Capitolo 13.3 - Birthday Boy.
*
Kenma's POV
Sento Kuroo scendere le scale.
Mi trattengo dall'impulso di seguirlo e di vedere che cosa sta combinando.
Resto in attesa, in silenzio, riposando finalmente la mia testa dal baccano appena conclusosi.
Bokuto ha davvero una voce troppo alta, capace di surclassare in decibel l'esplosione dei festoni.
Forse anche più delle voci riunite di tutti gli altri.
Guardo il mio soggiorno, mentre gli occhi tornano ad inumidirsi.
Nonostante ora sia tornato nel mio silenzio abituale, nelle orecchie continuo a sentire le risate di tutti.
Non ho modo di ringraziarli tutti, uno ad uno, per questa festa a sorpresa.
Non sono un amante delle sorprese e non sono neanche un amante dei compleanni.
Complice il fatto che non ne ho mai ricevuta una, non credevo potesse scuotermi così tanto.
Erano tutti riuniti per me, al solo scopo di festeggiarmi e celebrarmi.
Se chiudo gli occhi ancora li rivedo, tutti sorridenti, solo per me.
Avevo decisamente bisogno di un po' di conforto e di calore umano.
Avevo bisogno di sentirmi accettato.
Avevo bisogno di sentirmi parte di qualcosa.
Sento i miei mostri interiori ritirarsi al cospetto del rinnovato coraggio, che ho ritrovato dentro di me, grazie a questa piccola cosa.
Forse non sono così solo come pensavo, forse non sono così patetico come credevo.
C'è qualcuno là fuori che tiene a me, nonostante io mi veda come una pesante zavorra.
Forse, se potessi guardarmi attraverso gli occhi di qualcun altro, potrei rendermi conto che non sono così pietoso come io pensi.
Kuroo si attarda.
"Ma dove sarà andato?!"
Mi alzo dal divano, reggendo ancora la scatola della console tra le mani.
La stringo più forte del necessario: per me questa console adesso rappresenta molto di più che un semplice apparecchio elettronico.
Rappresenta qualcosa che era andato in frantumi ma che sta tornando integra.
Rappresenta una persona, che per quando mi fossi sforzato di accantonare, ha continuato a restarmi prepotentemente in mente nonché nel cuore.
Raffigura tutta la mia depressione di questo mese, la mia solitudine, il mio sconforto ed il mio distacco da ogni emozione.
Apro la luce della mia camera con il gomito e per poco non mi cade la scatola dalle mani.
Il monitor era stato montato, sulla sinistra proprio come avevo pensato, spostando il vecchio sulla destra.
Il nuovo tiragraffi di Zelda era stato sistemato, nell'angolo a destra, dove prima c'era una poltrona, che adesso si trovava vicino alla libreria accanto alla finestra.
Il ponticello tra le mensole era stato assemblato, sul quale era stato messo anche un cuscino che prima stava sul tira graffi del soggiorno.
Zelda lo stava già apprezzando, sonnecchiando su di esso.
Tutto era stato sistemato come avevo immaginato che lo fosse.
Sento la gola seccarsi e stringersi.
Il vuoto che avevo dentro sembra allargarsi ancora di più, nella realizzazione di quanto Kuroo mi fosse mancato.
Poso la scatola sulla scrivania e con mani tremanti, mi reggo la testa mentre mi siedo sul letto.
Anche il mio letto era stato sistemato: era stato cambiato e rassettato, cosa che non facevo da un mese.
"Non puoi avere questi accorgimenti per me.
Non puoi tornare con questa irruenza, sconvolgendomi come se fosse il primo giorno, dopo che hai taciuto per più di un mese."
Sento che riapre la porta, con molta difficoltà.
<<Vengo ad...>> provo a dire, mentre mi alzo.
<<NO NO... VENGO IO.>> urla dall'ingresso.
Eccomi che, in un attimo, mi sento catapultato a quella che era la mia normalità:
Io nella mia camera da letto, Kuroo che urla dall'ingresso.
