Capitolo 15 - Legame Dominante.




*


Kuroo's POV

La gioia di poter stringere, finalmente, Kenma in un abbraccio si dissipa abbastanza in fretta.

Si divincola e si rialza da quella posizione dopo pochissimo tempo, interrompendo il dolce sottofondo orchestrale nella mia testa.

Stavo già immaginando che saremmo rimasti stretto per un po', che poi lui esitante avrebbe guardato verso di me... ed io lo avrei accontentato, riprendendo a baciarlo nuovamente e che...

<<Link... vieni qua piccolo micetto!>> dice teneramente, sollevando il fagottino nero dal suo comodo giaciglio.

Lui sbadiglia e guarda curioso Kenma.
Kenma se lo stringe al viso, riempiendolo di baci.

Zelda lo osserva, con una punta di gelosia, restando però stesa e richiudendo gli occhi dopo poco.

La mia perversa scena, che implicava qualcosa di più che un semplice bacio con Kenma, viene cancellata definitivamente dalla visione di lui con in braccio quel gattino.

Kenma ama i gatti.
Lui sostiene che, per quanto siano creature indipendenti, siano estremamente bisognose di un contatto umano.
Amano la comodità e l'affetto che il padrone gli regala, anche se non lo danno a vedere.

Zelda è sempre stata più che una gatta, una bambina, alla quale mancava solo la capacità di parlare.

È sempre vicino a Kenma, come se sapesse quando si trova in quei momenti di sconforto, non lo lascia mai da solo poiché anche lei avrà imparato, che Kenma da solo combina guai.
Gli lascia rumorose fusa, per cercare di tranquillizzarlo quando lo sente tremare.
Cerca le sue carezze quando lo vede immerso nei suoi bui pensieri.

<<Dobbiamo acquistare nuove ciotole per il suo cibo, per la sua acqua. Ed in più, dobbiamo prendergli cibo per gattini, Zelda è adulta, non può mangiare le sue cose.>>
Dice, sedendosi sulla sua poltrona di fianco la libreria, mettendo il piccolo Link sulle ginocchia.

"Dobbiamo."

Mi era mancato quel suo plurale, che comprendeva anche me, nelle sue folli spesate improvvise.
Kenma acquistava compulsivamente, quando si sentiva triste per cercare di distogliere la sua attenzione dal suo stato d'animo.

Sono sicuro però, che l'acquisto che sta programmando abbia una radice di felicità e contentezza, questa volta.

Lo osservo ancora un po', mettendomi a sedere sul letto.
Kenma sembra perfino felice, assieme ai suoi gatti.
Lo vedo sorridere di cuore, mentre si china per pronunciare parole dolci al suo nuovo piccolo amico.
Come se tutti i tuoi fantasmi svanissero ed il suo cuore diventasse leggero, lui riprende a respirare aria pura, lontana dalla contaminata nube dei suoi pensieri.

Amo vederlo così, e vorrei sempre vedere quel sorriso sul suo viso.

Vorrei che lo avesse con me, quel sorriso e quel senso di spensieratezza.

<<Kenma... riguardo a prima...>> i miei pensieri si traducono in parole prima ancora che io possa rendermene conto.

Lui solleva lo sguardo, senza dir nulla.

<<Volevo chiederti che cosa vuoi fare, adesso.>>
Deglutisco, maledicendo la mia stupidità.

Sento il cuore battermi più forte in petto, non avrei dovuto prendere l'argomento così all'improvviso.
Non avrei dovuto parlargli prima di una settimana, almeno, di questa cosa.

Sono irrimediabilmente un'idiota.

<<Che voglio fare?>> chiede, alzando un sopracciglio.

Ormai ci sono, devo andare fino in fondo.
Sospiro, prevedendo già come andrà a finire questa conversazione.
Mi ripeto mentalmente di non lasciarmi infastidire da qualsiasi cosa lui possa dire, di restare calmo e di accompagnare il suo flusso.

"Non devi gridare.
Non devi provocare.
Non devi insinuare.
Aspetti che ti risponda e poi dici okay.
Solo Okay.
Non Okay... ma.
Devi solo dire Vabene Kenma."

Ce la posso fare.

