34

LOUIS

Me ne restai in piedi all'altare, circondato dallo stupore e lo shock di tutti i presenti. Candice se n'era andata, lasciandomi lì a fissare il suo posto vuoto. Helena teneva una mano davanti alla propria bocca, gli occhi rossi dal pianto che l'aveva sconvolta durante le promesse, e continuava a rigirarsi il bouquet della sposa fuggitiva tra le mani. Dylan non sembrava avere intenzione di distogliere lo sguardo dalla porta, come se Candice fosse potuta tornare da un momento all'altro assicurando a tutti che era solo uno scherzo e che adesso era pronta a dire "Lo voglio". Forse, invece, lo faceva soltanto per non guardare me. Intanto, nella navata si levarono cori di "Cosa?" e "Perché?". L'unico che sembrava tranquillo, dall'altra parte della sala, era Mr Neil, che non muoveva un muscolo ed aveva ancora un piccolo sorriso stampato sulla faccia. Il prete ancora boccheggiava, sorpreso quanto il resto dei fedeli.
Nel caos generale, scossi la testa ed uscii dalla chiesa, intento a cercare Candice, perché ero sicuro che, come me, nemmeno lei se la stesse passando bene. Non ero cieco, avevo visto quanto fosse nervosa. Avevo cercato di pensare che fosse la tipica reazione di una sposa, ma in fondo sapevo cosa sarebbe successo. Andai quindi nell'unico luogo in cui Candice sarebbe potuta essere: casa sua. Infatti, la porta d'ingresso era socchiusa e lei si trovava nella sua stanza, con dei semplici jeans ed una felpa nera, e stava facendo le valigie.
«Quindi te ne vai?» le chiesi, poggiato allo stipite della sua porta, facendola sussultare dallo spavento.
Sospirò e mi rivolse un sorriso triste, prima di tornare ai suoi bagagli per non guardarmi. «Ho solo bisogno di cambiare aria.»
La aiutai a fare le valigie in silenzio e lei lo accettò dopo avermi lanciato un'occhiata disperata.
«Va tutto bene?» le chiesi. La abbracciai da dietro e le baciai il capo, mentre iniziava a piangere.
«Mi dispiace» sussurrò.
«Non importa» risposi per rassicurarla.
«Perché anche adesso che sono stata un mostro con te riesci a stare calmo e a dirmi che non importa?» Tirò su con il naso.
«Perché me lo aspettavo, da una parte» ammisi. «E credo che sia stato giusto così. Ci meritiamo più tempo. Dove hai intenzione di andare?»
«Non lo so, voglio solo andarmene e riflettere. Voglio... Voglio solo che questa giornata finisca, in realtà. O almeno credo» esitò con la fronte aggrottata.
Le misi le mani sulle spalle e cercai il suo sguardo, ma lei continuava a farlo vagare per terra, come se stesse cercando qualcosa. «Da quando ti chiudi con me, bimba? Mi hai sempre detto tutto» indagai. «Ti ho già detto che con me è tutto a posto.»
Scosse la testa e la posò sul mio petto, abbracciandomi. «È dura lasciare tutto, Louis, ma devo farlo. Ti prego, non odiarmi.»
«Non mi dirai dove sei diretta, vero?»
«Mi dispiace» sussurrò. «Sappi solo che non andrò lontano, resterò negli Stati Uniti.»
«Okay. Vuoi che ti accompagni all'aeroporto?»
«Lo faresti?»
«Tu con me sei a posto» ripetei per ficcarglielo in quella testa dura.
Caricai le sue valigie su di un taxi e le tenni la mano mentre lei guardava fuori dal finestrino. Arrivammo al J.F.K. e impiegammo poco per il check-in. Guardai Candice dirigersi verso il suo gate e una fitta mi colpì al cuore. Fu dura lasciarla andare, ma sapevo che era il meglio per lei. Anche se la consapevolezza che avrebbe capito che non sarebbe voluta stare con me, al suo ritorno, si insinuava dentro di me. Lei amava Dylan più di quanto ammettesse. Amava mio fratello più di me e se ne sarebbe resa conto e al suo ritorno, se mai fosse tornata, io l'avrei persa definitivamente.
D'un tratto lei si voltò, lasciò le valigie ad un'assistente di volo e mi corse incontro. Riuscii ad afferrarla tra le mie braccia mentre mi circondava i fianchi con le gambe, la sua testa nascosta nell'incavo del mio collo. Faceva così male, tenerla stretta sapendo che se ne sarebbe andata non appena l'avessi lasciata andare. Restammo comunque così, appiccicati con ogni parte dei nostri corpi, finché Candice non sciolse l'intreccio e scese con i piedi per terra.
Mi accarezzò una guancia con un sorriso. «Devi sapere una cosa.» Abbassò lo sguardo, imbarazzata, ed il mio petto sembrò essersi spaccato a metà dal forte battito del mio cuore. «Ti amo, Louis. Può non sembrare, visto... Visto quello che ho fatto. Ma io ti amo. E dirtelo, lo prometto, è l'ultimo atto di egoismo che compio nei tuoi confronti. Prometto di non ferirti più.»
Le presi il viso tra le mani e la baciai sulle labbra. Chiamarono il suo volo e fece per andarsene, ma la trattenni. «Ti amo anche io.»
Mi lasciò un altro bacio, sulla guancia, prima di correre all'indietro verso il suo imbarco e salutarmi con la mano. «Tornerò!» mi promise, ed ogni singola parte di me, da quel momento, aspettava già il suo ritorno, perché Candice, ad ogni singola parte di me, mancava già. Anche se sapevo che non sarebbe dovuta mancarmi, perché quando sarebbe tornata la sua parola di non ferirmi più sarebbe venuta meno.

