Capitolo 43
La minaccia di Derek avrebbe dovuto farmi paura, e sul momento l'aveva fatto, ma sapevo che Seth non avrebbe mai permesso una cosa del genere -o almeno lo speravo- per questo motivo avevo deciso di ignorare le sue parole, che probabilmente aveva detto per farmi desistere dal denunciarli, e di dimenticare quanto successo. Inoltre, non era nemmeno mia intenzione dire qualcosa. Sbagliavo? Si. Ma non riuscivo a farlo.
Avevo anche evitato di chiamare Jace. Non ero contenta che mi avesse tenuto nascosto un fatto del genere, anzi, ero parecchio arrabbiata perchè mi aveva mentito e non avrebbe dovuto farlo. Ma allo stesso tempo ero grata che non mi avesse detto nulla perchè altrimenti non avrei mai conosciuto Seth, sarei sicuramente scappata.
Chi avevo chiamato, invece, era un certo moro che al momento mi guardava come un cucciolo speranzoso di non essere ignorato ancora. Eravamo in un bar a San Francisco. Gli avevo detto se volesse raggiungermi mentre mi prendevo una pausa da una rilassante passeggiata in spiaggia.
«Mi fa piacere che tu abbia voluto vedermi.» Disse Chen, rigirando la tazza di caffè tra le dita.
Sorrisi. «Avevo bisogno di tempo.»
«Si, lo so.» Annuì e si fece più nervoso. «Però ho pensato che non volessi più vedermi.»
«Be', è stato uno shock.»
Non disse nulla, guardò solamente in basso. Un'ondata di tristezza e dolore mi invase e strinsi la mia tazza.
«Quello che mi ha fatto più male è che tu abbia riempito di parole e mi abbia spinta verso di lui.»
Alzò la testa di scatto. «Pensi che l'abbia fatto di proposito? Che facesse parte del piano?»
«Ovvio che l'ho pensato--»
«Quello che abbiamo fatto io e Seth non faceva parte del piano, anzi, l'ha solo mandato a puttane.» Mi interruppe. «E quello che ti ho detto era tutto vero.»
«Oh, si. Ho visto.»
Strinse i denti e sospirò. «Non potevo dirtelo.»
«Ma potevi evitare di mettermi quelle idee in testa.»
«Non sono cazzate.» Disse severo. «So che è può essere assurdo e difficile da digerire ma...hai tirato fuori un Seth che non vedevo da anni.»
«Chen...» Scossi la testa, sentendo un nodo alla gola.
«Lo so che è egoista da parte nostra. Non meriti di essere immischiata in tutto questo e mi dispiace per tutti i traumi che ti abbiamo recato...» La sua voce si ammorbidì. «Non avrei dovuto ma lui è il mio migliore amico e io lo vedo soffrire da anni, ma tu gli fai così bene.»
Mi morsi l'interno guancia e sbattei le palpebre rapidamente per non piangere.
«Sei importante per lui, per non dire qualcosa di più.»
Ecco, non dirlo.
Puntai gli occhi lucidi su di lui. «Non so cosa fare, Chen. È sbagliato quello che fate.»
L'indifferenza prese il sopravvento in lui, e sembrava tanto simile a Seth.
«Sono dei pezzi di merda.»
«Ma perchè non lo volete capire?» Chiesi quasi esasperata. «Avete idea di quello che rischiate se vi beccano? Non potete essere fortunati per sempre.»
«Siamo bravi ad eliminare le tracce.»
«È pericoloso.» Continuai. «Ed è sbagliato. Potreste, non so, pubblicare le informazioni che trovate, rovinereste comunque la loro immagine ma non siete obbligati a fare...quello.»
Ci pensò su qualche secondo. «Non è abbastanza di impatto.»
«Certo.» Schioccai. «Sicuramente quello che fate è di impatto.»
«Grazie.»
Lo fulminai con lo sguardo e gli tirai un calcio sullo stinco, facendolo imprecare.
«Non è divertente.»
Strinse gli occhi. «Lo so, Peach. So anche che è sbagliato ma devono pagare.»
Era questo che non volevano capire. Non era compito loro far pagare a quelle persone.
«Posso farti una domanda?» Chiesi sottovoce.
Lui annuì. «Dimmi.»
