Capitolo 6

Io e Ryan eravamo in biblioteca. Avevamo un paio di ore libere e ne avevamo approfittato per sistemare i nostri appunti. Appena visti, aveva notato subito il cerotto nonostante indossassi un maglioncino e avevo mentito dicendo mi fossi bruciata con dell'acqua bollente. Ora, era da almeno venti minuti che lo fissavo con la coda dell'occhio perchè non sapevo come tirare fuori l'argomento 'non ci stiamo frequentando, vero?'. Mi ero ripromessa che lo avrei fatto dopo aver sentito i commenti di Daniel, il ragazzo di Zara, e anche le battutine di Seth. Dovevo decisamente parlare con lui ma non volevo andare diretta perchè magari ero io ad aver frainteso e avrei fatto una figura di merda. Oppure non avevo frainteso ma non volevo ferirlo o qualcosa del genere.

«Ehi, vado a prendere un caffè.» Alzò improvvisamente la testa e sussultai perchè lo stavo già fissando di nascosto. «Lo vuoi anche tu?»

«No, grazie.» 

Mi sorrise e poi recuperò il suo telefono e portafoglio. Buttai fuori un sospiro e mi accasciai allo schienale della sedia. Non ero brava in queste cose, mi dispiaceva ferire le persone, ma volevo mettere in chiaro che tra noi si sarebbe potuta creare solo un'amicizia perchè non cercavo altro. Prima però volevo capire se queste voci fossero partite effettivamente da lui oppure no. Le macchinette del caffè erano all'inizio della biblioteca e noi eravamo in fondo per cui lo persi di vista ma mentre lo aspettavo scrissi a Winter per qualche consiglio, le avevo raccontato tutto quindi sapeva cosa dovevo fare. Non le avevo ancora raccontato delle prove della Delta.

-Gli chiedi: bello, sei tu che vai in giro a dire che ci stiamo sentendo?
-Perchè sappi che non è così

-...

-Okay. Uffa.
-Prima gli chiedi se ha sentito queste voci e dalla risposta
capisci come andare avanti
-Io se fossi stata in te
avrei lasciato risolvere la questione al figo della confraternita

-Assolutamente no.
-Non è affar suo
-Sta tornando

-Addio

Bloccai il telefono e abbozzai un sorriso quando tornò a sedersi col suo caffè in mano. Dovevo approfittare del momento di pausa per parlarne.

«Posso farti una domanda?» Chiesi a bassa voce, torturandomi le mani sotto al tavolo.

Ryan allontanò il bicchierino dalla bocca. «Certo.» Si leccò le labbra.

«Ecco, non so se hai sentito queste voci-» Deglutii. «Sul fatto che ci staremmo frequentando o roba simile.»

Il suo sguardo cadde in basso e appoggiò il bicchierino al tavolo. Poi, si mosse sulla sedia e tese le labbra in un sorriso. «No. Perchè? C'è chi dice questo?»

«Non so. Qualcuno l'ha sentito dire e mi è arrivata voce.» Buttai fuori e mi tirai una ciocca dietro l'orecchio. «Volevo solo sapere che io e te siamo sullo stesso pensiero, e cioè un'amicizia, vero?»

Arricciò le labbra mentre scrollava le spalle e abbassava ancora lo sguardo. «Certo, Nyx.» Disse a bassa voce. «Amici.»

Perchè qualcosa mi diceva che era ferito?

Abbozzai un sorriso e annuii. «Bene.»

Lui me ne fece un altro, più grande ma sembrava anche più finto. «Ehi, mi sono ricordato che devo incontrarmi con Andrew.»

«Oh.» Abbassai le spalle e lo vidi mettere via le sue cose. «Si, certo. Vai pure.»

Mi regalò un altro sorriso tirato e poi si dileguò. Lo osservai camminare nel corridoio centrale fino a che non uscì dalle doppie porte ed esse sbatterono più forte del previsto tanto che quasi tutti si girarono per vedere chi fosse stato.

Buttai fuori un sospiro amareggiato e mi rigirai una penna tra le dita. Forse avevo sbagliato a dirglielo? Forse lo avevo offeso perchè si sentiva attaccato da questa mia paranoia? Io però volevo solo chiarire le cose e speravo che l'avrebbe capito. Mi piaceva la sua compagnia ma solo in termini di amicizia.

Alla lezione successiva Ryan non si presentò.

Quando tornai all'appartamento dopo le lezioni Zara e Phoebe si stavano preparando per andare in palestra e mi invitarono. 

Volevo scaricare la tensione di quella giornata, iniziata decisamente col piede sbagliato, e accettai l'invito. Mi cambiai in un paio di leggings e top sportivi color cipria. Dovevo ricordarmi di stare attenta alla ferita. Dato che quella mattina ero corsa fuori molto presto Zara e Phoebe non mi avevano visto dalla sera prima e ovviamente notarono il cerotto. Così raccontai loro quanto mi aveva detto Seth.

«È assurdo che facciano questo.» Disse Zara. «Il preside dovrebbe saperlo.»

«Ma se uno firma ed è maggiorenne non può farci nulla.» Rispose Phoebe che poi mi guardò. «Perchè hai accettato?»

Buttai fuori un sospiro stanco. «Perchè sono un'idiota troppo curiosa. E Seth l'ha capito.»

Raccontai loro anche della conversazione con Ryan e Phoebe mi disse che sì, si era offeso ma che erano affari suoi. Io avevo tutto il diritto di mettere in chiaro le cose e se lui non le vuole accettare era un suo problema. 

Arrivammo in palestra e come rimasi sorpresa di vedere quanto fosse spaziosa e di quanta gente ci fosse nonostante fossero quasi le sette di sera. Credevo che molti andassero alla mattina ma mi sbagliavo. Come riscaldamento decisi di usare un po' il tapis roulant e anche le ragazze approvarono l'idea. Le sentivo parlare ma io mi concentravo meglio col respiro se ascoltavo la musica ed era quello che stavo facendo. Immersa nelle canzoni, lasciai vagare gli occhi per l'ampio spazio finchè non trovai una figura familiare alla barra delle trazioni. 