<<Bhe, che cosa vuoi fare, con me...>>

<<Che cosa dovrei voler fare Kuroo?>> riabbassa lo sguardo su Link.

Ho già perso la sua attenzione.

Prendo un respiro, non è il caso di infervorarsi per così poco.

<<Qualcosa... qualcosa dovresti voler fare.
Come dire, gli amici non si baciano tutti i giorni... non come successo tra di noi poco fa.>> riprovo, cercando di mantenere il tono della mia voce completamente piatto.

<<Kuroo me l'hai chiesto tu. Ma è una cosa finita lì.>> risponde.

Vorrei alzarmi e ribaltare il letto ma non posso.
Stringo leggermente la coperta, prendendo un altro respiro.

<<Te l'ho chiesto io e tu hai detto si. Pensi che possa succedere tra chiunque? Che ne so... tra te e Lev, per esempio... gli diresti di sì?>> è una provocazione bella e buona, mi mordo la lingua subito dopo.

<<Certo che no idiota.>> mi rivolge uno sguardo tagliente.

"Ci risiamo."

<<Allora capisci anche tu che la mia domanda è più che legittima. Noi adesso cosa...>> lo vedo alzarsi di scatto, con ancora il gatto in braccio.
Pronto a graffiarmi, si dirige più lontano possibile, per evitare di affondare i suoi artigli affilati nella mia carne.

<<Kuroo noi siamo esattamente quello che eravamo prima.
Non succederà mai più una cosa del genere, e ti prego di non insistere in questa direzione.>> la sua voce è infastidita.
Esattamente come temevo la mia insinuazione, avrebbe fatto.

Mi alzo, con la volontà di raggiungerlo, ma resto fermo davanti al letto.

<<Vuoi, forse negare che ti sei sentito coinvolto?>> chiedo, sfogando la mia frustrazione tramite un respiro più rumoroso del normale.

<<Kuroo... smettila.>> replica.

Se avessi del buon senso dentro di me, adesso saprei che è il momento di fermarsi.
Direi " Okay Kenma." e chiuderei la conversazione.

Se avessi del buon senso, non aprirei la bocca ancora una volta per replicare.
Ma soprattutto, se avessi del buon senso, non avanzerei fino alle sue spalle, stringendolo in quell'angolo.

<<Perché? Non ti è piaciuto forse? A me sembrava proprio di sì, perché devi sempre mettere un muro davanti alle cose che ti possono far star bene?!>>

Se avessi del buon senso, non alzerei il mio tono di voce.

Lui si volta, mordendosi il labbro.

<<Kuroo non mi interessa.
È successo solo una volta e già mi stai facendo pentire.
Credevo che finalmente fossi cambiato e invece eccoti qua, che vuoi rivendicare diritti su di me che non hai.>>

Chiudo gli occhi e conto mentalmente fino a 10.
Le mie mani formicolano e vorrei o metterle addosso a lui, scuotendolo fino a quando non ammetta che anche lui ha provato qualcosa; o metterle intorno al mio collo per strozzarmi da solo, stramazzando per la mia idiozia e la mia lingua lunga.

<<Hai ragione. Non ho diritti su di te, ti chiedo scusa.>>
Le parole mi strozzano, ma so che erano quelle giuste da dire.

Kenma rimane in silenzio per un po', poi si fa spazio e raggiunge la porta della stanza.

<<Kuroo, non voglio parlare di sentimenti. I sentimenti non fanno per me, quindi per favore, non me lo chiedere che cosa ho provato o che cosa ho pensato.
Mi faresti solo del male.>> dice all'improvviso.

Se si vuole far parlare Kenma, non bisogna realmente parlargli.
Bisogna star in silenzio e aspettare che sia lui a far uscire le parole dalla sua bocca, con i suoi tempi.

Resto, infatti, in attesa che dica qualcos'altro.

<<Se mi chiedi se mi ha coinvolto: si.
Non te l'avrei lasciato fare altrimenti.
Ma se tu parli di altre cose, cose che si sentono diversamente che con i 5 sensi... tu mi spingi in un campo minato.
È stato un qualcosa di... fisiologico, non lo so... vedi tu come vuoi definirlo.>>

"Kenma per me è stato tutt'altro che pura curiosità fisica. Niente di fisiologico, anzi esattamente all'opposto.
Vorrei dirti che ha smosso dentro di me qualcosa che non ho mai provato per nessuna delle donne con cui sono stato.
Vorrei dirti che si, i rapporti tra le persone possono cambiare, esattamente come per Kageyama ed Hinata."