Era difficile raccogliere le parole per formulare quella domanda, ma era più facile chiederla a Chen che a Seth.
«Lo...fate solo quel giorno?»
Strinse la presa sulla tazza e aggrottò la fronte. «Si. È troppo rischioso agire in altre situazioni. Analizziamo i casi più discussi e quelli più ingiusti.»
«Ma Seth mi ha raccontato dell'uomo fuori la discoteca, due anni fa. E anche quello di Fruitvale.»
«Ecco, si.» Tossì. «Quelle sono state le uniche eccezioni.»
Ah.
«L'avete davvero paralizzato?»
Scrollò le spalle. «Ha fatto un brutto incidente d'auto.»
Esalai un soffio arrendevole e scossi la testa. Guardai fuori dalla vetrata vicino cui eravamo seduti e sputai le parole che mi facevano agitare di notte.
«C'è...c'è qualcosa che Seth non sa. Qualcosa che dovrebbe sapere ma non so come dirglielo. Ho paura.»
Chen appoggiò i gomiti sul tavolo e mi strinse delicatamente un polso. «Seth non ti farà mai--»
«Non ho paura di quello.» Lo bloccai ancora prima che terminasse. Sentii la bile risalire per la gola. «Ho paura che poi possa...odiarmi.»
Non avevo il coraggio di guardarlo per cui tenni lo sguardo sulla sua mano attorno al mio polso, respirando a fondo dal naso.
«Seth non ti odierà.»
«Lo farà. Se lo scopre.» Risucchiai un respiro tremante. «E l-lui merita di saperlo ma io...»
«Puoi dirlo a me?» Cercò il mio sguardo.
Lo ricambiai per pochi secondi prima di tornare ad abbassarlo e scuotere la testa.
«Okay.» Mormorò. «Ma sono sicuro che qualsiasi cosa sia, Seth non ti odierà. Tu hai la tendenza a prenderti le colpe quando non dovresti.»
Ma era colpa mia, semplicemente lui non sapeva e non capiva.
«Eri tu?» Cambiai argomento, tirando su col naso. «La...maschera gialla.»
Tenni la voce bassa per evitare che qualcuno ci sentisse ma in realtà nessuno stava prestando attenzione alla nostra conversazione.
Staccò le dita dal mio polso e ritirò la mano, facendosi più nervoso. «Si.»
Annuii piano.
«Seth non voleva davvero farlo.» Disse. «Entrambi non volevamo.»
Sentii i miei occhi annacquarsi e tirai le labbra in un finto sorriso. «Per questo quella settimana sei rimasto con me? Ti sentivi in colpa?»
«Ero preoccupato.» Sospirò. «Si vedeva che non stavi bene e sì, mi sentivo in colpa.»
«Non ho dormito in quei giorni.» Ammisi, guardando il caffè ancora nella tazza. «Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo...»
«Mi dispiace, Peach. Abbiamo sbagliato e--»
«Perchè riesci ad ammettere questo e non che quello che fate è sbagliato?» Domandai.
«Perchè tu non ti meritavi nulla di tutto questo.»
Non sembrava voler capire.
«È stata un'idea di Seth?» Chiesi.
Si mosse lievemente sulla sedia con fare nervoso. «Mh, no.»
«Davvero?»
«Seth voleva vendicarsi, è vero. Ma è stata un'idea di Penelope e Derek. Lui ha accettato e poi anche io e Zack.»
Non me l'aspettavo. Pensavo che fosse tutta opera di Seth.
«Perchè allora sembra essere lui il...capo?»
Sospirò. «Nell'idea originale non c'era il fatto della diretta. È stato Seth a proporla ed era sempre lui che il primo anno ha trovato quei casi.»
Avrei voluto fargli altri domande del tipo: dove erano davvero durante quelle dirette? Come rapivano le vittime? Perché la polizia non riusciva mai a trovare nulla? Ma la mia mente voleva ancora mantenere un distacco tra il Seth e il Chen che avevo conosciuto e chi erano davvero.
«Pensi potreste smettere? Pensi che Seth lo farebbe?»
«Si.» Disse senza incertezza nella voce, aprendo in me uno spiraglio di speranza. «Ma non prima di Fletcher.»
Espirai piano. Lui sarebbe stata la sua vendetta personale per Daphne e non poteva lasciarla andare. Però, forse quello lo avrebbe aiutato a chiudere il cerchio.