La persona in questione era senza maglietta. Seth dannato Nixon.

Potevo vedere chiaramente i muscoli dell'ampia e allenata schiena contrarsi ogni volta che si sollevava sulle braccia. Dio. Quasi inciampai sul tapis roulant appena si lasciò andare e si mise le mani sui fianchi, girandosi e respirando in modo affannato.

Anche se ero lontana vedevo bene il luccichio della sua pelle imperlata di sudore. Ad ogni respiro i tatuaggi sul suo addome teso sembravano prendere vita. Aveva un dannato ragno sul costato che era già realistico di per sè, in quella situazione era qualcosa di magico. Insieme a lui c'era Chen che però aveva avuto la decenza di indossare una maglietta sportiva e ora era lui sulla barra. Grazie al tessuto aderente potevo ammirare anche i suoi muscoli che però erano comunque inferiori rispetto a Seth. Chen era indubbiamente un bel ragazzo, ma il suo amico aveva semplicemente qualcosa di più. 

Tornai a il diavolo che si piegò per prendere una borraccia da terra mentre osservava l'amico. Si passò una mano tra i ricci umidi e poi aprì il tappo per bere. Essendo di profilo restai a fissare il modo in cui il pomo d'Adamo saliva e scendeva ad ogni sorso. Dovevo smetterla di fissarlo. Ero inquietante ma era più forte di me. Iniziai anche a sentire le gambe farsi molli e sapevo che non fosse colpa del tapis roulant. 

Venni travolta dalla realtà quando una cuffietta mi venne tolta dall'orecchio e Phoebe mi richiamò.

Girai la testa di scatto, rossa, e bloccai poi la camminata veloce. «Si?»

Loro mi fissavano maliziose. «Ti godi la vista?» Ammiccò Zara, facendo un cenno con la testa al ragazzo che avevo fissato senza vergogna.

Incrociai le braccia altezzosa. «Non è un crimine guardare.»

Loro si lanciarono un'occhiata complice. 

«Forza, alleniamoci.» Scesi dal tapis roulant come se niente fosse, lanciandomi sulla spalla una salvietta in fibra.

Non volevamo utilizzare le macchine per cui ci mettemmo nell'area per l'allenamento libero con alcuni pesi per fare i nostri esercizi. Grazie allo specchio che avevamo davanti a noi potevamo vedere il resto della palestra alle nostre spalle e quindi io potevo continuare a spiare Seth mentre si allenava. In quel momento lui e Chen si erano spostati su un tappeto a fare gli stacchi. Un bellissimo esercizio per i miei occhi. Tuttavia dovevo allenarmi anche io. Ci alternavamo per fare gli esercizi, principalmente per gambe e glutei ma non con pesi eccessivi. 

Dopo già tre esercizi da tre serie il mio corpo chiedeva pietà e mi sedetti a terra. Phoebe era seduta vicino a me e Zara stava facendo la sua ultima serie del secondo esercizio.

«Oddio.» Phoebe prese il telefono. «Ieri mi sono capitate delle foto di yoga. Voi siete pazze a fare certe cose. In alcune posizioni mi si spezza la schiena solo a guardarle. Sai fare questa?» Chiese, mostrandomi un'immagine. 

Era la posa dello scorpione. 

Ridacchiai e annuii. «So farla.»

Sgranò gli occhi. «Voglio vederla.»

Adesso? Con tutta questa gente?

«Cosa?» Chiese Zara affaticata e lasciando andare il manubrio sul tappetino. Phoebe le fece vedere la foto e poi mi guardò sorpresa. «Uh, voglio vederla anche io.»

«Um.» Mi grattai la testa. «Okay.»

Mi alzai e mi tolsi le scarpe per poi scrocchiarmi le dita dei piedi com'ero solita fare a danza. Nonostante non mi fosse mai piaciuta mi piaceva avere il corpo elastico e grazie a yoga e pilates non avevo perso quell'abilità muscolare.

Feci un po' di stretching e nel mentre guardai rapidamente attorno a me, in modo particolare cercai di capire dove fosse Seth. Non avevo idea del motivo ma mi imbarazzava sapere che potesse vedermi in certe posizioni. Per questo yoga lo facevo chiusa nella mia stanza e non all'aperto come facevano molti.

Feci cambio con Zara e mi sistemai sul tappetino stando in ginocchio. Mi guardai allo specchio a sinistra e poi abbassai lo sguardo davanti a me. Per prima cosa dovevo eseguire la posizione del cane sugli avambracci. E questa era una di quelle più imbarazzanti da fare in una palestra piena di ragazzi.
Scacciai quel pensiero e mi misi in posizione, partendo a gattoni per poi sollevarmi e creare un angolo retto col mio corpo. Restai in quella posizione per alcuni secondi e poi mi diedi uno slancio per alzare le gambe.
Adesso ero in una verticale e, molto lentamente e respirando piano, abbassai le gambe e inarcai la schiena, aiutandomi con il bacino per controllare la posizione.
A quel punto potei portare i piedi sopra la testa, mantenendo il peso con sugli avambracci. La testa era sollevata e i piedi sopra ad essa.

Vidi le espressioni scioccate di Zara e Phoebe e poi ruppi la posizione, tornando a gattoni. Ero rimasta poco ma avevo sentito un bruciore alla ferita, probabilmente perchè si era tirata la pelle per fare l'esercizio. Feci una smorfia e premetti la mano sul cerotto che però non si era sporcato di sangue quindi non avevo stupidamente riaperto la ferita.

«È fantastico.» Disse Phoebe entusiasta. «Anche io voglio fare queste cose. Zara, forza, iscriviamoci a yoga.»

