Capitolo 18 - Cose Strane.




*

Kuroo's POV

Finita la colazione, ho cercato di mettere in ordine quando più possibile casa di Kenma.
Ho portato giù la spazzatura, sgonfiato i palloncini e riposti nell'apposita pattumiera per la plastica, ho tolto lo striscione, conservandolo in un cassetto del soggiorno e infine ho riportato i mobili nella loro posizione iniziale.
Ho lavato i piatti e messo in ordine la sua dispensa, dopo averla un po' riempita.

Ho anche passato uno straccio in camera di Kenma e messo una lavatrice con il piumone sporcato ieri sera.

Kenma, in tutto ciò, stava sul letto, assieme ai suoi mici, che giocava tutto assorto alla sua nuova console.
Ogni tanto mi soffermavo nel guardarlo:
Così tranquillo, sereno e spensierato.
Mi veniva da sospirare al solo vederlo con quell'espressione in viso.

Avrei voluto buttarmi su di lui, stritolandolo, ma dovevo trattenermi.

Nonostante il nostro "gioco" di ieri sera, devo ammettere che quello sottomesso in realtà sono io.
Sono completamente dipendente da Kenma, dal suo sguardo, dalle sue attenzioni.
Sono in balia di quello che provo, senza neanche poterlo dire ad alta voce.
Mi sento scoppiare il cuore eppure devo cercare di reprimere il tutto.

La forza travolgente con cui ho realizzato di provare qualcosa di molto più per Kenma, mi lascia inerme, incapace di pensare lucidamente.

Kenma è sempre stato importante per me, ha sempre avuto un ruolo speciale e mi ha insegnato tanto.
L'importanza di un silenzio, di una carezza al momento giusto, l'onestà e la fragilità, del suo essere così come del mio.
La sua generosità, il suo cuore grande e frantumato dalle ingiustizie che la vita gli ha serbato.
Kenma mi ha fatto capire quando può essere doloroso non avere un posto in cui tornare, quanto può far soffrire essere un gatto randagio e vagabondo.
Mi ha mostrato l'importanza di avere una persona che ti aspetta, di una persona che ti accetta, di una persona che ti ama.

Non so se quello che provo per lui possa chiamarsi amore.
Il nostro legame va oltre il significato che viene attribuito a questa parola.

Siamo insieme da così tanto tempo, mi sono preso così cura di lui, che è normale adesso, che io voglia spingermi a passare tutta la mia restante esistenza assieme.

Non riesco ad immaginarmi un giorno, sposato con una donna, senza avere Kenma al mio fianco.
E sono sicuro, che qualsiasi altra persona di questo mondo, non riuscirebbe a capire il nostro legame, non riuscirebbe a comprendere noi cosa siamo.

Qualcuno un giorno scrisse:
"L'essenziale è invisibile agli occhi."

Adesso so cosa vuol dire.

Adesso vedo, anche se ho gli occhi chiusi e sento, anche nel bel mezzo del silenzio.

Mi siedo alla sua scrivania, estraendo i quaderni dalla mia borsa.
Non mi piace rimanere indietro con lo studio, così prendo il libro di scienze ed inizio a sfogliarlo, ripassando quella che sarebbe stata la lezione odierna.

<<Kuroo, cosa fai?>>
Sento lo sguardo attento di Kenma su di me, curioso.

<<Studio.>> rispondo.

<<Ma non conosci quel libro a memoria?>>

Mi passo una mano sul collo.

<<Tecnicamente si, ma non ne ho altri.>>

Kenma non risponde, si infila le cuffiette e viene completamente assorbito dal suo videogame.

Sospiro, scuotendo la testa.

Vado a stendermi sul letto di fianco a lui, che non ha nessuna reazione, continua a giocare immerso nel suo mondo. Osservo come muove rapidamente le dita e come lo schermo, rifletta una luce bluastra nelle sue iridi chiare.

" Da questo momento in poi Kenma, mi impegnerò, dedicandomi anima e corpo al solo scopo di farti star bene.
Ti farò sentire prezioso ed insostituibile ogni giorno.
Da oggi, ogni giorno.
Riuscirò a farti innamorare di me, dovesse volerci una vita, non importa.
Non ti deluderò mai più e ti assicuro che i tuoi fantasmi non torneranno più a tormentarti.            Io riuscirò a farmi amare da te, Kenma."

