20. Siamo alle solite
Martedì 21 maggio
Dopo la festa, in agenzia tutto è tornato alla normalità. Clark è di nuovo un rompiscatole, Marianne sbaglia ancora il mio nome, gli uffici sono tornati a essere la principale tana degli sbadigli dei miei colleghi.
Ci ho messo un po' a metabolizzare quello che è successo. Tanto che ho aspettato ieri sera per raccontare tutto a Debbie e a Flo, lasciando passare l'intero week-end.
«Sei andata a letto con Henry?!» ha strillato Debbie, come al suo solito, e come al solito davanti al garzone di Cafè Le Monde.
Flo a stento ci ha creduto. «Però, Henry... chi l'avrebbe mai detto?»
Io ed Henry non ne abbiamo più parlato. Sabato mattina, una volta svegli, abbiamo fatto finta di niente, abbiamo fatto colazione e siamo andati a recuperare le chiavi di casa mia.
A scambiare le giacche è stata proprio quella sbadata di Marianne. «Perdonami, Chloe!» mi ha detto quando ci siamo incontrate, fuori dall'agenzia. «Sono praticamente identiche!». Peccato che la mia giacca sia nera, semplice, e la sua viola scuro con le borchie, ma sono dettagli.
Per fortuna siamo riusciti a risalire subito a lei, grazie a un sapiente lavoro di investigazione condotto da Henry. Tuttora ignoro come abbia fatto.
Ieri, tornati al lavoro, per tutta la giornata non abbiamo fatto altro che scambiarci sorrisetti imbarazzati. Ma oggi sono decisa. Oggi gli parlerò.
Faccio per varcare la soglia del mio ufficio, apro la porta e me lo ritrovo davanti.
Henry spalanca gli occhi, sorpreso. «Ehm... stavi uscendo?»
«A dire il vero ti cercavo» bofonchio.
«Ecco. Anch'io.»
Restiamo in silenzio per qualche secondo.
«Christine...» comincia lui.
«È stato uno sbaglio» gli dico.
Henry fa sì con la testa. «È proprio quello che volevo dirti. Non sarebbe dovuto accadere.»
«No, infatti. Ero ubriaca.»
«Anche io.»
«Sì, ma non quanto me.»
Sospira. «Infatti mi sono comportato da stronzo e me ne vergogno da morire.»
«No, no, aspetta, non era quello che intendevo! Insomma, sono stata io a saltarti addosso!»
«Ma io avrei dovuto avere la lucidità di usare il cervello. Perdonami, non ce l'ho fatta.»
«Non hai proprio nulla da farti perdonare. Se non ci fossi stato tu, venerdì per me sarebbe finita male.»
Conveniamo insieme che la nostra notte di sesso, seppur meravigliosa, non cambierà le cose.
«Amici?» gli dico io, tendendogli una mano.
Lui me la stringe. «Amici.»
Ho deciso di non raccontare nulla a Vincent. Non gli ho neanche espresso il mio disappunto per il suo comportamento di venerdì sera, alla festa. Voglio evitare qualsiasi discussione.
Non ho alcun rimpianto. Stranamente, non mi sento in colpa.
In fondo, con quante altre donne sarà andato Vincent da quando ci frequentiamo?
Mi ha promesso che domani usciremo.
Domani. Saranno esattamente due settimane, dall'ultima volta.
Sabato 25 maggio
Seduta nella Porsche che sfreccia veloce lungo la statale, poggio la testa all'indietro e ascolto.
Alla radio c'è Wind of change, degli Scorpions. Una delle nostre canzoni preferite.
«Dio, quant'è bella» mormora Vincent, assorto quanto me. Canticchia qualche parola, improvvisando – a dire il vero non ne azzecca una – e mi rivolge un sorrisetto. «E poi mi fa pensare a te.»
Oh mamma!
Il mio cuore accelera i battiti. Ma cosa gli è preso? Non sono pronta a questi attacchi di romanticismo!
«Allora, cosa vuoi mangiare stasera?»
«Non saprei. Qualcosa di nuovo?»
«Lascia fare a me.»
