Prologo

Avrei sperato che assistere alla sceneggiata di Robert Schliemann e dei suoi genitori nel mio salotto fosse gratificante, ma non lo fu affatto. Venuti a conoscenza dell'annullamento del matrimonio, quella famiglia si era recata a casa mia per chiedere spiegazioni e, quando mio padre rispose semplicemente che sarebbe stato più conveniente, Mrs Schliemann aveva iniziato ad inveire voracemente contro suo figlio, accusandolo di non saper trattare una donna come si deve nemmeno se fornito di un manuale.
E ovviamente Robert non avrebbe mai potuto sopportare una tale vergogna, come un bambino che vuol fare l'adulto ma poi viene sgridato davanti agli amichetti. Quella sua smania di potere, quel suo egocentrismo, quella sua megalomania, tutte le sue fissazioni e le sue aspirazioni lo spinsero a sputare il rospo. Mentre tentava di sovrastare la voce della madre con le sue giustificazioni, gli scappò detto: «È colpa di Candice, andava già a letto con Brooks!»
Io sgranai gli occhi mentre Mr Schliemann puntava lo sguardo su di me e Louis, al mio fianco, con una mano trattenne suo fratello minore dallo scattare in piedi e peggiorare le cose, e con l'altra strinse la mia gamba per tranquillizzarmi.
«Non sa di cosa sta parlando, Candice» mi rassicurò. «Non gli crederà nessuno e si smentirà da solo quando capirà che tu e Dylan non vi sposerete.» Sorrise divertito, prima di lasciarmi un bacio sulla guancia. «Tu devi solo goderti lo spettacolo.»
Louis iniziava a starmi davvero simpatico, mi piaceva il modo in cui si sforzava di farmi sentire a mio agio con l'intera situazione senza mai mancarmi di rispetto né invadere i miei spazi. Capiva quanto difficile fosse per me l'essere la sua promessa sposa quando ero innamorata di suo fratello e tentava di non farmelo pesare.
Robert precisò che aveva scoperto che io avevo avuto un particolare rapporto con uno dei fratelli, Dylan, e sua madre rise sotto i baffi, già pronta a spettinare di nuovo il figlio. Alla notizia che io mi sarei dovuta sposare con Louis e non con Dylan, Robert assunse un'espressione da tale pesce lesso che io iniziai davvero a rilassarmi e a godermi lo show dalla mia postazione al tavolo da pranzo.
Mio padre, al contrario, non sembrava affatto gradire il teatrino che gli Schliemann avevano allestito: nel suo sguardo capivo che non gli andava giù l'allusione di Robert al darmi della poco di buono tanto quanto che avesse tirato fuori quella storia di Dylan, che lui aveva già intuito. Forse mio padre sapeva che Robert aveva ragione e questo gli dava ancora più fastidio, perché non avrebbe potuto ribattere senza cadere nella menzogna.
«Qualcuno vuole un tè?» proposi, già in piedi, per stemperare la tensione.
Fu così che Robert si alzò per raggiungermi e afferrarmi un polso. «Sei una puttana» ringhiò e fu allora che i fratelli Brooks si alzarono.
Dylan fortunatamente comprese che forse non era il caso che intervenisse, ma rimase alle spalle di Louis per dargli man forte mentre quest'ultimo mi scrollava le mani di Robert di dosso e gli intimava non solo di starmi lontano, ma anche di tenere a freno la lingua.
Convenimmo tutti che fosse il caso che gli Schliemann se ne andassero. Mia madre chiese loro perdono per quell'inconveniente, ma servì a ben poco, perché loro uscirono dalla nostra porta d'ingresso impettiti e senza nemmeno salutare.

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