Attendo, ancora qualche secondo, con il cuore in gola per non so quale motivo.
Si affaccia sulla porta, con solo al testa, entrando poi, tenendo qualcosa dietro la schiena.
La luce nella mia stanza è soffusa, ci sono i led che illuminano l'ambiente cambiando colore e cambiandone la mia percezione dello spazio.
<<Allora... ci ho pensato tanto a cosa dirti...>> inizia lui, restando in piedi davanti a me.
<<C'hai davvero pensato un po' troppo.>> gli dico, mentre poggio i piedi alla struttura sporgente del letto, cingendomi le ginocchia con le mani, portandole al petto.
Non riesco a trattenermi dal provocarlo.
Lui sorride, abbassando la testa e ripuntando poi i suoi occhi nei miei.
<<Lo so, mi dispiace.
Ma vedi... tu e Zelda eravate soli da troppo tempo.>> riprende.
<<Chissà come mai...>>
Muove un passo verso di me.
<<Ogni principessa ha bisogno di un valoroso eroe che la salvi.>>
<<Quanto maschilismo in questa stanza.>> osservo.
<<Ecco io... io sono qui per te.
E lui... è qui per Zelda.>>
Toglie da dietro la sua schiena un traportino blu, molto più piccolo di quello di Zelda,
Me lo poggia davanti e si allontana.
Io resto a bocca aperta ancora una volta, sgranando gli occhi incapace di credere a quello che avevo davanti.
Mi inginocchio come un peso morto per osservare l'ospite di quel trasportino per gatti.
Era un piccolo micino, completamente nero come la pece, a pelo medio, con due enormi occhi ambrati.
Se ne stava rintanato, tremante, sul fondo della sua gabbia.
<<No...>> dico guardando Kuroo e poi tornando con gli occhi su quella creaturina.
<<Si, in realtà.>>
Apro esitante quella gabbietta e lo prendo nelle mani.
È così piccolo, così morbido, impaurito e curioso.
Si lascia sollevare e portare al mio petto, docile ed ubbidiente.
I miei occhi, si offuscano per le lacrime, mentre gli lascio un bacio sulla testolina.
Il suo pelo è morbido e soffice al contatto con le mie labbra.
Lo guardo negli occhi: è l'esserino più dolce che io abbia mai visto.
Una faccia un po' tonda, incuriosita dallo sfondo alle mie spalle.
Un musino umido che imprime nelle sue narici il mio odore.
È completamente nero, senza sfumature di altri colori.
Solo completamente nero, lucido, dolce; se non fosse per i suoi enormi occhi ambrati, nei quali posso scorgere venature dorate.
I suoi occhi scintillano, le sue pupille si dilatano quando incontra il mio sguardo.
Non riesco a contenere le mie lacrime.
Me lo porto nuovamente al collo, i suoi gommini rosa si appoggiano piano sulla mia pelle, facendomi godere a pieno della sua morbidezza.
Vedo che porta una targhetta attaccata ad un collarino rossastro, decisamente troppo grande per lui.
La prendo delicatamente tra due dita, c'è il suo nome inciso sopra:
LINK
Guardo Kuroo, con il labbro inferiore instabile, mentre tiro su con il naso violentemente.
Lui continua a sorridere a 32 denti, con le braccia conserte sul petto.
È esattamente il nome che gli avrei dato.
È esattamente quello che più profondamente desideravo: ancora di più di un qualsiasi apparecchio elettronico, di un qualsiasi videogame o dia qualsiasi altra cosa.
Desideravo e sognavo un altro gatto, per far compagnia a Zelda e per far compagnia anche a me.
Non lo avevo detto mai a nessuno, neanche Kuroo poteva saperlo, poiché non lo avevo mai ammesso ad alta voce.
Ogni tanto mi trovavo a guardare le pagine social del gattile più vicino, o degli annunci delle cucciolate in arrivo.
