29. Avevo sbagliato tutto

«Ci avrei scommesso!»

«Hai visto, te l'avevamo detto!»

Debbie e Flo sono letteralmente impazzite. Le ho chiamate con una certa urgenza, disperata, ed eccoci qui. Cafè Le Monde. Non sono neanche tornata a casa per pranzare.

«Ma è andato via. Cosa diavolo significa? Perché dirmi tutte quelle cose magnifiche se poi te ne vai?»

Mi rigiro la tazzina tra le mani. Non ho mangiato nulla, e l'amaro del caffè mi si è messo sullo stomaco.

«Beh, è chiaro» mi dice Flo. «Perché hai una testa più dura delle pietre.»

«Che?!»

«Andiamo! Magari ce l'avessi io un uomo che si dichiara in quel modo!»

Debbie annuisce, confermando il parere di Flo. «Infatti! Henry ti è rimasto accanto persino mentre te ne andavi a letto con Vincent! E lui lo sapeva, pensa quanto deve aver sofferto!»

Debbie è sempre delicatissima.

«Non ho detto che non lo apprezzo! È solo che...»

«Che sei un'illusa, Christine. Ti sei illusa fin dall'inizio. Ti sei impelagata in una situazione senza uscita e per mesi hai cercato di convincerti che ce ne fosse una, con tanto di tappeto rosso ad aspettarti. Ti sei illusa di poter vincere. Ma le relazioni non sono delle gare, né tantomeno delle missioni umanitarie. Vincent non cambierà. Vincent non ti dirà mai quello che vuoi sentire. Ma Henry, lui te l'ha detto e te l'ha anche dimostrato. E io e Debbie ci stiamo innamorando al posto tuo.»

«Oh, sì! Spero che un giorno anche Mark si dichiari così!»

Flo lancia a Debbie uno sguardo interrogativo. «Mark? Ah, sì: il barista.»

«Ha un nome anche lui, eh!»

Resto in silenzio. Non so cosa dire. Non so cosa fare. La mia testa è un groviglio di pensieri indefiniti.

Le relazioni non sono delle gare. È vero. Nelle relazioni si dovrebbe essere alla pari, che si tratti di amici, di familiari, di compagni di vita. Nessuno dovrebbe correre per raggiungere l'altro né per superarlo. Ma con Vincent è stata una corsa continua. Ecco perché ormai ho la tachicardia cronica.

Flo mi posa una mano su una spalla. «Christine» mi dice, «al di là di ogni cosa, a te piace Henry? Insomma, ti piace sul serio?»

La guardo. «Non lo so.»

«Certo che lo sai. Pensaci.»

Chiudo gli occhi e tiro un sospiro profondo.

Henry... cosa provo per te?

Qualcosa nel mio petto si stringe. E allora mi rendo conto che tutto ciò che vorrei, adesso, è che mi abbracciasse, che mi accarezzasse, che mi tenesse premuta contro il suo petto. Vorrei sentire il suo profumo, vorrei poter tendere la mano e sfiorare la sua. Vorrei vedere i suoi occhi illuminarsi.

Oh mio dio, sono innamorata!

Henry, sono davvero io la persona giusta? Sono in grado di darti quello che cerchi?

Che devo fare?

«Mi piace» rispondo a Flo. «Mi piace un casino. È strano, perché non l'avrei mai immaginato. Credevo che mi stesse antipatico, credevo che fosse rigido e insensibile, e poi credevo che gli piacesse Barbara, ma avevo sbagliato tutto. Mi ero sbagliata sul suo conto, mi ero sbagliata su tutto. Non mi ero mai soffermata a pensare... a pensare a noi due. Ed è un pensiero che mi rende felice.»

Le mie amiche non emettono un suono. Mi guardano, gli occhi spalancati, il fiato sospeso.

«Allora?» dice poi Debbie. «Se vi piacete tutti e due, qual è il problema?»

«Non lo so! Io... io...»

Ho paura di illuderti, Henry. Ho paura di farti del male. Non riuscirei a sopportarlo.

Flo mi prende una mano. «Prova a fare quello che ti senti» mi dice. «Senza pensarci troppo. Ma ricorda che amare, come lasciar andare, è un atto di coraggio, e c'è un uomo così coraggioso che ti ha dimostrato di saper fare entrambe le cose.»

La guardo. Faccio cenno di sì con la testa.

Devo vedere Vincent. Devo giocarmi tutto quello che ho.

C'è una porta che devo chiudere, prima di poter fare una promessa.

«Ti sembra normale un atteggiamento del genere? Fuggire così, su due piedi?»

Lo sguardo di Vincent non è mai stato così di fuoco.

Seduta sul sedile della Porsche ferma sotto casa mia, lo sostengo con fermezza.

«Mi sono sentita in pericolo. Mi sono sentita aggredita.»

Lui sbuffa. «Non eri affatto in pericolo! Oh, insomma, credi che io avrei lasciato degenerare la situazione?»

