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Il mattino seguente mi ero completamente dimenticata di non aver impostato la sveglia, perciò mi svegliai solo quando Dylan bussò alla mia porta per avvertirmi che sarei arrivata in ritardo, se non mi fossi data una mossa.
«Dove sei stato ieri sera?» gli chiesi mentre entravamo in cucina per fare colazione; i suoi genitori erano già usciti, i gemelli erano già a scuola, solo Louis era seduto al tavolo da pranzo, la tazza di caffè vuota di fronte a lui ed il cellulare tra le mani.
«In giro per i dintorni, perché?» rispose vagamente.
«Tuo padre sembrava preoccupato» risposi altrettanto vagamente.
Mi sedetti accanto a Louis mentre Dylan mi versava del caffè in una tazza e lo guardai con la coda dell'occhio, cogliendolo a guardarmi di rimando. Mi morsi il labbro e mi concentrai sulla colazione, tempestata dal senso di colpa. Ci eravamo baciati. Non ci sarebbe stato nulla di male, in fondo avremmo dovuto sposarci, se io non avessi avuto una relazione con Dylan. Nessuno dei due si meritava di essere coinvolto nel gioco a cui stavo inconsciamente giocando, perciò decisi che quella stessa mattina avrei lasciato Dylan, per quanto male avrebbe potuto fare sia a me che a lui.
«Hey» mi sussurrò Louis, accarezzandomi la schiena.
«Hey» risposi con un sorriso triste. In fondo, io amavo Dylan, lo amavo con tutta me stessa, e mi odiavo per aver baciato suo fratello e, ancora di più, perché mi era piaciuto.
«Forza, Candy, dobbiamo andare a scuola» intervenne Dylan, sbrigativo, appena ebbe finito il suo caffè.
«Da quando ti interessa arrivare puntuale a scuola?» ironizzai.
«Da quando se arrivi tardi è ovviamente colpa mia, per i tuoi genitori» rispose con ovvietà.
Mentre gli passavo dietro per riporre la tazza sporca nel lavello, notai le spalle di Louis tremare dalle risate silenziose, perciò gli tirai uno scappellotto tra capo e collo, visto che io non ci trovavo niente di divertente, a meno che lui non avesse notato qualcosa che a me era sfuggito.