Zara la guardò come se avesse detto una follia. «Lei sa farlo perchè lo fa da anni. Noi non siamo nemmeno in grado di fare la prima posizione che ha fatto.»

Sorrisi a quelle parole. «Di certo non è semplice però è rilassante.»

Loro si misero a cercare gli orari e i prezzi dei corsi di yoga e io mi guardai allo specchio per sistemarmi la coda. Mi sentii osservata e dallo specchio spostai gli occhi fino a che non incrociai delle gocce d'inchiostro che mi fissavano. Seth era seduto su una panca con dei bilancieri in mano e appoggiati sulle gambe, dal respiro pesante che gli gonfiava i pettorali sembrava essere in pausa. Chen si mise di fronte a lui e distolse lo sguardo da me. Io continuai a fissarli finchè Seth non passò a lui i pesi e si girò prendendo qualcosa sulla panca che scoprii essere il telefono.

Avvertii il cuore accelerare e abbassai lo sguardo, toccandomi e rigirandomi la coda tra le dita con nervosismo. Il mio telefono era a fianco alla borraccia e attesi qualcosa che non avrei dovuto aspettare. Però poi lo schermo si illuminò e mi sporsi in avanti per prenderlo. Sentii un bruciore allo stomaco quando lessi il nome di Seth nella notifica di un nuovo messaggio. 

Lo aprivo o aspettavo? Ormai avevo preso in mano il telefono. Era inutile fare la preziosa. Il numero uno si trasformò poco dopo in due e la curiosità, e la sottaggine, presero il sopravvento.

-Molto brava
-Ma non farlo più

Il mio corpo si accese all'idea che mi avesse guardata. Mi morsi il labbro e digitai la risposta.

-Perchè? 
-Lo yoga fa bene alla salute, sai?

Nell'attesa della sua risposta mi allungai per prendere la borraccia e bere. Il telefono era davanti alle mie ginocchia aperto sulla sua chat. Poi, apparve il nuovo messaggio.

-Anche scopare.
-Ma dubito tu voglia farti prendere di fronte a tutti

Cristo! Tossii con l'acqua in bocca e la borraccia alle labbra e sputai tutto. Zara e Phoebe alzarono la testa e mi vennero in aiuto. In fretta bloccai il telefono mentre le gocce d'acqua mi bagnavano il mento e gli occhi lucidi si facevano lucidi. 

«Oddio. Stai bene? Cos'è successo?» Zara appoggiò una mano sulla mia spalla.

Ingoiai l'acqua, annuendo con le guance e il basso ventre in fiamme. «Benissimo.» Sussurrai senza fiato.

Mi passai il dorso della mano sulla bocca mentre pensavo in che altro modo avrei dovuto reagire a quel messaggio totalmente inaspettato. Cazzo, pensai. Mi aveva visto fare una figura di merda.

Proprio per quello, non osai guardare lo specchio. 

«Be', continuiamo?» Domandò Zara, alzandosi da terra.

«Um, certo. Si.» 

Quando mi alzai, percepii le ginocchia deboli e il mio basso ventre stava ancora urlando per quello che aveva scritto. Ma dubito tu voglia farti prendere di fronte a tutti. Come diavolo poteva scrivere una frase del genere in un luogo pubblico? Non aveva un minimo di pudore?! Stavo sudando e mi trattenni dal agitare una mano davanti alla mia faccia infuocata. 

«Si è liberata la macchina per gli hip thrust.» Disse Phoebe, raccogliendo le sue cose. «Andiamo ad occuparla.»

«Io metto questi a posto e vi raggiungo.» Dissi, indicando i manubri a terra che avevamo utilizzato.

Loro si allontanarono anche con le mie cose. Io presi i primi due manubri e mi diressi verso il porta-manubri. Li misi al loro posto e poi mi voltai. Non mi accorsi della persona proprio dietro di me e mi scontrai ad essa. 

«Oh, scusa--Seth.» Quasi squittii. Abbassai lo sguardo e vidi che aveva in mano gli altri pesi che io e le ragazze avevamo utilizzato. Aprii bocca ma non uscii nulla e ruotai su me stessa, osservandolo superarmi per sistemarli. «G-grazie.»  

Ormai lo avevo già visto tante volte senza maglietta ma in quel momento i suoi muscoli sembravano scoppiare e questo fece scoppiare me perchè facevo fatica a trattenermi dal guardarli.

«Non si abbandona così una conversazione, Peach.» Lanciò la freccia con un sorrisetto beffardo, mentre si passava una mano tra i ricci umidi.

Arricciai le labbra, sentendo il calore diffondersi ancora sulle mie guance per le sue parole. «Sei proprio uno stronzo, lo sai?» 

Sorrise. «Lo so.»

Ruotai gli occhi e iniziai a camminare. Lui restò al mio fianco. 

«Un consiglio.» Iniziò. «Quando fai gli stacchi rumeni, non scendere troppo sotto al ginocchio.»

Aggrottai la fronte e schiusi le labbra sorpresa. «Mi hai guardato per tutto il tempo?»

Quelli erano i primi esercizi che avevamo fatto.

Mi lanciò un'occhiata sbieca dall'alto. «È un gioco che puoi fare solo tu con me, Principessa?»

Sigillai le labbra colta sul fatto e puntai lo sguardo davanti a me. La mia faccia non riusciva ad essere di un colore normale quando ero con lui. 

Lo sentii ridacchiare piano e poi sospirò. «Cosa fate adesso?»

Guardai Zara fare già gli esercizi alla macchina e Phoebe al suo fianco. Il peso che avevano messo era basso e io non mi lamentavo. 

«Hip thrust.» 

«Fantastico.» Disse sarcastico. «Proprio quello che devo fare anche io.»

«Ma davvero?» 