Continuo la mia lettura sul letto, osservando i suoi movimenti di tanto in tanto.

Sono sicuro che senta il mio sguardo su di se, ma è impossibile staccargli gli occhi di dosso. Non mi capita spesso di vederlo con il viso così rilassato.

<<Kuroo...?>> mi chiama dopo un po', senza staccare gli occhi dal suo dispositivo, se non le un rapido sguardo verso la porta della sua camera.

<<Sono qui.>> rispondo, ma lui sembra non sentire.
Sarà per via delle cuffiette e della musica al massimo.
Alza il viso e guarda verso la porta, sporgendosi a guardare oltre, questa volta con più insistenza.

<<Kuroo?!>> alza il tono di voce.

Gli poso una mano sulla spalla e lui stranamente sussulta, molto forte, voltandosi verso di me con lo spavento ancora negli occhi.

<<Kenma... sono qui.>> dico, sinceramente preoccupato per la sua reazione.

<<Ah... ok, non... >> prova a dire, ma si interrompe dopo poco, senza sapere effettivamente come continuare.

<<Tranquillo, vuoi venire più vicino?>> gli dico, battendo una mano sul piumone, invitandolo ad avvicinarsi.

Lui striscia vicino a me, accoccolandosi come se fosse un gattino in cerca del calore di mamma gatta.
Lo attiro a me, stringendolo e baciando la sua fronte, lui mi lascia fare, senza opporre resistenza.

È strano come un minuto prima fosse completamente stravolto, solo perché gli avevo poggiato una mano sulla spalla ed un momento dopo, si lascia avvicinare e baciare così.
Ogni tanto continua a guardare in direzione della porta della sua camera.
Le ombre di Zelda e Link che si rincorrono catturano la mia attenzione.

"È questo che stavi guardando, quindi."

Non mi ero accorto che quei due erano scesi dal letto ed avevano iniziato a giocare assieme, nelle altre stanze della casa.

La giornata continua così, tra Kenma che gioca, io che poi preparo il pranzo ed insieme ci dirigiamo a fare gli allenamenti di pallavolo.
Kenma riprende la metro dopo un mese, che viaggiava a piedi.
Non riesco a non sentirmi in colpa per questa cosa.

Tra gli spintoni della gente riesco a trovargli un posto a sedere, mentre io resto in piedi davanti a lui, cercando di reggermi all'impossibile.

Se dovessi dire quante volte, nella calca della metro, mi abbiano toccato il sedere, penso che approssimativamente sia un numero tendente all'infinito.
Generalmente mi infastidisce avere le mani delle persone addosso, se io non ho precedentemente accordato il permesso, ma oggi, neanche l'ennesima palpata può rovinarmi l'umore.
Mi basta abbassare lo sguardo per vedere un Kenma concentrato sulla sua Switch, per ritrovare il sorriso.

La gente continua a salire e spingermi, sempre più in avanti, mi sento così stretto che credo di aver messo una gamba in un vagone e l'altra in un altro.

Sono in un equilibrio precario e basterebbe solo una pressione in più, per farmi sbilanciare in avanti.
Kenma alza gli occhi dalla sua console e arrossisce visibilmente.
Per assolutamente una fortuita coincidenza del destino, il suo viso, mentre sta seduto, è abbastanza vicino al cavallo dei miei pantaloni di tuta.

"Kenma lo so cosa stai immaginando... poiché è esattamente quello che penso anche io."

Non posso fare a meno di sorridere nel fantasticare di farmelo prendere in bocca da lui, in questo esatto momento.

Mi schiarisco la gola per cercare di ritrovare la concentrazione e per non cedere all'eccitazione che quel pensiero mi stava dando.
Un'erezione in pubblico adesso, sarebbe davvero fuori luogo.
Kenma mi guarda nuovamente, e questa volta io gli sorrido di rimando, facendogli un cenno con la testa per fargli intuire il significato del mio sorriso.