Vincent imbocca un'uscita a pochi metri. Continua a guidare ancora per cinque o sei minuti, poi raggiunge un parcheggio sterrato, ai piedi di una collinetta, e si ferma.
Alla luce aranciata del sole morente, i profili delle grosse piante ornamentali che delimitano la strada spiccano scuri e netti. Manca ancora un po' alle otto e il clima è piacevolmente tiepido.
«Dove siamo?» chiedo a Vincent.
Lui fa per uscire dall'auto. «Ora vedrai.»
Mi porta con sé oltre la siepe del parcheggio. C'è una scalinata che si inerpica sulla piccola collinetta, sovrastata dall'insegna curata di un locale. Credo che si tratti di un agriturismo o qualcosa del genere.
Dopo un centinaio di gradini, illuminati da bassi lampioncini eleganti, giungiamo in un'immensa terrazza piena di tavoli apparecchiati. L'entrata del locale è preceduta da un sottile tappeto rosso scuro.
«Wow...»
Entriamo. Un cameriere molto gentile ci riceve, poi ci fa accomodare a uno dei tavoli esterni, consegnandoci i menù e le carte dei vini.
«Allora, che ne dici?»
«Mi piace, sì.»
Mentre sono intenta a scorrere le proposte del ristorante, la mia mente si ritrova senza volerlo a ripercorrere la mia ultima settimana.
C'è qualcosa di strano. Decisamente strano.
Dopo il compleanno di Albert, dopo le due settimane di oblio, dopo la festa in agenzia, Vincent è tornato alla carica.
Ovviamente, subito dopo quel che è successo con Henry.
Non ho avuto neanche il tempo di assimilare quella notte, passata chissà come in un letto che non avrei mai immaginato di poter conoscere. Vincent, forse più sereno e rilassato ora che i lavori alla villa sono quasi finiti, si è riavvicinato a me. Siamo usciti diverse sere e abbiamo fatto più volte l'amore. Siamo tornati all'affiatamento di oltre un mese fa, come se tutte le mie paranoie fossero state solo un sogno ingannevole.
Non ci sto capendo più niente. Credevo che cominciasse a disinteressarsi, quando invece in questi giorni è più gentile che mai. Se non fossi pessimista per natura, penserei quasi che Vincent si stia davvero innamorando.
Adesso, però, sono io che non riesco a godermi appieno la sua presenza. Non riesco più a essere spensierata, quando sono con lui: un pensiero fisso mi distrae in continuazione, ma non riesco ad afferrarlo.
I momenti di intimità con Vincent sono fantastici ed elettrizzanti come sempre. Eppure ora è come se mancasse qualcosa, come se il semplice sfogo carnale non fosse più sufficiente.
Manca l'intensità, ecco cos'è.
Con Henry, nonostante sia accaduto tutto in modo così inaspettato, ho provato qualcosa di completamente diverso. Con Henry mi sono sentita protetta, accudita, al sicuro. Io e lui, stretti l'uno all'altra, eravamo una cosa sola.
Con Henry mi sentivo a casa.
Vincent non mi ha mai fatto provare nulla di simile. Eppure, il mio cuore scalpita per lui.
«Vincent!»
La cameriera, giovane e bella come una diva, giunge al nostro tavolo con un entusiasmo nient'affatto velato, forse un po' eccessivo. Lo saluta con un gran sorriso contornato dal rossetto aggressivo.
«È bello rivederti così presto!»
Così presto?
Vincent ricambia le sue moine con una di quelle risate calde e sensuali che di solito riserva solo a me.
«Si torna sempre dove si è stati bene, Julie.»
Dove si è stati bene?!
Lei continua a sorridere. «Allora, avete deciso?»
«Sì. Tu, Christine?»
Esito. «Ehm, quasi.»
Dannazione. Presa dalle mie riflessioni, ho a malapena guardato il menù.
Mentre scorro rapida la lista dei piatti, Vincent e la piacente cameriera si mettono a chiacchierare come intimi amici di vecchia data.
Opto alla fine per due portate a caso. Quei due parlano così animatamente da distrarmi in continuazione, e una certa irritabilità comincia a impossessarsi dei miei nervi.
