Capitolo 53
Sollevai lentamente le palpebre e la prima immagine che vidi fu quella di Seth che guidava, potevo ammirare solo la nuca perchè il mio sedile era reclinato. Mi girai di schiena e mi stiracchiai.
«Ti tengo compagnia, Seth. Non preoccuparti.» Cantilenò quello stronzo, imitando la mia voce.
«Zitto.» Borbottai mentre tiravo la leva per far sistemare il sedile.
Non era colpa mia se aveva deciso di partire alle sei del mattino dopo avermi tenuta sveglia per un bel po' quella stessa notte. Mi stropicciai gli occhi e guardai fuori dal finestrino. Il sole non era alto ma l'alba era già passata da un po'.
«Quanto manca?» Chiesi ancora un po' stanca mentre lui sistemava una mano sulla mia coscia.
«Ancora un'oretta.» Mi lanciò un'occhiata. «Vuoi fermarti in un autogrill?»
Negai. «No, sono a posto.»
Non avevo idea di dove mi volesse portare, avevo accettato questa fuga di due giorni all'oscuro della sua meta, ma il fatto che attorno a noi ci fossero le montagne mi faceva pensare che stessimo andando al Lago Tahoma. Inoltre ricordavo come avesse insistito nel farmi portare un costume.
Lo guardai e scorsi una serenità che non vedevo da parecchio. Mi sembrava un modo per sfuggire alla nostra realtà, quella di nasconderci tra le montagne e vivere come una coppia qualsiasi. Noi non eravamo una coppia qualsiasi. A dire il vero non eravamo neanche una coppia.
Dato che mancava ancora un po', volevo approfittare di quel momento per ripassare le ultime cose. Avevo portato i miei appunti e li tirai fuori dalla borsa che avevo vicino ai piedi.
«Che fai?» Domandò lui.
«Ti avevo avvertito che avrei dovuto studiare.»
«Sai già le cose, Blake.» Sbuffò.
«Questo lo dici tu.»
In un secondo il mio blocco di appunti stampato mi venne preso dalle mani.
«Ehi!» Protestai quando lo nascose nella sua porteria. «Seth. Ridammelo. Lo sapevi che avrei portato da studiare.»
«Non verrai bocciata perchè ti sei rilassata due giorni.» Disse e mi lanciò un'occhiata maliziosa. «Ci sono molte altre cose che potresti fare in questo momento.»
Incrociai le braccia e inarcai un sopracciglio. «Del tipo?»
Alzò le spalle e tornò a guardare la strada. «Potresti toglierti i pantaloni e lasciare che ti aiuti a rilassarti.»
Le mie guance avvamparono e spalancai la bocca. «Assolutamente no. Stai guidando.»
«E mi serve solo una mano per farlo.»
L'altra, invece, risalì la coscia e a quel punto accavallai le gambe per bloccargliela.
«Guida, Nixon.» Lo ammonii, nonostante sentissi una parte di me insultarmi da sola.
Sbuffò rumorosamente e poi mi ridiede gli appunti. «Sappi che appena arriveremo non li vedrai più.»
Afferrai i fogli e schioccai. «Va bene, boss.»
Mi lanciò un'occhiata e io ricambiai con un sorrisetto. «Cosa? Non ti piace boss?»
Inspirò a fondo e si passò la lingua sul labbro inferiore. «Studia, Blake.»
Sghignazzai sotto i baffi e iniziai a ripetere.
Δ
La meta era proprio il lago Tahoma. Ancora non avevo potuto vedere quel magnifico specchio d'acqua perchè eravamo andati direttamente in questo magnifico chalet con vista lago. L'ambiente era accogliente e anche romantico con il camino vicino ad una porta finestra che si affacciava alla natura. Avevamo anche un terrazzo in cui si poteva mangiare e fare un bel bagno rilassante nella vasca idromassaggio. Al primo piano c'era una piccola cucina open space sul soggiorno mentre il piano superiore aveva due stanze con bagno in camera. Quella più grande si affacciava sul lago che risplendeva i raggi del sole e prendeva quei colori cristallini da mozzare il fiato.
«Wow.» Dissi, sedendomi sul bordo del letto, slacciando il cappotto.
Seth entrò portando i nostri borsoni. «Ho scelto bene?»
«Hai buon gusto.» Dissi, mentre aprivo la finestra per andare sul balconcino.
L'aria era frizzante ma era ancora presto. La primavera era già arrivata e un bagno in quello specchio d'acqua non me l'avrebbe tolto nessuno. Fotografai con gli occhi quel panorama e sorrisi quando due mani mi strinsero i fianchi, tirandomi a sé.
«Hai fame?» Domandò, sfiorando la mia guancia con le labbra.
«Un po'.» Ammisi.
Prima di arrivare qui, ci eravamo fermati in un market per prendere da mangiare per quel weekend.
«Mi fai compagnia mentre preparo qualcosa?»
Annuii e girai la testa per guardarlo. «Mi metto comoda e ti raggiungo.»
Mi baciò a stampo e poi allentò la presa, indietreggiando. Restai da sola su quel balconcino a respirare l'aria pulita e a perdermi in quello che sembrava essere un sogno. Era solo una pausa dalla nostra realtà disastrosa e forse sarei annegata fino a far scomparire dalla mente tutti i problemi che ci seguivano.
Tornai dentro solo dopo aver fatto delle foto e averle inviate a Winter. Presi il mio borsone e tirai fuori una tuta comoda. Ero curiosa di vedere il bagno per cui ne approfittai e rimasi sorpresa nel vedere quanto fosse minimal e con una doccia così grande che ci potevano stare anche quattro persone.
Raggiunsi Seth con un buco allo stomaco e il cuore leggero. Anche lui si era messo comodo. Indossava solo i pantaloni della tuta senza niente sopra.
«Hai così caldo?» Chiesi con un mezzo sorriso mentre giravo l'isola che era attaccata al bancone.
«Ci sono più di venti gradi qui dentro.» Disse.
Sul tavolo c'erano sparsi i nostri acquisti e lo aiutai a sistemarli nel frigo e nelle varie mensole.
«Pancake?» Chiesi, dopo aver trovato una confezione di farina ancora chiusa in un'antina.
«Te li preparo.»
«Grazie, chef.»
Lo aiutai a preparare l'impasto e poi mi sedetti sul bancone, vicino ai fornelli mentre si occupava delle tre padelle in cui in una doveva fare i miei pancake e nelle altre le uova strapazzate e il bacon.
Vederlo cucinare era una scena che avrei voluto vedere quotidianamente. Era a suo agio e anche io. Mi piaceva essere in quella comfort zone con lui.
Di tanto in tanto i miei occhi scivolavano in basso e studiavano il suo corpo perfetto.
«A quanti anni hai fatto il primo?» Domandai.
Lui girò un pancake e si guardò il corpo.
«Quattordici. Questo è stato il primo.» Disse e si indicò un piccolo cuore sanguinante avvolto da un ramo spinoso sotto al braccio destro, sul dentato. «Uno dell'ultimo anno portava la macchina a scuola. Li faceva nei bagni.»
«Stai scherzando?»
«No.» Sorrise lievemente, tornando ai miei pancake. «Era bravo. Portava i guanti e tutto il resto. Ora ha un suo studio.»
«Si ma eri minorenne. Non avrebbe dovuto farlo.»
«A te piacerebbe averne uno?»
«Mi piacciono quelli piccoli e fini, ma non so se riuscirei a sopportare il dolore.» Arricciai il naso, un po' sconsolata.
«Non è così terribile.» Disse. «E poi, se sono piccoli, ci metti anche meno tempo.»
Anche questo era vero. Mi erano sempre piaciuti quelli sottili, sparsi qua e là.
Il profumo del bacon mi solleticò le narici e il mio stomaco brontolò affamato. Scesi dal bancone per cercare un vassoio su cui mettere i piatti e anche le due tazze di caffè.
«Dove vai?» Chiese Seth quando iniziai a camminare con il vassoio pesante tra le mani.
«Fuori, ovviamente.»
