Capitolo 22- La Piacevole Imprevedibilità della Vita.




*

Kuroo's POV

Alla mia risposta Bokuto finge di asciugare una lacrima da uno dei suoi occhi tondeggianti.
Si atteggia in uno struggente ed improvvisato pianto, di commozione ed emozione, rimarcando il concetto che mai si sarebbe aspettato questo da parte mia.

<<Credevo che prima dei 30 anni, non ti avrei mai sentito pronunciare la parola amore, Kuroo, io sono sinceramente colpito.>> ridacchia.

Io sbatto un pugno scherzoso sul tavolo, pretendendo di essere infastidito dalla sua affermazione.
Effettivamente avevo detto che non mi sarei mai innamorato, prima di aver raggiunto i 30 anni, e finora era sempre stato estremamente facile, evitare coinvolgimenti con le donne che ho avuto.

Avevo anche provato ad avere delle ragazze fisse, ma la relazione più lunga di cui ho memoria è di circa 1 mese.
Inutile dire che sia finita rovinosamente, quando lei si rese conto che oltre alle notti di fuoco, io non avessi alcun interesse in lei.

Sentivo di non riuscire a legarmi a nessuna di loro, di non avere quella complicità implicita, che mi spingeva a riorganizzare la mia mente per loro.

Era un sesso piacevole, che mi faceva avere diversi orgasmi.
Erano chiacchiere vuote, dove per lo più loro ridevano e mi adulavano.
Erano uscite noiose, in giro per Tokyo, mentre con la testa io stavo già spalmato sul mio divano di casa.

Con Kenma è sempre stato diverso:

Non mi pesa la nostra quotidianità, mi interessano tutte le chiacchiere e tutte le cose che mi dice.
Lo ascolto sempre con attenzione che sia quando mi parla delle sue passioni, sia quando si lamenta di qualsiasi altra cosa.
Passare del tempo con lui mi riempie il cuore, le uscite non sono mai forzate.
Sono io che mi propongo di portarlo dovunque, che sia al mare o in centro, ad una convention o semplicemente al parco.

C'ho messo pochissimo ad abituarmi ad alzarmi prima di lui per preparargli la colazione, o per imparare ad usare la sua lavatrice d'ultima generazione per fargli il bucato.
Mi sistemavo le giornate pensando prima a lui e poi ai miei impegni.
Facevo la lista della spesa per casa sua, pensavo alle pulizie da fare in casa sua e compravo complenti d'arredo per riempire un po' quel suo appartamento decisamente troppo grande per farcelo vivere da solo.

Quella non è la casa d'infanzia di Kenma, è un appartamento che i suoi genitori gli hanno comprato per avvicinarlo di più al liceo che aveva scelto.
La sua casa d'infanzia si trova vicino la mia, in una zona un po' più caratteristica e tradizionale di Tokyo, che dista circa 2h in treno.

Ogni tanto mi ritrovo a tornare a casa mia, ma anche i miei genitori sono convinti che sia meglio per me, restare da lui, senza fare questo avanti e dietro stressante dalla scuola a casa.
In realtà torno a casa solo quando ho bisogno di qualcosa, o quando tornano i genitori di Kenma.

Forse è da quando abbiamo iniziato questa strana convivenza, che le cose tra di noi sono iniziare a cambiare, almeno per me.
Il mio legame con Kenma è diventato sempre più saldo e indissolubile, che anche durante quel mese in cui facevo avanti e dietro da casa mia, non facevo che mentire ai miei genitori dicendo che tra di noi le cose fossero uguali, come al solito. Mentivo dicendo che fossero tornati i suoi genitori e che volevo dargli la riservatezza che meritavano.
Proprio perché la mia testa non riusciva ad accettare di averlo perso, che la maledetta, continuava a spingermi ad avere visioni di un futuro in cui ci saremmo riappacificati.

All fine è successo, ma è successo anche molto di più di questo.

Quello che credevo essere semplicemente un muscolo involontario che pompava sangue ed ossigeno, si è rivelato essere il motore delle mie emozioni.

È lì la scienza è andata a farsi benedire.
La mente mi si offusca e le guance mi prendono fuoco, quando penso a Kenma e quando penso che anche io, sono riuscito ad innamorarmi.

Da quella notte, in cui mi confidò di Hinata e Kageyama, il pensiero che tra di noi potesse esserci qualcosa di più, non mi ha lasciato un momento.
Mi ha così reso schiavo che alla fine quel qualcosa in più c'era davvero.
All'inizio credevo di voler vedere, di voler provare questa cosa così disperatamente, da starmene convincendo da solo.
Stavo ingannando la mia mente, con un effetto placebo, di qualcosa che in realtà non poteva esistere.