Alla fine chiudevo sempre poiché non sapevo se fossi pronto ad accudire un nuovo gattino, essendo Zelda già così grande.
Mi tremano le mani ma continuo a stringerlo a me.
Zelda, interessata al nuovo arrivato, balza giù dalla sua posizione, avvicinandosi cauta a me, annusando nella direzione del suo nuovo compagno di giochi.
<<Io... come... come facevi a sapere...>> dico, vergognandomi di aver ceduto alle lacrime davanti a Kuroo, per un gattino.
<<Il mio sesto senso da gatto, probabilmente.>>
Si avvicina, portando il suo viso allo stesso livello del mio, accovacciandosi.
<<Kenma, mi dispiace, in un modo che non riesco ad esprimere con le parole.
Lo so che tu vorresti che io ti parlassi, lo so che vorresti sentirti dire qualcosa di più... che parole vuote.
Ma non ci riesco.
Non riesco ad esprimere quello che sento con le semplici parole.
Sono mortificato.>> inizia a dire.
Io lo osservo, chiedendomi se posso o meno credere a quello che sta dicendo.
<<Vedi io... sono un po' come lui.
Nero, ingenuo, bisognoso di attenzioni.>> riprende, indicando Link, che era sceso a far conoscenza con Zelda sul mio letto.
<<Kuroo, sei stai meschino. Pensi che adesso paragonarti ad un gatto... sia sufficiente?>> dico, mentre mi strofino la faccia, per scacciare il pianto.
<<Avanti... non... non esagerare di nuovo.>>
"Dio Kuroo come fai a rovinare perennemente qualsiasi momento di rappacificazione?"
<<Sei serio?>> dico alzando un sopracciglio.
<<Lo so, ho sbagliato, spero che così sono riuscito a farmi perdonare.>> dice.
<<Non ti ho sentito neanche una volta formulare delle scuse sincere.>>
Lui sbuffa.
<<Ma lo vedi... è impossibile!
Ma vuoi che ti scriva un telegramma?!
Rigiri il coltello sempre nella piaga... masochista che non sei altro.>>
Una vampata di irritazione mi scalda il petto.
<<Masochista? Forse non ti sei reso conto del porco sadico che sei.>> rispondo a tono.
Si alza e stringe i pugni.
Di nuovo.
Sta accadendo di nuovo.
<<Ma perché mi provochi... perché non puoi trattarmi bene per una volta?!>> il suo tono di voce di scalda, così come il suo viso.
<<Bene? Come potrei, dopo che stai continuando a giustificarti all'infinito?!>>
Si porta le mani sugli occhi e poi si avvicina al mio viso
<<Se tu la smettessi di fare la vittima ogni santa volta io...>> inizia ad urlare, facendomi sobbalzare.
Un sonoro schiaffo vibra nell'aria, facendolo interrompere di parlare, o meglio, di urlarmi contro.
In questo momento non sono io ad aver subito.
Sono io ad averlo colpito.
I miei occhi si riempiono di nuove lacrime, questa volta molto più dolorose e represse.
<< Ma ti rendi conto di quello che mi stai dicendo?
Ti rendi conto di come mi stai trattando?
Vittima?! Dopo tutto quello che hai fatto?!>> sussurro, trattenendo a stento un fremito.
Lui si rialza, portandosi le mani alla testa.
<<VABENE!!!
VABENE KENMA HAI VINTO.>>
<<Sono una MERDA Kenma, ed hai ragione.
Speravo davvero di potermela cavare senza dover ammettere che sono stato uno stronzo e che... SONO STATO GELOSO.>>
Inizia ad urlare, puntando i suoi occhi dorati fissi nei miei.
<<Sono stato così geloso che credevo di impazzire. Non sapevo quel che facevo, non sapevo quel che dicevo.
Mi sentivo completamente in balia della rabbia, dell'astio e dell'invidia.