«Quell'altra macchina è libera. Ti aspetto lì.» Disse, facendomi fermare in mezzo ad un corridoio tra gli attrezzi. 

Lo vidi allontanarsi senza darmi il tempo di rifiutare. Poi, Phoebe mi raggiunse con le mie cose in mano, aveva un sorriso malizioso e furbo. Stronza.

«Ecco a te, cara.»

Ruotai gli occhi, prendendo il mio telefono, borraccia e asciugamano. «Ti odio.» Sibilai.

«Buon proseguimento.» Ammiccò lei per poi girarsi sui talloni e far dondolare la sua coda.

Trascinai i piedi finchè non dovetti fermarmi perchè arrivata alla macchina. 

«E Chen?» Domandai. 

«Se la caverà.» Disse, infilando un disco da dieci sul macchinario.

Sgranai gli occhi e avanzai. «Sei pazzo?»

Mi fissò accigliato. «E da quanto lo vorresti?»

«Due e mezzo.»

Mi guardò come se lo avessi appena insultato. «Scherzi?»

Incrociai le braccia. «La macchina da sola pesa più di venti chili. Non faccio palestra tutti i giorni. Mi ammazzo con quel peso.»

Ruotò gli occhi e iniziò a togliere il disco. «Allora, facciamo cinque.»

«Due e mezzo.»

«Mi rifiuto di mettere quel peso, se così vogliamo chiamarlo.» Schioccò. «Ci sono io qui. Non ti succederà nulla.»

Lo guardai finta minacciosa. «Sarà meglio per te, Nixon.»

Lui gesticolò di darmi una mossa e io con molta tranquillità sistemai il telo sul cuscinetto dove avrei dovuto appoggiare le scapole. 

«Dodici per tre.» Disse quando mi misi in posizione.

«Otto.»

Inarcò le sopracciglia. «Dieci.»

Ruotai gli occhi. «Vorrei uscire da qui con le gambe funzionanti.»

Non pensai che la sua mente avrebbe collegato quelle parole ad un doppio senso ma lo fece, e lo capii dal ghigno leggero che si aprì sul suo volto e da come i suoi occhi luccicarono. 

«Zitto.»

«Non ho detto nulla, Peach.» 

«La tua espressione ha già detto tutto.» Bofonchiai, sistemando il bacino sotto al rullo e i piedi sulla pedana.

«Be' sai, a volte è positivo non riuscire a camminare.»

Lo guardai incredula. «Smettila.» Arrossii.

 «Sembra tu non l'abbia mai provato ed è un peccato.»

«Mi deconcentri, Seth.» Scattai, ignorando il calore diffuso nel mio corpo.

«Se arrivi a dodici ti prometto che ti regalerò questa magnifica esperienza, Blake.»

Lo guardai male con il basso ventre che lottava per le sue parole. Lo faceva apposta a stuzzicarmi. Si divertiva parecchio nel vedermi in difficoltà. Be', per una volta lo avrei sorpreso. Scattai in alto col bacino per attivare il macchinario e iniziai l'esercizio.





Alla fine Seth mi accompagnò all'appartamento in macchina perchè allenarsi con lui era distruttivo. Zara e Phoebe erano arrivate un po' prima di me. 

«Ecco la nostra bodybuilder!» Esclamò Phoebe.

Grugnii e buttai la borsa a terra. Trascinai i piedi fino al divano e mi buttai sopra.

«Com'è allenarsi con Nixon?» Cantilenò Zara, mangiandosi uno yogurt seduta sul bancone della cucina.

«Una tortura.» Mi lamentai. «L'hip thrust mi ha distrutto.»

«Perchè?»

Guardai le ragazze e ci misi qualche secondo prima di rispondere. «Ho fatto una specie di scommessa che forse non avrei dovuto accettare.»

«In che senso?» Ridacchiò confusa Phoebe.

Non entrai nel dettaglio perchè il mio cervello doveva ancora elaborare quel particolare.

«Mi ha sfidato a fare tre serie da dodici con un peso di cinque chili quando le mie gambe da fenicottero con l'artrosi ne possono sollevare solo due e mezzo.» 

Loro scoppiarono a ridere e io scossi la testa con un piccolo sorriso da pentimento.

«E le hai fatte?» Chiesero.

Il mio stomaco bruciò. Sbattei le palpebre. «Si. Tre serie da dodici.»

Zara fece una faccia sorpresa e compiaciuta. «Brava, e cos'hai vinto?»

«Ecco.» Strinsi gli occhi. «Questo è il vero problema.»

«Ti sei fottuta da sola?» Replicò Phoebe con un mezzo sorriso.

La fissai.

Fottuta? Sarebbe potuto succedere.

Da sola? Be'...non proprio.

Δ 

In quei giorni feci dei sogni strani. Sogni che mi facevano svegliare sudata, ansimante e...eccitata.

Seth Nixon era riuscito ad infiltrarsi anche quando dormivo, proprio quando la guardia era abbassata. Era fottutamente fastidioso. Non solo dovevo subirmi le reazioni inusuali del mio corpo quando lo vedevo in lontananza, ma adesso anche mentre volevo riposare e non pensare a nulla, lui appariva col suo stupido ghigno e gli occhi color pece per tormentarmi e farmi desiderare cose che non avrei dovuto volere.

Il mio cervello era come se si fosse bloccato a quella sfida in palestra, che non era mai stata accettata verbalmente dalla sottoscritta, e continuava a creare film su film riguardo come lui avrebbe potuto farmi piacere il fatto di non riuscire a camminare.

Sinceramente era molto snervante svegliarsi in piena notte con ancora l'idea di avere le sue labbra sul tuo corpo. Non era il fatto di svegliarmi in piena notte ad essere snervante, ma quello di essere eccitata e di dover risolvere da me il problema. E di conseguenza di pensare a lui mentre lo facevo.

