Capitolo 20 - Quell'altro Kenma.




*

Kenma's POV

"Soffice."

Chiudo gli occhi per un attimo, mentre incontro le labbra soffici ed estremamente carnose, della persona sulla quale sono sdraiato.

Il cuore batte nel mio petto, ad una velocità normale, rispetto al forsennato ritmo, del cuore di Kuroo.

È normale?

Lui dice di sì, io non so a che cosa credere.

Chiudo gli occhi per un attimo, e mi concentro sul procedere del suo respiro, sul battito del suo cuore.
Cerco di non pensare a nulla, cerco di svuotare la mente e di imprimermi dentro solo questa incredibile sensazione di morbidezza.

Il suo viso è morbido nonostante la sua mascella sia un po' spigolosa.
I suoi occhi sono chiusi, leggermente, anche se immagino che un po' di luce possa filtrare, sotto le sue lunghissime e folte ciglia nere.

Non mi ero mai accorto di quanto fossero lunghe le sue ciglia, di quanto fosse più olivastra la sua pelle rispetto alla mia.
Piccoli dettagli di un viso che conosco benissimo, ma che finora mi erano sempre sfuggiti.

Li registro nella mia mente, per non dimenticarli mai più.
Le sue sopracciglia sottili e scure, il modo in cui le inarca leggermente quando chiude gli occhi.
Le sue labbra carnose ed il modo in cui sorride leggermente nel momento subito prima e subito dopo di un bacio.
Quel piccolo neo, che si trova sul suo collo, sulla parte destra.
L'attaccatura dei suoi capelli, il modo in cui le punte delle sue orecchie arrossiscono quando mi avvicino.

La luce che hanno i suoi occhi, mentre abbassa piano le palpebre e si prepara a baciarmi ed il modo in cui piega lievemente il capo, quasi sempre sulla sinistra.

"È irresistibile."

Mi sorprendo nel pensarlo, ma alla fine è una verità oggettiva.
È davvero irresistibile, ammaliante ed affascinate, osservare il suo viso così da vicino.
È così pieno di dettagli che mi lasciano interdetto, come ho fatto a non accorgermi prima di quanto siano incantevoli questi suoi particolari?

"È questo che vedono le donne?
È per questo che si innamorano?"

I miei pensieri si fanno più pesanti, proprio come il mio respiro, mentre sento le mani di Kuroo, accarezzarmi la nuca.
Il suo tocco è leggiadro, impalpabile, come se avesse paura di rompermi; ma allo stesso tempo è sicuro di se, accarezza ogni centimetro del mio corpo con estrema fiducia ed inevitabile esperienza.

"Così tocchi le donne, Kuroo?"

I rumori dentro la mia testa, il frastuono che sento cessano improvvisamente, mentre quelle labbra morbide di schiudono, diventando umide di saliva.
Che sia la mia o sia la sua, di saliva, non ha importanza.
Stanno mescolandosi, indistinguibilmente, mentre la sua lingua intreccia la mia.

Iniziativa.
Prendi l'iniziativa, per una volta.

Ci penso e ripenso da una settimana: dovrei sul serio?
Dovrei provare a far qualcosa oppure no?
Ma soprattutto, sono davvero intenzionato a farlo?

Non ne ho idea, anzi, cerco con tutto me stesso di non averne, poiché appena mi soffermo leggermente a pensarci sento un peso gravarmi sul petto.

Mille domande e dubbi affliggono la mia mente, già molto instabile, lasciandomi ogni volta annegare in un mare di paura.

Chiudo gli occhi ed ho paura di riaprirli.
Ho paura di quello che potrebbero vedere, poiché potrebbe essere qualcosa di estremamente doloroso.
Potrei scontrarmi con una realtà acerba, amara e tanto velenosa.

Quando resto da solo con me stesso, mi sento sempre sopraffare da quella parte orripilante di me stesso: quella che in tutti questi anni, non ha fatto altro che spingermi sempre di più nell'abisso.

Posso davvero aggrapparmi a Kuroo, ancora una volta?
Anche sotto questo aspetto?

Mi attira a se, mentre si solleva leggermente, costringendoci a stare seduti, l'uno sull'altro.

La piccola finestrella in alto nello stanzino, lascia filtrare le luci di una flebile luna che si sta preparando a lasciar posto all'alba.

Il profilo di Kuroo è parzialmente illuminato e in questa penombra confortante, io potrei essere chiunque per lui.

