31
Dylan si sedette sul bordo della mia vasca da bagno con le mani tra i capelli ed io mi sentii morire. Era tutta colpa mia, lo avevo coinvolto nei miei problemi e adesso non potevamo più tornare indietro.
«Ma allora è un vizio» borbottò finalmente, dopo minuti di silenzio.
«Mi dispiace tanto, io non ne avevo idea» ripetei. «Potessi tornare indietro, giuro che non farei tante cose che ho fatto. Solo che non immaginavo sarebbe finita così, non pensavo che i miei prendessero questa decisione.»
«Mi dispiace, Candice» mormorò senza guardarmi.
«Per cosa, perché vuoi lasciarmi? Figurati, pure io mi lascerei, a questo punto.»
«Perché sono tanto egoista da aver dimenticato che tu vivi in questa situazione da tre anni» replicò.
Mi inginocchiai tra le sue gambe perché il suo sguardo fosse all'altezza del mio e gli accarezzai una guancia. «Tu non lo meriti. Non è giusto che tu venga rinchiuso nella mia stessa gabbia senza libertà di scelta. Non ti biasimerei se non volessi vedermi più.»
«Non capisci proprio, Candice?» Mi sorrise debolmente. «Io sono onorato di essere il tuo futuro marito. Mi...» Sospirò. «Mi spaventa. Tanto. Certo che mi spaventa, ma preferisco limitare la mia libertà, ma poterti proteggere, che saperti destinata ad un futuro con Robert.»
«Cosa stai dicendo? Stai delirando, per caso?»
«Io ti amo. Certo, il matrimonio è... È un'altra cosa, e dovremmo decidere noi quando e se sposarci, ma preferisco che tu sia la mia sposa, piuttosto che quella di quel bastardo.»
Aggrottai la fronte, ma strinsi le palpebre l'una contro l'altra per baciarlo. Mi fece alzare per portarsi una mia gamba attorno al fianco, così da poter guidare i nostri corpi stesi sul pavimento, l'uno sopra l'altro.
«Ci sono i nostri genitori, di sotto» ansimai sottovoce. «I tuoi fratelli...»
«Adoro questo vestito» mi interruppe, alzandomi la gonna. «Ti fa un culo fantastico.»
«Dylan» gemetti quando le sue labbra assaltarono il mio collo. «Dylan, ci sono...» Il resto della frase mi morì in gola, mentre il mio cervello mi chiedeva disperatamente di lasciarmi andare. «Dyl» lo supplicai quando entrò in me, non so se perché si fermasse o perché non volevo assolutamente che smettesse.
Mi era mancato, fare l'amore con lui. Restavo in bilico tra la paura di essere scoperti e la voglia di rilassarmi, sensazioni in netto contrasto tra loro, visto che se non mi fossi controllata sarei prorotta e ci avrebbero sicuramente sentiti. Ma era passato troppo tempo dall'ultima volta che eravamo stati insieme e adesso ne subivamo le conseguenze, come se il destino avesse voluto dimostrarci che noi non potevamo stare l'uno lontano dall'altra.
Quando ci ricomponemmo e tornammo al piano di sotto, i grandi mi chiesero se stessi bene, ma solo in uno di loro riconobbi lo sguardo che scattava tra me e Dylan, pensando a cosa avessimo realmente fatto: mio padre. E non era per niente contento. Probabilmente avevo rovinato tutto.
Anche Louis mi si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio: «La prossima volta non fatelo quando ci sono i genitori in casa.»
«Grazie» gli dissi ad alta voce, mentre gli altri si sedevano a tavola, e gli lasciai un bacio sulla guancia solo per potergli parlare senza che nessuno ci ascoltasse. «Ci hanno sentiti?»
«No, ma credo che tuo padre se lo sia immaginato» rispose con le braccia attorno a me.
Dalla sua spalla potevo vedere Dylan che ci osservava ed io scossi la testa per rassicurarlo. «Lo credo anche io.»
Louis mi accarezzò la schiena e mi baciò il capo, prima di accompagnarmi al tavolo.
Mr Brooks e mio padre, con alcuni interventi di Dylan, Louis e mia madre, parlarono a lungo dell'acquisizione di un ippodromo, prima che il più grande dei fratelli Brooks ricevesse una chiamata a cui fu costretto a rispondere, abbandonando il tavolo. Quando tornò a sedersi di fronte a me, sospirando, aveva l'aria afflitta, ma sembrò come se solo io e Dylan ce ne fossimo accorti.
«Tutto okay?» gli chiesi, la fronte aggrottata.
«Sì, non era importante.»
«Louis» lo richiamò il fratello. «Dimmi che non era chi credo che fosse.»
«Sì, Dylan,» sbottò, «era Sally, se è a chi ti riferisci.»
Sally. Ricordavo di averla già sentita nominare, una sola volta, da Dylan. "Prima Sally, poi mio padre, mio fratello, uno dopo l'altro mi dimostrano che non sono all'altezza né di una donna, né del nome di famiglia, né tantomeno di una famiglia", aveva detto, ma non mi aveva voluto spiegare chi lei fosse.
«Chi è Sally?» chiesi quindi.
«Nessuno», «La sua ex» risposero i due fratelli, in coro.
«La ex di chi, scusate?»
«Di Dylan.»
«La mia ex che è diventata ex perché andava a letto con Louis» replicò il diretto interessato, con tono aspro.
«Ragazzi, per favore, datevi un contegno» li rimproverò Selena.
«Andiamo, Dyl, lo sai meglio di me che è stata con tanti, anche quando eravate ancora insieme.»
«Questo ti dava il diritto di essere tra quei tanti?» sbottò il fratello, al mio fianco, ed io mi azzardai a toccargli la gamba per calmarlo.
«Smettetela» sbottai.
Speravo che il messaggio fosse chiaro: "Smettetela di parlare della tua ex che probabilmente adesso sarebbe al tuo posto se non fosse andata con tuo fratello."
Lasciai il mio tovagliolo sul tavolo e mi alzai con sguardo basso. «Devo togliere l'arrosto dal forno, scusatemi.»
Una volta in cucina, mi abbandonai sul piano cottura con i gomiti, le mani tra i capelli. Dylan mi raggiunse dopo poco per abbracciarmi da dietro e lasciarmi un bacio sul collo.
«Mi dispiace» sussurrò.
«Dimmi la verità: se non fosse stato per Louis, tu adesso staresti ancora con lei?» gli chiesi dopo essermi voltata verso di lui.
«Candice...»
«Rispondimi» gli imposi.
«Non so come sarebbe andata. Forse sì, ma più probabilmente no. Avrei comunque scoperto che andava con altri. E avrei trovato comunque te.»
Annuii e poggiai la testa sul suo petto, così che lui abbandonasse il volto sul mio capo dopo avermi baciata.
«Ti amo» sussurrai.
«Anche io ti amo.»
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