Awake

Titolo: Awake

Kim Seokjin stava dormendo tranquillamente quando venne svegliato dalla forte luce del mattino che filtrava dalle finestre rimaste socchiuse. Sbadigliò rumorosamente, passandosi una mano sul viso gonfio dal sonno e aprendo poi un occhio, ma chiudendolo subito dopo a causa della troppa luce.

Aspettò qualche secondo, poi cercò di riaprire gli occhi, stavolta entrambi. La luce faceva meno male e non era comunque neanche lontanamente paragonabile al dolore che il rosso sentì alla testa quando provò ad alzarsi. Dato che si era alzato di scatto, vide tutto nero per qualche secondo e subito dopo cadde di nuovo sul letto.

Prese un bel respiro, si alzò di nuovo e finalmente si rese conto di non essere a casa sua, né in nessun altro posto a lui conosciuto. Era in una stanza completamente bianca, una stanza d'albergo.

Certo che i proprietari avrebbero potuto usare qualche colore in più... tutto questo bianco attira troppa luce, pensò Jin. Neanche un istante dopo, tuttavia, i suoi pensieri divennero ben altri. Cosa ci faceva in quella stanza? Perché non si ricordava di come fosse arrivato lì... anzi, non si ricordava proprio niente dalla sera prima? Perché aveva un mal di testa assurdo? E infine, l'ultima domanda che gli saltò in testa; ultima, ma non meno importante: perché diamine c'era una ragazza sdraiata sul letto dal quale lui si era appena alzato?

Titubante si avvicinò a lei, posandole una mano sulla spalla e reggendosi in piedi poggiando l'altra sul comodino. La scosse leggermente per svegliarla, ma non ottenne alcuna reazione dall'altra. Decise di aumentare la forza, ma comunque riuscì nel suo intento solo dopo qualche minuto.

La ragazza si comportò esattamente come aveva fatto lui poco prima. Aprì un occhio, che chiuse subito dopo. Ripeté gli stessi movimenti di Jin e quando anche lei riuscì finalmente ad aprire entrambi gli occhi, si ritrovò davanti il volto di un ragazzo avente un'espressione mista tra rabbia e confusione. Ci mise un attimo a riconoscerlo e ogni suo dubbio sparì quando lui parlò: «Ben svegliata, principessa.»

«Jin?» chiese lei.

«In persona» rispose il rosso. «Che ci facciamo qui?» domandò con uno strano sorriso sul volto. Sorrideva sì, ma dava l'impressione di star dicendo "dammi una risposta o finisci male".

La corvina ci pensò su abbastanza, ma non fu in grado di trovare una risposta a quella domanda tanto semplice. «Non lo so» disse semplicemente.

«Non importa, tanto ora me ne vado» ribatté lui burbero.

Si alzò, camminando fino a raggiungere la porta e provò ad aprirla, ma venne tirato in avanti dal contraccolpo della porta rimasta chiusa. Chiusa a chiave. La porta era stata chiusa a chiave da qualcuno e Jin sapeva chi.

Si voltò verso di lei, scuro in volto, sibilando: «Ci hai chiusi dentro?»

«Cosa?» esclamò lei sbigottita. «Secondo te io mi sono chiusa nella stessa stanza con te? Te

«Beh, fammici pensare... sì» rispose lui secco. Era seriamente convinto che la ragazza avesse chiuso la stanza a chiave per starci dentro con lui.

«E perché mai avrei dovuto?»

«Emh, forse perché sono uno dei ragazzi più amati della scuola. Non ricordo niente di ieri sera, potresti avermi drogato e portato qui» disse lui convinto.

«Secondo me ti sei drogato per i fatti tuoi. Pensi prima di parlare o dici le cose così di getto? Sarai anche uno dei più amati a scuola, uno dei più fighi e tutto quello che vuoi, ma sei anche uno dei più stronzi, mi stai antipatico e non ho alcun interesse a svegliarmi in una stanza d'albergo chiusa a chiave insieme a te. Tiratela di meno» sbuffò infine.