Era stupenda la vista. Non avrei di certo mangiato in casa. Seth mi raggiunse per aprire la porta finestra e io misi piede sulle assi di legno della terrazza. Appoggiai il vassoio sul tavolo di legno e poi mi sedetti su una sedia. Seth arrivò poco dopo, indossando nuovamente la maglietta. Spostò la sedia al mio fianco e poi afferrò le mie gambe per appoggiarle sulle sue cosce.
«Come hai trovato questo posto?» Chiesi, addentando un pancake.
«Ho fatto qualche ricerca.» Ammise.
Guardai la sua mandibola muoversi mentre masticava e mi venne da sorridere. Catturò l'incurvatura delle mie labbra con la coda dell'occhio e si accigliò.
«Perchè sorridi?»
Masticai e deglutii. «È strano pensare che tu abbia cercato su internet 'chalet a Tahoma'. È tenero.»
«Be', è stato strano anche per me.» Ammise. «Non ho mai fatto questo prima d'ora.»
Mi sporsi per lasciargli un piccolo bacio sulla guancia. «È magnifico.»
Mi sembrò di notare una sfumatura rossa attraversare le sue guance e ghignai.
«Qual è il programma di questi giorni?» Domandai, rubando dal suo piatto un petto di bacon croccante.
«Sesso.»
Quasi mi strozzai. «Seth!»
«Scusa, hai ragione.» Masticò. «Tanto sesso.»
Gli tirai una sberla sul braccio, facendolo ridacchiare.
«Non lo so, Peach.» Mi guardò dolcemente. «Siamo qui per rilassarci. Possiamo andare a fare una passeggiata, andare al lago, guardarci dei film...quello che vuoi.»
Mi sembrava giusto. Potevamo permetterci due giorni senza fare assolutamente niente.
Continuammo la nostra colazione, rubai altri pezzi di bacon beccandomi delle occhiatacce da Seth ma mi feci perdonare baciandolo ogni volta e lasciandogli l'ultimo pancake; era anche quello con più sciroppo, perciò gli stavo lasciando il migliore.
«Tra poco ti laurei.» Iniziai, appoggiandomi al bordo del tavolo per guardarlo meglio. «Sei un po' felice?»
Sapevo che forse quel traguardo non significasse molto, avendo altri progetti cui puntava, ma ora speravo avesse iniziato a cambiare opinione, perchè significava che voleva davvero smettere con le vendette.
Accarezzò le mie cosce e sembrò pensare alla risposta.
«Abbiamo scelto questa facoltà perchè sarebbe stato più semplice avere in mano certe informazioni ma sapevamo che potevamo avercele anche senza questa strada. Prima non avevo un'idea di quello che avrei fatto dopo. Con l'Angels tra le mani mi basta per tenermi occupato durante le giornate.» Puntò gli occhi nei miei con serietà. «Ti ho fatto una promessa e voglio mantenerla.»
«Devi smetterla con quelle cose anche perchè vuoi.»
«Lo voglio ma sei tu quella che mi ha fatto cambiare idea, prima di te non mi interessava farlo.» Disse.
«Be', cosa vorresti fare allora?» Chiesi.
«Forse diventare davvero avvocato non sarebbe una cattiva idea, sai?»
«No.» Sorrisi. «Sicuramente devi studiare ancora un po', però, non è affatto una cattiva idea. Tenendo conto che puoi continuare alla Berkeley...»
Un lampo attraversò i suoi occhi e sollevò un angolo della bocca, ghignando. «Ma che coincidenza.»
«Vero?» Schioccai. «Però, ehi, è una tua scelta.»
Si morse il labbro, trattenendo un sorriso e poi mi afferrò i polsi tirandomi a sé. Ridacchiai e mi sollevai per poi sedermi a cavalcioni su di lui e allacciare le braccia dietro il suo collo. Infilò le mani nella tua dei miei pantaloni, stringendomi le natiche come un vero gentiluomo.
«Pensi ci stia ancora seguendo?» Chiesi, rompendo un po' l'aura pacifica tra noi.
«No, non è qui. È ancora a New York.»
«Come lo sai? Hai chiesto a qualcuno di tenerlo d'occhio?»
«Jace lo sta controllando e prima che tu possa dire qualcosa, ha insistito lui nel farlo.»
Sospirai a fondo. «Ancora non ci credo che lo abbiano fatto. Non si smentiscono mai.»
Premette le labbra e un'ombra gli attraversò lo sguardo. «Sai, seguire Jace non aveva senso ma con me ci hanno azzeccato in pieno.»
«Seth.» Lo ammonì. «Tu non...non sei perfetto, lo so. Ma nemmeno loro sono delle brave persone.»
«Non hanno mai ucciso nessuno, non direttamente almeno.»
«Smettila.»
«È la verità e te la ricorderò ogni volta che posso per farti capire quanto tu sia troppo per me.»
Strinsi le labbra. «Non sono perfetta nemmeno io, perchè se lo fossi, ti avrei denunciato.»
«Sai, può essere la Sindrome di Stoccolma.»
«Non lo è.» Mi infastidii e incrociai le braccia. «Mi sono innamorata di te ancora prima di...»
Mi bloccai e sgranai gli occhi. Cazzo. Non era questo il modo in cui avrei pensato di confessarglielo. Non avevo neanche idea di quando gliel'avrei detto ma di certo non pensavo così.
Un muscolo guizzò vicino alla sua bocca ma non disse nulla.
Io sentii un peso sul petto e buttai fuori dell'aria. «C-cioè, io...»
«È da quando Derek ti ha ferita che aspettavo questo momento.»
«Come?» Mi accigliai.
«Prima di perdere i sensi, e farmi venire un infarto, mi hai detto che mi amavi e da quel momento ho sognato che me lo dicessi anche da cosciente.»
Aprii e richiusi la bocca scioccata. «Davvero? Io--io non me lo ricordo.»
«Lo so. Per questo non ti ho mai forzata, non volevo ti sentissi obbligata nel dirlo. Sinceramente, non so nemmeno come tu faccia ad amarmi per questo non ho mai detto niente. Non pensavo fosse vero.»
Un ago mi bucò il cuore e sentii gli occhi pizzicare. «Non ho mai avuto il coraggio perchè non sapevo cosa provassi tu.»
«Oh Peach...» Mormorò e mi tirò più contro di sé, appoggiando la fronte alla mia.
Il cuore mi batteva troppo forte nel petto che feci fatica a respirare.
«Non so cosa sia l'amore.» Gracchiò, accarezzandomi la guancia. «Non l'ho mai provato prima e per me è difficile leggere le emozioni, soprattutto le mie, ma con te per la prima volta ho sentito cose strane. Farei di tutto per te, darei la mia vita per te. Ti voglio proteggere. Ti voglio far divertire e anche arrabbiare perché mi ecciti quando mi guardi male.»
Ridacchiai e tirai su col naso. «Idiota.»
«Vorrei solo poter cancellare certe cose ma non posso tornare indietro. Vorrei non essere un mostro. Vorrei poter essere alla tua altezza ma non lo sarò mai e mi chiederò sempre come tu faccia a non scappare da me.»
«Smettila.» Deglutii a fatica.
«Sono un bastardo, ma brucerei il mondo solo per tenerti al sicuro, per tenerti così.»
Una lacrima scivolò via dal mio viso.
«Non so se questo sia amore, ma se lo è...allora ti amo, Nyxlie.»
«Seth...» Annaspai.
«Non devi dirlo se non vuoi, ma sappi solo che hai fatto funzionare un cuore che nemmeno pensavo ci fosse.» Strofinò il pollice sulle mie labbra. «Ti amo, Principessa.»
A quelle parole mi svuotai completamente.
A differenza di Seth, per me non era la prima volta che dicevo a qualcuno che lo amavo, o che mi veniva detto.
C'era stato Jace prima. Lui, nonostante non fosse così, lo consideravo il mio primo in tutto. Jace era stato il primo a cui avessi aperto il mio cuore. Era stato il mio primo amore e lo sarebbe sempre stato. Una piccola parte di me sarebbe sempre stata sua.
