28
Suonai il campanello di casa Brooks. Onestamente, non sapevo perché Louis mi avesse chiesto di vederci, né tantomeno se avessi voglia di vederlo. In realtà, non sapevo se avessi voluto che mi aprisse lui o Dylan, al momento ero molto confusa e il discorso di mio padre aveva rimesso le carte in tavola, mettendomi ancora più pressione. Forse aveva ragione lui, forse il matrimonio avrebbe sbarrato molte porte e mi avrebbe costretta a prendere una decisione, ma non volevo comunque limitare la mia libertà per prendere la strada più facile.
Fu Louis ad aprirmi. «Ciao, bimba» mormorò, scostandosi poi dalla porta per lasciarmi entrare.
«Hey, di che volevi parlarmi?»
«Parliamone in camera mia, ti va?»
«I muri hanno le orecchie, adesso?» mi informai, preoccupata dal suo comportamento misterioso, un po' sulle sue.
«Difficile da credere, ma sì» rispose con tono ancora più grave.
«Okay, allora.»
Lo seguii nella sua stanza e mi sedetti sul suo letto a gambe incrociate e lui mi imitò, piazzandosi di fronte a me.
«I miei hanno iniziato ad ascoltare le conversazioni tra me e Dylan e a chiedere spiegazioni per questa o quell'altra cosa» mi spiegò, adesso più calmo, ed io aggrottai la fronte.
«Ad esempio?»
«Cose come "Cos'è questa storia che Dylan ha messo incinta la sua ex?" o "Dylan ha baciato Candice?".» Sospirò senza guardarmi. «Insomma, sono un po' preoccupati per il matrimonio.»
«Non dovrebbero esserlo» mi lasciai scappare, ma me ne pentii subito: forse sarebbe stato meglio per Louis non sapere quello che ci eravamo detti io e mio padre. «Insomma, il matrimonio comunque si farà» rimediai. «Intendo che niente potrebbe mai impedirlo.»
Lui annuì, prima di prendermi una mano tra le sue. «Come stai?»
«Ho imparato che ogni volta che mi chiedono come sto ho un'espressione sconvolta o una faccia tremenda» scherzai.
«Mi riferivo a tua nonna» specificò. «L'ho saputo soltanto oggi. Mi dispiace così tanto.»
«Già» sussurrai, guardando da un'altra parte per non mettermi di nuovo a piangere. «Anche a me.»
«Eravate tanto unite?»
Mi morsi un labbro, ma qualche lacrima scese lo stesso, mentre annuivo. Louis mi passò un braccio sulle spalle per avvicinarmi a sé e farmi posare la fronte sul suo petto. Erano questi i momenti che odiavo, quelli in cui avrei voluto amarlo come ero consapevole che lui amasse me; lui meritava di essere amato, allora perché lo deludevo così? O forse continuavo a negare di provare qualcosa per lui perché non concepivo come fosse possibile amare tanto ardentemente due persone al tempo stesso. Non ci capivo più niente, il mio cuore era ridotto in frammenti che portavano ognuno il nome di uno dei due fratelli Brooks maggiori. Se solo Louis fosse stato uno stronzo come Robert, non avrei avuto dubbi, avrei saputo esattamente cosa fare, ma... Louis era così carino con me, e mi faceva stare bene. Mi tornarono in mente le parole di Helena ed il tempo in cui me le aveva dette sembrava lontano una vita: "Non cercare l'amore, cerca la felicità. Se qualcuno ti rende felice, prendilo e portatelo a casa. Se poi la felicità non svanisce mai, allora avrai avuto la fortuna di trovare anche l'amore." Lei era riuscita a farla sembrare così facile... Ma da una parte il mio cuore sentiva di non riuscire a lasciar andare Dylan, nemmeno dopo tutto quello che avevo, anzi, avevamo passato, dall'altra si rifiutava di ripudiare Louis, perché lui mi rendeva serena quando il mondo intero sembrava pesarmi sulle spalle. Allora, che avrei dovuto fare, con il matrimonio alle porte e due ragazzi che si aspettavano una risposta da me?
Louis mi asciugò le lacrime, che ormai non erano più solo per il mio lutto, ma per tutti i problemi che si erano venuti a creare negli ultimi due mesi. «Candice,» sussurrò, gli occhi fissi nei miei, «io ti amo.»
«Lo so» dissi di getto, e me ne pentii subito. Che razza di risposta è "lo so"? Tentai di rimediare, ma ogni parola che usciva dalla mia bocca sembrava peggiorare la situazione. «Louis, io... credo di amarti, ma sono così confusa. Tu mi fai stare bene e credo che questo non dipenda dal matrimonio, ma voglio chiarirmi le idee.»
Lui annuì con un sorriso rassicurante che mi fece odiare me stessa. Io lo stavo rifiutando e, anche in questa situazione, era lui che confortava me. Che persona orribile ero. «Lo capisco» disse solamente.
«No, non dirlo» lo supplicai. «Non dirmi che mi capisci, che mi ami, che non è colpa mia. Perché non puoi farmi una sfuriata che mi farà odiare tutta questa situazione, solo una volta?»
«Forse perché non meriti una sfuriata per quello che provi, per ciò che non puoi controllare» rispose semplicemente, e la sua innocenza mi spezzò il cuore.
Louis era una così bella persona ed io lo stavo rifiutando. Anche se non credevo in Dio, era probabile che avesse visto come stavo e avesse mandato quaggiù un angelo custode ed io lo stavo rifiutando. Mi sentivo sempre peggio.
«Puoi essere odioso solo per questa volta?» mi lamentai ancora, in difficoltà.
Lui scosse la testa, divertito, poi mi passò i palmi sulle guance e premette le labbra sulle mie. Odiavo amare quei momenti, odiavo amare i suoi baci, odiavo amare lui. Perché sarebbe stato tutto più facile se lo avessi odiato, ma lui era troppo buono, troppo gentile, troppo bello ed era tutto ciò di cui avevo bisogno e in un attimo di debolezza mi ero innamorata di lui.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top