Credevo che sarei diventato verde da un momento all'altro.>>
<<E ti chiedo scusa, ti chiedo scusa se ho sfogato la mia frustrazione su di te quel giorno, ti chiedo scusa per aver provato questi sentimenti. Ma non posso fare altro oltre che questo, perché non la riesco a contenere questa gelosia quando... quando ti vedo insieme a quel...>>
Si tratteneva a fatica, si tratteneva nel voler urlare, nel voler colpire qualcosa e anche, nel piangere.
Io lo osservavo, con la bocca aperta mentre finalmente si stava aprendo.
Finalmente stava vomitando tutto quello che aveva dentro, senza filtrarlo, senza fingere.
Non usava più termini complicati per esprimersi, non faceva più doppi sensi e battutine, per far ridere qualcuno.
Non ricorreva alla logica e al raziocinio.
Era semplicemente un ragazzo, che stava sputando fuori il suo malessere senza mezzi termini.
Era nuovamente il Kuroo che conoscevo, anzi forse era per fino meglio.
<<Sono stanco di non sentirmi abbastanza, quando c'è lui intorno a te.
Non sono abbastanza simpatico, perché tu non fai che ridere alle sue battute.
Non sono abbastanza sfacciato da buttarti le braccia al collo, e tu non fai altro che farti toccare da lui.
Mi sento sotto costante paragone, e lo so, lo so che non lo posso vincere.
E questa cosa mi fa impazzire, mi logora.
Perché lui è lui ed io... sono io!!
E mi sento frustrato, mi sento pervadere ed ardere dalla gelosia.
Mi consuma dentro e mi porta a fare cose di cui mi pento subito dopo.
Credevo che io fossi sufficiente per te... mi sono sempre considerato un buon amico ma poi è comparso Hinata Shoyo e tu sei cambiato...>>
<<E all'improvviso tu sapevi cose di lui che io non sapevo e lui sapeva cose di te, che io non conoscevo!
E siete diventati così amici, così uniti... che mi sono sentito tagliato fuori... E non importa quanto ci provassi o mi sforzassi, se c'era lui nei paraggi io mi sentivo scomparire.>>
Si ferma giusto un secondo per riprendere fiato.
I suoi occhi lacrimano, il suo viso è sofferente, le sue mani tremano nonostante stia facendo di tutto pur di tenerle ferme.
Era da tempo che non lo vedevo così.
La sua maschera si è finalmente dissolta.
La sua presunzione, il suo orgoglio, la sua superbia ed egoismo.
Tutti svaniti nel mentre pronunciava quelle parole.
I miei occhi si posano su di lui, illuminandolo di una luce che non avevo mai considerato.
Non credevo che avrei mai potuto fare un pensiero del genere, guardando Kuroo così fragile davanti a me.
Non avevo mai pensato a quanto anche lui, potesse essere così dannatamente attraente ai miei occhi.
Mi sento arrossire, in modo del tutto fuori luogo e contesto, ma nel vederlo così vulnerabile, così vero, dentro di me non fa che attivare quel meccanismo che non riesco a controllare.
Mi vergogno del pensiero che sta attraversando la mia mente in questo momento, mentre guardo il mio migliore amico.
Tra di noi c'è un silenzio imbarazzante, pesante come un macigno.
<<Ti prego Kenma, dì qualcosa o mi sento un perfetto idiota del cazzo.>>
<<Kuroo... io... non ti ho mai paragonato a nessuno.
Tu sei sempre stato il mio unico vero amico. Tu facevi parte della mia quotidianità, ti rendi conto?
Tu eri la mia quotidianità.
La ragione per cui ho fatto tante cose che credevo impossibili, prendi la pallavolo ad esempio.
E adesso, dopo tutti questi anni e dopo tutto quello che abbiamo vissuto assieme... se io mi faccio un nuovo amico tu... impazzisci.>>
Gli dico, seguendo i suoi movimenti con gli occhi.
Si accovaccia nuovamente davanti a me, guardandomi come se fosse un gatto randagio che dopo tanto tempo, finalmente aveva ritrovato la via di casa.