Ma lui, non potrebbe essere nessun altro per me.

Le sue mani corrono repentine sulle mia schiena, infilandosi sotto la mia maglietta.
Le sue dita sono fredde, eppure ogni parte di me è scottante.
Questa differenza di temperature, mi regala un brivido lungo la schiena.
I suoi polpastrelli lo avvertono, e divertiti, scorrono lungo la mia spina dorsale, accarezzandomi e lasciandomi rabbrividire ancora ed ancora.

Anche le mie braccia sono legate attorno al suo collo, non so bene quando le abbia portate in questa posizione, ma stringerlo lo fa sembrare concreto e reale.

Delle volte ho l'impressione che alcune cose succedano solo nella mia testa, e questa cosa mi fa sempre dubitare di quello che i miei occhi vedono.
Sentire il suo respiro, il suo petto abbassarsi ed alzarsi a contatto con il mio, il sapore della sua saliva, il profumo della sua pelle, mi aiutano a realizzare che sta succedendo davvero e sta succedendo proprio a me.

"Così, fai innamorare le donne, Kuroo?"

Con una mano mi sorregge la schiena, con l'altra mi accarezza una guancia, leggermente usando sia il palmo che il dorso.
Disegna con il pollice la linea della mia mandibola e si sofferma sul mio mento.
Le altre dita sfiorano il mio collo e l'attaccatura dei miei capelli appena dietro l'orecchio.

Sfiorami, di più.
Accarezzami... di più.
Toccami di più.

Stringimi.
Afferrami.
Costringimi.

Colpiscimi.

Soffocami.



Uccidimi.

Un gemito mi sfugge dalle labbra, direttamente dentro le sue.
Kuroo si stacca e mi osserva, lasciando parlare le sue dorate iridi al posto della sua bagnata e saporita lingua.

<<Kuroo... >>
la mia voce è smorzata dai miei stessi affanni, mentre lui riesce benissimo a darsi un contegno.

<<È così che fai...?>> bisbiglio, abbassando lo sguardo.

<<Come dici?>> mi chiede, avvicinandosi al mio orecchio.

La sua voce è un tenue sussurro quasi come la mia mia, come se avesse paura di venir scoperto, parla piano, facendomi sentire quanto umide possano essere le sue parole.

<< Tu fai così... con le donne?>>

Con una mano, gentilmente, mi solleva il viso dalla mandibola, costringendomi a guardarlo nuovamente.
Il suo pollice indugia sulle mie labbra, ancora inumidite ed arrossate dalle sue.

Sorride appena, anche se il suo sguardo è terribilmente serio.

<<No. Io le bacio, è vero... con la bocca, ma con nient'altro.>> sussurra.

<< Che significa?>>

<< Non lo so...>> risponde, avvicinandosi nuovamente a me.

<< Non... non lo sai?>>

Prende a parlare, facendo in modo che nostre labbra continuino a sfiorarsi.

<<Quando sono con te, Kenma, io non le so più le cose. Non capisco quel che succede e mi sento confuso...>>

Mi lascia un piccolo bacio e poi riprende:

<< Ma non voglio sprecare i momenti in cui sono felice di non sapere nulla, a cercare di capirci qualcosa.>>

Il mio cuore sussulta, mi arriva fino alla gola e poi ricade, arrivandomi forse dentro ai piedi.

Lui si avvicina a baciarmi ancora, con più trasporto, mentre porta entrambe le mani sul mio viso.
Mi sposta i capelli con le mani.
Risucchia il mio fiato con il suo.
Costringe la mia lingua a vorticare assieme alla sua.

È giusto non sapere le cose, anzi a volte, è proprio necessario.
Lasciarsi andare, senza chiedersi il perché, vivere semplicemente quel momento come se fossimo spettatori e passivi protagonisti della nostra stessa vita.

Ma io non ci riesco, se resto ancorato a me stesso.
La mia opprimente coscienza mi frena, passo dopo passo, lasciandomi affondare dentro queste dolci sabbie mobili, scure attorno a me.

È così mentalmente mi sposto, su un altro aspetto di me, su un Kenma Kozume che ha il controllo di se stesso, che non ha paura e che brama quelle attenzioni; che vuole di più e che vuole trovarsi costretto ad affrontare la realtà:
Un Kenma Kozume a cui piace fare quel che sta facendo, che trae piacere e che si lascia manovrare come un burattino.