Per me è stata la conferma di provare attrazione per il mio stesso sesso, oltre che per quello opposto ma anche un qualcosa di molto di più.
Non provo solo attrazione fisica, io ho capito che l'attaccamento che ho per te va oltre il morboso e l'ossessivo.

Perché ti desidero adesso, ma più che desiderare il tuo corpo, io desidero la tua mente.
Desidero capovolgere i tuoi pensieri e desidero darti la pace che il tuo animo merita.
Dipingerti in viso un sorriso meraviglioso.
E finalmente, farti capire che l'amore esiste, che non sei da solo e che, per tutti questi anni in modi completamente diversi tra di loro, io ti ho sempre amato.

<<Vabene, come vuoi tu.>> dico.
Sento che potrei piangere da un momento all'altro, per questo resto di spalle.

<<Kuroo, io... non posso rischiare.>> dice, uscendo poi dalla stanza.

"Che vuoi dire?"

Kenma, che cosa vuol dire?!

Mi trovo ad andargli dietro, con il cuore in gola.

<<Che... che vuol dire?>> chiedo, affannando come se avessi corso per chilometri.

<<Che non posso rischiare con i sentimenti, con te...
Mi distruggerebbe.>>

No Kenma, no!!
Sarebbe diverso, io sarei diverso!
Non potrei mai stancarmi di te, non potrei mai trattarti come mi hai visto fare più volte nel corso di questi anni, con le donne.
Tu avresti un posto speciale ed io non ti ferirei mai.

<<Kenma... sarebbe diverso lo sai bene... non potrei mai ferirti...>>

Vedo le sue spalle sobbalzare per un singhiozzo.

<<Non è vero. Lo hai già fatto una volta e ne sono uscito a malapena.
Ti ho ritrovato solo oggi... non posso rischiare di complicare il nostro rapporto, per un qualcosa che... che neanche so cos'è.
Mi sta bene quello che c'è adesso.
E non voglio mai più parlare di questa cosa, non voglio mai più parlare di sentimenti, Kuroo.>>

Stringo i pugni.
Lo sapevo, lo sapevo che avrebbe reagito così.

Poggio le mie mani sulle sue esili spalle, scosse da una crisi di pianto.

Che cosa dovrei fare?
Mentire a me stesso, dicendo di non provare nulla per lui oppure mentire a Kenma, affermando che sono d'accordo nel dimenticare quel che c'è stato?

Non lo posso dimenticare, è impresso indelebilmente nella mia anima.
Dimenticare di averlo baciato equivarrebbe a dimenticare che lui esiste: semplicemente impossibile.

I nostri sistemi sono venuti a contatto e si sono perturbati a vicenda, prima che possano tornare alle condizioni di equilibrio dovrà passare del tempo.
Non so precisamente quanto, ma so che sarà doloroso per me, quanto per lui.

Eppure, anche se dovessimo tornare all'equilibro, una piccola parte di me resterà per sempre dentro di lui e viceversa.

"Siamo davvero in grado di non influenzarci più, Kenma?"

<<Non ne parleremo più, promesso.>>

Lui annuisce, accendendo poi la luce del soggiorno.

<< Sistemiamo qui... adesso.>> la sua voce è un filo fragile.

<<È ancora il tuo compleanno, sistemo io, tu siediti sul divano...>> rispondo, andando a recuperare:
sacchi vuoti, una scopa e lo straccio.

Inizio a pulire la stanza, sotto il suo sguardo vigile.
Non ha lasciato Link neanche per un secondo, continuando a riempirlo di attenzioni e carezze.

Mi consola il pensiero di rivedermi in quel micio dal pelo nero, immaginando di essere io il destinatario di quelle tenerezze.

<<Credo di aver concluso, i palloncini e lo striscione li toglierò domani. Qui è avanzato del cibo che metto in cucina. Vado giù a buttare questi sacchi.>> dico, avviandomi alla porta.