La verità, per contro, è stata così dura e così opprimente, da mandarmi ancora di più in confusione.

Non stavo cercando di vedere un qualcosa che in realtà non c'era, io stavo finalmente aprendo gli occhi su un qualcosa che c'era sempre stato.

Stavo aprendo gli occhi, la mente, il cuore all'unica persona che ha sempre avuto un posto speciale nella mia vita: mi stavo aprendo a Kenma Kozume.

L'idea di essere rifiutato da lui mi ha così mandato in agitazione, che stavo perdendo di vista la questione fondamentale:
Io sono innamorato di Kenma.

Sono innamorato e farò in modo che lui si innamori di me, con i suoi tempi.
Con le sue pause e con il suo ritmo.

<< Quand'è che me la fai conoscere?! Kenma sa chi è?!>>

L'ilarità di quella affermazione mi fa sorridere.

<<Amico, mi pare ovvio che Kenma lo sappia.>> dico non riuscendo a trattenere le risate.

Bokuto si imbroncia.

<<Perché lui lo sapeva ed io no, scusa?>> chiede, iniziando a fare la sua solita faccia mogia.

<< Ma perché ci abito assieme a Kenma, è ovvio che si accorga se viene una donna a casa....>>cerco di sviare l'attenzione in questo modo.
Non mi sento ancora pronto a confessare che la persona di cui sto parlando è proprio quel gattino dai capelli decolorati.

<< Uffa... e com'è?>>

<< Bhe... lei è - mi perdo un momento nell'immaginare il viso di Kenma, cercando di descriverlo in modo più oggettivo possibile - bionda, dai capelli non molto lunghi. Ha una pelle chiara e molto delicata, è introversa ma... perversa.>>

Il viso di Bokuto ritrova il suo solito colorito, evidentemente l'ultima parola detta richiama la sua attenzione, facendogli dimenticare che fino a qualche secondo fa, si sentiva profondamente sconfortato.

<< HEY DIMMI DI PIÙ!!>>

Sospiro.

Che male può fare, parlare anche di questo? Magari tirerà fuori dal suo bizzarro cilindro, da cappellaio matto, qualche altro saggio consiglio.
Magari Akaashi a furia di provare a correggerlo, forse è finito davvero con il riuscirci.

<<Vedi... a lei piacciono un po' le cose estreme...>> confesso, abbassando il tono della voce.

Bokuto si avvicina, stendendo il collo sul tavolo, per cercare di sentire meglio.

<< Come dire... le piace... essere dominata.>>

Bokuto apre la bocca:

<< Hai trovato davvero la tua dolce metà allora, a te non piace fare queste cose?>>

Io annuisco, anche se non è così semplice.

<< Si... ma io non lo avevo mai fatto in questo modo. Insomma... mi era capitato di fare qualcosa di soft... una pacca sul culo, qualcuna era stata anche bendata... ma nulla di più.>>

Bokuto si porta le mani alla bocca, senza riuscire a dire una parola in più.

<< Lei è davvero... davvero estrema. Io non capisco dove inizia la sua perversione mentale e dove finisce la sua sensibilità. Perché fuori dal... "personaggio" come ti ho detto, è molto timida. Poi si trasforma, piange e vuole che io la umili... mi ha anche chiesto di strozzarla...>>

Bokuto tossisce la sua stessa saliva andata di traverso. Strabuzza gli occhi, e si batte compulsivamente una mano sul petto, boccheggiando per trovare aria fresca ad infiammargli i polmoni.
Bokuto è molto sensibile all'argomento, ha una concezione molto tradizionale e semplicistica dell'atto sessuale, per tanto si sorprende nel sentir parlare di questo tipo di perversioni; come se fosse un bambino che ancora crede a Babbo Natale, e che non riesce ad accettare una realtà differente da questa.

<< E allora tu accontentala amico.>> dice, dopo aver ritrovato un contegno, nonostante il suo viso sia ancora in fiamme.

Alzo un sopracciglio, interrogativo.

<< Se vuole che tu la tratti da troia sottomessa, fallo.>>

Il mio viso si avvampa assieme al suo.

<< Ma lei non è una...>>

Mette le mani avanti, per placare il mio irruento ed impulsivo fuoco interiore.