"Se sei tu Kuroo, a muovere i miei fili, sono sicuro che verrà fuori uno spettacolo bellissimo ."

Prendi le redini di me stesso, conducimi, guidami, muovimi, ispirami, influenzami.
Insegnami.
Ammaestrami.

E allora quel Kenma, impudente, sposta le mani sulle spalle di Kuroo.
Gli apre la zip della felpa e gliela toglie.
Quel Kenma, gli offre il collo, lo fa affondare nel suo incavo chiedendo in silenzio di essere morso, di essere assalito e consumato dalla bramosia e dalla lussuria di Kuroo.

Quel Kenma passa le mani sulle spalle di Kuroo, gli si avvicina con il bacino e gli cinge le gambe dietro la schiena.

Accarezza tutti i muscoli tesi, e cerca di ricordarli tutti con le mani.

I muscoli del collo, quelli delle spalle, del petto e poi della schiena e delle scapole.
Le sue fasce muscolari sono ben distribuite e definite, sono rigide sotto il tocco della sua mano.
Si contraggono brevemente e poi si rilassano, e quel Kenma, riesce a sentirli tutti i brividi di piacere, di cui il corpo di Kuroo sta vibrando.

Le mani viaggiano da sole, senza più rispondere alle regole ed alle leggi di nessuno. Si infilano sotto la maglia di Kuroo, accarezzando ogni centimetro di pelle, accompagnando il suo ansimare e scottandosi al contatto con quel corpo rovente.

E allora, Kuroo, intuendo i desideri di cui quelle mani sono impregnate, si stacca.
Osserva e si toglie la maglia, lasciando il suo petto scoperto, al giudizio degli occhi brillanti di quel Kenma, che sembra non essere mai sazio della visione del suo  corpo.

Kuroo prende una mano di quel Kenma e lentamente ci lascia un piccolo bacio sul dorso.
Un gentiluomo d'altri tempi, che si appresta a concedere le sue attenzioni a quel Kenma, disperato e bisognoso.

"Abbi pietà di me Kuroo, abbi pietà di me ed umiliami, facendomi dimenticare qualsiasi altra cosa al di fuori di questo momento."

<<Kuroo...>> dice la voce tremante di quel Kenma, che richiama subito l'attenzione di quelle ardenti iridi dorate.

<<Soffocami, Kuroo.>>

Quel Kenma manda indietro la testa, chiudendo gli occhi ed aspettando solo che quelle mani gentili si trasformino in qualcosa di molto più opprimente ed arrogante.

Ci mettono un po', prima di arrivare, tremanti ed esitanti in un primo luogo, quelle mani.

Lentamente accarezzano il collo e tutta la sua lunghezza.
Arriva la lingua, che percorre traiettorie casuali, facendo scintillare la pelle chiara di quel Kenma.
Si sente bruciare, eppure trema di freddo.
Si sente al limite, eppure si morde il labbro per resistere.

Le mani di Kuroo si stringono, in un abbraccio con il collo di quel Kenma, il quale geme, un ansimo dopo l'altro, mentre cerca di trattenere le lacrime.
Una leggera pressione, un piacevole senso di oppressione e costrizione.

Quel Kenma vorrebbe molto di più, quel Kenma vorrebbe perdere i sensi sotto quel tocco e vorrebbe sentirsi scosso dalla bruciate ricerca di aria fresca.

Così, per incitare Kuroo, quel Kenma lo guarda, facendosi scorrere una lacrima lungo la guancia.
Lo guarda e si porta anche le sue stesse mani al collo, supplichevole di smettere.

Smettila Kuroo, vorrebbe urlare eppure, quello che dice è una cosa completamente diversa:

<<Soffocami... Signore.>>

Kuroo lo lascia andare, con un solo gesto lo ribalta sul materasso, torreggiando minaccioso sopra di lui.
Quel Kenma si sentiva così piccolo davanti quel corpo così possente, si sentiva così vittima davanti lo sguardo del suo carnefice.

È completamente vestito, eppure si sente nudo.

Kuroo lo bacia con forza, spingendo la sua lingua in profondità nella gola di quel Kenma, che si sente angosciato dal peso di quel corpo che lo schiaccia sul materasso.
La sua felpa si apre, la sua maglietta di alza e Kuroo bacia, ogni punto di quel corpo tremante, mordendolo con forza e ignorando i gemiti di quel Kenma, che fa di tutto per opporsi a ciò che lui stesso ha iniziato.