«Cavolo, ti sei appena svegliata e sei già così aggressiva?» chiese il rosso accigliato.

«Mi hai accusata di averti drogato e portato qui.»

«Stavo scherzando, mi sembrava evidente. Non saresti capace di fare una cosa del genere, secondo me.»

«Hai ragione, soprattutto se il ragazzo in questione è una testa di cazzo che crede di essere chissà chi quando in realtà ha solo quattro oche starnazzanti che gli vanno dietro. Neanche gli allevatori hanno così tanti animali tra i piedi.»

«Non sono animali, sono ragazze.»

«Ragazze oche. Le oche sono animali. Il caso è chiuso.»

«Ok, hai ragione, sono oche, ma cosa ci posso fare? Non le posso cacciare via...»

«Però potresti almeno smetterla di pensarti il re del mondo.»

«Senti, principessa, io sono il Worldwide Handsome, sono stato il principe del ballo per due anni di fila e anche quest'anno sarà così. Ho le mie ottime ragioni per pensare di essere il re del mondo. Un sacco di persone mi amano, perché non ti adatti a loro?»

«Io non sono un sacco di persone. E poi ti senti quando parli? Mi viene voglia di prenderti a schiaffi circa una volta ogni due minuti» disse lei scocciata per poi alzarsi dal letto e iniziare a camminare per liberare un po' di tensione. Sentì un leggero freddo alle gambe, ma non se ne curò poi molto. Pensò anzi che fosse dovuto al fatto che ormai si fosse abituata al calore delle coperte.

Percorse la stanza in linea retta, camminando avanti e indietro per circa quattro volte, finché non sentì la voce di Jin bloccarla.

«Dici che ti sto antipatico, ma poi mi fai una sfilata sculettando davanti a me con addosso solo le mutande? A me va anche bene, però cerca di essere più coerente con ciò che dici» disse con un sorriso divertito.

Ryu Mina si fermò di colpo in mezzo alla stanza, con un'espressione sconvolta a decorarle il volto abbassò lo sguardo per guardarsi i piedi e capì perché solo qualche secondo fa aveva sentito freddo alle gambe: erano nude. Non aveva addosso pantaloni né pantaloncini e indossava delle mutandine di pizzo bianco in tinta con l'intimo del piano superiore.

In quel momento desiderò con tutte le sue forze di sprofondare il più in basso possibile, di scomparire, di essere da qualsiasi altra parte. Invece era lì, davanti al ragazzo che più odiava e amava allo stesso tempo, mezza nuda.

«Oh, cazzo» esclamò correndo per infilarsi di nuovo sotto le lenzuola.

«Hai intenzione di rimanere lì sotto per tutta la tua vita?»

«No, ovviamente. Potresti vedere dove sono i miei pantaloni, per favore? Di sicuro non sono arrivata qua così...»

«Scusa, ma mi sono appena seduto e sono troppo stanco per rialzarmi» rispose sedendosi in quell'esatto momento e guardandola con occhi furbi.

«Per piacere, te lo chiedo in ginocchio» lo supplicò lei.

«Allora fallo, mettiti in ginocchio» ribatté senza nessun accenno a fare quello che la ragazza gli aveva chiesto. Sul volto di lui si compose un ghigno.

«Stronzo, non so come faccia così tanta gente a venirti dietro...» rispose Mina alzandosi, ma trascinando dietro di sé le lenzuola per rimanere coperta. Si mise a cercare i suoi pantaloni per tutta la stanza, finché non trovò un paio di short di jeans dietro una poltroncina. Si piegò per raccoglierli e scappò in bagno per indossarli.

Quando aprì la porta per uscire si ritrovò Jin proprio davanti agli occhi e fece un balzo all'indietro a causa dello spavento.