<< Calmati, non ho detto che lo sia. Ho detto che se vuole essere tratta così, allora tu fallo. Se vuole essere umiliata... fallo. Vacci giù pesante se le piace. Forse non te l'ha data, ancora, perché tu non le hai fatto le cose che lei vorrebbe. O forse vorrebbe che te la prendessi con forza, senza chiederle il permesso.>>

Le rotelle dentro la mia testa si mettono in moto, facendo un rumore così assordante che forse anche Bokuto, si sarà accorto del loro stridere l'una contro l'altra.

<< Insomma, se te lo fa capire che è una tipa estrema, e se tu sei innamorato di lei, che male c'è?>>

Che male c'è?
Che male potrebbe esserci nel dare a Kenma, quello che mi chiede senza più essere esitante e senza più trattenermi?
Si è affidato a me del resto, mi ha dato fiducia e si è lasciato andare.
Forse è questo che sta aspettando, forse vuole davvero essere trattato con forza e con umiliazione.
Ma io sono capace di trattarlo così male, in modo così estremo?

Quando stamattina mi ha chiesto di stringere le mie mani sul suo collo, sono rimasto pietrificato, non sapendo cosa fare.
Ma poi l'ho visto, quando lo hanno appena sfiorato le mie mani, come si è contorto di piacere il suo corpo.
Più stringevo e più lo vedevo eccitarsi e fremere, fremere di desideri più lussuriosi dei miei.
Ripenso a quando, con sempre le mie mani strette attorno a lui, sia semplicemente venuto con il solo contatto della mia erezione contro le sue natiche.

Pensieri altamente pericolosi iniziano a passarmi in mente.
Chissà in quanti altri modi io potrei farlo venire, senza toccarlo direttamente.
Chissà in quante altre maniere, non del tutto convenzionali o etiche, io potrei provocargli del piacere.

<<Forse hai ragione, per la seconda volta. Forse dovrei fare esattamente come dici tu.>>

Lui si gonfia il petto, orgoglioso di quello che ha detto.

<< Ma certo che ho ragione, se te lo sta chiedendo, perché non darglielo? Se poi quello che stai facendo è troppo, penso che riesca a dirtelo.>> conclude.

Resto pensieroso ancora un po', incerto su un unico punto.

<< Sai... è che mi preoccupano le dimensioni.>> gli confido.

<< In... in che senso?>> chiede lui, lasciando che sul suo viso si dipinga un'espressione curiosa.

<< Le... le mie dimensioni.>>

<<AH?!>> urla, scattando in piedi ed attirando gli sguardi di tutti nel locale.

<< Bokuto per l'amor del cielo...>> gli faccio segno di sedersi nuovamente e di abbassare la voce.

<< Kuroo... insomma... che vuoi che sia, l'hai già fatto no?>>

Deglutisco.

<< Si... però... lo sai.>> dico piano.

<< Si lo so che la natura ti ha dato sia un grande cervello che un grandissimo cazzo, Kuroo.>> alza gli occhi al cielo, mentre lo dice.

<<Questa cosa mi preoccupa un po'...>>

<< Ma non mi pare ti sei mai fatto problemi, alle donne piace, no?>> continua lui, senza cogliere il punto della situazione.

<< Il fatto è che lui è ancora vergine e quindi passare dal nulla al mio potrebbe essere traumatico.>>

La faccia di Bokuto diventa un misto indecifrabile di tutte le sue emozioni.
In primo luogo non mi rendo conto del perché, la sua reazione sia così tanto esagerata.
Ma poi comprendo di aver sbagliato un pronome, o meglio, di averlo azzeccato.

<< LUI?!?!?>> urla nuovamente, facendo tornare gli sguardi e i bisbìgli di tutto il locale esattamente su di noi.

<< Lei Bokuto! LEI!! Che cazzo ho sbagliato!>> mi affretto a dire, cercando di farlo tornare a sedere.

<< Kuroo hai detto lui, l'ho sentito!!!>> la sua faccia è talmente gonfia quanto rossa, da sembrare in procinto di esplodere.

Il terrore si insinua nei miei occhi, e la paura si impossessa del mio cuore, per il timore di disgustare e di imbarazzare il mio amico.
Credevo che dirglielo sarebbe stato più semplice, invece per la prima volta sento il peso del pregiudizio sulle mie spalle.

<< Bo, ho sbagliato sul serio. Ma davvero pensi che uno come me possa essere gay?!>> faccio un gesto vago con la mano, sperando di convincerlo.

