12

DYLAN

Sally: Allora a stasera.
Tu: Certo, ci vediamo dopo.
Non sapevo perché avessi invitato Sally alla festa dei settantacinque anni mia nonna Georgia, ma ormai non potevo più tirarmi indietro. Ci eravamo visti, qualche tempo addietro, ma poi mi ero sentito in colpa, poiché stavo ancora con Candice. Quando lei mi aveva lasciato ci eravamo incontrati di nuovo. Non che le mie visite fossero chissà quanto emozionanti: andavo a casa sua, ci andavo a letto e tornavo a casa. Non saprei spiegare perché la rottura con Candice mi avesse colpito così profondamente, perché mi infastidisse tanto vederla con Louis, né tantomeno perché, tra le tante ragazze che esistevano al mondo, ero tornato da Sally. La mia vita sembrava un dannatissimo circolo vizioso da cui non riuscivo ad uscire. Con Sally era iniziato e da Sally sempre ripartiva. Ruotavo attorno ad un'orbita come un satellite e attorno a me giravano anche Sally, Candice e mio fratello. Se pensavo che io ero stato con Sally, avevo passato il testimone a Louis, poi mi ero messo con Candice, che adesso ronzava attorno a lui... Si sarebbe fatta del male. Non potevo proteggere la mia principessina, non più, ma sapevo che mio fratello le avrebbe fatto del male, come io, anche se lei non ne era a conoscenza, lo avevo fatto prima di lui. Perché io l'avevo tradita e Louis prima o poi avrebbe fatto lo stesso, ne ero certo, e tutto questo per orbitare attorno a Sally, senza nemmeno saperne il motivo. Adesso Candice era nella fase dell'illusione, quella da cui passano tutte le ragazze: vedeva Louis come un galantuomo, gentile, premuroso, che tentava di metterla a suo agio; così si sarebbe innamorata di lui e, appena la mela sarebbe stata matura, Louis le avrebbe fatto del male, come con tutte le altre, sempre come da copione. Odiavo, odiavo essere così impotente. Ma in fondo non avevo più alcun diritto su di lei, Candice non era più mia. Perché anche se a lei avevo detto il contrario, lei era stata mia: lei si era stretta attorno a me, mi aveva chiamato tante di quelle volte... Era stata assoggettata a me per tanto tempo, era questo che l'aveva riportata sempre da me, nel mio letto. So che era terribile da pensare, ma pensarla ancora mia, ancora nuda per me, con le sue piccole dita su di me, mi faceva stare bene. E subito dopo la gelosia mi martellava il cuore perché adesso non riusciva a stare lontana da Louis, come Sally prima di lei. Così diverse, eppure così dannatamente uguali. Ed è orribile che noi due le abbiamo rovinate entrambe.
Mentre questi pensieri mi passavano per la testa, continuai ad accarezzare il capo di mio fratello Mark, sfiorandogli la fronte bollente.
«Perché non posso venire alla festa della nonna?» mi chiese con tono stanco. Poveretto, la febbre gli aveva risucchiato via ogni energia che aveva in corpo.
«

Perché stai male e la mamma non vuole che tu faccia ammalare qualcun altro» gli spiegai gentilmente.
«Ma io voglio vedere la nonna.»
«La faremo salire, va bene? Così potrai vederla.»
«Grazie, Dyl.»
Appena Jessica entrò per darmi il cambio io lasciai un bacio sulla guancia di Mark ed uscii dalla stanza, per trovare Candice e Louis che parlavano in corridoio.
«Se vuoi posso andarmene» stava sussurrando lei, le braccia incrociate di fronte al petto, appoggiata al muro con una spalla.
«Perché mai dovrei volerlo?» rispose lui, scostandole una ciocca di capelli dal viso.
«Io non c'entro nulla con la vostra famiglia, mi sentirei un'imbucata al compleanno di tua nonna.»
«Ma no, ormai mia madre ti considera una figlia» la rassicurò Louis. «Credo sia ora che tu conosca il resto della famiglia.»
«Perché?»
«Perché un giorno ne farai parte.» Le prese la mano sinistra tra le sue e disegnò una linea attorno all'anulare. «Un giorno qui ci sarà un anello, tu sarai Mrs Brooks e dovrai conoscere tutti gli altri.»
«Mrs Brooks» ripeté Candice con un sorriso. «È una grande responsabilità, sarò mai all'altezza di tua madre?»
«Sarai all'altezza di una madre» la corresse lui, facendola arrossire, quindi io me ne andai sbattendo i piedi a terra ed intravidi gli sguardi stupiti di entrambi che si posavano su di me.
«Dylan» mi chiamò mio fratello, correndomi dietro. «Dylan!»
Uscii di casa e lui mi seguì, poi finalmente riuscì ad afferrarmi per un braccio e farmi voltare.
«Smettila, Louis» sbottai. «Smettila di seguirmi. Non ho bisogno che tu mi spieghi niente.»
«Ma non posso vederti stare male, sei mio fratello.»
«Ti avverto,» gli intimai, puntandogli un dito contro il petto, «fa' del male a Candice e sarà l'ultima cosa che farai mai in vita tua.»
«Io... non ne ho alcuna intenzione» tentò di difendersi.
«Io dico che lo farai» replicai. «Prima o poi tornerai da Sally, tornerai alle vecchie abitudini, e allora le avrai fatto del male.»
«Perché ne sei tanto sicuro? Chi ti dice che non saremo felici, che io debba per forza tradirla? Chi ti dice che io non mi sia innamorato di lei?»
«Perché è una prerogativa dei Brooks,» mi infervorai, «un marchio di fabbrica. Noi non sappiamo amare, Louis, nessuno ce lo ha mai insegnato.»
«Tu però ami Candice» mormorò con tono basso e scuro.
«E tu, tu l'ami?» sussurrai con la paura della risposta.
«Non lo so, ma so che posso amarla.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top