Lui avvampa e abbassa nuovamente e lo sguardo sulla sua console, bofonchiando qualcosa che non riesco a sentire.

Arrivati a scuola mi sento molto carico, sono pronto all'allenamento, soprattutto in vista dell'amichevole contro la Fukurodani della settimana prossima.
Non vedo l'ora di scontrarmi contro quel gufo di Bokuto e farmi offrire da bere subito dopo.

Sono molto in forma e non riesco a fare a meno di notare come anche Kenma, sia abbastanza concentrato.
Non riesco a togliergli gli occhi di dosso e tutti se ne accorgono, canzonandomi con commenti molto  simpatici, approfittando dell'assenza del coach Nekomata:

<< Se continui a guardare Kenma ancora un po' lo ingravidi.>>

<< Kuroo guarda che la palla va mandata nell'altro lato del campo... non va messa in bocca.>>

E via discorrendo.

Vorrei rispondere che alla fine non hanno tutti i torti, ma a giudicare da come mi stai guardando male Kenma, non credo sia il caso di rispondere con una nuova provocazione alle loro.

Siamo divisi in squadre, facendo una partita gli uni contro gli altri.
La mia squadra era abbastanza in vantaggio, mancavano solo 2 punti per vincere quel set.

Ad un certo punto succede una cosa strana:
Avevo la posizione ottimale, sulla destra per poter ricevere un'alzata in modo da sfruttarla per una veloce.
Kenma mi aveva lanciato uno sguardo d'intesa, rapidissimo, che io avevo colto.
Avrebbe alzato a me.
Chiama anche il mio nome, cosa che negli allenamenti eravamo soliti fare, giusto per far intuire che gioco volessimo attuare ai nostri compagni dall'altro lato della rete, per dargli il tempo di prepararsi.

<<Kuroo, tua.>> dice.

Prendo la rincorsa sulla destra, ma lui all'improvviso alza sulla sinistra, esattamente sul lato opposto.
Una sinistra molto ampia e lunga.
Nessuno aveva visto arrivare quella palla, che inevitabilmente cade a terra, sotto lo sguardo sbigottito di tutti.
Kenma rimane fermo un attimo, spostando gli occhi su tutti in palestra, non sapendo cosa dire.

Non aveva mai sbagliato un'alzata così, non aveva mai chiamato in allenamento qualcosa che poi non avrebbe fatto.

<<Vabene Kenma ho capito... adesso giuro che la smetto di spogliarti con gli occhi.>> dico iniziando a ridere nervosamente, cercando di distogliere l'attenzione da lui e portarla su di me.

Anche gli altri iniziano a ridere, accompagnati dal suo della mia voce, credendo che l'azione del nostro alzatore fosse premeditata nonché uno scherzo divertente per mettere a tacere i pettegolezzi di poco fa.
Kenma però non rideva, restava immobile a guardarsi le mani.
Mi avvicino mettendogli una mano sulle spalle.

<<Tranquillo, succede a volte... pensiamo una cosa e ne facciamo un'altra.>> gli lascio una pacca sulle spalle e mi prodigo a recuperare quella palla, dal sapore dolce amaro.

Non era da Kenma fare un errore del genere.
Che cosa gli era preso?

Con una scrollata di spalle, nello spogliatoio dopo la fine dell'allenamento, mi cacciai di dosso quella sensazione di disagio, alla quale non sapevo dare una nome.

Torniamo a casa nel più assoluto silenzio, Kenma sembrava improvvisamente di cattivo umore e non aveva nessuna voglia di parlare di quanto successo poco fa.

<<Non vuoi andare da Zoo Ebisu?>> chiedo, rompendo per l'ennesima volta quel silenzio opprimente, sperando di ottenere una risposta più articolata di un semplice sbuffo da parte sua.

<<Mh... mh... si andiamo.>> disse alla fine.

Mi sento immediatamente sollevato, sono certo che lui possa ritrovare il buonumore all'interno del suo negozio preferito.

Sono certo che scegliere il necessario per Link adesso, possa fargli dimenticare ciò che lo sta costringendo a questo serrato silenzio.

