho visto, Kuroo.>>

Sono tremendamente vicino dal voltarmi e da lasciarlo a terra privo di coscienza.

Se non riesci a tenere quella dannata bocca chiusa, Akaashi, allora è giusto che tu la tenga aperta, altrimenti come faresti a chiamare aiuto nel mentre io mi stia abbattendo con forza sulla tua faccia?
Io sono corretto: se ti ammazzo di botte, non ti nego la possibilità di farti gridare per farti soccorrere.

Ci sto provando, con tutto me stesso, nel non scagliarmi contro la tua pietosa faccia in questo momento Akaashi, ma temo di non riuscirci.

Me lo ripeto mentalmente:

Non urlare.
Non picchiarlo.

Non urlare.
Non picchiarlo.

Non urlare.
Non picchiarlo.

Serro la mascella, provando a prendere un profondo respiro- che risulta anche abbastanza rumoroso- nel tentativo di reprimere il formicolio nelle mie nocche.

<< Kuroo, non fare così, hai detto tu che volevi parlarne.>> dice Bokuto, mentre lo sento alzarsi e venirmi alle spalle.

Li sento, dietro di me, provare a smorzare la tensione e li sento mentre mandano i loro cervelli a velocità supersoniche, per trovare la cosa giusta da dirmi o la cosa giusta da fare, per impedirmi di scattare.

Ma esiste, la cosa giusta da dire o da fare, per non farmi abbandonare completamente la ragione umana, e farmi seguire l'istinto?

Lo sa bene, il mio amico Bokuto Kōtarō, che quando perdo le staffe, perdo anche ciò che ci contraddistingue dagli animali e finisco davvero per far qualcosa di cui poi, inevitabilmente mi pento.

E sa bene, che tra me ed Akaashi, lui deve essere molto rapido per prendere le difese di quest'ultimo, così come lo so io.

Lo sa che deve avere riflessi felini, il mio amico gufo, per mettersi in mezzo con il giusto tempismo ed evitare che il mio temperamento violento, peggiori le cose.

Non urlare.
Non picchiarlo.

Bokuto, non ci prova per nulla a dirmi di calmarmi, poiché lo sa che sarebbe del tutto inutile oltre che, rischierebbe di sortire l'effetto contrario.

Resta solo in piedi, facendomi sentire il suo sguardo addosso ed aspetta.
Aspetta di intervenire, qualora io mi avventassi sul ragazzo seduto sul divano.

Aspetta, forse che io dica qualcosa.

Aspetta di conoscere quale sarà la mia prossima mossa.

Il bello è che non la conosco neanche io.
Non riesco a pensare lucidamente, non dopo quello che ho sentito, e non riesco neanche a prendere una decisione.

Che cosa dovrei fare?
Oltre che non cedere agli istinti brutali che sento schiacciarmi il petto, io che cosa devo fare?

Sono offuscato dalla rabbia.

Non urlare.

Sono un fremito per la collera.

Non picchiarlo.

Sento la bile del mio fegato, rendermi amaro il sapore della mia stessa bocca.

Non urlare.

Il cuore nel mio petto, pompa impulsi carichi d'odio che non riesco a sfogare in alcun modo.
Se ora mi voltassi e posassi i miei occhi su Akaashi Keiji...

Non picchiarlo.

Non sono una persona violenta, non ho mai apprezzato chi ricorresse ai propri impeti bestiali per risolvere le situazioni.
Non mi sono mai lasciato andare a sentimenti di rabbia così profondi.

Non urlare.

Non mi sono mai perso negli abissi dell'aggressività, della prepotenza.
Non ho mai cercato di impormi con la forza fisica.

Non picchiarlo.

Non ho mai ceduto alla furia dentro di me.

Ma...

Prendo un altro respiro, chiudendo gli occhi per un momento, nella vana speranza di trovare un appiglio di pace che mi aiuti a non far precipitare le cose.

Ma...