«Non lo credo, lo so. Eri impassibile. Il tuo migliore amico ha cercato di approfittare di me, e tu non hai mosso un dito. Non te ne importa nulla. Sono solo un giocattolo, non è così?»

«Me ne importa eccome, ed ero nervosissimo. Senti, tu non lo sai cosa è successo dopo che te ne sei andata. Ti abbiamo cercata ovunque, poi Nico ha detto qualcosa a proposito del fatto che avevi avuto una reazione esagerata, e non ho ragionato più. Gli ho dato un pugno.»

Cosa?!

«Un... un pugno?»

«Sì. Io non volevo che andasse così. Io volevo davvero godermi una bella serata con te.»

«Tu e i tuoi amici, hai dimenticato di aggiungere.»

Devo restare fredda. Lucida. Non ho dimenticato affatto quello che ho visto in quella stanza d'albergo.

«No. Io e basta. Nico non doveva permettersi di toccarti.»

«Andiamo!» sbotto. «Mi hai preso per una stupida? Credi che non abbia capito quello che avevate in mente fin dall'inizio?»

Vincent chiude gli occhi per un istante. Respira. «Non è come pensi tu.»

«E come dovrebbe essere? Chissà quante altre volte lo avrete fatto!»

«Non nascondo che sia successo, un paio di volte, di aver condiviso una donna, ma era diverso. Loro volevano farlo. E loro non erano te

«Certo! Non erano mica delle ragazzine bacchettone come me, giusto?»

«Non intendevo questo, io...»

«Mi fate SCHIFO! Tutti e tre!»

Non resisto più. Credo che tutto il quartiere mi abbia sentito, e stranamente questo mi dà una certa forza. Voglio urlare. Voglio spaccare i finestrini di questa maledetta Porsche.

«Mi devi ascoltare!» Vincent mi afferra per le braccia, io cerco di scansarmi. «Quello che cerco di dire è che tu sei diversa. Sei l'unica donna di cui mi sia mai importato veramente, e questo l'ho capito soltanto stanotte, quando ho creduto di averti persa. Io non voglio che tu te ne vada.»

Mi guarda negli occhi e il mio cuore si ferma per qualche istante.

«Significa che provi qualcosa per me?»

«Forse. Sì, credo di sì.»

Su una cosa Flo si era sbagliata. Alla fine, Vincent mi ha detto esattamente quello che volevo sentire. O meglio, quello che credevo di voler sentire, perché in me ora non c'è altro che un baratro arido di qualsiasi emozione.

Nessun brivido, nessuna soddisfazione, nessun battito accelerato.

Niente.

Sono del tutto svuotata.

Così svuotata che mi viene da piangere.

«Chissà a quante altre donne hai detto la stessa cosa» gli dico, la voce che trema.

«Smettila. Se fossi stata una persona qualunque, non avrei perso tempo con te, ora. Lo sai quanto è difficile per me ammettere certe cose.»

«Certe cose? Ne parli come se fosse una vergogna assoluta, amare qualcuno!»

Vincent spalanca gli occhi. L'ho fatto: ho pronunciato la parola proibita.

«Sai come la penso» mi dice. «Non è che me ne vergogno: non sono pronto e non credo di esserne capace. Ma ci tengo a te, e tanto: se per te è così importante, se è l'unico modo per averti, allora sono disposto a considerarti la mia ragazza.»

Oh.

Cazzo.

E adesso?

Non cascarci, Christine.

L'amore non si elemosina. L'amore non pretende. L'amore non è una gara.

«Io non credo di volerlo, Vincent.»

Mi guarda come se fossi pazza. «Che significa?»

«Che non avrebbe senso. Non è quello che vuoi tu e non è quello che voglio io. Sarebbe solo uno stupido compromesso. E poi non ho nessuna intenzione di stare con un uomo che si diverte a vedermi sniffare.»

La mia voce è tagliente, dura. Stavolta non gli permetterò di fuorviare il mio discorso.

Vincent si lascia sfuggire uno sbuffo infastidito. «Era un gioco. Anche tu ti stavi divertendo.»

«No, per niente! Mi sono sentita umiliata, derisa da chi avrebbe dovuto proteggermi. Sei stato tu a spingermi a farlo. Mi hai distrutta, Vincent.»

«Non ti ho costretta. Pensavo che ti piacesse. Pensavo che fossi così tanto disposta a seguirmi da poterci passare su.»

Libero un sospiro nervoso. «Lo vedi che non capisci? È un rapporto malato, questo. Tu non hai mai tenuto conto delle mie esigenze, delle mie paure, dei miei valori. Della mia salute. Di me. Mi hai fatto fare cose che mai avrei fatto, mi hai manipolata, mi hai demolita un pezzo alla volta.»

«Non eri obbligata a fare nulla di quello che hai fatto. La scelta è sempre stata la tua. I tuoi valori non devono essere poi così saldi, se alla fine li hai infranti. Lo vedi a cosa porta innamorarsi?»