Ma con Seth era diverso. Fin da subito avevo capito che lui era un campanello d'allarme per me. Non era il tipico ragazzo che avresti presentato ai tuoi genitori. Non si sarebbe mai presentato con dei fiori in mano e un sorriso docile. In lui non c'era niente di docile. All'inizio avevo provato ad allontanarmi ma lui non me lo permetteva, e ora sapevo quale fosse il motivo del suo girarmi attorno. Ma, poi, lui aveva provato ad allontanarmi ed ero io quella che non lo voleva ascoltare, perchè ormai ero caduta nella trappola. Era troppo tardi per me uscirne.
C'era sempre stato qualcosa in lui che mi attirava, forse era il suo buio, forse era il mio lato da crocerossina, forse era il modo in cui con me riusciva a essere chi voleva essere davvero o forse era quel lato oscuro e crudele che era nato solo per colpa della mia famiglia e che in fondo sapevo lui potesse essere altro. Non sapevo con certezza cosa mi avesse fatto innamorare di lui, era stata una cosa rapida e silenziosa, di certo non indolore. Ma era un dolore che avevo deciso di sopportare perchè credevo in lui. Pian piano avevo iniziato a legarmi sempre più, ad essere gelosa, a voler i suoi occhi e le sue mani solo su di me, a voler essere il suo punto di inizio per un nuovo futuro e ad un certo punto il mio cuore aveva deciso di battere per lui. Mai aveva battuto cosi prima d'ora, nemmeno per Jace. Era quasi innaturale il modo in cui impazziva in sua presenza. Lui riusciva a farmi tremare con un solo tocco e a volte pensavo che fosse anche fin troppo sotto pelle, ma non ne avevo mai abbastanza.
Jace era stato il mio primo amore ma Seth, lui era sicuramente quello vero, lui era quello che volevo per tutta la vita. E forse Seth faceva bene a chiamarmi principessa, forse la mia mente viaggiava nelle favole ma io sapevo bene che lui non fosse il principe azzurro, anzi. Lui, il suo mondo, quello che faceva, era tutto sbagliato ma tutti avevano diritto ad una seconda chance e io volevo essere la sua.
«Ti amo.» Confessai flebile. «Ti prego non spezzarmi il cuore.»
Risucchiò le mie labbra in un bacio disperato. I nostri denti si scontrarono e poi si unirono le nostre lingue. La mia mente si annebbiò e mi dimenticai di essere in mezzo ad un bosco. Mi dimenticai di dove fossi perchè mi importava solo di lui. Mi sentii unita a lui anche solo attraverso quel bacio. Strinse i miei fianchi, tirandomi a sé e immediatamente sentii una presenza contro la mia intimità. Gemetti piano e gli tirai i capelli mentre lui mi infilava una mano sotto la felpa per chiudere nel palmo il mio seno. Inarcai la schiena e mi strusciai su di lui mentre le nostre bocche continuavano a collidere tra loro. Lo sentivo crescere sotto di me e questo faceva aumentare la mia voglia di lui. Sapevo che se solo avessimo avuto la possibilità, avremmo continuato proprio su questa sedia, o sul tavolo. Ma non avevamo precauzione a portata di mano e così mi piantò le mani sotto le natiche e mi sollevò, alzandosi anche lui. Allacciai le gambe attorno al suo bacino, aggrappandomi a lui.
Senza interrompere il bacio, rientrammo. Si fermò vicino all'isola della cucina per poi salire le scale. Gli tirai e succhiai il labbro inferiore per poi permettergli di far scivolare nuovamente la lingua nella mia bocca. Una volta arrivati in camera, piantò un ginocchio nel materasso per poi chinarsi e far distendere me. Senza troppi in convenevoli, afferrai la sua maglietta e gliela sfilai. Tornò a baciarmi e nel mentre feci scorrere le dita sul suo addome teso, procurandogli un verso di gola quando premetti il palmo contro la sua eccitazione, stretta sotto quei vestiti.
«Ti voglio, Seth.» Sussurrai contro le sue labbra.
«Mi avrai, Principessa.» Ghignò. «Quando vuoi, come vuoi e quante volte vorrai.»
Afferrò i lembi della felpa e me la sfilò. Mezza nuda sotto di lui, non ci mise molto a fiondarsi sopra con bocca e mani sui miei seni. Ansimai e infilai le mani nei suoi capelli, inarcando la schiena.
«Non mi basterebbero nemmeno cento vite per poter mostrarti quanto tu sia fondamentale nella mia vita.» Disse, mentre lasciava baci ovunque sulla mia pelle esposta.
«Prova ad iniziare ora.»
Si fermò e sollevò la testa con un luccichio nello sguardo.
«Intendi trattandoti come la principessa che sei?»
Sorrisi e poi mi morsi il labbro. «In queste situazioni mi piace essere più una regina.»
Si finse sorpreso e lentamente chiuse le labbra attorno alla punta turgida del seno destro facendomi ansimare a fondo. Succhiò avido provocandomi un piagnucolio e poi si staccò.
«Ha delle richieste particolari, Mia Regina?» Ghignò.
«Solo una.» Gli sfiorai le labbra con le dita. «Non trattenerti. Voglio che mi mostri il vero te.»
Vidi la sua sicurezza vacillare e si irrigidì. «Non ti farò del male. Non userò--»
Lo bloccai. «Intendo dire, lasciati andare completamente. Io mi fido di te.»
Annuì e tornò a baciarmi il petto, poi risalì verso le clavicole e torturò il mio collo. Mi dimenai leggermente sotto lui, sollevando il bacino per premere le nostre intimità infuocate.
«Vuole una vista panorama o avere gli occhi solo di me?» Domandò, mordicchiando un lembo del mio collo.
Mi sciolsi sotto quei baci bollenti e chiusi gli occhi incantata. «Ora guardare te. Poi vedere anche il panorama.»
«Mh.» Fece quasi annoiato. «Avrei preferito sentire: sei tu il mio solo e unico panorama, Seth.»
Be', in fondo lo era ma non gli avrei mai gonfiato l'eco più quanto già non facessi con semplici affermazioni.
Dopo quello persi la cognizione del tempo, i nostri vestiti finirono a terra mentre i nostri tocchi si facevano più bisognosi e intesi. C'era un qualcosa di nuovo nel suo modo di toccarmi e baciarmi, una sorta di delicatezza che si contrastava con i baci ruvidi i morsi che stava lasciando sul mio corpo, mappandolo come meglio voleva. Il desiderio era talmente forte che non perdemmo tempo, recuperò un profilattico dal portafoglio dentro i pantaloni buttati a terra e con un colpo secco si fece spazio in me, strappandomi un respiro.
Mi bloccò i polsi sopra la testa e affondò in me con stoccate decise e intense. Accoglierlo era sempre un problema all'inizio ma il bruciore sparì in fretta, lasciando spazio solo al piacere disarmante. Non riuscivo nemmeno a parlare, i miei gemiti erano l'unica cosa udibile nella stanza, oltre ai nostri corpi che si univano. Mi morse la spalla quando strinsi i muscoli e lo risucchiai tra le pareti. Si sollevò di poco, abbastanza da poter guardarmi e poi tolse una mano dai polsi, tenendoli bloccati con una, e stuzzicò i miei seni, facendomi affondare i denti nel labbro.
Non sapevo quale potere avesse ma ogni volta che entrava in me sembrava risucchiarmi anche l'anima, o fottere anche quella. Lo guardavo e vedevo un dio dell'inferno, il corpo imperlato di sudore, i muscoli tesi e gonfi, i tatuaggi che brillavano. Faceva quasi male alla vista tanta bellezza. Avrei voluto toccarlo ma non mi diede la possibilità. Poi, la sua mano si arrampicò fino al mio collo e un lampo scuro balenò nei suoi occhi. Gli piaceva quella visione e piaceva anche a me. Strinse la presa ma non da togliermi il fiato, era già corto con quegli affondi diabolici. A volte aumentava il ritmo fino a farmelo sentire nello stomaco, altre rallentava e ruotava il bacino, andando a colpire il punto perfetto per farmi strillare. Sentivo il piacere colare e impiastrarmi e questo mi fece avvampare.
Poi si abbassò e, continuando a colpire quel punto, mi baciò. Non avevo quasi ossigeno ma ricambiai e inarcai la schiena, premendo i miei seni contro di lui. Sentivo la bolla di piacere aumentare, sentivo il mio addome iniziare ad irrigidirsi e chiusi le gambe dietro il suo bacino.