¤ ¤ ¤

«Dylan è chiaramente geloso, Candice» mi disse Helena mentre si ritoccava il trucco protratta in avanti sul lavandino del bagno delle ragazze.
«Cosa? No, Dylan è troppo sicuro di sé per essere geloso» replicai, scostando lo sguardo dal mio cellulare a lei. «Com'è possibile che in questo bagno non prenda mai la connessione della scuola? Non carica il feed di Instagram.»
«Sembra che lo abbiano fatto a posta perché gli studenti controllano sempre il telefono in bagno. Comunque Dylan non sembra così sicuro di sé quando deve confrontarsi con il fratello. Louis non è meno bello di lui e a quanto pare anche tu sei caduta nella sua trappola mortale di maledetto sex appeal, nonostante tu sia follemente innamorata di Dylan. Inoltre, dovrete sposarvi e adesso state sotto lo stesso tetto, Dylan avrà fatto due più due e sarà giunto alla conclusione che Louis ha decisamente più punti di lui, al momento.»
«Il mio cuore non è una partita di basket!» esclamai, quasi offesa.
«Per i ragazzi tutti i cuori di ogni ragazza del pianeta sono una dannatissima partita di basket.»
«Usi così tanti aggettivi... diciamo... infernali perché è la terza volta che provi a fare una linea precisa con l'eyeliner?»
«Sì, dannazione! Mi sono dimenticata quello gel a casa e questo affare mi fa saltare i nervi.»
«Dallo a me.» Mentre le applicavo il trucco sulle palpebre aggiunsi: «Secondo te la prenderà ancora peggio, adesso, se lo lascio?»
«Non saprei. Da una parte potrebbe aspettarselo, dall'altra trarre qualche conclusione spiacevole. I ragazzi sono complicati.»
«E si lamentano di noi ragazze» conclusi.
«Esatto.» Appena ebbe raccolto lo zaino da terra, mi puntò il dito contro. «Puoi lasciarlo quando vuoi, Candice, ma non andare con Louis finché non hai chiuso con Dylan.»
«Lo so, il bacio di ieri è stato un errore che non si ripeterà.»
«Brava ragazza.»
La lezione di matematica non era ancora finita ed io non avevo la benché minima voglia di assistervi, quindi camminai senza una meta per il corridoio, finché non arrivai alla porta della classe di letteratura del professor Thompson e guardai dalla piccola finestra. Dylan stava punzecchiando con una matita uno dei suoi amici, al banco di fronte, e questo suo amico stava guardando nella mia direzione, perciò attirai la sua attenzione per chiedergli di Dylan. Ora o mai più, avevo pensato. Se avessi dovuto rompere con lui, lo avrei fatto in quel momento, o non avrei potuto convivere con il rimorso di aver baciato Louis. Ormai ero decisa, lo avrei fatto.
«Hey, principessa» mi salutò Dylan appena fu uscito dall'aula; mi baciò ed io mi scostai, in imbarazzo. Stavo per lasciarlo, che razza di ipocrita sarei stata a comportarmi come se nulla fosse stato? «Va tutto bene?» mi chiese in apprensione.
«Dobbiamo... Dobbiamo parlare» ammisi. Sentivo ogni nervo del mio corpo teso, non riuscivo a smettere di picchiare il tallone a terra, le braccia incrociate in segno di difesa.
«Okay, vieni con me.»
Mi portò fuori, sotto uno degli alberi che accoglievano gli emarginati dell'istituto all'ora di pranzo.
«Bene, ora dimmi cosa è successo.»
«Dylan, io... Io devo lasciarti» sussurrai, trattenendo le lacrime.
Mi sentivo ridicola, a piangere nel rompere con un ragazzo. Era lui quello che avrebbe dovuto rimanerci male, non io! Però io lo amavo ed era dura lo stesso.
«Cosa? Perché?» si sconvolse.
«Non siamo destinati a durare, lo sai bene. Io non sarò mai tua, non potremo mai stare davvero insieme. Tu meriti qualcuno che possa uscire con te senza preoccuparti di essere vista perché dovrebbe essere con tuo fratello. Tu non meriti di vedere la tua ragazza destinata a un altro. E Louis...»
«Allora è per Louis?» mi interruppe con una risata amara. «Dovevo immaginarlo.»
«Lasciami finire, dannazione. Io ti amo, Dylan, ma tu non meriti di stare con qualcuno che è promessa sposa a tuo fratello e Louis non merita di essere tradito» mi innervosii.
«Non ti sei fatta tutti questi problemi quando dovevi sposare Robert.»
«Louis non è Robert.»
«Già, Louis è bello, è gentile...»
«Esatto» lo interruppi. «Louis è dolce, con me, mi tratta bene. Al contrario di come stai facendo tu. Non vorrei lasciarti, Dylan, non sai per quanto tempo avrei dovuto farlo eppure lasciato correre. Io ti amo, Dylan, e il modo in cui mi stai parlando non è giusto.»
«Non è giusto» ripeté, distogliendo lo sguardo. «Vaffanculo, Candice.»
Mentre si allontanava, io gli urlai contro l'unica cosa avrei dovuto tenermi per me: «Ci siamo baciati! Io e Louis ci siamo baciati, cazzo!»
Si voltò verso di me, l'ira dipinta in volto. «Che cosa?»
«Ci siamo baciati» ripetei. «Ma sai una cosa? Io me ne sono pentita subito. Mi è piaciuto, persino, ma mi sono pentita amaramente. Tu, invece, non ti fai problemi a trattarmi come qualsiasi altra ragazza che ti lascia per una cazzata.»
«Per tua informazione, sono io a lasciare le ragazze» replicò con cattiveria. «Nessuna ha mai lasciato me. Anzi, pensandoci, non credo di aver mai lasciato nessuna, se non sole nel loro letto nude dopo averle sco...»
Lo interruppi con un forte schiaffo in volto. «Mi sono pentita di aver baciato Louis senza averti ancora lasciato. Per come mi stai trattando, rettifico tutto. Mi sono appena pentita di essermi pentita» mormorai amaramente.
«Voi due!» ci chiamò un bidello, avanzando verso di noi. «Che ci fate qui? Andate a lezione!»
«Non ci facciamo più niente» gli risposi con lo sguardo ancora su Dylan, prima di tornare a scuola.

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