Tutto questo giro vizioso mi creava imbarazzo quando lo vedevo per il campus perché le scene che sognavo rimanevamo impresse nella mente e temevo che lui potesse, in un qualche modo, leggermi nel pensiero e scoprirlo.

Perciò lo stavo evitando. Ed era abbastanza palese dato che ogni volta che incrociavo il suo sguardo, mi giravo e tornavo indietro o andavo da tutt'altra parte pur di non far la strada in cui c'era lui. Avevo anche rifiutato di andare in palestra con me ragazze per paura di beccarlo.

Al momento ero in biblioteca a studiare. Stare a casa mi faceva perdere la concentrazione perché puntavo sempre su quei pensieri, ma qui, con altre persone attorno, mi sembrava assolutamente fuori luogo fare certi pensieri perciò ero più spinta a stare attenta sui libri.

Sarebbe dovuto venire Ryan a farmi compagnia ma da quando avevamo parlato riguardo la questione dell'amicizia, anche lui mi stava evitando. Finché dovevamo seguire le lezioni insieme e pranzare con i suoi amici era tutto nella norma, ma appena c'era lo spunto per stare da soli -ma sempre in amicizia- lui trovava qualche scusa per non farlo.
Da un lato mi dispiace per come stessero andando le cose tra noi, ma dall'altro era lui che si era fatto strani film mentali perciò doveva risolvere lui i suoi problemi, ma senza evitarmi. , ipocritamente, era quello che stavo facendo io con Seth. Ma tra me e lui era diversa la situazione. Tra noi c'erano stati dei momenti in cui mi aveva stuzzicato con allusioni sessuali, mentre con Ryan mai.

Comunque per i sogni erotici su Seth davo colpa al mio essere in preciclo e quindi agli ormoni a palla. Ero certa che passato questo momento, non avrei più fatto pensieri del genere.

«Carina la gonna.»

Una voce roca arrivò come una leggera brezza calda dietro al collo. I brividi percorsero la mia spina dorsale mentre sussultavo e mi giravo di scatto, dando le spalle allo scaffale in cui stavo cercando un libro per studiare. I miei occhi volarono alle spalle di diavolo in carne ed ossa, delle ragazze passarono e ci osservarono prima di voltare a destra e sparire dalla mia vista.

Seth se ne stava davanti a me, torreggiante. L'ombra di un sorriso acceso dallo sguardo provocatore e socchiuso.

«Ehi. G-grazie.» Bofonchiai, abbassando lo sguardo per lisciarmi l'orlo, tirandolo anche verso il basso. 

La gonna era nera dal tessuto leggero e corto, a pois bianchi, con un nodo laterale con bordo a volant contorto e sopra indossavo un semplice maglioncino bianco che arriva sotto al costato.

Si leccò le labbra, inclinando la testa. «Ho la sensazione che mi stai evitando, Peach. È così?»

Se non avessi fatto una coda prima di uscire di casa, ora avrei potuto tormentarmi una ciocca di capelli. Così, mi punzecchiai le pellicine dietro la schiena, sentendo il calore creare una bolla attorno al mio corpo.

«No.» Mentii nervosa. «È solo una tua sensazione, Nixon.»

Quel ghigno era uguale a quello che ricreava nitidamente la mia mente.

«Okay.» Disse, anche se era tutt'altro che convinto. «Posso sedermi con te?»

No. «Si.» Soffiai.

Mi girai nuovamente per recuperare il libro e poi gli lanciai una breve occhiata. Lui fece un passo indietro per permettermi di avere spazio e camminare. Tornai al tavolo con i nervi tesi e il cuore accelerato. Mentre mi sedevo, notai che lui non avesse in mano nulla.

«Cosa studi?» Chiese.

Qualcuno nei tavoli attorno ci guardò malamente. Gli diedi un colpo al braccio per rimproverarlo.

«Fa silenzio.» Sibilai.

Con un ghigno sbieco, si avvicinò col busto verso di me e io strinsi il libro tra le mani, bloccai il respiro e fissai il tavolo. Le sue labbra erano a pochi millimetri dal mio orecchio e io ero a pochi secondi da un infarto.

«Sa parlo così non ci sente nessuno.» Sussurrò.

Ma non poteva parlare cosi.

Tossii piano e mi scostai, guardandolo. «Io devo studiare, non parlare.» Gli rammentai a tono basso.

Lui scrollò le spalle e poi spostò la sedia più vicina alla mia per stravaccarsi contro allo schienale e appoggiare le braccia sul tavolo.

Tutta la fatica che avevo fatto per restare concentrata si rivelò inutile perchè sentivo il suo sguardo contro la mia nuca mentre tenevo la testa bassa sul libro e questo era già una distrazione importante. Iniziai anche ad agitare nervosamente la gamba sotto al tavolo, sentendomi troppo in soggezione.

Scrivevo le nozioni riprese dal libro ma senza capire effettivamente cosa stavo scrivendo. Erano gesti puramente meccanici che mi permettevano di tenere gli occhi sul libro e non acconsentire alla mia irrazionalità di girare la testa per guardarlo. 

Poi si mosse e io mi morsi l'interno della guancia perchè sentii il suo corpo vicino al mio, il suo respiro era vicino a me. Aveva messo un braccio sullo schienale della mia sedia e si era chinato in avanti. Se avessi girato la testa i nostri nasi si sarebbero sfiorati, per questo, giocai con la penna scaricando la tensione.

«Questa sera c'è una festa.» Mormorò. 

Deglutii e tenni gli occhi fissi sulla parola che stavo riportando sul mio foglio di appunti. «Ogni sera c'è una festa.» Borbottai.

Ridacchiò sottovoce. Sentii il suo ginocchio premere contro la mia gamba, come a richiamarmi ma non cedetti. 

«La organizzano quelle della AlphaKappa.» 

Katy Anderson.