«Mi porti una di quelle bottiglie dell'altra volta?» le chiede Vincent.
«Certamente, per te questo e altro.»
La cameriera gira i tacchi e sparisce all'interno della struttura, senza neanche degnarmi di uno sguardo. Continuo a fissare il punto in cui è scomparsa con un'intensità tale che sento bruciarmi gli occhi: non mi stupirei, ora, se la traiettoria della mia vista prendesse fuoco.
«E così sei stato qui da poco» bofonchio a Vincent.
Lui annuisce col capo. «Sì, sono venuto a cena con Albert, Nico e gli altri. Era... venerdì. Sì, venerdì della scorsa settimana.»
Venerdì. Il giorno della festa aziendale.
Esito un po'. «Ah, capisco. E Julie è una tua amica?»
«A dire il vero l'ho conosciuta quella sera. Perché?»
Quella sera? Sono passati solo otto giorni! E io che credevo si conoscessero da anni...
«Ah, nulla. Sembrate molto intimi» gli dico, cercando di non far trasparire la gelosia che mi sta divorando.
Lui mi guarda in modo strano.
«È carina» continuo io, rincarando la dose.
«Christine, so benissimo dove vuoi arrivare» mi interrompe. «Dobbiamo parlarne ancora una volta?»
Sembra un po' seccato.
«No, lascia stare.»
«Meglio così. Io e te siamo liberi, lo sai. Sono mai venuto a chiederti quello che combini quando non ci vediamo?»
Ecco, ti pareva. I miei sospetti erano fondati.
Il solito macigno torna a invadermi lo stomaco.
No, non me lo chiedi, perché a te mica importa!
Abbasso appena lo sguardo. La cosa strana è che stavolta non posso neanche arrabbiarmi: mentre Vincent se la spassava con la cameriera, io ero a letto con Henry.
Maledizione!
Com'era da aspettarsi, non riesco a godermi la cena. Per quanto squisita, la tagliata di manzo nel mio piatto mi sembra un blocco di cemento, che va a pesare ancor di più sul famigerato macigno che sto cercando di digerire. Neanche il vino aiuta a mandarlo giù.
La dolce e cara Julie ci ronza intorno per un bel po'. Poi, per fortuna, il locale si riempie e il lavoro per lei aumenta. Ma sarebbe sciocco, ora, prendersela con lei. In fondo, il problema è che Vincent non cambierà mai.
«Domani hai da fare?» mi chiede a un certo punto, a bruciapelo.
Indugio per qualche istante. «Beh, ho una pila di panni da stirare così consistente che tra poco prenderà vita propria.»
Vincent ride. «E se ti dicessi che ti porto al mare?»
Mi immobilizzo. Al mare? Noi? Al mare insieme?
«Domani?»
«Sì, domani. Che cosa mi risponderesti?»
Un accenno di felicità torna a illuminarmi il cuore. «Ti direi che indosserei una camicetta sgualcita, lunedì.»
Lui mi prende dolcemente una mano. Sul tavolo. A poca distanza dalla cameriera.
«Bene, allora. Domani si va al mare.»
Sono tutta un fremito.
«Perché ora sei così disponibile?»
Vincent mi sorride. «Te l'avevo detto che avremmo recuperato il tempo perso. Non sarò l'uomo migliore del mondo, ma mantengo le mie promesse. E poi sto bene in tua compagnia, Christine.»
«Sul serio?»
«Devi smettere di dubitarne.»
Siamo alle solite. Quando sono sul punto di odiarlo, Vincent si fa amare un'altra volta.
Il resto della cena è ottimo. Il macigno starà via per un po'.
Spazio autrice
Dopo qualche attimo di follie, è di nuovo tutto come al solito. Christine e Henry hanno chiarito il loro piccolo "inconveniente", se così si può chiamare, e Vincent è tornato alla carica. Questa gita sarà l'occasione buona per stare finalmente insieme come una coppia?
Nel prossimo capitolo vi porto al mare con Vincent e Christine!
(Ma niente Porsche, dovrete accontentarvi di una Panda a metano!)
A presto e allacciate le cinture!
M.J.L.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top