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Eccoci lì. Finalmente o meno, ormai era arrivato il fatidico giorno. Le due settimane successive al mio compleanno erano state frenetiche in vista di quel preciso istante, perché tutto fosse perfetto, senza intoppi, proprio come lo volevo io. L'unico garbo che i miei genitori avevano avuto era stato quello di lasciarmi organizzare il mio matrimonio secondo i miei sogni di sempre. Sì, perché stavo per sposarmi. Con Louis. Quella notte non avevo dormito, tra la maratona Netflix con mia madre ed Helena che sarebbe dovuta essere il mio addio al nubilato ed il pensiero di quella giornata che aveva affollato la mia mente per ogni singolo istante, mentre controllavo freneticamente l'ora sul cellulare. Il risultato si vedeva sul mio viso, tramutato in profonde borse sotto gli occhi che Helena fece fatica a coprire con il correttore.
Trattenni il respiro in equilibrio su dei tacchi bianchi rivestiti di pizzo mentre mia madre chiudeva i bottoni del mio abito; avevo scelto un modello a sirena dalla gonna in tulle, la schiena scoperta ed il corpetto in pizzo, come le spalline.
Sia mia madre che la mia amica erano incantevoli: mia madre aveva raccolto i capelli in uno chignon disordinato che la faceva sembrare più giovane ed indossava un tubino blu notte; Helena sfoggiava tutta la sua bellezza in un abito azzurro dalla scollatura alla greca ed un piccolo fiore bianco in vetro attaccato al fianco, da cui partiva il drappeggio della gonna.
La parrucchiera stava lavorando alla mia acconciatura, prima di inserire una coroncina dal motivo floreale con inserti a forma di libellule, aiutata dalla piccola Jessica, che indossava un abito rosa cipria molto semplice e controllava freneticamente il cesto con i petali da spargere.
Mio padre bussò alla porta proprio quando Helena finì di applicarmi il rossetto nude e mi prese a braccetto mentre la mia damigella e Jessica si stavano indirizzando verso l'altare. «Qualunque sia la tua scelta, sappi che io ti voglio bene» mi mormorò mio padre mentre entravamo in chiesa.
La marcia nuziale iniziò, annunciando il mio arrivo, ed io abbassai lo sguardo per vedere dove mettevo i piedi, non potendo alzare il vestito per tenere il bouquet. Quando lo rialzai, la prima cosa che vidi fu Louis, vicino al prete, che sorrideva nervoso. Devo ammettere che era più bello che mai, nel suo abito blu. Appena arrivai di fronte a lui, gli sistemai il fiore appuntato alla giacca e gli sorrisi. Al suo fianco, Dylan faceva da testimone. Lo salutai con non poco imbarazzo e lui mi rispose con un occhiolino.
La Messa procedette lenta con il rinnovo del Battesimo, la liturgia della Parola e l'Omelia, finché non arrivò il momento delle promesse e sentii Elena, dietro di me, chiedere i fazzoletti a mia madre, che si era accomodata in prima fila.
«Louis e Candice, siete venuti a contrarre matrimonio, senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione?» lesse il prete.
«Sì» rispondemmo e mi sembrò che già la prima domanda fosse stata difficile. In piena libertà.
«Siete disposti, seguendo la via del Matrimonio, ad amarvi e a onorarvi l'un l'altro per tutta la vita?»
«Sì» ripetemmo. Per tutta la vita.
«Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?»
«Sì.» Figli.
«Se è vostra intenzione di unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio e alla sua Chiesa il vostro consenso.»
Tesi la mano tremante verso Louis, che la prese saldamente. Per un attimo mi chiesi se sarebbe sempre stato così, se mi avrebbe sempre stretta con quella fiducia e sicurezza per spazzare via i miei dubbi. Per un secondo, prima che iniziasse a parlare, mi sentii protetta e salda su un paio di gambe che tremavano come foglie.
«Io, Louis Brooks, accolgo te, Candice Neil, come mia sposa» iniziò. «Prometto di esserti fedele sempre,» lanciai una breve occhiata a Dylan, dietro di lui, prima di riconcentrarmi su Louis, «nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.»
Lo aveva detto senza esitazione, gli occhi fissi nei miei, il tono fermo e deciso. Avrei voluto viverla con calma come lui. La mia voce, invece, uscì in un sussurro. «Io, Candice Neil...» Mi schiarii la gola. «Io, Candice Neil, accolgo te, Louis Brooks, come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre,» non ti tradirei mai, Louis, «nella gioia e nel dolore,» quanto dolore abbiamo subito, noi due?, «nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.» Tutti i giorni della mia vita.
«Louis, vuoi accogliere Candice come tua sposa, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?»
Louis abbassò gli occhi sulle nostre mani intrecciate e annuì, prima di confermare. Mi guardò ancora negli occhi e ripeté: «Sì, lo voglio.»
«Candice, vuoi accogliere Louis come tuo sposo, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita?»
Avevo aspettato fino all'ultimo istante. Sarei potuta restare a casa, non scendere dall'auto, non entrare in chiesa; avrei potuto interrompere la cerimonia sul nascere. Invece mi ero ridotta all'ultimo. Se avessi detto di sì adesso, non sarei potuta tornare indietro; non ci sarebbe stato un altro momento per abbandonare tutto.
Con il cuore in gola e le lacrime agli occhi, sussurrai: «Mi dispiace, Louis.» Separai le mani dalle sue e ripetei: «Mi dispiace così tanto.»
Lanciai uno sguardo al prete, affondai i denti nel labbro e infine corsi via senza guardarmi indietro per non vedere il dolore negli occhi di Louis.
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