L'effetto che avevo sperato, il negozio di articoli per animali, sortisse su Kenma, fu proprio quello che ottenni.
I suoi occhi acquistarono nuova luce, nel mentre che mi buttava tra le braccia qualsiasi tipo di recipiente ed accessorio.

<<Ci vuole una seconda lettiera... automatica, non voglio doverla cambiare ogni poco. Prendiamo anche questo collarino, è troppo bello di questo colore e sono certo sul suo pelo risalti moltissimo.
Crocchette per gatti piccoli... non le scordare Kuroo!>>

Era un tripudio di gioia, mentre girava con aria sognate tra quegli scaffali.
Io mi limitavo a seguirlo, mentre mi trascinavo un carrello dietro, sorridendo per il suo ritrovato entusiasmo.
Ormai, per tutte le volte che eravamo stati lì, e per tutti i soldi che Kenma aveva lasciato, ci conoscevano per nome.

Il proprietario disse, una volta in cassa, che qualche volta avremmo dovuto portare anche Link in negozio, poiché voleva davvero conoscerlo.
Prima che io potessi dire una qualsiasi cosa, Kenma accettò entusiasta, assicurando che saremmo tornati assieme al nuovo micetto.

Lungo la strada di casa, Kenma non la smetteva di chiacchierare, pensando ad alta voce a quanto sarebbe stato felice Link di ricevere le sue prime cose.

<<Cerca di non viziarlo come Zelda.>> dico,  facendogli una smorfia mentre apriva la porta di casa.

<<Kuroo ma lo scopo di avere un gatto è proprio quello di viziarlo.>> risponde lui, voltandosi con un'espressione contrariata sul volto.

<<Non fare quella faccia da scemo.>> riprende, mentre io posavo le buste dei nuovi acquisti, nell'ingresso.

<<Non sto facendo nessuna faccia...>> non faccio in tempo a finire la frase che lui mi si avvicina.

Ero chinato, mentre cercavo di togliermi le scarpe, che lui arriva e posa una mano sulla mia testa.
Un gesto semplice, inaspettato e assurdamente tenero, come il solo accarezzarmi i capelli.

Questa cosa mi fece subito balzare il cuore in gola.
Alzo lo sguardo su di lui, senza capire, cercando informazioni sul suo viso.
Il suo sguardo era neutro, un po' assente, il solito Kenma distaccato; ma il suo corpo, le sue mani si erano mosse ad accarezzarmi per la prima volta.

Presi quella leggera e delicata mano, e me la portai sulla guancia, lui mosse impercettibilmente il pollice in una nuova leggiadra carezza.

Senza staccargli gli occhi di dosso, sono certo che ha colto la commozione crescere in me.

Era un momento così intimo, così privato, così nostro.

Non potevo fare a meno di pensare che forse qualcosa in cui si era smosso, che forse sarebbe stato semplice spingerlo ad amarmi.

Avrei solo dovuto attendere, aspettarlo pazientemente e lui sarebbe sarebbe arrivato, a provare per me quello che io provavo per lui.

La speranza Kenma, non fa altro che insinuarsi dentro di me.
Cavalloni alti, improvvisi e vibranti si alzano all'orizzonte, cogliendoti alla sprovvista.
Alzi lo sguardo e non puoi fare a meno di pensare:

"Che cosa succederà?
Che ne sarà di me?
Ho paura... questo muro d'acqua mi fa... paura."

Dolcemente poi si infrangono, smorzando la loro potenza, sulla riva.
L'acqua fresca e spumosa ti arriva ai piedi, facendoti correre un brivido lungo la schiena.
Ti senti rinvigorito, ti senti motivato.
Ciò che ti faceva paura alla fine non era che una piacevole carezza.

La speranza Kenma, io me l'immagino come un'onda mentre tu sei la mia spiaggia.
Io ci credo fermamente.

Lui si stacca, dopo qualche secondo, e si dirige in bagno, io, deluso che il nostro momento si fosse già interrotto, lo seguo di conseguenza.

<<Non cucinare stasera, andiamo a mangiare qualcosa fuori... qualsiasi cosa, purché ti piaccia. Mangiamo qualcosa che ti piacerebbe tanto.
Pagheremo con la mia carta.>> dice all'improvviso, mentre controllava qualcosa sul cellulare.

