Prologo - Parte 2

Un forte clangore di metallo contro metallo fece sobbalzare la figura seduta a terra, all'angolo della stanza. Rannicchiata su se stessa, le mani coprivano il viso rigato dalle lacrime, i biondi capelli corti scarmigliati, i vestiti che portava indosso erano laceri e stropicciati.

Si alzò in piedi, aiutandosi con la parete alle sue spalle. Il suo sguardo corse verso la grande e spaziosa camera, completamente spoglia tranne che per un letto ed uno scranno in marmo scuro. Un raggio di luce filtrava dal pesante tendaggio, il quale copriva l'entrata di una balconata esterna.

Camminò lentamente, strisciando i piedi nudi sul pavimento scabroso, portandosi dinanzi ad un grosso specchio alto fin quasi al soffitto, circondato da semplici decorazioni di bronzo.

Si tolse le vesti che portava, gettandole a terra. Si diresse verso lo scranno su cui era adagiata una tunica di un candido bianco. Strinse la morbida stoffa tra le mani, profumava come un infinito campo di fiori. La indossò velocemente e si diresse verso la balconata. Tirò via i panneggi rossi, spalancò il semplice portale ligneo, senza nessuna particolare decorazione.

La luce la investì. Immensa e potente che la circondò, rischiarando completamente la camera buia. Eppure quel bagliore non ferì la ragazza, né si dovette riparare gli occhi per poi adattarsi.

Si portò alla balaustra, appoggiandosi. Oltre essa la ragazza scorse, probabilmente tre piani più giù dove la sua camera si trovava, due figure che combattevano energicamente. Non portavano armature o qualsiasi altra protezione, eccetto che un corto gonnellino cremisi, il petto scoperto, dei sandali di cuoio fino al polpaccio. Spade bronzee volteggiavano sopra le loro teste, colpivano gli scudi rotondi, andavano a segno ferendo la carne ora di un uomo ora dell'altro. Gocce di sangue e sudore cadevano a terra, nessuno accennava a fermarsi.

Se fosse solamente un addestramento o un vero duello, la ragazza non poteva dirlo: in quel posto sembravano essere tutti così violenti senza alcuna ragione.

L'uomo più giovane, occhi di un celeste così chiaro da sembrare bianco e lunghi capelli neri che arrivavano oltre le spalle, riuscì con un abile colpo a gettare a terra, di schiena, il suo avversario e a disarmarlo, lanciando la sua spada lontano. Lui puntò la sua arma sul petto villoso dell'uomo, vicino al cuore. Scoppiò poi in un riso divertito, seguito dalla fragorosa e potente risata dell'altro. Il ragazzo aiutò l'avversario a rialzarsi, colpendolo con una poderosa pacca sulla spalla. Lui scosse la testa recuperando l'arma e andando via, in una direzione in cui la ragazza non poteva arrivare con lo sguardo.

– Ci hai finalmente reso degni della tua presenza ragazzina! – gridò il giovane verso di lei. Subito si raddrizzò – Pensavo fossi morta in quella stanza! – sorrise di scherno.

La ragazza strinse le mani contro la balaustra di marmo scuro, guardò il cielo terso del mattino: nuvole bianche si rincorrevano tra loro, il Sole sprigionava una calda luce. E si sentì tuonare in lontananza, mentre il cielo pian piano si scuriva e nembi grigi accorrevano su quel palazzo.

– Spero che tutto ciò sia opera tua! – urlò ancora una volta il ragazzo, noncurante della pioggia che lentamente stava iniziando a scendere.

Come le nuvole si erano addensate, celeri scomparvero. Abbassò lo sguardo sull'uomo, fermo ancora nello stesso punto e con il viso rivolto verso di lei.

Sorrideva.

Era in procinto di ritornare all'interno della sua camera, quando fu richiamata da una voce femminile proveniente dall'esterno. Era una giovane figura, doveva avere all'incirca la stessa età del ragazzo che poco prima stava combattendo. I suoi occhi erano grandi e sfumavano dal celeste al bianco, il suo incarnato pallido messo ancora più in risalto dalla succinta tunica nera senza maniche che indossava e dai lunghissimi capelli corvini. Preziosi e delicati monili d'oro coprivano il suo corpo esile.

– Devi perdonare la superbia e l'insolenza di mio fratello! – affermò lei con una voce chiara e cristallina, rivolgendo un'occhiata al ragazzo intento a far roteare la lama, spostandola da una mano all'altra – Il suo unico scopo di vita è la guerra: non è in grado di rendere giusti onori ai suoi ospiti o trattarli almeno con rispetto – La ragazza in nero incrociò le braccia al petto. – Sarei ben lieta di insegnargli qualcosa sull'ospitalità di un buon padrone di casa! – guardò il ragazzo, mentre la sua lama diveniva fumo nerastro.

Sul volto del giovane si aprì un sorriso divertito. Si fermò osservando ancora una volta la ragazza sulla balconata. Le rivolse un profondo, tanto quanto finto inchino.

– Dovete scusare la mia scortesia e se in qualche modo vi ho offesa! – rispose con ironia, ricevendo l'occhiata esasperata da parte della sorella – Eppure non ricordavo che fossi in grado di scatenare la pioggia. – affermò cambiando discorso.

– Non sono stata io a farlo! – rispose fulmineamente la ragazza. – L'aria non è dominio che mi compete! –

Bagliori e lampi dal colore blu intenso avvolsero la figura vestita di bianco. Sparì e in un attimo comparve accanto ai due fratelli.

– Io sono in grado solamente di spostarmi attraverso lo spazio. –

– E ditemi, cara ospite, cos'è stato quel mutamento del cielo? – ribatté ancora una volta il giovane.

– È il vostro caotico mondo. – rispose prima di svanire nuovamente, avvolta dalla foschia bluastra.

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