«Voglio stare per sempre così.» Soffiò roco, sulle mie labbra.
Gemetti il suo nome. «Anche io.»
Seth capì che stavo per venire e dopo quelle parole, finalmente mi liberò i polsi e anche il collo per poter piantare le mani nel materasso, ai lati della mia testa, e distruggermi con le ultime stoccate rapidi e indecenti. L'orgasmo mi travolse e scoppiai con i miei umori su di lui, irrigidendomi e risucchiandolo tra le pareti scivolose e bollenti della mia intimità. Imprecò di gola e gemette al mio orecchio, provocandomi quasi un secondo orgasmo.
Pensai avesse finito ma in realtà aveva solo appena iniziato la sua dolce tortura perchè, infilò un braccio sotto di me, restando dentro a riempirmi, cambiò le posizioni. La mia testa si trovava ai piedi del letto e si allontanò da me, lasciandomi con un senso di vuoto agognante, solo per girarmi e farmi mettere a carponi. La vista del lago era oltre quel balcone e avrei voluto continuare ad ammirarla ma quando si fece strada, colmando quel vuoto, i miei occhi fecero fatica a stare aperti mentre mi scopava anche da quella posizione, più forte di prima.
Ero ancora sensibile per via del primo orgasmo, le mie gambe tremavano ma questo non sembrò importargli. Mi tenne i fianchi e sbattè il bacino contro di me. Uno stridulo acuto lasciò le mie labbra appena avvertii bruciare una natica. Mandò una vibrazione che colpì anche la mia intimità non ancora esausta.
«Ancora...» Ansimai, inarcando la schiena sempre di più come una gatta che si stiracchiava.
Il piacere mi colava lungo le gambe e impazzii quando fece scivolare una mano tra le mie cosce, stuzzicando con furore quel bottoncino sensibile.
Dalla mia bocca uscirono versi indecenti mentre lui pronunciava parole altrettanto sconce che mi fecero arrossire. Ricevetti un altro schiaffo, più forte, e un'altra ondata di calore mi travolse. Lui sembrava inarrestabile. Era una spada dentro di me che mi spaccava a metà e mi colmava in ogni millimetro.
«Sei stanca?» Domandò, continuando a pompare in me.
«Si...» Ammisi, con la vista annebbiata.
Il lago era così bello, con quei raggi che splendevano sull'acqua.
«Sei abbastanza soddisfatta?» Il tono ghignante sapeva già quale fosse la risposta.
«No.» Girai la testa e incrociai il suo sguardo luminoso in quella notte d'ossidiana. «Di più, Seth.»
Si piegò leggermente per poter raccogliere i miei capelli e la mia testa scattò indietro, mentre gli occhi mi pizzicarono.
«Se un fulmine dovesse colpirmi ora, sarei comunque l'uomo più felice di questa terra.»
E con quello, mi fece urlare ancora il suo nome, ancora e ancora.
Δ
«C?»
«Si.»
Seth tracciò un'altra lettera sulla mia schiena. Agitai le mani sotto l'acqua in movimento per le bolle.
«U?»
«Esatto.»
Quando capii anche la terza lettera, sbuffai. «Sul serio? Amo il tuo culo?»
«Bravissima.» Disse, baciandomi dietro al collo.
Ruotai gli occhi con un sorriso.
Era notte ormai. Quella giornata era stata magnifica. Non mi sembrava vero poter trascorrere del tempo con lui in condizioni così normali. Prima di pranzo eravamo andati a fare un giro al lago, avevamo fatto entrambi un bagno. L'acqua era fredda ma avevo sopportato perchè lui era riuscito a riscaldarmi. Non eravamo i soli che si stavano godendo quella piscina naturale, ma nessuno ci infastidì. Non avevo idea di quanti baci mi avesse dato Seth in quel lasso di tempo, sembravamo due sposini in luna di miele. Mi fu difficile togliergli le mani di dosso e lui non si fece proprio il problema di levarle.
Quel lato di Seth avrebbe sicuramente scioccato i suoi amici. Era così giocoso e fastidioso che sembrava davvero un'altra persona. Mi chiesi come sarebbe stato se non si fosse precluso le relazioni, se fosse stato un ragazzo con un passato semplice. Manteneva il suo lato di stronzo ma non era cattivo, mi faceva solo venire voglia di affogarlo di tanto in tanto.
Come in quel momento. Dopo cena, avevamo deciso di rilassarci nell'idromassaggio e così stavamo facendo. Aveva iniziato questo gioco in cui dovevamo scriverci delle frasi a vicenda sulla schiena e siccome doveva farmi capire bene le lettere che tracciava mi aveva strappato il costume intero che avevo messo, ora una parte si muoveva sottacqua, almeno la parte bassa era ancora intatta, però cercavo in tutti modi di non uscire troppo dall'acqua per non prendere freddo. Così, lui con una mano scriveva sulla mia schiena mentre l'altra era arpionato al mio seno.
«Cosa pensi di fare in questi mesi di vacanza?» Domandai, appoggiandomi la testa sulla sua spalla.
Lui strinse le braccia attorno a me e sospirò. «Be', ho da fare all'Angels. Perchè? Volevi andare da qualche parte?»
Guardai le bolle scoppiare in superficie e parlai. «No, cioè, di solito vado via una settimana con Winter. Andiamo dai suoi nonni in North Carolina, hanno un ranch bellissimo e ci incontriamo con i suoi cugini. Però pensavo potessimo andare da qualche parte anche noi...se vuoi.»
«Dove vuoi andare?»
Mi staccai dal suo petto facendolo lamentare e mi girai. «Davvero?»
Come avevo già detto non riusciva a tenere le mani a posto, così mi afferrò la vita e mi fece sedere a cavalcioni su di lui. Piantò le mani sulle mie natiche, infilando le dita nel costume.
«Posso lasciare il lavoro a Chen e gli altri, non è un problema.» I suoi occhi scivolarono in basso quando mi mossi leggermente e una parte dei seni sbucò dall'acqua. «Dove volevi andare?»
Accarezzai il suo petto e sogghignai. «Se paghi tutto tu, direi in Italia o Grecia.»
Sollevò le sopracciglia e l'angolo della bocca fremette. «Ah è così che funziona ora.»
«Mi sembra di aver capito che non te la passi male, Nixon.» Continuai facendo l'innocente. «Non è carino non condividere, soprattutto con Sua Maestà.»
Rise e il suo petto vibrò sotto le mie mani. «Mi scusi, ha ragione. Non sarebbe carino da parte mia.»
Sorrisi e mi sporsi in avanti per baciarlo a fior di labbra. «Sto scherzando ovviamente. Possiamo decidere insieme dove andare. Anche tornare qui non mi dispiacerebbe.»
L'importante era scappare dalla realtà, scappare dai problemi.
Agguantò il mio collo con le mani bagnate, quando mi ritrassi, e mi morse delicatamente il labbro inferiore, facendomi rabbrividire.
«Mi piace.» Gracchiò, scostandosi e guardandomi con intensità.
«Cosa?» Soffiai.
«Pensare a un futuro con te.» Disse.
Lentamente fece scivolare la mano in basso, tornando sott'acqua, massaggiò il mio seno destro e ansimai piano, iniziai a sentire fin troppo caldo, e non c'entrava il fatto di essere in una vasca idromassaggio bollente.
«Ho sempre immaginato che sarei morto giovane.» Continuò, facendomi accigliare leggermente. «Forse per una pallottola con scritto il mio nome oppure perchè catturato. Ho sempre vissuto al presente ma legato al passato. Ora invece...»
Si fermò e la mano scese ancora di più, fermandosi al mio fianco per tirarmi a sé. Sussultai quando fui direttamente sopra a lui, che spingeva prepotente da dentro i boxer. Lui aveva evitato di mettere un costume. Maledetto. Studiò il mio voltò e si soffermò nei miei occhi.
«Ora penso a come fare per poterti offrire un qualcosa di migliore. Come posso rimediare. Penso che voglio vivermi ogni istante del presente con te e immaginare il futuro con te.» La sua voce assunse un tono un po' amaro. «Poi penso spesso a tutte le cose che potrebbero dividerci, e la metà sarebbero più che legittimate a farlo.»