¤ ¤ ¤

Al ritorno in chiesa, trovai tutti fuori, chi tra le lacrime, chi con le mani tra i capelli. Il padre di Candice mi mise una mano sulla spalla. «L'hai vista?» mi chiese.
Annuii con non so quale forza.
«Candice sta bene?» mi domandò la madre.
Annuii ancora.
«Io non capisco come puoi restare così calmo» disse Michelle a suo marito.
«Perché io lo sapevo già. Ho proposto io a Candice questa scorciatoia, non potendo annullare il matrimonio.»
«Che cosa hai fatto, tu?» gli chiese mio padre.
«Ho commesso un errore, Michael, e ho tentato di rimediare.»
«A quanto pare Candice non ama abbastanza mio figlio!» esplose mio padre, gonfiando il petto.
«Mia figlia ha fatto di tutto per tuo figlio, Michael, ma dalla tua famiglia ha ricevuto solo sofferenze!» ribatté Michelle.
«Mio figlio...» iniziò mia madre, ma io la interruppi.
«Si aspettava tutto questo.» Si girarono tutti verso di me. Mi ero slacciato la cravatta e adesso la lasciavo penzolare attorno al collo per favorire le vie respiratorie. «Candice mi aveva già detto di non volersi sposare. Va bene così. Riconosco tutto il male che ha ricevuto vostra figlia, anche da parte di mio fratello» aggiunsi verso i Neil, «e riconosco che sia stato meglio così. Candice deve essere libera.»
Dylan, comparso al mio fianco, mi dette una pacca sulla spalla con un sorriso dispiaciuto. Per quel giorno credevo di averne visti troppi.
«Quindi, Candice dov'è, adesso?» mi chiese Michelle.
Mi chiesi se a lei avrebbe fatto piacere che io avessi detto ai suoi genitori che se n'era andata. Lei probabilmente mi avrebbe risposto che ormai era su un aereo per chissà dove e che loro non avrebbero potuto farci niente, di non preoccuparmi di ciò che avrei detto. Sentii la sua voce nella testa come se ce l'avessi avuta accanto, che mi sussurrava all'orecchio.
«Se n'è andata» risposi con un nodo in gola. «Ha fatto le valigie e se n'è andata.»
Mr Neil abbassò il capo e sua moglie si portò le mani alla bocca. Dylan, accanto a me, sussultò, mentre i miei genitori facevano una smorfia di disappunto.
«Ha detto che doveva cambiare aria e riflettere» aggiunsi.
«E tu non l'hai fermata?» gridò Michelle.
Scossi la testa, colpevole. «Mi sembrava giusto...»
«Io decido cos'è giusto per lei! Io sono sua madre! Dov'è andata? Dov'è andata, Louis!?»
«Non me lo ha detto» mormorai a capo chino.
I Neil si abbracciarono, l'uomo a consolare sua moglie, ma non scioccato né preoccupato. O almeno, se lo fosse stato, non lo dava a vedere.
Michelle si scostò ed inveì contro suo marito. «E questo glielo hai consigliato tu? Lo sapevi?»
Lui scosse la testa, rammaricato. «Michey, mi dispiace.» Non avevo mai sentito Mr. Neil dare un nomignolo a sua moglie, e avrei potuto vedere la faccia sorpresa di Candice, se ci fosse stata. Credetti che questo fosse il suo modo di dimostrarsi vulnerabile.
«Ti dispiace?» ripeté lei, ed io immaginai sua figlia che usava lo stesso tono, quella punta di ironia ed umorismo sardonico mischiato alla rabbia ed alla delusione. «A lui dispiace! Nostra figlia è chissà dove, tutta sola, in pericolo! Ha solo diciotto anni, Olly! E tu mi vieni a dire che ti dispiace di averle messo in testa una tale follia! Oliver Neil, fidati, dovresti sentirti molto peggio di così.»
Sia io che mio fratello ci guardammo con un sorrisetto e credo che entrambi stessimo pensando la stessa cosa: a Candice che si metteva a ridere. Sì, lei sicuramente lo avrebbe fatto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top