Lui sembra star facendo dei calcoli astronomici, decidendo se credere o meno alle mie parole.

Mi sento tremendamente in colpa nello star mentendogli, ma sento ancora più opprimente il suo giudizio qualora dovesse essere negativo.

<<È stata una svista, ti ho parlato di una ragazza fino ad ora, no?!>> continuo.

<< Bhe si...>> dice lui, tornando ad un colorito normale.

<< E allora come ti salta in mente di pensare una cosa simile. L'hai detto tu stesso che ne ho combinate di più io che un sito porno.>> provo nuovamente a far prevalere il raziocinio, sulla mente estremamente malleabile di Bokuto.

<< Si...>> ripete ancora.

<<Allora fai 2+2 Bokuto, dovresti poterci riuscire anche tu. Ma come ti viene in mente di pensare una cosa simile... cioè è assurdo anche per te. Ma riesci a pensare prima di dire certe cazzate?!>>

Lui ride, grattandosi nervosamente la testa con una mano.

<< Bhe si... ahahahah, scusa è stato... bho colpa mia, credevo...>>

Abbassa gli occhi, come se fosse deluso ed imbarazzato nel contempo.
Forse ho esagerato, forse l'ho fatto sentire troppo in colpa.

<< Oya, vedi che non sono arrabbiato! Non c'è bisogno di reagire così...>> provo a dire, ma il suo viso si fa sempre più scuro, come se fosse sull'orlo delle lacrime.

<< Ma... tutto bene?! Io stavo... forse ho esagerato nello sgridarti...>>

Bokuto scuote la testa.

<< Non è questo... è che hai fatto passare l'essere gay come una colpa... come una cosa brutta.>>

Mi si gela il sangue nelle vene nuovamente.
Ero così preso nel negare con forza la mia sessualità, per non cadere vittima del pregiudizio, che ho finito per mostrarmi omofobo io stesso.

<< No... no assolutamente io non volevo dire che... non c'è nulla di male nell'esserlo.>> provo a mettere una mano sul suo braccio sul tavolo, ma lui si ritrae automaticamente.

<< Non è quello che hai detto poco fa, perché dovrebbe essere una cosa assurda? Una cosa di cui vergognarsi, scusa?!>> la sua voce è tremendamente seria, così come il suo sguardo, nonostante i suoi occhi siano arrossati per le lacrime, che sta disperatamente cercando di trattenere.

<< Non è una vergogna, ci mancherebbe. Stavo solo dicendo che io...>>

<< Che "uno come te" non potrebbe esserlo. Ma poi che vuol dire " uno come te"?>> mi interrompe.

"Uno come me."

In realtà non vuol dire nulla, poiché nonostante le mie numerose avventure sessuali con diverse donne, di cui riesco a malapena a rammentarmi, alla fine sono finito per innamorarmi di un ragazzino apatico e depresso.
Tra tutte le donne di questo mondo, l'unico che desidero adesso è solo lui. Desidero renderlo felice, renderlo spensierato, desidero la sua mente sempre distante così come il suo tremante corpicino.
A questo punto, la frase "uno come me" non ha davvero nessun significato.

<< Bokuto, non vuol dire nulla. Ti posso assicurare.>> provo a spiegargli, ma mi rendo conto da solo di aver straparlato, come mio solito.

<< Uno come te non potrebbe esserlo, ma uno come me potrebbe?!>> mi chiede, puntandomi quegli occhi giallastri ed infastiditi, dritti dentro ai miei.

<<Ma no... no, neanche... insomma boh... non volevo fare una classificazione o una categorizzazione...>>

Lui si abbandona ad una risata triste, mentre abbassa lo sguardo.

<< Certe volte il tuo essere troppo intelligente, ti fa sembrare stupido.>>

Ammetto che questa sua ultima affermazione un po' mi ferisce.
Ma poi, sgrano gli occhi, nella realizzazione della sua implicita confessione.

<< Vuoi dire che tu...>> sussurro.

<< Già, ma non c'è bisogno di sussurrarlo, non me ne vergogno.>>

Adesso sono i miei occhi che lottano per ricacciare indietro le lacrime.
Mai mi sarei aspettato che Bokuto, togliesse dal suo cilindro, una lezione di vita così importante, adesso.

Per cercare di proteggere me stesso da una sua possibile mala reazione, sono finito per offenderlo.
La mia presunzione, il mio stare sempre ragionare e  il mio chiedermi il perché di ogni cosa, questa volta mi hanno accecato.