«But mama I'm in love with a criminal...»
Scoppiò a ridere e scorsi i suoi occhi farsi più lucidi mentre annuiva, premendo le labbra. «Hai davvero dei pessimi gusti, Principessa.»
«Ammetto che sono abbastanza discutibili.» Mi morsi il labbro. «Ma le tue scelte sono dipese dalle azioni di altri.»
«Non le giustificano, Peach.»
«Perchè vuoi sempre parlare di questo?» Chiesi con un nodo alla gola.
Il suo sguardo si ammorbidì. «Perchè se un giorno, anche domani o tra un anno, tu decidessi di fare un'altra scelta, io l'accetterei. La mia vita, la mia libertà, dipende da te e a me sta bene così.»
Allacciai le braccia dietro al suo collo e l'aria notturna colpì le mie braccia bagnate, mi appiccicai a lui e schiuse la bocca sentendo i miei seni premere contro di lui.
«Facciamo così.» Lo guardai con serietà. «Tu mi porti in Europa d'estate e io non dirò nulla.»
Sghignazzò. «Solo questo?»
«E alle Maldive d'inverno.»
«Mh.» Socchiuse gli occhi. «La mia libertà vale quanto il giro del mondo.»
«Tenendo conto che il mondo è davvero grande, mi sembra perfetto.»
Sorrise e mi rubò un bacio. «Direi che è un modo perfetto per scontare la mia pena.»
«Dovresti essere ammanettato, però.» Feci un sorrisetto sghembo.
Lui si leccò le labbra e inspirò. «Preferisco legare che essere legato.»
Mi morsi il labbro, sentendo quel familiare sfarfallio risvegliarsi. «C'è sempre una prima volta per tutti, Nixon.»
«Chi ti dice che non abbia già provato entrambe le cose?» Cantilenò saccente.
Provai una certa invidia e gelosia nei confronti di quella persona che era riuscita a legarlo ad un letto. Lui non era di certo qualcuno che si faceva dominare.
Inarcai un sopracciglio. «Davvero?»
Lui tracciò delle linee sopra la mia spalla fuori dall'acqua. «Bisogna sempre provare per capire cosa fa per te e cosa no.»
«Wow. Che parole sagge.» Lo presi in giro, nascondendo il fastidio di quella scoperta.
Era stata Penelope?
Lui sembrò percepirlo lo stesso e scorsi un sorrisetto che mi fece irritare. Si sporse e mi baciò la spalla, chiusi gli occhi beandomi le sue labbra sulla pelle anche se avrei voluto indagare su questa faccenda. Forse Chen lo sapeva.
«Se vuoi scoprire cosa fa per te, io sono totalmente a tua disposizione, Peach.» Sussurrò poi al mio orecchio. «Non devi neanche chiedere.»
Δ
La settimana degli esami si era finalmente conclusa e questo significava che ero ufficialmente in vacanza.
Questo secondo anno era stato una montagna russa di emozioni e non avevo idea di quando sarebbe finita la corsa e come sarebbe finita.
Quello era ufficialmente il penultimo giorno al college. Quella sera ci sarebbe stata la festa per i laureandi e la mattina seguente la proclamazione, poi ognuno sarebbe tornato a casa propria.
In quei giorni, tra un esame e l'altro, avevo iniziato a sistemare le mie cose e alcune scatole le avevo già spedite a casa. Sarei partita solo con le mie valigie colme di roba. Ero sia felice che triste di tornare a casa. Felice perchè avrei rivisto Winter più spesso ma triste perchè significava affrontare prima o poi i miei genitori e non volevo farlo, volevo stare il più lontano possibile da loro.
«Mi mancheranno le loro feste.» Disse Zara mentre entravamo nel giardino della Delta.
Ovviamente erano loro che avevano dato la festa più grande del campus.
«Per l'anno prossimo dovremo accontentarci delle Alpha.» Continuò.
La musica era decisamente più assordante. Si faceva quasi fatica a muoversi dalla quantità di persone che c'era qui. Riconobbi qualcuno dei miei compagni e li salutai mentre mi dirigevo in cucina con le ragazze. Proprio lì, trovai qualcuno che conoscevo abbastanza bene. Era appoggiato al bancone della cucina con una birra in mano e parlava con altri.
«Ma chi si rivede.» Sorrise sghembo. «Desidera qualcosa, Principessa?»
I suoi occhi analizzarono il mio corpo, soffermandosi sulle gambe scoperte per la gonna e sullo scollo a V del maglioncino leggero.
Sorrisi, avvicinandomi a lui e mi sollevai sulle punta per baciarlo. «Vi siete dati da fare. C'è più alcool qui che in un supermercato.»
«E non solo quello.» Disse. «Non accettare caramelle dagli sconosciuti.»
Ridacchiai. «Ricevuto.»
Io e le ragazze ci facemmo un rum e cola e poi andammo in giardino. La musica dalle casse qui era più alta ma si perdeva nello spazio aperto.
«Potremmo vederci questa estate.» Disse Zara.
«Sarebbe fantastico.» Risposi. «Passerò molto tempo a New York questa volte. Potete fare un salto.»
«Non posso dire di no a New York.» Ammiccò Phoebe.
«Ehi, ragazze!»
Riconobbi la voce di Collins e mi girai. Era vicino ad un tavolo con altre ragazze, qualcuno era della confraternita, ma c'era anche Ryan con un braccio che circondava le spalle di una ragazza.
«Volete giocare?» Sollevò una pallina da beer pong.
Io e le ragazze ci scambiammo uno sguardo d'intesa e alla fine accettammo.
«Ad ogni bicchiere, c'è anche questo...» Disse sollevando un piatto colmo di piccoli brownie.
«Uh. Sembrano buoni.» Gli occhi di Phoebe si illuminarono e fece per prenderne uno ma le schiaffeggiai la mano prima che potesse toccarli. «Ehi!»
Guardai Collins con rimprovero. «Cosa c'è dentro?»
Lui ammiccò. «È l'ultima festa dell'anno. Divertiti un po', Principessa.»
Gli feci un medio ma poi iniziammo a giocare. Fu molto divertente e nemmeno imbarazzante stare nella stessa squadra di Ryan. Sembrava essere andato avanti riguardo quanto successo al cinema diverso tempo fa, sembrava felice con quella ragazza, che scoprii chiamarsi Rose.
Tra un lancio e l'altro. Tra un bicchiere di vodka e un brownie, estremamente buono, persi un po' la cognizione del tempo ma mi divertii molto. Feci ancora centro e diedi un cinque a Zara mentre ingoiavo tutto d'un sorso il liquido fresco che bruciò la mia gola. Mi scappò una risata subito dopo e mi misi da parte per far andare un altro ragazzo.
Mi sentivo leggera, e forse era la marijuana, ma l'effetto non era male. Mi sarebbe piaciuto vivere senza sentire il peso di tutto quanto ma quell'effetto era destinato a svanire. Anche se gli ultimi giorni erano stati tutto ciò che avevo sempre desiderato. Avevo dimenticato l'investigatore e che Seth rischiava l'arresto ogni giorno che passava. Avevamo trascorso quella quotidianità che mi fece desiderare di viverla sempre, tuttavia, nonostante l'alcool e la droga, percepivo che quelli erano effettivamente gli ultimi giorni di pace. Non avevo idea di cosa sarebbe successo ma sapevo solo di volermi godere al massimo quegli istanti.
Rientrai in casa con la testa che girava e la risata facile. Zara quasi inciampò sui suoi stessi piedi e cadde addosso a Phoebe che si ritrovò in una pianta interrata. Ridemmo tutte quante. Con un po' di fatica arrivammo in soggiorno.
Individuai Seth e Chen seduti sul divano e li raggiunsi.
«Ehilà!» Esclamai, sollevando le braccia.
Seth si accigliò con un mezzo sorriso. «Ehilà a te.»
Mi sedetti sulle sue gambe poco elegantemente, allungandole poi anche su quelle di Chen. Zara e Phoebe invece lottarono per l'unico posto rimasto finchè Zara non si sedette su Phoebe che le minacciò di vomitare su di lei.