A quell'informazione la mia testa si girò come una molla ed ecco che mi scontrai con le sue fuliggine nere. Prive di emozioni, tranne la sfacciataggine cronica. Forse, si rese conto anche lui di quanto fossero vicini i nostri volti e per questo si tirò indietro, ma non troppo. Doveva sempre farmi sentire il calore che emanava. 

«È la tua ragazza per caso?» 

Ecco. Queste erano le volte in cui mi sarebbe tanto piaciuto che tra la mia bocca e il cervello ci fosse un filtro per evitare le cazzate e figure di merda. Perchè l'avevo detto? Era un pensiero che mi stava attraversando da giorni ma questo non significava che volevo effettivamente saperlo. Ma, a quanto pare, il mio subconscio aveva approfittato del mio momento di distrazione dovuto alla sua bellezza che mi schiaffeggiava ogni volta, e si era fatto strada dal cervello fino alla bocca senza farsi notare da nessuno. 

Il luccichio dei suoi occhi venne risaltato dal modo in cui sollevò le sopracciglia e un angolo della bocca, come soddisfatto e divertito dalla mia uscita inaspettata. Non avevo specificato ma non c'era bisogno di farlo.

«Cioè-» Gesticolai nervosamente. «N-non che mi interessi ma era così per...sapere.»

Il suo sorriso si allargò e in modo direttamente proporzionale si allargò anche la fossa che conteneva la mia dignità.

«Ti sembro uno da ragazza fissa?»

La sua risposta mi diede modo di acquisire un po' di coraggio. «Sei uno di quelli che si crede figo se non ce l'ha?»

Una sfumatura particolare, ombrosa, attraversò tutto il suo volto e distolse lo sguardo mentre tornava ad appoggiare la schiena alla sedia. «Non potrei mai essere il ragazzo perfetto, Blake. Accetto ciò che posso avere e i legami non rientrano.»

«Perchè dici così?» Chiesi, e forse la mia voce uscì più forte di quanto volessi perchè alcuni mi zittirono. Li guardai e mi scusai con un sorriso imbarazzato.

Seth mi stava fissando come se avevo detto qualcosa di troppo idiota. 

«Non è la mia ragazza.» Disse a voce bassa e poi scrollò le spalle. «Mai avuta una.»

Oh.

Restai ad osservarlo come se potessi scoprire altro dietro quel muro apparentemente di vetro ma in realtà spesso e profondo.

Fu lui a strapparmi dai miei pensieri quando mi diede un altro colpetto alla gamba col suo ginocchio. Sbattei le palpebre e lui fece un cenno col mento ai miei libri.

«Studia, Principessa.»

Ruotai gli occhi divertita e girai la testa. Lui rimase seduto lì, a volte lo percepivo il suo sguardo altre volte quando, non sentivo quel formicolio alla nuca, lo spiavo con la coda dell'occhio e lo trovavo scrivere al telefono. Di fatto, rimase lì senza andare a cercare qualche libro per studiare o altro. Mi chiesi perché ma alla fine non mi dispiaceva ricevere le sue attenzioni, anche se indecifrabili.

Quando terminai di sistemare gli appunti per studiare nei giorni successivi, buttai fuori un piccolo sospiro stanco. Ruotai il collo per scrocchiarlo e poi girai la testa verso Seth. Era da una buona mezz'ora che aveva smesso di punzecchiarmi per infastidirmi e distrarmi ma non ci avevo fatto caso perché finalmente avevo ritrovato il ritmo e non volevo perderlo, ora però scoprii perché.

Seth si era addormentato. O comunque, il respiro era abbastanza pesante e regolare da pensare che stesse dormendo veramente. Trattenni un piccolo sorriso perché era alquanto tenero e buffo. Aveva le braccia nude incrociate, le labbra leggermente imbronciate, rendendole più sporgenti, e il collo dritto. Non avevo idea di come uno potesse dormire in quella posizione ma sembrava essere nel mondo dei sogni, o forse stava solo riposando.

Approfittai il fatto di non avere i suoi occhi puntanti su di me e lo scrutai attentamente. Oltre ai tatuaggi che spiccavano sulle sue braccia, c'era un dettaglio che catturò la mia attenzione, proprio sul suo collo. Era una voglia. La trovai graziosa e pensai a quale reazione aveva il suo corpo quando gliela baciavi, perché io l'avrei baciata.

Mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo sulla mano sinistra aggrappata al gomito destro, aveva uno scorpione e attorno vari tatuaggi più piccoli come lucchetto, una D e una saetta. Scostai lo sguardo sulla mano destra che però era più nascosta essendo incastrata tra il petto e il braccio sinistro, anche su quel dorso aveva un altro disegno, sembrava una rondine o un altro volatile e forse ne aveva un'altra che prendeva anche il polso ma non ci vedevo bene. Poi c'era anche una scritta orizzontale sopra alle nocche ma era scritta troppo in un corsivo troppo piccolo e non sembrava nemmeno nella nostra lingua. Salii con lo sguardo verso braccia che in quella posizione avevano in risalto i muscoli e la me irrazionale si chiese come sarebbe stato aggrapparsi ad esse mentre--

«I tuoi occhi non sono silenziosi, Peach.»

Alzai di scatto lo sguardo, avvampando. Aveva ancora gli occhi chiusi ma il secondo successivo sollevò lentamente le palpebre facendomi cadere nel vortice dei suoi buchi neri.

«Um, io--» Girai la testa, inutilmente perché avendo la coda non potevo nascondere il rossore delle mie guance con i capelli, e raccolsi velocemente i miei libri. «H-ho finito. Andiamo?»

Non gli diedi il tempo di rispondere che trascinai indietro la sedia per poi alzarmi. Infilai i miei quaderni e libri nella borsa di tela e poi afferrai quello della biblioteca per rimetterlo a posto. Seth mi seguì.

