6. Hai idea di chi sia quell'uomo?


Lunedì 21 gennaio

Ho appena trascorso il week-end più brutto della mia vita.

Vincent non si è fatto sentire. Non un messaggio, non un segno di vita. E sono già passati quattro giorni.

Ma perché Flo ha sempre ragione?

Venerdì mattina, poco più di dodici ore dopo gli avvenimenti di Villa Saint Mary, ho avuto il mio primo cedimento. Sono stata per almeno dieci minuti a fissare lo schermo del mio cellulare, a scrivere mille messaggi per poi cancellarli.

Flo era in agenzia e non mi ha lasciata un attimo da sola. Compreso il rischio, si è appiccicata a me e ha fatto in modo che non compissi passi falsi. Mi ha addirittura sequestrato il telefono!

«Non ce la faccio, devo scrivergli» le ho detto a un certo punto, sfinita.

«Non puoi» mi ha risposto lei. «Ho cancellato il numero di Vincent dalla tua rubrica.»

Avrei voluto ucciderla.

«Resisti!» continuava a ripetere.

Solo ora, a mente lucida, riesco ad apprezzare il suo gesto. Conoscendomi, gli avrei scritto un messaggio ogni trenta secondi, e se malauguratamente lui avesse visualizzato senza rispondere, credo che ora sarei in un carcere di massima sicurezza. O in un manicomio.

Per ben tre sere, le mie amiche hanno condiviso con me i miei deliri. Hanno sopportato i sermoni infiniti sulla mia angoscia, hanno tenuto a bada le mie paure, hanno ascoltato altre innumerevoli volte i racconti di ciò che è successo tra me e Vincent.

Mi hanno detto di non preoccuparmi: se lui tiene a me, si farà vivo; se non ci tiene e mi ha solo sfruttata, allora non mi merita.

Sarà, ma è così facile soltanto a dirsi...

Vincent mi ha scombussolato la vita.

Non capisco cosa provo nei suoi confronti.

Lo odio, poi lo amo, poi lo odio un'altra volta. Sogno la mia vita accanto a lui ormai da giovedì, mi sorprendo a fantasticare su di noi e al tempo stesso mi sento sempre più stupida.

Che cosa mi prende? In fondo ci siamo visti solo una volta!

Intorno alle due del pomeriggio di questo atroce lunedì, mentre sono subissata di scartoffie in ufficio, Flo fa il suo ingresso trionfale con una matita in mano.

«Indovina chi è appena arrivato?» mi dice, soffocando una risatina.

«Flo, ti prego, non è il momento per gli indovinelli. Sto cercando di far quadrare la planimetria di quella maledetta villa, o non la venderò mai.»

Lei ride. «Ecco, hai quasi indovinato!»

«Cosa? Non mi dire che...»

«È lui! È qui! E avevi ragione, è proprio un figo da paura!»

Mi pietrifico sulla sedia. «Cosa? Ma che diamine è venuto a fare?»

«Non ne ho idea, perché non vai a chiederglielo?»

«Neanche per sogno! Anzi, nascondimi, presto!»

Faccio per infilarmi sotto alla scrivania, mentre Flo continua a ridere.

Mi punta la matita contro. «Dovresti fare l'attrice.»

«Perché?». La mia testa riemerge in superficie.

«Perché, se non ti conoscessi così bene, penserei che davvero non vuoi vederlo.»

«È così, infatti.»

Flo alza le spalle. «Certo, come no.»

Quando la mia amica esce e mi ritrovo da sola, il mio cuore si sente libero di impazzire, lontano da occhi indiscreti.

Che cosa mi succede?

Vincent...

E se fosse venuto per me?

Vorrei tanto che mi vedesse, ma al tempo stesso vorrei scomparire.

Mi alzo con le gambe che tremano, raggiungo la porta e ci appiccico l'orecchio, cercando di cogliere la sua voce nel mare di voci, tra agenti e clienti. Sembra impossibile. Poi, eccola: inconfondibile, dolce e profonda, tremendamente sensuale.

Non riesco a capire cosa sta dicendo. Parla di... vini?

La porta si apre di scatto. Vincent e il boss fanno capolino nello studio sorprendendomi in piedi, sulla soglia, immobile come un'idiota.

Maledetto sia il boss e la sua cattiva abitudine di non bussare.

«Oh, salve, stavo giusto uscendo» provo a salvarmi in calcio d'angolo, stampandomi un sorrisetto atroce sulla faccia.

«Christine» mi ferma subito Clark, «il nostro cliente è rimasto molto colpito dallo stile di Villa Saint Mary, ma vorrebbe vedere qualche altro immobile, prima di indirizzarsi verso un acquisto così oneroso.»

Li guardo entrambi, senza capire.

«Sì, va bene. Non so se ne abbiamo altri disponibili...»

Il boss mi interrompe, guardandomi malissimo. «Li abbiamo. Oh, certo che li abbiamo!»

Vincent sorride e io mi sento sempre più stupida.

«Ottimo» fa con quella sua voce melodiosa. «Allora attendo un nuovo appuntamento.»

«Ci conti, signore! È un onore poter fare affari con lei» si smiela il boss. «Christine, per cortesia, comincia a prendere i contatti con i proprietari delle altre ville.»

Mi lancia un mezzo occhiolino senza farsi notare. Continuo a non capire.

«Ehm, d'accordo.»