«Fai pure.» Sorrise.
«Grazie.» Dissi, sporgendomi verso di lui per baciargli la guancia.
«Puoi ringraziarlo anche solo a parole.» Disse Seth.
Socchiusi gli occhi verso di lui. «Non essere geloso. Voi vi siete anche baciati.»
«Non devi dirlo senza contesto, Peach.»
«E qual era il contesto?» Rise Chen.
Seth gli fece il medio per poi piantare le mani sulle mie natiche, coprendole anche con la gonna.
«Cosa avete fatto?» Mi chiese.
«Abbiamo giocato a beer pong.» Risposi, strofinando il naso contro il suo collo. «Collins ci ha dato anche dei brownie.»
Anche Chen scosse la testa e borbottò. «Coglione.» Poi si preoccupò delle mie coinquiline, chiedendo loro se volessero dell'acqua.
«Erano buoni.» Dissi.
«Si?» Sembrò divertito. «Quanti ne hai mangiati?»
«Un lancio. Un bicchiere. Un brownie.»
«Quindi, suppongo un po'.» Il suo petto vibrò per la breve risata. Poi disse. «Vuoi andare in camera?»
«Zara e Phoebe...» Le guardai. Si stavano addormentando. Wow. Che vergogna.
«Ci penso io a loro.» Disse per poi alzarsi.
Appena i miei piedi toccarono il pavimento, mi aggrappai a lui e mi stropicciai gli occhi.
«Trova Daniel.» Gli dissi. «È il ragazzo di Zara. Io ti aspetto in camera.»
«Ti accompagno.»
Scossi la testa, allontanandomi e inciampando sui miei stessi piedi. «Ce la faccio.»
Lui inarcò un sopracciglio e per farlo stare zitto mi alzai sulle punte per baciarlo velocemente.
«Chiudi a chiave.» Mormorò contro le mie labbra. «Non vorrei mai dover staccare la testa a qualcuno che ha sbagliato stanza.»
Borbottai qualcosa che non capii nemmeno io e poi mi allontanai. Ricevetti occhiate guardinghe mentre mi facevo strada verso il piano superiore ma le ignorai. Una volta entrata in stanza, mi spogliai. Rimasi solo con l'intimo di pizzo rosa che ricordavo di aver indossato perchè volevo scopare Seth quella sera. Andai nel suo bagno e mi specchiai. Il blu dell'iride risaltava per il rosso che riempiva il bianco degli occhi. La testa mi girava ancora e iniziavo ad avere un po' di fame ma anche sete. In stanza trovai una bottiglietta d'acqua e ne bevvi un po'. Poi mi mangiai anche una mentina sperando di saziarmi leggermente.
Mi buttai sul suo letto a pancia in giù e mossi le gambe sollevate, facendole dondolare in modo alternato avanti e indietro. L'effetto iniziava un po' a svanire e riacquistai un po' della mia sanità mentale. Quando sentii la porta aprirsi mi sollevai di scatto, girandomi e sedendomi sulle ginocchia.
Seth strinse gli occhi e chiuse la porte con un giro di chiave. «Che ti avevo detto?»
«Ops.» Sorrisi.
Scosse la testa mentre si toglieva le scarpe per poi avanzare verso di me. «Avevi caldo?»
«No.» Gli agguantai la maglietta e lo tirai verso di me. «Ho pensato ti sarebbe piaciuto.»
Mi sdraiai e lui si plasmò su di me, piantando le mani ai lati della mia testa. Giocai con le spalline del reggiseno a balconcino e i suoi occhi diventarono ancora più scuri e bramosi.
«Il rosa ti dona un sacco, Principessa.»
Sorrisi e gli afferrai i lembi della maglietta, arrotolandogliela lentamente. «Sai cosa mi dona di più?»
Si leccò le labbra. «Stare senza?»
«Tu sopra di me.» Schioccai. «E dentro.»
Si fece sfilare la maglietta e poi si alzò, restando con le ginocchia contro il bordo del letto e le mani sulle mie piegate e sollevate. Mi morsi il labbro nel vederlo con solo i pantaloni addosso e una erezione che già premeva dentro di essi. Sollevai una gamba e strusciai il piede sul suo cavallo, facendolo inspirare a fondo.
«Sei ubriaca e fatta, Nyxlie.» Ingoiò a fatica.
Mi tirai su e mi sedetti sul bordo del letto. Il mio volto era alla stessa altezza della sua eccitazione. Lo guardai con fare innocente e sbattei gli occhi.
«So quello che voglio.» Dissi, sollevando una mano per accarezzargli l'addome contratto. «Domani mi sveglierò con un terribile mal di testa ma ti assicuro che ricorderò ogni secondo di questa sera.»
Mi sentivo solo più audace. E brilla. E un po' fatta.
Buttò indietro la testa, tendendo i muscoli, quando premetti il palmo contro di lui, stuzzicandolo.
«Sai, continuo a pensarci.» Dissi, lanciando un'occhiata alla cintura che aveva in vita. «A quello che mi hai detto al lago.»
«Ho detto tante cose in quei giorni.»
Come che mi amava.
Tornai a guardarlo da sotto le ciglia e ritirai la mano, facendogli scattare un muscolo vicino alla bocca.
«Che ti sei fatto legare da qualche ragazza.»
A quello, si illuminò di una sfacciataggine arrogante e fastidiosa. «Oh, sei gelosa, Blake?»
«Si.» Ammissione per colpa dell'alcool. «Mi da parecchio fastidio.»
Lui continuò a ghignare e poi si piegò, arrivando alla mia altezza col volto. Afferrò il mio mento e sfiorò col pollice le mie labbra arricciate.
«A me piace legare, Peach.» Disse con voce calda, poi incrociò i miei occhi. «Ma per te posso fare un'eccezione.»
Sentii le mie labbra piegarsi in un sorriso vittorioso. «Allora inizia a sdraiarti, Nixon.»
Non gli piaceva non avere il controllo, glielo lessi negli occhi, ma accettò senza protestare troppo. Si sdraiò con le braccia piegate dietro la testa, contro i cuscini e mi guardò, in attesa. Gattonai su di lui fino a sedermi sulle sue cosce e iniziai a slacciare la cintura.
«Hai messo quel completo sperando di convincermi questa sera?» Domandò incuriosito mentre facevo passare la cintura da tutti i passanti per toglierla.
Non lo guardai negli occhi perchè mi vergognavo. «Speravo di convincerti, si, ma prima avrei dovuto avere il coraggio di chiedertelo perciò sono contenta di aver giocato a beer pong.»
«Ehi, guardami.» Il suo tono si fece più severo.
Deglutii e lo guardai.
«Non devi avere paura di chiedermi niente.»
«Lo so.» Sospirai, sentendo le guance accaldarsi. «Non avevo paura. Ero solo imbarazzata perchè non l'ho mai fatto e non avrei saputo cosa fare. Anche ora non so cosa fare ma l'alcool mi aiuta a non pensarci troppo.»
«Fai quello che vuoi.»
Abbozzai un sorriso e mi sollevai, tenendo la cintura in mano. Sapevo come creare delle manette con una cintura e quando lo feci, lanciai un'occhiata a Seth che sembrava piuttosto colpito.
«Per una che non sa cosa fare, mi sembra tu stia partendo piuttosto bene.»
«Non ho mai detto di non essere mai stata legata.»
A quell'affermazione, si adombrò lievemente e premette le labbra. Sapeva che l'unica persona con cui fosse stata a letto, oltre a lui e Chen, fosse Jace perciò non fece altre domande, ma stava morendo dalla voglia di avere altre informazioni che però non gli concessi di avere.
Mi sedetti a cavalcioni sul suo addome e, senza chiederglielo, allungò le mani dietro di sé. La testiera aveva dei paletti e gli bloccai i polsi, ammanettandolo ad uno di quelli. Lui si agitò leggermente e pensai che probabilmente avrebbe potuto rompere facilmente il legno e liberarsi ma speravo non l'avrebbe fatto. Gli accarezzai il petto e lo guardai dall'alto.
«Non puoi toccarmi.»
«So come funziona il gioco.» Schioccò.