Le sue dita sfiorarono la mia vita, avvolgendo un braccio dietro alla schiena, mentre rimettevo il libro nel buco sullo scaffale. Risucchiai un respiro ed evitare di saettare con gli occhi a sinistra per guardarlo, questo anche perché avvicinò il suo vicino al mio orecchio e parlò, sfiorando con le labbra il mio lobo.

«Vieni con me.»

«Cosa?» Sgranai gli occhi mentre lui mi faceva ruotare e faceva scivolare le sue dita attorno al mio polso. «Dove andiamo?»

Non rispose ma mi trascinò fuori dalla biblioteca. Strinsi la mano libera attorno alla borsa di tela e gli lanciai delle occhiate confuse e poi anche oltre la mia spalla. Ci stavamo allontanando dall'ingresso dell'edificio.

«Seth.» Sussurrai allarmata quando capii ci stessimo dirigendo verso una porta con la scritta accesso riservato al personale. «Che diavolo vuoi fare?»

«Qualcosa che non mi si addice.»

La sua risposta mi lasciò perplessa ma non ebbi la possibilità di chiedere il significato che si fermò davanti a quelle porte e guardò oltre alle mie spalle. Lo feci anche io. C'erano delle persone in fondo al corridoio, chi entrava nell'edificio e chi usciva dall'area della biblioteca o dai bagni. Qualcuno guardò nella nostra direzione ma non fece realmente caso a noi e proprio per questo Seth aprì la porta e mi spinse dietro ad essa con lui.

Mi ritrovai su un piccolo pianerottolo con delle scale per salire e scendere. Mi avvicinai alla ringhiera per guardare in basso. Le luci erano tutte accese ma non capii lo stesso cosa ci fosse in fondo quelle scale. Seth mi rapì ancora da quella curiosità.

«Saliamo.»

Lo guardai e poi guardai le scale.

«Andiamo sul tetto?» Domani accigliata.

Lui ruotò gli occhi, premendo una mano dietro alla mia schiena per farmi camminare. «Non rovinare così la sorpresa, Blake.»

Trattenni un sorriso e poi iniziai a salire le scale. Seth rimase dietro di me. Il pensiero che avesse il mio culo in bella vista mi fece avvampare e quasi inciampai sui gradini. Mi dissi che però non era quello il motivo per cui avesse fatto andare me per prima.

«Cosa succede se ci scoprono?» Domandai, osservando l'ultima rampa di scale.

«Non ci scopriranno.»

Non era ma risposta alla mia domanda, però.

Arrivammo sull'ultimo pianerottolo. C'era una porta con un altro cartello che vietava l'accesso ai non autorizzati. Seth allungò la mano per raggiungere la maniglia e nel farlo mi chiese momentaneamente tra il suo corpo e la porta. Restai a fissare i suoi occhi mentre un sorrisetto abbelliva il suo volto e io mordevo il mio labbro consapevole che quell'estrema vicinanza mi stava accaldando.

Una folata di vento colpì entrambi quando la porta pesante alle mie spalle si spalancò. Mi voltai di scatto e afferrai i lembi della gonna per tenerla abbassata. Mi ritrovai quasi il cuore in gola. L'edificio su cui eravamo non era così alto, nel campus c'erano altre costruzioni che lo superavano, ma questo aveva una perfetta visuale del tramonto. Di fronte a noi non si ergeva nessun altro edificio e l'unica cosa che si poteva ammirare era queste pennellate tra il rosso e il rosa che accompagnavano i raggi arancioni del sole.

Mi ritrovai a camminare sul tetto, la ghiaia sotto alle scarpe scricchiolava ad ogni passo ma non riuscivo a staccare gli occhi dalla meraviglia della natura. Era così bello. Così silenzioso. C'era solo il vento che creava fischi sottili. Sollevai il mento per osservare quella linea ancora sfumata ma già presente del manto cobalto e quello ancora celeste. Tra alba e tramonto, il secondo era sicuramente il mio preferito e ora avevo scoperto un luogo per ammirarlo quando volevo. Grazie a Seth.

Lui si era avvicinato al cornicione e questo mi fece sussultare leggermente. Se ne stava lì in piedi, con le mani nelle tasche dei pantaloni.

«È pericoloso, Seth. Torna qui!» Esclamai. L'aria portava via parte delle parole se non si alzava la voce.

Girò la testa e mi regalò un ghigno malefico prima di sollevare una gamba. Urlai un'impressione e buttai la borsa a terra correndo verso di lui. I suoi occhi abbassarono verso le mie gambe e scommisi che si fossero viste le mie mutandine ma non me ne importava. Quel coglione stava per salire sul cornicione del tetto. Aveva la pianta del piede contro la copertura di metallo quando gli afferrai il braccio per tirarlo via con uno strattone.

«Non ti azzardare a fare queste cazzate!» Sbottai affannata mentre lui rideva. «Se vuoi, falle ma non con me, grazie.»

Premette le labbra per non ridere e poi si girò lasciandosi cadere indietro. Risucchiai un respiro ma quando il suo culo si fermò sul bordo io tornai a respirare.

«Rilassati.» Schioccò e guardò alle sue spalle, in basso. Tutto sembrava più piccolo da quassù. «Non ho intenzione di morire.»

«Be', fallo ancora e ti ucciderò io.»

«Mi ecciti così, Peach.»

Assottigliai gli occhi e scossi la testa, incrociando le braccia. «Non sei normale, Nixon.»

«Lo so.»

Dio, quanto era snervante.

«Puoi alzarti?» Chiesi, cercando di essere paziente. «Mi fai venire ansia.»

«Sono solo seduto.»

«Dietro di te c'è il vuoto, Nixon.» Gli feci notare. «Potresti sbilanciarti e cadere.»

«E mi salveresti?» Inclinò la testa, lo sguardo di chi voleva davvero sapere la risposta.

«Be'-» Boccheggiai. «Non voglio essere arrestata per omissione di soccorso o magari tentato omicidio. Quindi si, ci proverei...ma probabilmente cadrei con te.»