I pantaloni di quel Kenma si abbassano, e lui, con il fiato corto, vede come la testa di Kuroo scende, indugiando tra le sue cosce.
Avverte il solletico che gli fanno i capelli di Kuroo, sul bacino e sull'inguine, mentre si sente pervadere da un furioso senso di vergogna nel mostrare il suo sesso eretto, duro e inumidito.

Quel Kenma non sente di meritare quelle attenzioni, è lui che dovrebbe soddisfare Kuroo e non viceversa.
Ma forse, in questo cambio di ruoli, si sente ancora più schiavo della volontà del corvino; che senza chiedere permesso, e senza attendere il suo consenso, prende in bocca tutta la sua dolente erezione.

Quel Kenma inarca la schiena, scoprendo per la prima volta quella sensazione di piacere e di calda umidità che avvolge completamente la sua intimità, che scorre dentro e fuori la bocca di Kuroo.

Le sue mani vanno ad aggrapparsi a quei capelli neri e scompigliati, stringendo con forza per non cedere a quelle scariche elettriche che avverte nel suo bacino.

Vorrebbe avvisare, vorrebbe parlare quel Kenma, ma è pietrificato dal piacere che sta pian piano esplodendo dentro di lui.

Gli annebbia la vista, gli fa girare la testa, gli scuote le gambe, lo fa urlare senza controllo quell'orgasmo.

Era troppo forte quel piacere per continuare a trattenerlo, chiedeva ed implorava di poter esplodere.

E quel Kenma si abbandona, annaspando, al culmine del piacere, lasciando scorrere il suo seme all'interno della bocca di Kuroo.

Il corvino risale, subito dopo a baciare le labbra di quel Kenma.
Un bacio profondo, dal gusto nuovo e pungente.

<<Ti piace, il sapore del tuo sperma?>> sussurra Kuroo all'orecchio di quel Kenma, che ancora non si sente ripreso dall'orgasmo che ha appena goduto.

Eppure quelle parole si trasformano in nuove scariche elettriche, che riaccendono nuovamente il suo desiderio.

<< Si... Signore.>>

<< Ma che bravo... >> continua Kuroo, allargandogli le cosce ed abbassandosi anche i suoi di pantaloni.

Kuroo si trovava così, vestito dei suoi soli boxer, tra le cosce di quel Kenma, che sentiva spingere l'erezione del più grande contro le sue natiche.

Lo voleva dentro di se?
Quel Kenma lo voleva disperatamente, ma io il Kenma Kozume incatenato e sofferente, avevo una paura tremenda.

Avevo paura di spingermi troppo in là, in quel mare, da non riuscire più a scorgere la riva.
Avevo paura di sentirmi mancare la terra sotto i piedi all'improvviso, di sprofondare e di non essere più in grado di tornare in superficie.

Eppure quell'altro Kenma, pregava di averlo, tremava e fremeva, ed al solo pensiero di accoglierlo dentro di se, si sentiva nuovamente scosso da intensi spasmi.

Se ne era accorto, Kuroo, di quanto quel Kenma desiderasse essere posseduto, in quel momento?
E se ne era accorto, per contro, che io non fossi ancora pronto?

Kuroo continuava a baciare quel Kenma, con trasporto e con una travolgente passione, così forte che arrivava anche a me; a quel Kenma Kozume apatico e depresso, che stava in un angolino della sua mente, mentre lasciava che l'altro Kenma, godesse a pieno di tutto quello che Kuroo volesse fare di lui.
Anche io, riuscivo a sentire il calore di quei baci.
Anche io, per brevi momenti mi sentivo completo, sotto il suo tocco.

Fu allora che le mani di Kuroo tornarono sul collo di quel Kenma, stringendo con una graduale intensità.

Era quello che l'altro Kenma desiderava, più si sentiva mancare l'aria, più il suo sesso si inumidiva e induriva.

Era strano, quell'altro Kenma, o forse quello strano ero io.

Durò poco, quella piacevole sensazione di oppressione sulla sua gola, poiché bastò che il bacino di Kuroo spingesse contro le sue natiche per sole due volte, che si ritrovò a venire nuovamente, sul suo stesso addome, sporcandosi anche la maglia che indossava.

Kuroo lasciò la presa, mentre sentiva l'altro Kenma tossire e ansimare al contempo.
Forse non era del tutto convinto Kuroo, ma l'altro Kenma era estremamente soddisfatto di quel che aveva subito.