«Che diavolo pensavi di fare, idiota?! Prima mi costringi ad andare in giro avvolta in un lenzuolo piuttosto che fare un minimo di sforzo per cercare i miei pantaloni e poi mi fai prendere un infarto. Capisco che mi odi, ma ora stai oltrepassando il limite!» sbottò arrabbiata Mina per poi appallottolare il lenzuolo e gettarlo sul letto.

«Allora...» iniziò a parlare il maggiore. «Uno: non esistono limiti se esiste l'odio... due: io non ti odio» terminò la frase abbracciando Mina da dietro. Uno di quegli abbracci che fanno sognare le donne, uno di quelli che le porta direttamente su, nell'Empireo.

È davvero bravo ad abbracciare, pensò la più giovane tra sé.

Sognava ormai da qualche mese di abbracciare Kim Seokjin, il ragazzo stronzo che però le aveva fatto perdere la testa. Sognava come sarebbe potuto essere, e fu esattamente come se l'era immaginato: fantastico. Stare tra le sue braccia sode, sentire il proprio corpo venire riscaldato a contatto con quello di lui.

Tuttavia lei non poteva cedere così alle provocazioni di quel ragazzo. Nonostante le piacesse, e anche molto, non voleva essere trattata come se fosse stata una delle tante. Non voleva che Jin facesse con lei le stesse cose che avrebbe potuto fare con le galline che gli giravano intorno. Se avesse voluto abbracciarla, avrebbe dovuto farlo con sentimento.

Afferrò delicatamente i polsi del ragazzo, slacciò le mani di lui dalla sua vita e uscì dalle sue braccia.

«Prima mi accusi di averti chiuso qui dentro, poi fai lo stronzo e ora fingi di fare il carino, dici che non mi odi e mi abbracci anche? Quello incoerente qua sei tu» disse la Ryu con calma, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. Non si trovava più fisicamente tra le braccia di Jin, non stava più tenendo i suoi polsi tra le mani, però erano rimasti entrambi nella stessa posizione, solo leggermente più distanti.

«È solo che quando sono con te non capisco più niente... non so neanche più cosa sono» mormorò lui, usando un tono di voce così basso che Mina credette di esserselo immaginato. E dato che era quasi sicura che fosse davvero semplice frutto della sua immaginazione, decise di non chiedere chiarimenti. Preferiva rimanere nel dubbio, piuttosto che scoprire che ciò che aveva appena sentito non era mai stato realmente detto.

E invece il rosso aveva davvero detto quelle cinque frasi. La più giovane non aveva immaginato niente, ma dopo che Jin ebbe pronunciato quelle parole si imbarazzò, colorandosi di un rosa tenue, e fu contento del fatto che lei non lo potesse vedere in faccia, avrebbe solo peggiorato la cosa, e anche che non gli avesse chiesto di ripetersi, non ce l'avrebbe fatta.

«Dobbiamo cercare di uscire di qui...» disse Jin dopo qualche attimo di silenzio. Non fu un silenzio imbarazzato, però, fu semplicemente un silenzio riflessivo.

«Già, proviamo a chiamare qualcuno»

«Il mio telefono è scarico...» rispose Jin.

«Proviamo con il mio, se lo trovo» propose la Ryu e si mise a cercarlo. Quando riuscì a trovarlo, però, notò che anche il suo era scarico.

«Non è possibile, sembra quasi un film. Due ragazzi si stanno antipatici, ma sono obbligati a rimanere chiusi nella stessa stanza senza poter uscire. E ovviamente non possono comunicare con l'esterno per chissà quale ragione. Appena usciamo, se usciamo, scriviamo tutto e lo andiamo a pubblicare» rise lei, tornando però subito seria. La situazione non era affatto piacevole e lei non si sentiva per niente a suo agio in quei pantaloncini, forse troppo corti, e sotto lo sguardo attento di Jin.

«Cosa possiamo fare? Come facciamo a chiamare aiuto se non abbiamo nessun mezzo di comunicazione? Non c'è neanche il telefono per chiamare la reception...»