<<Ti sono arrivati?>> chiedo spostandomi in soggiorno, per iniziare a sistemare i suoi folli acquisti per Link.

<< Oh si... e si sono superati quest'anno. Niente chiamata, un solo giorno di ritardo e ben 350000¥*>> si lascia cadere sul divano, con un sonoro tonfo, stiracchiandosi.

<<Addirittura... >>  mi lascio sfuggire.

I genitori di Kenma guadagnano bene, oltre che, la famiglia di suo padre era già vergognosamente ricca.
Loro non fanno altro che trasferire soldi sulla sua carta, collegata ad un account bancario da capogiro, per qualsiasi occasione.

In particolare per il suo compleanno, Kenma riceve sempre cifre esorbitanti, ma mai quello che vorrebbe sul serio: una chiamata da parte di sua madre.

Kenma, non vede e non sente i suoi genitori da forse 10 mesi, non mostra particolare sofferenza per questa cosa, anche se so che gli fa molto male.

Quella che avverte più gravosa sul suo cuore, è la lontananza di sua madre, alla quale è molto attaccato.

I suoi genitori non  hanno particolari rapporti con il figlio, anzi non ne hanno mai avuti.

Forse, non sono mai stati interessati ad averne.

La madre di Kenma rimase incita di lui, in modo del tutto non programmato, quando era ancora molto giovane.
La gravidanza fu talmente inattesa che anche il diventare madre, prendendosi cura del figlio, per quella donna, era un qualcosa che non aveva idea di come si facesse.
Per anni, la malattia la costrinse a letto, fino a quando Kenma non fu abbastanza grande da non avere bisogno di una tata.

Iniziando ad uscire di casa per periodi sempre più lunghi, lasciava il figlio alle attenzioni di altre persone, tra cui anche mia madre, una volta conosciuto Kenma.
Era sempre di fretta, sempre sfuggente e distante; Kenma restava dietro la porta, cercando di afferrare la sua gonna per trattenerla, ma la sua piccola manina del tempo, ricadeva sempre nel più sconfortante dei vuoti.

Da quando conosco Kenma, credo di aver visto sua madre pochissime volte e suo padre ancora meno.
Me la ricordo come una bella donna, dai lunghi capelli biondi, che si guardava tristemente allo specchio, mentre si passava il rossetto sulle labbra.

Poi, improvvisamente afferrava la sua valigia e indossava il migliore sorriso che potesse, chiudendosi la porta alle spalle.

Una patina di tristezza scende sugli occhi di Kenma, così come nei miei.

Mi vado a sedere sul divano, vicino a lui, afferrando la sua testa tra le mani.

<< Non ci pensare... io sono qui con te. Cosa ne pensi che andassimo in quel ristorante che serve quei tagli di carne di Kobe? A te piace, quel posto, no?>> gli dico, guardandolo negli occhi, cercando di sorridere al meglio che potessi.

Abbozza un sorriso, molto triste e poi, fa un'altra di quelle cose strane che mi lasciano senza parole, facendomi sentire solo il battito furioso del mio cuore nel petto.

Kenma mi bacia.

Si avvicina da solo e posa le sue labbra sulle mie, mentre io immobile sgrano gli occhi.
Lui chiude i suoi, che tremavano per trattenere le lacrime.
Lui porta le sue mani calde sulle mie, e piega il capo, facendo scontrare le sue labbra con le mie, inaspettatamente e con una tenerezza sconfinata.

Ricambio il suo bacio timido ed improvvisato, con uno nel quale cerco di imprimere tutta la dolcezza di cui sono capace.

Si stacca e mi guarda, stropicciandosi gli occhi.

<<Sai, forse preferisco mangiare a casa.>>

Lo accarezzo dolcemente.

<<Allora restiamo.>> gli sussurro, mentre lo attiro nuovamente a me.

Lo stringo in un abbraccio che non mi sta unendo a lui solo con il corpo, piano piano io sto legando gli angoli della mia anima alla sua, e le fibre del mio cuore, alle rigide e congelate pareti del suo.

*350000¥ ~ 2760€

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