Infilo la mia giacca di pelle e mi preparo anche a mettere le scarpe.

<<Mh no dai, facciamolo domani.>> mi ferma lui.

Sussulto per questa sua affermazione.
Sorrido, alla sua implicita richiesta di restare.

<<Va bene Capo. È ancora il tuo compleanno, farò tutto quel che vuoi, ancora per...>>
Guardo il mio orologio da polso:
Sono le 22:05

<<Altre due ore. Scegli bene.>> gli sorrido dall'uscio della porta del soggiorno.

Lui lascia a terra Link, impaziente di esplorare quella nuova stanza.
Con un balzo il gattino, è già scomparso sotto il tavolo, alla ricerca di qualcosa con cui giocare.

Anche Kenma, si alza e mi viene vicino.
Senza guardarmi infila le braccia nella mia giacca aperta.
Posa il suo capo al mio petto e mi stringe, in un improvviso abbraccio.

Resto a bocca aperta per un po'.
Non lo aveva mai fatto ed il cuore inizia a battermi nuovamente, come se fosse una corsa per cavalli, forsennatamente.

Sono sicuro che lui riesca a sentirlo, attraverso la mia maglietta.

Ricambio il suo abbraccio, stringendolo a me.
È così piccolo, esile ed indifeso.
Ha sempre trovato riparo dietro di me, mi sono sempre posto come scudo tra lui e qualsiasi difficoltà.

"E lo sarò per sempre Kenma, anche se non posso dirtelo."

<<Kuroo...>> la sua voce è un bisbiglio.

<<Si?>>
Lo sento deglutire con forza.

<<Kuroo... possiamo... possiamo...>>
L'esitazione nella sua voce non gli permette di concludere ciò che voleva dire.
Ma io sorrido, sapendo esattamente quel che volesse comunicare.

<<Solo per queste altre due ore, vabene?>>
Affondo il mio viso nei suoi capelli.
Il profumo del suo shampooo dolce mi fa prudere le narici.

Lo sento annuire debolmente.

"Solo due ore.
È crudele da parte tua, concederti per sole due ore."

Lo guido nuovamente nella sua camera da letto, accostandomi la porta alle spalle, questa volta.

Lui è in piedi, con lo sguardo basso ed il viso completamente arrossato.

So a cosa sta pensando, so che si sente debole e imbarazzato per aver ceduto, a delle lusinghe implicite.

Se ci fosse stato qualcun altro con te, adesso, avresti fatto bene ad essere impaurito.

<< Non devi avere paura, sono solo io e sono solo due ore.>> gli dico, rassicurandolo, mentre assieme ci sediamo sul bordo del letto.

<<Non mi fai paura tu... mi fanno paura i miei pensieri.>> confessa.
Vedo come si scuote per un nuovo tremito di ansia.
Stringe il tessuto dei suoi pantaloni, così forte da far mancare la circolazione nei suoi polpastrelli.

Poso una mano sulla sua.

<< Non ci saranno sentimenti di mezzo. Non ci saranno pensieri.
Chiudi gli occhi e pensa che, siamo solo due corpi qualsiasi. Tu non sei Kenma ed io non sono Kuroo.>>

Mento.
Mento spudoratamente, poiché non riesco a contenere la gioia dentro di me, nel poterlo avere nuovamente tra le braccia.
I miei sentimenti posso anche camuffarli per un po', fino a quando Kenma non avrà accettato i suoi.

Posso fingere di non provare nulla, posso essere normale.

<<Ci posso riuscire?>> chiede, sospirando.

<<Certo. Stacca la spina dalla tua testa, rilassati.
Solo per due ore, fingi di non essere tu.>>

Gli accarezzo una guancia, rigata da una nuova lacrima salata.

<<E se io... volessi... interrompere?>> chiede ancora.

<<Basta che me lo dici.>>

<<Se non dovessi riuscirci?>>

Resto un solo attimo in silenzio, prima che una lampadina mi si accenda in testa.

<<Allora scegli una parola, una che per te sia importante. Una cosa qualsiasi, che senti che riusciresti a dire in qualsiasi momento.>> inizio, mentre gli sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Rivelo così il suo profilo perfetto, il suo naso leggermente inumidito e poco all'insù.