«Ma certo!» esclamò Jin battendosi una mano sulla fronte, rimanendo in quella posa per un minuto abbondante.

«Emh, hai intenzione di condividere con me questa tua improvvisa illuminazione o è talmente potente che vuoi tenerla segreta?»

Jin lanciò un'occhiataccia alla Ryu, alzando gli occhi al cielo, poi disse: «Il personale dell'albergo. Prima o poi verrà qualcuno a pulire e si accorgeranno di noi. Non siamo completamente spacciati»

«Ci può stare come idea, mi hai stupita. Ti facevo più stupido»

«Cercherò di tener conto solo del complimento» ribatté secco Jin.

«Che ragazzo positivo» lo schernì lei.

«Eh, beh, ci vuole gente positiva in un mondo così pieno di negatività. Noi manteniamo l'equilibrio»

Mina ridacchio a quella frase, ma la trovò allo stesso tempo molto veritiera. Il mondo, quel mondo, era saturo di negatività, di persone che non riuscivano a trovare il lato bello delle cose ed era vero che serviva gente come Jin per equilibrare la situazione.

«Cosa facciamo intanto che aspettiamo?»

«Quello che abbiamo fatto finora» rispose il maggiore. «Parliamo. Raccontami di te e io ti racconterò di me, se vorrai.»

«Cosa vuoi sapere di me?»

«Qualsiasi cosa. Parla. Non ti giudico, voglio solo conoscerti meglio.» Ed era vero. Il rosso voleva davvero approfondire la conoscenza con la più piccola, perché sin dalla prima volta che l'aveva vista, l'aveva subito intrigato. C'era qualcosa negli occhi di lei, qualcosa nel suo sguardo così misterioso, che spingeva Jin a volerla conoscere fino in fondo.

Lei lo guardò torva, e a quel punto lui pensò che non ne volesse sapere di parlare dei propri affari ad un semi sconosciuto. Invece lei si sedette sulla poltroncina dietro alla quale aveva ritrovato i suoi shorts e iniziò a narrare qualche aneddoto divertente risalente al primo anno di superiori.

«Quindi sei stata tu a rubare tutti i pennarelli! Ecco perché quel giorno nessun insegnante ha scritto alla lavagna, è stata colpa tua! Ahaha, erano disperati. Come hai fatto?»

«Ho chiesto a una persona di ogni classe di prendere il pennarello e di darmelo, poi li ho portati tutti nell'ufficio del preside e li ho nascosti nel suo cassetto.»

«E lui non se n'è accorto?»

«Certo che sì!» rispose lei ovvia. «Dopo una settimana, ma sì.»

«E questo qui è il capo nella nostra scuola...» commentò il rosso. La corvina lo liquidò con un'alzata, poi disse: «Ora tocca a te.»

«Fare cosa?»

«Parlare di te, l'hai detto prima»

«Oh, sì, giusto». Jin si era perso così tanto nell'ascoltare le parole della Ryu, che si era quasi dimenticato di tutto il resto. «Prima però... prima però devo fare una cosa» aggiunse poi, alzandosi e avvicinandosi a Mina.

Lei alzò lo sguardo, tenendo d'occhio il ragazzo. Si incuriosì quando lui le si parò davanti e le afferrò delicatamente i polsi, circondandoli con le sue dita.

Si sporse verso di lei, premendo le sue labbra, morbide come cuscinetti, su quelle della corvina, più sottili.

«Jin...» ansimò lei appoggiando la fronte sul petto del più alto.

«Era tanto che volevo farlo» ammise il rosso.

«Davvero?» chiese Mina.

«Davvero» rispose Jin.

Le diede un altro bacio, poi un altro ancora.

Allora Jin disse: «Mi sei sempre piaciuta». La Ryu si stupì, rimase a bocca aperta sapendo che il suo sentimento era ricambiato. Decise quindi di confessare i sentimenti che anche lei provava nei confronti del maggiore: «Anche tu mi piaci.»

«Cosa si fa ora?»