<<Kuroo-San... senti, me lo hai chiesto tu di raccontarti che cosa fosse successo. Io ti ho detto solo quello che ho visto. Non ti sto dicendo che devi credermi...>>

"Ti prego Akaashi... taci.
Taci e non farmi sentire più il suono stridente della tua voce, prima che decida di strappartele quelle corde vocali.
Ti prego, fa silenzio.
Non riesco a sentirti insinuare nuovamente quel che stai dicendo."

Bokuto respira rumorosamente, alla mie spalle.
Lo sento com'è impaziente.

"Lo percepisci anche tu, Bokuto, come stanno per evolversi le cose? Te ne sei reso conto?"

L'aria tra di noi è molto tesa:
Potrebbe succedere di tutto o niente nel giro di qualche secondo.
Se solo venisse detta una parola in più, se solo venisse fatto un sospiro in più.
Qualsiasi cosa potrebbe essere la miccia che mi fa esplodere.
Davvero qualsiasi cosa, in questa stanza adesso, rappresenta per me il pretesto giusto, per raccogliere dell'ulteriore sangue dal pavimento; e non mi importerebbe se fosse il mio o quello di Akaashi o quello di Bokuto.

Non mi frena il fatto che sia il mio migliore amico, quello che sta cercando, silenziosamente, di farmi trattenere l'ira e di farmi riconsiderare tutte le opzioni a mia disposizione.

Ma che opzioni potrei mai avere, quando l'unica cosa che vorrei è abbandonarmi a questo fuoco che mi consuma dall'interno?

Mi sento impazzire, sento di perdere il contatto con la realtà, sento di essere al limite e sento di non avere più controllo di queste fiamme.

Sono spaventato anche io, così come sento l'aria di paura che i due ragazzi stanno inalando a fatica.

Generalmente non sono una persona scontrosa.
Generalmente non cerco mai di arrivare alle mani.

Ma...

Non ti sto chiedendo di scegliere tra me e lui, Bokuto.

E non ti sto chiedendo di neanche di non metterti in mezzo, nonostante io stia cercando di darti il tempo di farti da parte.

Ti sto chiedendo di fermami.
Ti sto chiedendo di essere rapido, di non lasciarmi compiere l'inevitabile.

Ma tu non lo faresti mai, non è così?
Non quando si tratta di Akaashi Keiji, neanche se di mezzo ci sono io.

Un po' ti capisco amico, perché io farei lo stesso per un'altra persona.

<<Kuroo-San...? >>

Ancora una volta, la sua voce mi arriva come benzina sulle fiamme del mio animo irrequieto.
È semplicemente troppo.
Troppo da chiedere ad un solo essere umano, troppo da chiedere solo ad una persona senza controllo, come me.
È troppo da sopportare, non resisto più.

Sono davvero al limite.

Digrigno i denti, prima staccare la spina tra l'istinto e la ragione.

<< TACI! TACI CAZZO! TACI AKAASHI TACI. CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA LURIDA CHE TI RITROVI.>>

Il suono che produco, non è neanche lontanamente una voce.
Sembra un verso animalesco, come se non appartenesse a me stesso, questo vibrare che sto buttando fuori.

Akaashi sbianca nuovamente, quando mi volto a guardarlo senza più un barlume di sopportazione negli occhi.

È un movimento rapido, quello che faccio, così rapido che neanche mi rendo conto che il mio corpo si stia muovendo da solo.

È un attimo, mentre vedo il viso di Bokuto, contrarsi in una smorfia indefinita, mentre lo sorpasso e con un balzo sono proprio dove non dovevo essere.

Mi stavo ripetendo di non urlare e di non picchiarlo.
E allora perché adesso, l'ho sollevato dal divano come se non pesasse realmente i suoi 70kg e come se io non pesassi i miei 80?

È come se non fosse un corpo, poiché mi sembra troppo leggero, come se fosse un sacco afflosciato, e una volta afferrato l'orlo della sua maglietta, il suo corpo si leva, proprio nella direzione che io scelgo.

"Che stai facendo, Kuroo?
Ne sei proprio sicuro che questo sistemerà le cose?"

No, per niente.
Anzi sono sicuro che le complichi, che aggiunga problemi nuovi su quelli già esistenti che gravano sulle mie spalle.

