13
«Fammi capire:» ripeté per l'ennesima volta Helena, avvicinandosi sempre di più a me, anche se ormai la sua sedia a mensa era attaccata alla mia, «tu e Dylan lo avete fatto. Per due volte. E quando Robert te lo ha chiesto tu hai mentito.»
«È esattamente quello che ho detto, c'era bisogno di ripeterlo?» mi innervosii, timorosa che qualcuno di scomodo potesse sentirci.
«Questa storia sta diventando interessante. Quindi tu tradisci Robert beatamente con Dylan!»
«Vuoi abbassare quella voce, per l'amor del Cielo? Ci mancherebbe solo che qualcuno ti sentisse e lo riferisse a Robert. Troveresti la mia testa su una picca esposta nel giardino di casa mia.»
«Sì, ma... Dylan! Ti rendi conto con chi vai a letto? È uno stallone di sangue blu, un purosangue, e a quanto pare si cavalca molto bene.»
«Helena!» mi scandalizzai. «Perché ogni volta che parli di sesso trovi paragoni imbarazzanti?»
«Perché tu li rendi imbarazzanti» ribatté. «Comunque, non sviamo dall'argomento principale. Tu ti rendi conto che è la cosa più importante che tu abbia fatto in diciassette anni, vero?»
«Fare sesso con un ragazzo, per quanto bello possa essere, non può essere la cosa più importante nella vita di una persona.»
«No, tu... Tu non stai solo facendo sesso con il ragazzo più sexy della scuola,» mi spiegò con foga, «tu stai tradendo Robert, il tuo futuro marito! Il marito che ti è imposto dai tuoi genitori! E se A è uguale a B e B è uguale a C allora A è...»
«A è uguale a C» conclusi. «Conosco la matematica, ma ancora non ci arrivo.»
«Tu ti stai indirettamente ribellando al volere dei tuoi genitori, Candice, come puoi non arrivarci? Finalmente stai puntando i piedi!»
«Suona tanto come se stessi sfruttando Dylan» commentai.
«Non credo che a lui dispiaccia essere sfruttato, se comporta prendersi ciò che hai tra le gambe» replicò con la fronte aggrottata. «Tu, mia cara, stai imparando ciò che le donne del Medioevo hanno imparato bene: durante la scalata verso il trono, a volte le lacrime non bastano per muovere un uomo.»
«Peccato che non dovrei ricorrere a prostituirmi, visto che non siamo nel Medioevo!»
«Ti piace?»
«Prostituirmi? Niente affatto!»
«Ma no, cretina. Dylan ti piace?»
«Ma che...? Certo che Dylan mi piace, lo hai visto? Quello ti fa venire un orgasmo solo nel togliersi la maglietta.»
«Non dirmi che ti è successo.»
«Ovvio che no, Helena, è un modo di dire.»
«Nessuno lo dice.»
«Io lo dico» sbottai.
«E a letto è bravo come dicono?»
«Chi lo dice?»
«Tutti lo dicono.»
«E tu che ne pensi?»
«E tu che ne pensi?» ribatté la mia amica.
«Io penso che sia vero, anzi, è vero. Mamma mia, se è vero» mi arresi con la testa tra le mani.
«Quindi ammetti che ti piaccia fare sesso con lui.»
«Ovvio che mi piace il sesso con lui, Helena, dove vuoi arrivare?»
«Tu lo chiami "prostituirsi", Candy, io ti dico: divertiti e fregatene del resto.»
«"Divertiti"? Che razza di consiglio è?»
«Il consiglio di un'amica sessualmente attiva. Io mi diverto, con Tyler.»
«Tu ci stai, con Tyler» replicai in confusione.
«E tu non stai con Dylan, ma che differenza fa? Tanto ci stai insieme lo stesso, sai, per fare sesso dovete essere nella stessa stanza.»
«Non ha senso, stai delirando.»
«Tu non cogli il concetto, Candice. Tu fai sesso con Dylan. A te piace fare sesso con Dylan. Tu non chiedi soldi a Dylan. Quindi tu non ti stai prostituendo.»
«Dimentichi le variabili x e y: Robert e i miei genitori.»
«Fregatene!» esclamò. «Vivila come se non esistessero e fatti quel gran bel pezzo di figliolo, che gli orgasmi fanno bene al sistema nervoso.»
«La conversazione sta prendendo una brutta piega.»
«La conversazione è nata come brutta piega, Candice, non sviare.» Mi prese per le spalle e mi scosse leggermente. «Promettimi che non smetterai di fare sesso con Dylan per i tuoi genitori o, peggio, per Robert.»
«Perché dopo due volte deve diventare tutto questo affare?» mi esasperai.
«Perché non saranno due volte e tu lo sai.»
«Che si dice, mesdemoiselles?» si introdusse proprio Dylan, sedendosi di fronte a noi.
«Oh, niente, parlavamo di cavalli» rispose Helena, facendomi sbattere una mano sulla faccia.
«La vuoi smettere?» mormorai.
«E che Candice è libera, questo pomeriggio» aggiunse la mia amica con nonchalance.
«Veramente ti ho ripetuto quattro volte ieri al telefono che ho degli affari da sbrigare con mia madre» ribattei.
«Pensavo li avessi rimandati a sabato» mi intimò Helena, come se dovessi capire un significato nascosto nelle sue parole.
«No,» esitai, «è ancora oggi.»
Lei si batté le mani sulle ginocchia, disperata, e si alzò. «Non cogli nemmeno i segnali subliminali e allora ti meriti i complessi mentali, però!»
Appena se ne fu andata, io mi concentrai sul mio piatto.
«Che tipo di affari hai con tua madre?» mi chiese Dylan.
Mi strinsi nelle spalle. «Dobbiamo occuparci di una nuova linea di abiti.»
«E non potresti farlo sabato?»
Sbuffai una risata con gli occhi al cielo. «Per fare cosa, esattamente?»
«Non so, magari... Potresti venire con me» propose con un sorrisetto a cui fu difficile resistere.
Ci riflettei un attimo, poi sospirai e puntai lo sguardo nel suo. «Vedrò cosa posso fare.»
«Se vuoi una mano, potrei mandare mia madre a lavorare con la tua, così tu saresti libera.»
«Ci penserò» restai vaga, anche se in testa avevo già un altro pomeriggio con lui.
«Il mio numero ce l'hai.»
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