Sorrisi. «E non puoi nemmeno rompere la testiera.»
«Questo non posso assicurartelo.»
«Be', dovrai provarci.»
Mi abbassai e feci per baciarlo ma mi ritrassi prima che le nostre le labbra potessero sfiorarsi, lui grugnì infastidito.
«O la prossima settimana starai a secco.»
Un lampo attraversò i suoi occhi già bui. «Bondage e ricatto. La eccita qualcos'altro, Principessa?»
«Posso sempre tapparti la bocca con queste...» Tirai l'elastico del mio perizoma e lui inarcò le sopracciglia, per niente scontento se fosse successo.
Ignorai ancora il suo problema nei pantaloni e decisi di farlo impazzire ancora un po' portandomi le mani dietro la schiena per sganciare il reggiseno. Deglutì e serrò i denti quando lo lasciai scivolare lungo le braccia per poi buttarlo sul letto. Accarezzai il suo petto con una mano mentre con l'altra massaggiai il seno destro, stringendolo e palpandolo come avrebbe voluto fare lui. Stuzzicai il suo capezzolo facendolo gemere piano e nel mentre pizzicai anche il mio, ansimando il suo nome. Strinse forte gli occhi e quando li riaprì pensai potesse risucchiarmi in quei buchi neri.
«Non sono una persona con un elevato autocontrollo, Nyxlie.»
«Questo è un ottimo modo per allenarlo.» Ammiccai e poi mi girai, sdraiandomi su di lui.
Avevo la testa quasi alla sua altezza e sollevai le gambe, tenendole unite e tirando le punte.
«Adoro quando mi tieni le gambe in questa posizione e mi scopi.» Cinguettai.
Si schiarì la gola. «Potrei farlo, se mi liberassi.»
Ridacchiai. «Non sono passati neanche dieci minuti, Seth.»
«Troppo tempo comunque.»
Ridacchiai poi afferrai i lembi del mio perizoma e sollevai leggermente il sedere per far passare il tessuto e sfilarle mutandine. Una volta nuda, aprii le gambe in spaccata frontale e fissai il soffitto mentre lui muoveva i polsi.
«Se solo ci fosse uno specchio...» Sospirai malinconica.
«Tu non hai idea di quello che ti aspetterà quando avrai finito i tuoi giochini.»
Chiusi le gambe e strofinai i piedi sulle sue cosce, molto vicino al cavallo ma senza toccarlo. Gli sfuggì un verso di gola e mi tirai su, i capelli solleticarono la mia schiena e mi girai per guardarlo oltre la spalla. Stava davvero impazzendo. Era eccitato e incazzato.
«Sei bellissimo.» Dissi sincera con fare mellifluo.
Lui inspirò dal naso e socchiuse gli occhi. «Anche tu, Blake. Ma mi vendicherò lo stesso.»
Cattivo, pensai. Girai la testa e abbassai lo sguardo, stava davvero soffrendo dentro quei pantaloni. Mi sollevai, reggendomi con le ginocchia e sapendo di dargli una visuale delle mie natiche e della mia intimità già umida. Scattò col bacino quando gli afferrai i pantaloni, non vedeva l'ora che lo liberassi. Decisi di provocarlo ancora.
Lo accarezzai da sopra tutti quei tessuti e poi dissi. «E se chiamassi Chen?»
«Nyxlie.» Ruggì spettrale. «Non scherzare.»
«Hai condiviso una volta, non vedo perchè non due.» Lentamente gli sbottonai i pantaloni.
«Era diverso allora.»
Gemette quando finalmente gli abbassai i pantaloni. Un tessuto in meno. Scivolai giù dal letto e gli sfilai totalmente i pantaloni, buttandoli a terra. Aveva finalmente una visione completa di me nuda e mi stava divorando con gli occhi. Le vene delle braccia erano gonfie ed era aggrappato alla cintura. Affamata di lui non potei non togliere anche i boxer, sentendo l'acquolina in bocca alla vista della sua eccitazione di marmo, rossa e gonfia. Tornai sul letto e mi sedetti sul suo sesso, premuto contro il suo addome teso. Seth ringhiò e tirò la cintura.
Mi piegai avanti e mi strusciai lungo la sua asta, sentendo il mio piacere bollente baciarlo. Mi mossi lenta quando avvertii la punta gonfia colpire il mio punto sensibile e gemetti per quel tocco. Lo feci ancora, scivolai su di lui e andai a colpirlo nuovamente con la punta. Seth stava guardando la mia intimità lavorare su di lui. I suoi muscoli erano rigidi e il collo era teso. Stava respirando a fondo per mantenere il controllo ma era difficile. Quando poi mi sollevai e, continuando a ondeggiare su di lui, mi toccò il seno, lui scoppiò in un'imprecazione, tirando indietro la testa.
«Hai mentito.» Borbottò indispettito. «Non è vero che non l'hai mai fatto.»
Sorrisi serafica e continuai a colpire con la punta il mio clitoride, stimolando il mio orgasmo. «Sei la mia prima e unica cavia.»
«Porca puttana, Blake.»
«Cosa?»
«Ho bisogno di sentirti.» Sibilò.
Abbassai lo sguardo e vidi la punta turgida e umida comparire e sparire tra le mie labbra. «Io ti sto sentendo.»
«Tu--» Si bloccò. «Sei una stronza.»
«Se fossi stronza mi toccherei e verrei da sola.»
Si accigliò e strinse le labbra. Non replicò e questo mi fece divertire molto. Adoravo tenere le redini del gioco, però forse voleva giocare un po' anche lui.
«E se fossi davvero stronza...» Mi fermai e mi sollevai, facendogli sollevare il bacino per cercare ancora contatto con me. «Non ti direi che, invece, puoi farmi venire tu.»
Un bagliore lo illuminò e un angolo della bocca gli fremette. Gli avevo concesso una piccola parte di potere. Avanzai fino a che non fui sopra di lui, sentivo il suo respiro caldo sulla mia intimità ma ancora non mi ero seduta. Mi aggrappai alla testiera con una mano e con l'altra gli accarezzai i capelli.
«Vuoi pensarci tu a questo?»
«Si.» Rispose fulmineo. «Siediti su di me.»
Gli tirai i capelli, facendolo gemere per la forza ma sapevo che lo eccitava, infatti i suoi occhi sembravano voler scoparmi con un desiderio indecente. «Tu non comandi.»
«Hai ragione.» Mormorò. «Puoi sederti sulla mia faccia, se vuoi.»
Era un dannato bastardo ma lo amavo e volevo sedermi su di lui. Mi abbassai abbastanza da sentire la sua bocca divorarmi e lasciargli la possibilità di respirare. La musica del piano inferiore risuonava ovattata qui dentro ma appena iniziai a gridare mi dimenticai anche della festa e di tutte le persone in quella casa e fuori la porta della stanza.
Strinsi il legno del letto e i suoi capelli, ondeggiando col bacino mentre la sua lingua si muoveva esperta dentro e fuori da me, succhiando con le labbra e mordicchiando con i denti. Era il diavolo. Il signore della notte e degli inferi. Era l'angelo caduto. Ed era sotto di me.
Mi portò all'apice grazie ai movimenti svelti e abili della sua lingua. Succhiò ogni goccia dolce di me e mi allontanai col respiro affannato e il petto che si sollevava veloce. Mi scostai abbastanza da potermi poi chinare e baciarlo. Sospirò pesantemente nel bacio, come se lo attendesse da molto, e lavorò la lingua nella mia boccia, intrecciandola con la mia.
«Sei stato bravo, amore.» Gli dissi, scostandomi dalle sue labbra.
Sorrise sfacciato. «Felice tu abbia apprezzato.»
Inclinai la testa a lato e mi morsi il labbro. «Scommetto che anche tu hai bisogno di me. Vero?»
Annuì con le labbra tese.
«Fa male ora?»
«Decisamente.» Si mosse in un grugnito. «Sto scoppiando, Peach.»
«Mh.» Graffiai dolcemente la sua pelle. «Deve essere terribile.»
«Lo è.» Sibilò, tirò la cintura con cui era ammanettato e la testiera si mosse.
«Per fortuna potrei avere un'idea.»