Mi sono già pentito di star stringendo così forte quella sua maglietta, e di incontrare quel suo sguardo così spaurito.

Trema come una foglia Akaashi, trema come se fosse un piccolo agnellino mentre io sono il lupo pronto a divorarlo.
Nei suoi occhi si formano nuove lacrime, vedo come si arrossano e come si inumidiscono all'improvviso.

Sono già pentito di aver fatto questa mossa e vorrei tornare indietro, vorrei lasciarti andare e chiederti scusa, Akaashi.
Credimi che lo vorrei sul serio, anche se sto continuando a tenerti sollevato, anche se ti sto guardando con questi occhi fuori dal mondo.

<< NON CE LA FACCIO PIÙ A SENTIRE LA PUZZA DELLE STRONZATE CHE TI ESCONO DA QUESTA FOGNA DI MERDA.>>

Credimi Akaashi, che non vorrei sembrare una bestia fuori controllo in questo momento, e che non vorrei davvero sfogare quel che ho dentro su di te.

Ma sono davvero al limite, non mi rendo neanche più conto della realtà intorno a me.

Sono smarrito Akaashi e sento di aver perso la mia ragione, proprio a causa tua.

Bokuto mi strattona da dietro, forse mi sta dicendo di lasciarti andare e di non fare l'idiota.
Potrebbe essere una delle cose che mi direbbe, se solo non avessi questo fastidioso fischio nelle orecchie.
Se non fossi così confuso forse riuscirei a sentire il suono della voce di Bokuto, che mi intima di smettere.

Io non sono così, non sono senza controllo.
Io non sono volubile, non mi piego sotto i miei sentimenti più negativi e bestiali.

Perdonami Akaashi, io non sono davvero una bestia.

Ma...

Ma si tratta di Kenma.

<<Kuroo!!>> urla Bokuto.

<<Adesso basta! Smettila di comportarti come un animale impazzito.>> la presa di Bokuto sulla mia spalla si fa più salda, così salda che adesso inizio a sentirla e mi sembra mi stia riportando alla realtà.

Nuovamente in un rapido ed impercettibile lasso di tempo, lascio andare Akaashi, il quale è in preda alle lacrime ancora una volta, e cade sul divano con un tonfo.

Bokuto mi volta verso di se e mi tiene fermamente per le spalle, costringendomi a restare fisso con lo sguardo su di lui.

Non avevo mai visto uno sguardo così deciso sul Gufo.
E forse lui, non aveva mai visto il fumo uscirmi dalle narici.

<<Kuroo, guardarmi e non costringermi a perdere la pazienza definitivamente.>> sancisce Bokuto.

<< Lo so, sei scosso, lo so che non ci credi a quello che Akaashi sta dicendo, ma non è un buon motivo per comportarti così.>> mi ringhia addosso.

Troppo deciso, questo rapace, non lo avevo mai visto così.

Lascio che le sue ambrate iridi, iniettate di sangue, si fondano per un momento con le mie, che sono sicuro essere diventate porpora.

<<Ah perché... tu lo sai? Bokuto tu non sai un cazzo di come mi sento io in questo momento.>> rispondo, continuando a mantenere il mio tono animalesco.

<<Ti ricordo che c'ero anche io. Ti ricordo che ti sono venuto dietro correndo anche io e come tu hai avuto da fare con Kenma, io ho avuto da fare con Akaashi.>> dice lui.

Io sbuffo, sorridendo follemente alla sua affermazione.
Ma quanto idiota può essere, questo ragazzo?

<<STAI DAVVERO PARAGONANDO IL MALESSERE DI KENMA CON QUALCHE LACRIMUCCIA DI QUELL'IDIOTA?!>>

Indico un Akaashi tremante, ancora seduto sul divano.

Sono sicuro che adesso Bokuto mi colpisca, e, qualora non lo facesse, sono altrettanto sicuro che manchi davvero poco.

<< No, non ho detto questo. Kenma è stato male, e Dio...se me la sono fatta addosso pure io! Kenma è anche mio amico, Kuroo!! Ma questo non ti da il diritto adesso di prendertela con Akaashi. Smetti di comportarti come un folle.>>

Folle.
Sono io il folle, adesso?