Credevo di avere già la risposta, di vederla chiara la realtà sotto i miei occhi, ed invece ho finito per non rendermi conto di nulla.
Avevo paura che Bokuto si innervosisse, che non potesse capire e che potesse allontanarmi, invece l'ho fatto io.
L'ho fatto sentire piccolo e indegno, di una cosa più grande di lui e che non dovrebbe essere soggetta ad alcun tipo di giudizio esterno.

La sua sessualità, così come la mia, così come quella di chiunque nel mondo, non dovrebbe essere argomento di discussione o di schernimento alcuno.

"Il tuo essere tanto intelligente, ti fa sembrare stupido."

"Perdonami amico mio, se ti ho fatto sentire inferiore in qualche modo. Perdonami se ho riflesso su di te la mia paura di essere giudicato."

<< Bokuto mi dispiace... io non volevo in alcun modo ferirti od offenderti. Davvero, ti chiedo scusa.>>

Bokuto alza le spalle, strofinandosi gli occhi energicamente.

<<Non fa niente, sai ho immaginato molte volte questa discussione... sei il mio migliore amico e te lo volevo dire. Non pensavo che sarebbe andata così, ecco tutto. Forse ho scelto il momento sbagliato...>> inizia lui, con un tono di voce decisamente avvilito.

<< No... no, non hai scelto il momento sbagliato! Ho sbagliato io nel modo di reagire...>>  provo a dirgli, ma nuovamente mi interrompe.

<< Io lo so che è difficile avere a che fare con me, lo so. Ma quando ti ho sentito dire "lui" sono stato colto da una gioia improvvisa, perché ho sentito... come dire... mi sono immedesimato. Ero sconvolto, in senso buono, perché credevo che tu lo fossi, esattamente come me.
Ma a me non importa di chi ti porti a letto Kuroo, credevo però che per te potesse essere la stessa cosa...>>

Mi sento ancora più in colpa.
Come riesce a parlare così tranquillamente?

Un nuovo schiaffo morale, questo gufo, mi ha appena dato:
Sono suo amico e non gli importa di chi mi innamoro o di chi io mi porti a letto, a lui interessa solo il fatto che io sia innamorato; che io sia felice.

<< Bo, ascolta. Ho sbagliato, non ti volevo offendere e ovviamente non mi importa della sua sessualità. Sei il mio migliore amico e continuerai ad esserlo.>> dico, sincero.

<<Quindi non pensi che io sia strano, schifoso o che altro?>> mi dice, guardandomi con gli occhi da cucciolo bastonato.

<< Ma no! Assolutamente no.>>

<< Neanche dopo che abbiamo parlato delle tue dimensioni la sotto?>>

<< Ehm... no? Credo di no, insomma anche io ti ho visto nudo, anche io so come sei fatto. Ma il fatto che tu sia gay non credo che ti faccia guardare... in modo diverso...?>> chiedo, ma più che per lui, sto velatamente chiedendo per me stesso.

<< Ovvio che no! Siamo amici, non penserei mai ad una cosa del genere su di te. Insomma, avere una preferenza sessuale non vuol dire scoparsi ogni cosa mi capiti a tiro.>> risponde, incrociando le braccia sul petto.

Facciamo entrambi un attimo di pausa.

<<Allora... siamo a posto?>> dice dopo un po', mentre ci alziamo per andare a pagare.

<< Si, ma certo. Scusami se sono stato brusco prima.>>  rispondo.

Offro il pranzo al gufo, con molto piacere, sentendomi anche in colpa per non essere ancora riuscito a confessare, con la sua stessa naturalezza, di pensarla esattamente come lui.
Dovrei sentirmi più tranquillo adesso, nel sapere che anche lui sia gay, non dovrei aver paura.
Eppure non riesco, non riesco a dirlo ad alta voce; vorrei confessare anche io, con la sua stessa sincerità, eppure mi sento frenato senza capire bene perché.

<< Allora... qual è il nome della tua lei?>> mi chiede, mentre ci incamminiamo per prendere la metro, per andare a casa di Kenma.

Prendo un respiro, un nuovo salto di fede.
Un nuovo passo nell'ignoto.
Una nuova cosa che non avevo previsto di fare.

<< Bokuto, forse... non ti ho detto tutta la verità...>>

Nonostante ci sia l'assordante fischio del treno in partenza, sono sicuro che il mio amico sia riuscito a sentire le mie parole, poiché nuovamente il suo viso si macchia di emozioni contrastanti, che non riesco a decifrare.

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