Vincent evita il mio sguardo. Parlando animatamente, lui e Clark mettono un piede fuori dalla stanza.

«Arrivederla» mi dice Vincent, prima di oltrepassare la porta.

Non riesco nemmeno a rispondere. Mi sento congelare.

Arrivederla.

La sua voce è diventata di ghiaccio.

E io che mi ero pure illusa...

Io che avevo sognato a occhi aperti che Vincent venisse a prendermi al lavoro con un mazzo di fiori, stringendomi forte e sussurrandomi che ero la donna della sua vita...

Ma perché devo farmi ogni volta tutti questi film mentali?

Arrivederla.

Fa male. Fa malissimo.

Non mi ha neanche guardata in faccia. Ma allora è vero che quello che è successo, per lui, non significa niente?

Dopo un tempo che mi sembra interminabile, durante il quale resto immobile, seduta alla mia scrivania, Clark spalanca di nuovo la porta senza bussare e si fionda davanti a me. Stavolta è da solo.

«Accidenti, Christine!» sbuffa. «Credevo che non mi avresti retto il gioco!»

«Gioco? Quale gioco?»

Il boss agita le mani come un forsennato. «Ricordi che ti avevo detto che ci saremmo estesi nel mercato del lusso? Ecco, è vero, ma non abbiamo ancora abbastanza richieste, per cui non abbiamo accordi con i proprietari delle ville.»

Cado dalle nuvole. «Ma allora, perché hai detto al signor Vincent che c'è disponibilità di immobili?»

«Perché non possiamo lasciarci sfuggire un cliente come lui! Hai idea di chi sia quell'uomo?»

Clark passa il quarto d'ora successivo a stilare una biografia orale di Vincent, osannandolo come il cliente del secolo. A quanto pare, il co-protagonista dei miei film mentali viene da una famiglia niente male, famosa come minimo in tutta la provincia, ed è il produttore di un noto marchio di vini di alto livello.

Insomma, il boss sa molte più cose di me sul conto di Vincent.

Nonostante Flo avesse provato a farmelo capire, resto sconvolta dal fatto che non lo conosco per niente. Conosco i suoi gusti, il suo colore preferito, le canzoni che ama e quelle che odia, ma non so nulla della sua vita.

Quanto sono stupida.

Come ho potuto credere di significare qualcosa per lui, se a malapena sa come mi chiamo?

«Dunque, è tutto chiaro?»

La voce ansiosa di Clark mi riporta alla realtà.

«Sì, tutto chiaro. Mi farai avere al più presto i contatti di possibili venditori e io mi preoccuperò di prendere gli appuntamenti.»

«Perfetto. Non deludermi, Christine!»

Il boss fa finalmente marcia indietro e mi lascia sola alla mia scrivania, a deprimermi e a pensare a Vincent.

Che scema, che scema, che scema!

Come potrei mai io, imbranata e insignificante agente immobiliare, catturare il cuore di un uomo così influente?

Mi sento minuscola. Un microbo insignificante. Non sono neanche poi così carina, con le mie lentiggini sbiadite e i dentoni da castoro. Di certo uno come lui può avere donne cento volte migliori di me.

Lavoro ancora un po' alla situazione degli immobili di lusso, poi esco per un appuntamento con dei clienti. Per fortuna, questa volta ho a che fare con gente normale, una famiglia tranquilla con due bambini.

La famigliola felice mi porta via tutto il pomeriggio; così quando torno in agenzia, poco prima della chiusura, sono stanca morta.

«Christine, ti avverto che ti ho fissato un appuntamento» mi dice Flo. «Venerdì a mezzogiorno.»

«Mezzogiorno? Ma è la mia unica ora libera!» protesto. «Ho già tutta la mattinata piena!»

«Lo so, ma era l'unico orario in cui gli altri colleghi erano tutti occupati» ammicca lei.

La guardo. «Cosa intendi?»

«L'appuntamento è con Vincent.»

Mi sento le gambe completamente molli. «V-Vincent?»

«Esatto.»

«Ma... ma non abbiamo niente di nuovo da mostrargli!»

«Il boss ha rimediato un attico, mentre eri via. Allora, ci vai o no?»

Le lancio un'occhiataccia. «L'hai fatto apposta!»

«Certo che l'ho fatto apposta!» ridacchia Flo. «Dovrai pur capire cosa vuole da te, no?»

«Avevi ragione tu, non vuole proprio niente da me» sbuffo io. Mentre lo dico, qualcosa nel mio cuore si appesantisce.

«Piantala e fai vedere chi sei. Se non hai il coraggio, puoi sempre fingerti malata e mandarci Henry. Tanto lui sta sempre in ufficio: non avrà problemi a sostituirti, per una volta.»

«Va bene, poi vedrò» taglio corto, imbronciata.

Sono emozionata e irritata allo stesso tempo. Non so cosa fare: varrà la pena tentare di rivederlo? E come dovrò comportarmi?

Oddio, qualcuno mi aiuti!

Spazio autrice

Era tutto troppo bello per essere vero!

Ma come mai Vincent si comporta così? Davvero non gliene frega niente di Christine, o c'è qualcos'altro sotto?

Ma soprattutto, Christine andrà al famigerato appuntamento?

Lo scopriremo presto 😉

Alla prossima!

M.J.L.

P.S. Qualsiasi tipo di commento mi renderà felice, sappiatelo! 🥰

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top