Le prime luci dell'alba iniziarono ad infiammare le pareti di quello stanzino, già molto bollente di suo.
Il Sole stava sorgendo e con esso, il tempo a loro disposizione stava giungendo al termine; gli altri ragazzi sarebbero arrivati di lì a poco.

Non potevano di certo trovali avvinghiati in questo modo, chiusi in uno stanzino che odorava dei loro umori e sudori, che odorava di sesso.

Erano entrambi ansimanti, sudati, mentre si guardavano negli occhi.
Il viso di Kuroo assunse tonalità rosee e poi dorate, per la luce che filtrava debole dal soffitto.
I suoi occhi si scaldarono ancora di più mentre l'altro Kenma lo attirava nuovamente a se;
Non era per nulla sazio e stanco, quell'altro Kenma.

Kuroo si distese con la schiena sul materasso, completamente umido, lasciando che ora fosse quell'altro Kenma a salire a cavalcioni su di lui.

L'altro Kenma si leccava le labbra, al solo pensiero di ricambiare e di accogliere in bocca anche il membro di Kuroo.
Forse gli piaceva di più farlo che riceverlo.
Forse perché quello di Kuroo era molto più grande del suo, e forse perché gli riempiva quasi completamente la bocca.
Forse perché alla fine godeva di più quando si sentiva violato e profanato, non importava se al momento fosse solo la sua bocca.

Le mani di Kuroo accompagnavano il movimento, decisamente meno abile, dell'altro Kenma, mentre provava ad obbedire al suo implicito ordine di andare più a fondo.
Lo sapeva, l'altro Kenma, che a Kuroo piaceva quando lo spingeva molto in profondità, ma si sentiva ancora la gola ardere per prima.

Kuroo non diceva nulla, ansimava e basta, non gli diceva cosa fare e non lo strattonava come avrebbe voluto.
Eppure quell'altro Kenma si sentiva nuovamente eccitato, per il solo fatto di avere il sesso duro di Kuroo dentro la bocca.

Ci volle un po', ma alla fine anche Kuroo gemette l'orgasmo che l'altro Kenma stava avidamente aspettando.
Lo sentiva contorcersi, lo sentiva tendere tutti i muscoli delle gambe e sentiva come tremassero sotto la pelle.

Era estremamente soddisfatto quell'altro Kenma.

Si rivestirono e rimasero ancora per un po' stretti l'uno all'altro.
L'altro Kenma avrebbe voluto dire qualcosa, ma ormai io avevo ripreso il sopravvento, mentre mi stringevo a Kuroo e mi inebriavo dell'odore della sua pelle sudata.
Sembrava terribilmente afrodisiaca, quella fragranza, anche per me.

Il cuore di Kuroo batteva fortissimo, mentre mi accarezzava la schiena; potevo sentirlo battere direttamente dentro la mia testa, passando per il mio orecchio poggiato sul suo petto.

In lontananza, senza che noi potessimo accorgercene o comunque immaginarlo, gli altri ragazzi stavano iniziando ad arrivare.

Lev stava affannandosi sulla bicicletta, ancora molto lontano dalla scuola,- poiché aveva fatto tardi.

Yaku stava imboccando il viale, proprio in questo momento, considerando i suoi soliti 5 minuti di anticipo.

Yamamoto si era fermato a prendere un caffè in lattina da un distributore, per svegliarsi del tutto.

Nobuyuki era fermo, davanti al cancello, in attesa di veder arrivare Yaku.

Fukunaga e Inouka stavano facendo il tragitto insieme, accennando ad una leggera corsetta.

Teshiro camminava con calma, tanto sapeva che avremmo tutti dovuto attendere Lev, il quale sarebbe stato sicuramente in ritardo.

Shibayama scorreva nervosamente le canzoni della sua playlist, mentre, seduto in metro, aspettava di trovare il sottofondo giusto per dargli la carica.

Io restavo abbracciato a Kuroo, sopra quel materassino che per due anni, non aveva fatto altro che accogliere il mio solo corpo mentre dormivo o giocavo.
Osservavo i lineamenti del viso di Kuroo, mentre cercava di riprendere fiato e di impostare la mentalità corretta per la partita, che avremmo giocato, subito dopo il riscaldamento con tutta la squadra.

Mentre lo guardavo sentivo che, questa volta anche il mio cuore batteva, allo stesso ritmo del suo.

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