«Abbiamo un letto, io direi di--»

«Scema! Intendevo... ci mettiamo insieme? Cosa facciamo?»

«Sì, Jin, ci mettiamo insieme» rispose sorridendo.

E la loro relazione iniziò così. Con un bacio e qualche frase in una stanza d'albergo, dopo aver passato la mattinata a insultarsi e parlare di sé. E sempre nella stessa stanza, anni e anni dopo, concepirono il loro bambino, frutto dell'amore infinito tra i due.

THE END

conclusa alle h 11:47 PM
revisione conclusa alle h 11:55 PM
iniziata il giorno: 02/11/2019
conclusa il giorno: 03/12/2019
parole: 2419 (solo storia)
parole: 2947 (totali)

*SPAZIO AUTRICE*

ciao ARMY! spero che questa os sulla nostra eomma vi sia piaciuta.
sono arrivata molto in ritardo a scriverla, ma spero di aver fatto un buon lavoro per il mio amore.

detto questo, buon complenno kim seokjin, e buonanotte a tutte.

qui sotto vi lascio lo speciale!

*SPECIALE*

Caro Kim Seokjin,

ti scrivo questa lettera per esprimere tutto l'amore che provo per te.

So che probabilmente, quasi sicuramente anzi, non la leggerai mai, ma non importa. Io ho bisogno di dirti tutto quello che mi fai provare.

La prima canzone cantata in live che ho ascoltato è stata Awake e mi sono emozionata così tanto che ho deciso di usare il titolo della canzone come titolo della storia.

In quel video ho sentito il tuo sguardo su di me, nonostante lo schermo a dividerci. Ho sentito la pelle bruciare sotto i tuoi occhi e il mio cuore andare in fibrillazione.

Con quel semplice sguardo mi sono innamorata di te una volta di più, mi sono innamorata della fantastica persona che sei, dello stupendo uomo che sei. Sei meraviglioso, il World Wide Handsome, un angelo, una 엄마 per i tuoi bambini (gli altri 방탄). Sei una delle persone più belle al mondo, sia dentro che fuori.

Hai cresciuto sei figli stupendi, soprattutto il maknae, e anche tu sei cresciuto tanto. E bene. Anche se sei rimasto esattamente uguale a sei anni fa come aspetto fisico. Bellissimo come nel video di 상남자.

Ti giuro, mi confondi un sacco come bias wrecker, sei il mio amore platonico e ti vorrei come padre dei miei figli. La prima volta che ti ho visto serio, come mi aveva consigliato la mia migliore amica, sembrava di vedere un altro Jin, ma eri comunque fantastico. Così serio mentre cantavi, mentre cantavi Awake, così serio che quasi mi hai messo in soggezione.

Hai degli occhi fantastici, amo tutto di te. Le tue labbra che sembrano cuscini, le tue guance, il tuo naso, soprattutto di profilo, le tue orecchie, le tue mani. Cavolo, le tue mani sono stupende. Mi sono innamorata delle tue mani col video di 호르몬 전쟁, quando tu eri sulla motocicletta, così bello, sorridente e perfetto.

Sii sempre così, sorridi sempre, prenditi sempre cura dei tuoi piccini, e non perdere mai la tua bellezza. Stimati, okay? È il regalo più bello che tu possa mai fare a noi ARMYs, stimarti, sapere che vali. Ho visto il video di quando eri in live, poi è entrato Jimin e ha detto: "Quanti cuoricini che stai avendo" e tu hai risposto: "Tanto non sono per me".

No, Jin, erano tutti per te tesoro, sappilo. Stimati parecchio, perché ne vali la pena. Sei stupendo, lo so che l'ho già detto un sacco di volte in questa lettera, ma continuerò a ripetertelo finché non lo capirai. E anche dopo, fino all'infinito.

Ti amo, Kim Seokjin, grazie per aver cambiato la mia vita.

Buon compleanno, amore mio, passalo bene con la tua famiglia! <3

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