Adesso mi viene da ridere.

«Non cambierai mai, Vincent.»

Lui alza le spalle. «Perché dovrei? Io mi vado benissimo così.»

Sono stata una stupida. Stupida a pensare che avrei potuto essere felice con lui, stupida a convincermi che prima o poi avrebbe capito davvero quello che provavo. Stupida e illusa.

«Infatti ho sbagliato io» gli dico. «Ho sbagliato tutto fin dall'inizio. Non avrei mai dovuto sottostare alle tue condizioni. Sai cos'è successo, invece? Io, pur di non perderti, ho accettato una situazione che mi faceva star male, e tu ne hai approfittato per tenermi legata a te, per avermi sempre a tua disposizione. Non è questo ciò che voglio, per nessuno di noi due.»

«Non ti capisco. Si vive una sola volta, Christine! Io non mi faccio tutti questi problemi. Perché non possiamo semplicemente goderci la vita?»

Niente, non ce la fa proprio.

Mi guarda negli occhi, e io sovrappongo ai suoi, scuri e impenetrabili, quelli fragili di Henry, così vivi e veri da togliere il fiato.

Il punto è che è facile, per Vincent, godersi la vita. La sua è stata quasi sempre in discesa, passata tra lusso, vizi e desideri subito esauditi: lui vuole, lui ottiene. Quella di Henry, invece, è macchiata dalla morte e dal dolore.

Henry s'è fatto uomo da sé. Henry ha imparato a conquistarsela, la vita, tra mille rinunce. Vincent invece ha sempre avuto una strada tracciata per lui.

Henry ha sopportato che io avessi un altro uomo al mio fianco solo per vedermi felice, senza altre pretese.

Vincent, al contrario, si è servito di me. Mi ha usata, mi ha trascinata nei suoi ritmi e nei suoi vizi, senza mai infrangere una singola abitudine per me. E anche adesso che dice di volermi tenere al suo fianco, sembra quasi che voglia farmi un favore.

Mi sembra di sentire nella testa le parole di Flo. «Neanche se avesse voluto esserti soltanto amico si sarebbe comportato in questo modo» mi ha detto una volta. «Gli amici si vengono incontro.»

Come sempre – o quasi – aveva ragione.

Vincent mi desidera. Henry mi ama.

Cos'altro sto aspettando?

«Sai qual è il tuo problema?» continuo. «Tu sei convinto che amare sia una debolezza, ma non è così. Amare è una forza, Vincent. Amare non rende deboli, ed essere amati ti dà il coraggio di stravolgere la tua vita, di prenderla in mano e farne qualcosa di meraviglioso. La debolezza è rinunciare a tutto questo, che sia per orgoglio o per paura.»

Lui tace per qualche istante. «Abbiamo due modi molto diversi di pensare» mi dice poi.

«Me ne sono accorta.»

«Già. Quasi invidio la tua fiducia nell'amore. Però non riesco a condividerla.»

«Speravo che prima o poi lo facessi. Mi sono ostinata a sognare che tu cambiassi, che diventassi qualcuno che non sarai mai, mentre la persona che cercavo è sempre stata al mio fianco, davanti ai miei occhi, perfetta così com'è. E io, stupida, non me n'ero mai resa conto prima di oggi.»

«Ah...»

Vincent resta in silenzio. Il suo volto è indecifrabile: non saprei dire se sia dispiaciuto, nervoso, deluso o sollevato.

«Immagino che lui saprà darti molto più di ciò che potrei darti io.»

La sua voce tradisce l'impenetrabilità del suo viso. È una voce rassegnata, ma per niente ostile.

«Mi dispiace.» La mia mano si posa sulla maniglia della portiera. «Non avrebbe mai funzionato, tra noi due.»

«Già. Credo che io e te non ci capiremo mai» mi dice lui in un mezzo sorriso.

«No. Credo proprio di no.»

 

 

Spazio autrice

Si sono chiusi un po' di cerchi.

Christine ha finalmente messo un punto a una relazione che la stava distruggendo.

Vincent ha finalmente fatto qualche passo indietro - seppur a modo suo - ammettendo di provare qualcosa per lei.

Ora non resta che vedere come andrà a finire! 😏

Ho rimaneggiato parecchio questo capitolo dopo aver letto i vostri commenti (grazie di cuore alle mie due lettrici ostinate ❤️ e anche a chi verrà in seguito, se qualcun altro ne avrà il coraggio!) perché nella versione precedente Vincent ne usciva esageratamente stronzo e superficiale, e volevo che il suo personaggio avesse uno sviluppo, seppur lieve, e non che fosse il cattivo della situazione senza se e senza ma. Per questa ragione, potrebbe esserci un effetto-collage, dato che alcune parti le ho lasciate intatte e altre le ho riscritte completamente. Se i dialoghi dovessero risultare forzati, quindi, fatemelo sapere senza alcuna pietà 🙏

A presto!

M.J.L.



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