Indietreggiai e mi sedetti sulle sue ginocchia toniche. Stava davvero per scoppiare, era di marmo ed era grosso. Le vene mi fecero desiderare di sentirlo senza protezioni, almeno per una volta. Accarezzai il suo inguine fino a prenderlo definitivamente con una mano e stimolarlo. Seth si lasciò andare in gemito roco seguito da una imprecazione che mi colpì con una dolce fitta le cosce.
«Ti devo sentire.» Gracchiò.
«Non riesci proprio a supplicare.» Constatai divertita.
Respirò a fondo. «Mi sembra già una supplica, Blake.»
Ridacchiai. «Non lo è per niente e lo sai.»
«Vuoi che ti supplici, Principessa?»
«Non ancora.»
Socchiuse gli occhi e poi aprii leggermente le gambe piegate e mi inclinai avanti abbastanza da poter avere equilibrio in quella posizione prima di iniziare ciò che volevo fare. Lui sembrò leggermi nel pensiero e lanciò occhiata ai miei seni pieni. Sorrisi innocente per poi stringere i seni e avvicinarmi alla sua erezione. La sua bocca si schiuse e poi si morse il labbro, buttando indietro la testa nel cuscino mentre lo stimolavo con il mio seno. Sentivo la sua punta premere contro il mio collo e mi eccitai da sola.
«Miglior sega in assoluto, Principessa.» Annaspò rauco. «E se continui--»
Sarebbe venuto ed era proprio quello che volevo. Aumentai la velocità, salendo e scendendo, stringendomi i seni tra le mani e quando iniziò ad agitarsi, capii che stava per venire. Esplose sul mio seno, colpendomi anche la gola e sporcandomi i capelli. Lui rimase ad ammirare la scena con le labbra schiuse e il respiro pesante.
«Meravigliosa.» Gracchiò.
Sorrisi, raddrizzandomi e raccogliendo una sua goccia dal mio petto, poi mi portai il dito in bocca e lo succhiai. Sembrò essere colpito anche lui dalla stessa scossa. Dovevo sentirlo.
«Sto impazzendo...»
Scesi dal letto e andai verso il comodino. Lo guardai con un sorrisetto. «Posso?»
«Si.» Sibilò frustrato.
Recuperai una bustina quadrata e poi tornai sul letto. Mi misi a cavalcioni su di lui, tenendomi sollevata con i muscoli delle gambe e le ginocchia piantante ai lati del suo bacino. Non avevo ancora aperto la bustina ma afferrai la sua lunghezza, ancora dura, e la posizionai davanti alla mia fessura.
Lui deglutì.
Mi abbassai lentamente e lasciai che la sua punta scivolasse in me, ero ancora bagnata e lui lo captò immediatamente. Strattonò i polsi e guardò il punto in cui i nostri corpi si erano appena uniti.
«Ti prego. Mi stai uccidendo.» Disse disperato.
Stavo uccidendo anche me. Avrei davvero voluto sentirlo senza nulla ma non era il momento. Io non avevo precauzioni.
«Peach, potrei davvero rompere questa cazzo di testiera.» Mi guardò con un desiderio primordiale. «Non l'ho mai fatto senza, questo basta e avanza per farmi decisamente perdere il controllo.»
Quelle parole mi colpirono. Nonostante il piacere mi offuscasse la ragione, riuscii a riconquistarla e sollevarmi. Infilai il preservativo sulla sua lunghezza e poi scivolai nuovamente su di lui, procurando ad entrambi un forte gemito. Mi aggrappai ai suoi fianchi, infilzai le unghie nella sua pelle mentre mi muovevo su e giù su di lui. Da quella posizione sembrava sempre una spada pronta a spaccarmi a metà. Mi stritolai il seno e mi punzecchiai i capezzoli turgidi, mantenendo lo sguardo su di lui. Per quanto volessi continuare in quella posizione, sapevo che Seth era molto più capace di me.
«Seth...» Gemetti sofferente.
Piantai le mani sul suo addome e affondai su di lui. Lo risucchiai e poi risalii.
«Non riesco...» Ammisi sopraffatta dal piacere.
«Puoi liberarmi, amore. Sei stata bravissima. Posso continuare io ora.»
Mi morsi il labbro e gli graffai i fianchi, senza fermare il mio movimento. Forse avrei dovuto.
«Ti vendicherai?»
«No.» Le vene del suo collo erano gonfie. «Te lo giuro.»
Con un po' di dispiacere, mi fermai e mi sollevai. Andai verso la testiera e lo liberai.
Ci mise meno di un secondo ad afferrarmi e a sbattermi sul letto, la testa era quasi oltre il materasso. Entrò con una spinta secca in me, facendomi urlare. Mi strinse i fianchi e mi scopò con forza. Quasi non respirai, riuscivo solo a dire il suo nome nella mia mente. Si piegò abbastanza da poter succhiare i miei seni e continuò a martellare in me, ruotando anche il bacino e colpendo proprio il punto che io non riuscivo a trovare prima. Gridai il suo nome e pensai che chiunque fosse passato in quel corridoio lo avrebbe sentito. Il letto si mosse e stridette sul pavimento. I nostri gemiti si mischiarono col rumore che facevano i nostri corpi che si fondevano l'uno nell'altra.
Non riuscii nemmeno a tenere gli occhi aperti. Era tutto troppo intenso. Così bello. Continuò incessante nei suoi movimenti, nei suoi morsi, finchè non sentii le mie gambe irrigidirsi, le mie pareti contrarsi attorno a lui e l'orgasmo mi sconquassò le interiora, mandando il tilt il cervello. Era stato uno degli orgasmi più potenti che avessi mai avuto e sentii le lacrime agli angoli degli occhi. Seth non rallentò nemmeno quando mi rilassai, continuò stimolando col pollice il punto più sensibile di me e scoppiai in un secondo orgasmo nel quale venne anche lui.
Mi strinse e affondò la testa nel mio seno mentre rallentava i movimenti fino ad uscire completamente da me e stendersi al mio fianco, abbracciandomi e baciandomi la fronte. Avevo il respiro irregolare e il cuore stava per esplodermi nel petto. Eravamo entrambi coperti da una patina di sudore e anche lui sembrava star ricercando una stabilità. Aveva decisamente perso il controllo ed era stato pazzesco.
«Dovrei legarti più spesso se questo è quello che fai dopo.» Mormorai, scostando la testa indietro per guardarlo.
I suoi occhi erano ancora neri di piacere. Scosse leggermente la testa. «Sono stato anche gentile, Blake.»
Un calore mi avvolse e pensai a quello che avrebbe voluto fare veramente.
«Non sei ancora soddisfatto, vero?» Socchiusi gli occhi.
«Dopo quello che hai fatto? No.»
Mi morsi il labbro. «Be', continua pure. Consideralo il tuo regalo per domani.»
Un ghigno si formò lentamente sul suo volto e con un gesto rapido mi girò e afferrò i miei fianchi per sollevarli e avere una visione del mio fondoschiena. Accarezzò le mie natiche per poi sfiorare un'area mai toccata prima. Risucchiai un respiro e sentii il mio corpo riscaldarsi troppo.
«Ti fidi di me?» Domandò.
«Si.» Soffiai senza pensarci troppo.
«Domani rimpiangerai di avermi legato, Principessa.»
Girai la testa e lo guardai oltre la spalla. Le sue mani stavano ancora massaggiando le mie natiche.
«Voglio azioni non parole, Nixon.»
Sorrise sghembo. «Poi scoperò anche quella dannata boccaccia.»
Non vedevo l'ora.
S/A.
Ehilà ☃️🎅
Come state?❤️
Spero stiate passando dei giorni tranquilli, in famiglia o no. Mangiate, riposatevi e bevete con responsabilità 👀
Vi ho voluto fare un piccolo regalo 🎁❄️🔥
➡️ I nostri protagonisti si sono confessati ciò che provano e questa bolla sembra essere così perfetta, forse un po' troppo...
➡️ Torneranno a New York e qui torneranno i problemi⛈️
Lasciate un voto e un commento se vi è piaciuto! ❤️
A presto, Xx
Profili Social🍒
IG e TT: anonwriter23
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