Era troppo pesante per me da riuscire a salvarlo da una ipotetica caduta.

Annuì e poi si leccò le labbra. «Non farlo.»

«Cosa?»

«Non salvarmi, Peach.» Girò la testa e guardò in basso. «Moriresti con me e sinceramente non ne vale la pena.»

Moriresti con me.

Non sapevo cosa dire. Nessuno dovrebbe pensare questo di se stesso. Nessuno dovrebbe credere di non valere niente. Di non essere importante da salvare.

In quelle poche ore avevo scoperto che Seth non fosse mai stato fidanzato, che non credeva di poter essere adatto per le relazioni e che avrebbe preferito morire piuttosto che far rischiare qualcuno per salvarlo. Non mi piaceva la sua mente buia. Mi faceva male al petto.

In silenzio, avanzai e mi sedetti sul bordo con lui, mi assicurai di essere vicina a lui perché stavo morendo dall'ansia di cadere all'indietro e averlo vicino mi dava stabilità e sicurezza. Sollevai il mento per poterlo guardare nonostante rimanesse sempre quella spanna e mezza di differenza. L'aria scompigliava anche i suoi capelli.

«Se cado, ti tiro giù con me.» Lo avvisai.

Sghignazzò. «Divertente tu pensi io possa effettivamente lasciarti cadere.»

Arrossii perché il mio cuore elaborò un significato particolare di quella frase e distolsi lo sguardo da lui. Il sole picchiava debolmente sulla nostra schiena. Anche se il vero protagonista era dietro di noi, potevo comunque godermi un cielo favoloso.

«Come va il taglio?» Chiese.

Sollevai il maglioncino che indossavo, c'era anche il cerotto e lo tirai leggermente per fargli vedere il taglio. I cerotti strip che aveva messo su li avevo tolto perché si era ricucito bene il taglio, ora dovevo solo fare attenzione a non prendere dentro qualche spigolo. La ferita era rosata ma non era brutta.

Lanciai una breve occhiata al suo volto. Aveva serrato i denti. «Continui a disinfettarla vero?»

«Si.»

«Brava.»

Abbozzai un sorriso e poi sistemai il cerotto e il maglioncino.

«Che ora sono?» Chiesi, girando la testa per vedere il sole essere oltre una certa linea all'orizzonte.

«Vuoi già scappare da me?»

«A dire il vero devo prepararmi per questa sera.» Lo guardai sbieca. «A quanto pare, la confraternita femminile fa una festa.»

Premette le labbra per non ridere. «Mi è giunta voce, sì.»

«Immagino.»

I suoi occhi sembravano affondarmi ogni volta.

«Non avevo capito venissi.»

«Mentre dormivi le mie coinquiline mi hanno scritto dicendo che saremmo andate alla festa di Katy e che dovevamo essere più fighe di loro.» Dissi. «Non so perché ma Phoebe non sopporta Katy.»

E sinceramente dopo quello che avevano fatto anche io non la sopportavo.

«Sono pochi a sopportarla.»

«Tu sembri uno di quelli.» Dissi, plastificando un sorriso sulle labbra.

«Be', è una ragazza molto versatile

Feci una smorfia. «Grazie per l'informazione.»

«Di niente.»

Ruotai gli occhi.

«Questa volta cerca di non nasconderti sotto ai tavoli--»

Gli tirai una sberla sul petto. Vidi il suo corpo inclinarsi indietro e sgranai gli occhi impaurita. Mi alzai di scatto, per avere più sicurezza nei piedi, e gli afferrai il polso. Lui scoppiò a ridere mentre si raddrizzava e io lo guardai malissimo, incrociando le braccia.

«Sei un coglione.»

«E tu sei troppo paranoica.»

Gli feci il medio per poi girarmi. Mi piegai per prendere la borsa che avevo lasciato cadere prima ma, proprio in quell'istante, arrivò anche una folata di vento che mi sollevò la gonna. Purtroppo il mio riflesso di piantarmi una mano dietro arrivò qualche secondo in ritardo ed ero più che sicura di aver mostrato il mio lato B a Seth. Strinsi gli occhi arrossendo mentre piazzavo comunque una mano dietro per tenere ferma la gonna.

Ma porca...

«Non parlare!» Lo minacciai, dandogli le spalle.

«Sono troppo impegnato a ricreare mentalmente ciò che ho visto per parlare.»

La porta del tetto l'aveva lasciata aperta per cui scavalcai solo un gradino ed entrai nuovamente nel pianerottolo, voltandomi.

Seth era proprio alle mie spalle. Fissava le mie gambe in modo troppo intenso.

«Smettila.»

Ammiccò. «Non riuscirai a togliermi ciò che ho visto, Peach.»

Arrossii e ruotai gli occhi. «Almeno fai finta di nulla. È stato imbarazzante.»

«Per me no.»

Gli feci un altro medio mentre lui chiudeva la porta e io iniziavo a scendere le scale.

Una volta fuori dall'edificio, ci fermammo uno di fronte all'altro. I raggi arancioni del sole sbattevano contro la facciata della struttura e contro le vetrate.

Mi tirai indietro una ciocca mentre fermavo gli occhi nei suoi. «Grazie per il tour panoramico.»

«Quando vuoi, Peach.»

La sua sfacciataggine mi rubò un timido sorriso. «Immagino che ci vedremo alla festa.»

Ghignò. «Non vedo l'ora, Blake.»








S/A.

Ehilà🍒

Questo capitolo è un po' più lungo ma spero non vi dispiaccia

➡️ Be', cosa dire di questi due?🙃🙈 Seth sa come farsi riconoscere e rimanere sempre impresso nella mente.

➡️ Anche voi non vedete l'ora della festa?😏

Lasciate un voto e un commento se vi è piaciuto!

A presto, Xx 🖤👽

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