<<Kenma mi sono sentito impazzire.
Sono diventato paranoico, instabile e rabbioso al solo pensiero che tu... potessi preferire lui a me.
Io... non lo so se è deviazione, aberrazione, egoismo, perversione... io non lo so...>> dice, strozzando la voce in un sussurro appena udibile.
<<Non è da te non sapere le cose.>> constato.
<<Appunto, ti rendi conto fin dove sono arrivato?
Io non riesco a levarmi dalla testa quando mi hai detto di Kageyama e Hinata.
Ci penso notte e giorno, non trovo pace.
E lo so che voi due siete... solo amici, e che era tutto nella mia testa, ma era così reale... così reale da spaventarmi.
E quando mi spavento io poi... non ho idea di quel che faccio.>>
Trattengo il fiato.
La mia mente viaggia, nel sentire queste parole.
Kuroo sembra morto, bruciato dal suo stesso incontenibile fuoco, e adesso lo vedo risorgere dalle ceneri che aveva lasciato, più straordinario che mai.
"Ti prego smettila di parlare così, smettila di essere quello che ho sempre desiderato tu fossi."
<< Io ripensavo costantemente allo sguardo che avevi quando Hinata ti ha abbracciato in palestra e non potevo fare a meno di paragonarlo con quello che hai quando sei con me.
E quindi ho sentito la serpe della gelosia insinuarsi e strisciare dentro di me.
Se avessi potuto marchiarti la fronte con il mio nome lo avrei fatto.>> riprende lui, continuando a guardarmi con occhi arrossati.
<<Ma... cosa c'entra Rika in tutto ciò?>> non riesco a trattenermi, devo spostare l'attenzione del discorso su un soggetto differente dalle sensazioni di Kuroo, poiché se continua così, non potrò più nascondere il mio viso paonazzo.
Abbassa la testa e sorride.
<< Hai davvero bisogno che te lo dica?
Ti volevo ferire... perché stavo esplodendo dopo averti visto con Hinata.
Ero furioso e volevo farti sentire geloso... mi vergogno tantissimo.
Mi dispiace di aver infranto la promessa... mi dispiace di aver fatto un sacco di cose.>>
Le sue ultime parole sono cariche di nuova emozione, che risale direttamen dal suo cuore ed esce dalla sua bocca.
Mi sento mancare il fiato.
<<Mi sei mancato tanto Kenma.>> dice, avvicinandosi.
<<Fidati, che ho sentito di più io la tua mancanza.>> rispondo, abbassando lo sguardo.
Sono certo che se ne sia accorto.
È impossibile nascondere una cosa del genere ad uno che mi conosce come le sue tasche, come Kuroo.
Vorrei sprofondare nel letto e allo stesso tempo vorrei sfiorare il suo viso.
Una nuova vampata di calore mi fa colorare le guance.
Mi sento sudare, sia di caldo che di freddo.
I gatti iniziano a giocare, andando a nascondersi sotto la scrivania.
Li osservo un momento, per cercare di calmare il mio respiro.
Lui dal canto suo, si sporge ancora un po', fino ad arrivare davvero sotto la mia faccia.
"È la fine, mi ha visto arrossire, mi ha visto avere la pelle d'oca.
Vorrei morire ora se potessi."
<<Kenma...>> dice lui esitante.
<<Si?>> la mia voce è un sussurro, che tradisce il mio stato d'animo inquieto.
Lo so che mi stai leggendo come un libro aperto.
Lo so che riesci a vedere quel che penso.
Lo so, eppure prego, con tutto me stesso che tu non stia per dire quel che sto cercando in tutti i modi di ricacciare dentro di me, con violenza, facendomi del male.
Non dare voce a questi pensieri, ti supplico.
Kuroo dischiude leggermente le sue labbra carnose, deglutendo una volta prima di parlare:
<<Kenma, posso baciarti?>>
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top