La sua fronte si corruga per un momento.

<<Una parola... qualsiasi?>>

<<Una qualsiasi. E quando tu me la dirai io mi fermerò all'istante.
Non lo farò se dirai " fermati".
Non lo farò se supplicherai.
Solo se dirai quella parola.
È il tuo potere di far iniziare e far finire qualsiasi cosa.
Tu ne hai il controllo.>> riprendo, avvicinandomi di più al suo viso.

<<E tu sarai...>> si volta verso di me, i nostri nasi si sfiorano leggermente.

<<Io sarò diverso. Non mi riconoscerai neanche.>>

Lui annuisce.

"È quello che vuoi no? Osare un po', senza aver paura dei sentimenti che possano nascere.
Se pensi di non essere con me, forse la tua testa ti lascerà in pace, una volta per tutte. Forse riusciresti a sentirti libero dalle tue pesanti catene, per una volta."

Anche se, vorrei tanto che tu pensassi che fossi io.
Vorrei tanto che tu ti lasciassi andare a me, consapevole di farlo, senza cercare di estraniarti.

Ma forse bisogna iniziare così.
Forse il nostro rapporto deve procedere per questa strada.

Lo sento esitare.

<<Solo se sei sicuro Kenma.>> i miei occhi sono fissi nei suoi.

Quel velo di desiderio ribelle, si adagia nuovamente nelle sue iridi dorate.

<<Si.>> risponde, portando una mano sul mio ginocchio.

Inaspettatamente quel suo gesto così coraggioso, mi provoca una scarica di adrenalina in tutto il corpo.

<<Che parola scegli?>> chiedo, mentre cerco di contenermi, in tutti i modi.

<<Verde... perché...>>

Lo zittisco subito, portando un dito sulle sue labbra.

<<Non devi spiegarmi perché... Verde sia allora.>>
Kenma deglutisce, protendersi verso di me, sfiorando le mie labbra con le sue.

Mi sta provocando come solo lui riesce a fare.
Fermo in questa posizione, alza nuovamente lo sguardo verso di me.

<<Ed io... come... come devo chiamarti?>>

L'eccitazione mi assale, la sua voce è così suadente nel sussurro in cui esce, che mi fa sentire accaldato.
Non avevo mai provato uno stato di coinvolgimento così totale.
Ogni parte di me grida di volerlo, lo brama e lo desidera con una violenza tale da mozzarmi il fiato.
Gli lascio un delicato bacio sulle labbra, lieve esattamente come il suo di prima.

I suoi occhi non sembrano più avere paura ed essere imbarazzati.
Faceva tanto per mostrarsi sempre vero, che ha finito per soccombere sotto il peso delle sue paure.
Invece eccolo adesso, con addosso una maschera che nasconde la sua vera personalità e che lo spinge a far qualcosa che, altrimenti non avrebbe mai fatto.

Rifugiarti dietro questo pseudonimo di te stesso, ti aiuta, ti fa sentire meno vulnerabile ed io lo accetto.
Pur di averti Kenma, accetto anche questa nuova versione di te, per queste due ore.

Sono terrorizzato all'idea di quel che succederà allo scadere del nostro tempo, ma sono troppo avido per non bere dalla tua coppa.

Lo attiro a me, portando la mia bocca a contatto con il suo orecchio.
Kenma geme, per questo cambio così repentino con una nuova parte del suo corpo.

"Kenma, tu sei nato per essere passivo."

Ogni sorta di pensiero impuro, perverso e brutale mi attraversa le mente, accaldando ferocemente la zona del mio basso ventre.
La mia erezione spinge contro il tessuto stretto dei jeans.
Che Kenma se ne sia accorto o meno, non ha importanza, è impossibile contenere reazioni così genuine, davanti allo sguardo di quel micio curioso.

Socchiudo le labbra, lasciando uscire la mia voce come giusto un sussurro.
Le mie parole arrivano a Kenma come un invito, che gli fa correre un brivido su tutto il corpo.

Lo sento gemere, ancor prima di aver iniziato.
Lo sento scottare, ancor prima di averlo toccato.

<<Tu, chiamami Master.>>

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