Non ci riesco Bokuto, non ci riesco davvero a star calmo e a non comportarmi in questo modo.

Vorrei fare come dici, tirare un respiro e placarmi ma sono frenato e non riesco a capire perché.

Forse perché, implicitamente, se ora mi abbandonassi alle tue parole, se ora io ci credessi, è come se stessi accettando quel che Akaashi mi ha detto.

Non posso credere alle sue insinuazioni.

E così, di nuovo, il mio corpo si muove da solo, senza che io possa prevederne il moto, sto ancora una volta facendo un qualcosa che non avrei dovuto.

Sono di nuovo dove non sarei dovuto essere.

*FLASHBACK*

Non appena sento i muscoli di Kenma perdere il tono della veglia, e non appena sento il suo respiro farsi più lento, cerco di scivolare fuori dal letto per andare a sistemare in soggiorno.

Lo guardo un'ultima volta prima di uscire dalla stanza.
È rannicchiato, come se fosse un bambino, stringendo a se un cuscino.
Il suo viso è davvero esausto e le sue occhiaie sono molto più marcate.

Vedere le sue manine semichiuse e fasciate, così come il cerotto sul suo sopracciglio, mi fanno stringere il cuore, costringendomi ancora una volta ad imputarmi la colpa di quanto successo.

"Se solo non fossi andato a pranzo con Bokuto... ci sarei stato io durante questa famosa telefonata... sarei intervenuto subito.
Avrei mandato al diavolo chiunque ci fosse stato dall'altra parte di quel telefono."

Non è il momento di lasciarsi andare a supposizioni.
Non sono mai stato un amante dei " se fosse andata così... " devo cercare di essere più concreto, nonostante i rimorsi mi stiano lentamente corrodendo.

Devo agire sul presente, essendo che è impossibile modificare gli avvenimenti del passato.

Sospiro, mentre gli sistemo per bene la coperta sulle spalle e mi richiudo dietro la porta della sua stanza.

Per prima cosa necessito di bagnarmi il viso con l'acqua più gelida che sono in grado di trovare: mi devo dare una scossa ed una svegliata, devo reagire e pensare a cosa fare una volta che Kenma si sarà svegliato.

La cosa che mi preme di più sapere adesso è solo una:

Come?

Come siamo arrivati ad una situazione del genere?
Chi è stato a chiamare Kenma?
Che cosa gli ha detto, in questa fantomatica telefonata, da farlo crollare in questo modo?

C'è solo una persona in grado di rispondere alle mie domande, e si trova sul pianerottolo di casa, con gli occhi gonfi e con il fetore della paura ancora addosso.

Rapidamente, dopo aver messo a lavare la mia felpa nella lavatrice, sono già a lavoro per raccogliere i vetri.
L'oggetto che è andato in frantumi è così ridotto in polveri sottili, che mi è impossibile riconoscere cosa fosse in origine.

"Deve averlo scagliato a terra con forza, per essersi infranto in questo modo."

Passo uno straccio, alla meno peggio, per eliminare sia i diamanti più sottili che le macchie di sangue.

Mi sento rabbrividire, quando passo sul punto dove ho trovato Kenma riverso, e mi sembra di rivederlo sofferente a terra, in questo esatto angolo della casa.

Difficilmente credo che riuscirò a togliermi dalla testa quest'immagine, sono certo che mi tormenterà per un bel po' di tempo.

È più forte di qualsiasi altra cosa a questo mondo per me, quando si tratta di Kenma, mi spengo.

È sbagliato volerlo proteggere a tutti i costi?
È sbagliato volerlo vedere felice?

Se la risposta è No allora perché continuano ad accadere episodi del genere?
Perché quanto più c'è di male nel mondo, continua a ripetersi sempre uguale a se stesso?

Un uomo un giorno disse: L'eterno ritorno dell'uguale.

Aveva ragione, ma non aveva specificato che si trattasse sempre e solo del dolore.

