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Quando entrai in casa, mia madre si alzò di scatto dal divano con un grande sorriso che, ne ero certa, non era sicuramente dovuto al mio rientro: mia madre non avrebbe mai reagito con così tanto entusiasmo al ritorno della sua maleducata, irrispettosa ed irriconoscente figlia.
«Buongiorno» la salutai, ma lei non ricambiò, confermando la mia precedente ipotesi.
Invece batté le mani ed, emozionata come una ragazzina al suo primo appuntamento, esclamò: «Indovina? Hai un appuntamento con Robert per pranzo!»
«Che cosa?» chiesi, mentre ogni emozione veniva sostituita da un ineluttabile senso di profondo disgusto.
«Ti ho già preso un vestito, è in camera tua.»
«Non serviva...»
«Oh, mi rigrazierai più tardi» mi interruppe.
«Non hai capito, mamma. Non serviva, perché io non ci andrò, all'appuntamento.»
«Sì che ci andrai, è tuo marito.»
«Non ancora» precisai. «E comunque, ho da fare» mentii.
«Cos'hai di tanto importante da fare la domenica a pranzo?»
«Mangiare senza vomitare, forse?» ironizzai. «Devo vedermi con Helena.»
«Puoi rimandare, ci sei stata fino ad ora.»
«Ho detto Helena? Intendevo Hannah» ribattei.
«Chi diavolo è Hannah?»
«L'organizzatrice del corso di teatro.»
«Tu non frequenti il teatro.»
«Potrei iniziare.»
«Tu non farai teatro, Candice.»
«Allora devo vedermi con Tyler.»
«Chi è Tyler, adesso?»
«Il ragazzo di Helena.»
«E perché dovresti incontrarlo?»
«Per stare con Helena» risposi ovvia.
«Candice...»
«Devo vedermi con Dylan!» sbottai, anche se non era vero.
Quando però mi resi conto del nome che avevo tirato fuori me ne pentii subito: se mia madre avesse scoperto qualcosa di quella mattina mi avrebbe tagliato la testa e l'avrebbe attaccata ad un palo in giardino dopo aver bruciato il resto del mio corpo.
«Chi è Dylan, Candice?» mi chiese sospettosa.
Sbuffai e salii di corsa le scale. «Uno psicologo di quelli bravi» le risposi, cercando di restare composta.
«Inizia a prepararti!» gridò mia madre dal piano di sotto. «Devi essere da Charlie Bird per mezzogiorno e mezza!»
«E vediamo questo vestito» borbottai aprendo la porta della mia camera.
Sul mio letto era steso un vestito nero dalla gonna in tulle e degli strass sul corpetto molto più adatto alla notte del prom che ad un appuntamento per il pranzo della domenica. Per questo lo lasciai dov'era e aprii l'armadio: afferrai una maglietta bianca ricamata, una gonna a tubino rosa cipria ed un cappotto di lana nero. Non avevo intenzione di apparire più bella del dovuto, dato che stavo uscendo con Robert, perciò indossai poco trucco e lady peep nere non troppo alte. Non acconciai nemmeno i capelli, li sistemai semplicemente con un colpo di piastra. Infine scesi le scale con una smorfia nel vedere che mia madre aveva già le chiavi in mano.
«Sono solo le undici» mi lamentai.
«Non vorrai arrivare in ritardo.»
«Ma da qua a Charlie Bird non c'è nemmeno mezz'ora!»
«Non vorrai arrivare in ritardo» ripeté lei tra i denti.
«Se non partiamo almeno a mezzogiorno mi rimetto il pigiama» minacciai.
«Ma tu non eri in pigiama» rispose ovvia mia madre. «Forza, andiamo.»
«Bene. Tu va' pure, immagino che a Robert farà piacere aggraziarsi la futura suocera» conclusi, già diretta di nuovo verso le scale.
«Okay, Candice, allora cos'hai intenzione di fare per un'ora?» si arrese lei, gettando le chiavi sul tavolo da fumo del salotto.
«Potremmo guardare qualche programma TV come facevamo quando ero piccola, come ANTM» proposi stringendomi nelle spalle.
Lei sorrise amabilmente e mi accarezzò una guancia, prima di sedersi sul divano ed invitarmi a fare lo stesso. «Però ti comporterai bene con Robert, me lo prometti?»
«Io mi comporto sempre bene, secondo la mia morale, è lui il porco. Mamma, toglimi una curiosità.»
«Dimmi, tesoro.»
«Perché Robert e non, che so, Henry Hatcher?»
«Hai sempre avuto una cotta per lui, non è vero?»
«È... un bel ragazzo come un altro» replicai senza capire dove andasse a parare.
«È colpa di tuo padre» mi spiegò. «Lui non ha mai capito quanto potesse essere più proficuo farti sposare un uomo di bell'aspetto, oltre che di buona famiglia. È un uomo, cosa vuoi che ne sappia della soddisfazione di una donna? Fatto sta che gli Schliemann non potevano credere alle loro orecchie: finalmente il loro figliolo avrebbe avuto la possibilità di spiccare il volo. In fondo, il tuo stesso ragionamento lo fanno molte ragazze e Robert non è molto... richiesto, diciamo, di sicuro non quanto Henry. Per questo fu fatto l'accordo.»
«Credi che se lo avesse chiesto agli Hatcher avrebbero accettato?»
«Non importa ciò che credo, ormai è fatta.»
«È solo un'ipotesi, mamma.»
«Penso di sì. Ci avrebbero guadagnato due volte: molta pubblicità ed il figlio che metteva la testa a posto.»
«Un jackpot, insomma.»
«Immagino di sì. Comunque, come ho già detto, ormai è fatta e tu sposerai Robert, per quanto compiacente non sia. Se posso rivelarti un segreto, prima di tuo padre io ebbi molti ragazzi e ognuno di loro era sbagliato per me. Per questo capii benissimo che tuo padre era quello giusto.»
«Quindi tu non sei stata obbligata a sposarlo» ne dedussi.
«No, infatti. Però sono felice che tu abbia la fortuna di aver trovato subito quello giusto, grazie a noi. Comunque non era a questo che intendevo arrivare. Volevo dire che il secondo ragazzo che ebbi, Steven, me lo aveva consigliato mia madre. Lui era carino e dolce e per questo durò molto, ma non era bellissimo.»
«E quindi tu...» la incitai ad andare avanti.
«Lo tradivo. Lui sarebbe stato perfetto, se non fosse stato per il suo aspetto. Per questo andavo a letto con tuo padre alle sue spalle.»
«Che cosa?» mi scandalizzai. «E perché finì, poi?»
«Steven lo scoprì e mi lasciò, com'era prevedibile. Persi i contatti con tuo padre per corrergli dietro e non deludere mia madre. Inutile dire che fu tutto vano, su entrambi i fronti.»
«Io pensavo che tu e papà vi foste conosciuti a Yale.»
«Infatti è così, ma ci mettemmo insieme solo l'ultimo anno.»
«Fatto sta che Robert non è "perfetto, se non per il suo aspetto"» ribattei. «È un bruto, un bambino, una specie di... animale» aggiunsi sprezzante. «Come puoi solo minimamente pensare che sia quello giusto? Magari potrebbe succedere come tra te e papà.»
«Impossibile, tesoro. Robert è tuo e tu sei di Robert.»
«Bella conquista» borbottai.
«È così e basta, Candice» disse perentoria, facendomi capire che l'argomento era chiuso.
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