Se la risposta è Si allora, forse capirei, quel che sta capitando.
Capirei il perché le cose si complichino sempre nel modo peggiore possibile e lo accetterei.
Non me ne farei una ragione e non perderei di vista il mio obiettivo, ma accetterei il fatto che la vita sia terribilmente ingiusta e che, chi è nato per soffrire lo farà fino alla fine dei suoi giorni.

Sospiro, mentre mi affretto alla porta per far rientrare Akaashi e Bokuto.

Sono stranamente silenziosi, sono stranamente stretti l'uno all'altro.

Che Akaashi gli abbia già raccontato cosa sia successo?

Il volto di Bokuto mi sembra pallido esattamente come quello di Akaashi e questo, mi fa ancora una volta presagire il peggio.

<<Sedetevi, c'è ancora un po' bagnato, ma si asciugherà a breve.>> dico, facendo cenno verso il divano.

<<Akaashi vuoi un po' di camomilla? Un po' di tisana?>>

I due ragazzi prendono posto, ed il corvino scuote la testa.

"Meglio così, andiamo dritti al punto."

<< Kuroo, tu non ti siedi?>> mi chiede Bokuto, il quale sta finalmente posando il suo sguardo su di me.

Non sono bravo a leggere le emozioni, ma questa sul suo viso è indiscutibilmente preoccupazione.

Mi appoggio al davanzale della finestra, dando le spalle all'esterno.

<< No, sono troppo teso per potermi concedere il lusso di sedermi.
Non voglio sembrare brusco, Akaashi, ma necessito davvero di sapere che diamine sia successo.>> le parole mi escono di bocca come un fiume in piena, senza un controllo e senza averle accuratamente scelte, come di solito mi trovo a fare in situazioni tese come questa.

Mentalmente sto contando fino a 10, da almeno 15 minuti.
Forse sono arrivato a qualche centinaio di migliaia, non ne ho idea.

Vedo Akaashi stringersi il tessuto dei pantaloni sulle ginocchia, con le mani.
Un gesto semplice, ma che mi manda il sangue al cervello, facendomi sentire improvvisamente stanchissimo e agitato.

Il peso della corsa, il peso dell'allenamento e dell'essermi svegliato presto.
Il peso del dover contenere sempre in un minuscolo spazio vitale, le mie emozioni, per non far preoccupare Kenma o, come in questo caso, Bokuto ed Akaashi.

L'agitazione si insinua nuovamente in me, spingendo il mio corpo, ancora, oltre la soglia della fatica che può sopportare.

Il cuore mi sale in gola, il sudore mi imperla il viso, lo stomaco prende a farmi male.

Akaashi deglutisce.

<<Kuroo-San... era... era tutto tranquillo. Noi eravamo in cucina, avevamo appena finito di mangiare. È vero... Kenma era un po' strano poiché borbottava di essere infastidito.>>

Akaashi fa una pausa ed io noto come la sua mano sia intrecciata a quella di Bokuto, nello spazio tra le loro cosce sul divano.

<<Compiva alcuni movimenti con rabbia... non so come definirlo... mi sembrava a momenti estremamente arrabbiato e a momenti estremamente tranquillo. Però non ci ho dato peso... ecco tutto.>>

<<Capisco, bhe forse era infastidito con me... per la partita di oggi... ma chi ha chiamato Akaashi?!>> chiedo, fissando i miei occhi nei suoi.

Akaashi abbassa lo sguardo e sussurra un qualcosa che non riesco a sentire.

<< Come?>> domando, sporgendomi in avanti per incitarlo ad alzare il tono di voce.

Akaashi cerca l'approvazione nello sguardo di Bokuto, il quale annuisce incitandolo teneramente a parlarmi.

"Fa davvero così paura il mio viso, in questo momento, da non potermi neanche parlare?"

<< Nessuno.>>

Sbatto le palpebre confusamente un paio di volte, mentre un sorriso sconcertato e stordito mi affiora sulle labbra.

Akaashi deve essere sotto shock più di quanto pensassi, se afferma cose del genere.

<<Akaashi... come dici?>>

Ci fu una breve pausa.

<< Non ha chiamato nessuno, Kuroo-San.>>

*FINE FLASHBACK*

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