«Siete venuti a Las Vegas per mio padre, vero?»
«In parte.» Confessò. «Principalmente però Seth voleva vedere te.»
Sbuffai. «Non ci credo.»
Accennò un sorriso. «Seth non va mai a Las Vegas senza divertirsi.»
«Intendi senza orge, droga e poker?» Schioccai senza imbarazzo.
Lui ridacchiò e si grattò la nuca. «Diciamo di si.»
Ruotai gli occhi.
«Ai tempi non lo avrebbe ammesso, ma voleva vedere te, e in più c'era anche tuo padre. Certo, non sapevamo chi fosse il vero colpevole però.»
Deglutii. «Sai perchè mi stava spiando fuori la mia stanza, a Natale?»
«La maggior parte delle cose che fa Seth sono spinte dall'irrazionalità.» Sospirò. «Quello che ha fatto sul pianerottolo del tuo appartamento lo ha confuso. Sei diventata una specie di ossessione ma buona. Non sa come comportarsi perché non è mai stato in situazioni simili e quindi agisce come sa fare.»
«Certo. Piazzandosi nel mio giardino, come avete già fatto.»
«Mi dispiace.» Disse prontamente e poi aggiunse. «In quel periodo Seth non ha pensato ad altro che a trovare una risposta e gli dava pace sapere di star facendo paura ad altre persone.»
Non seppi cosa dire per cui non parlai.
«Perchè avete smesso?» Chiesi dopo un po'. «Di seguirci intendo.»
Alzò le spalle. «L'ha deciso Seth di punto in bianco. Ha detto che avremmo aspettato.»
«Davvero non mi avete più seguita?»
«Non eri tu il nostro obiettivo.» Disse. «Trovarti qui è stato una sorpresa ma anche un'opportunità. Se non fossi mai venuta qui, non ti avremmo mai più tormentata. Probabilmente Seth si sarebbe arreso e avrebbe preso di mira tuo padre.»
«Si, probabilmente...»
«Quello che non capisco è perché Daphne non l'abbia detto.» Mormorò. «Avrebbe potuto dirlo almeno a Seth o a Zion.»
«Per paura.» Risposi senza pensarci e fissai un punto fuori dalla vetrata. «A volte ci metti anni a parlare di certe cose, altre volte riesci a reagire subito. Daphne probabilmente sperava di riuscire ad avere giustizia con quelle telecamere...» O attraverso me. «Ma non è mai semplice, riuscire a dire il nome di chi ti ha strappato via qualcosa.»
Chen mi guardò in silenzio, l'ombra di un cipiglio galleggiava sul suo volto ma poi annuì. «Si, hai ragione.»
«Torni a casa con me?» Chiese quando lasciammo il bar.
«No, tranquillo.» Strinsi la cinghia della borsa. «Faccio un giro.»
«Okay.»
Rimase a fissarmi quasi in imbarazzo. Si vedeva che voleva abbracciarmi per salutarmi ma non aveva il coraggio di toccarmi senza che fossi io a dirglielo. Chiusi il flusso di pensieri e decisi di agire come avrei voluto. Mi slanciai in avanti e avvolsi le braccia attorno al suo collo. Chen ricambiò in un secondo.
«Non dirlo a Seth.» Soffiai. «Lui voglio solo prenderlo a sberle al momento.»
Ridacchiò. «Tranquilla. Non ho intenzione di perdere le braccia.»
Mi irrigidii. Prima prendevo queste frasi come battute, ma ora...
«Scherzavo.» Disse rapidamente. «Scusa.»
Sciolsi l'abbraccio. «È okay...credo.»
«Grazie ancora per avermi dato un'altra chance.»
«Non ti ho dato un'altra chance.» Ribattei. Lui perse il sorriso e io sentii il mio cuore stringersi «Io sto cercando di capire cosa fare. Non è semplice accettare questa cosa. Con Seth soprattutto.»
«Si.» Abbassò la testa e annuì. «Si, certo. Capisco.»
Non era semplice perchè era impossibile far finta di niente e mi sentivo responsabile se non avessi detto nulla, ma denunciarli significava perdere per sempre Seth, e per quanto fosse solamente la pena per ciò che avevano fatto, l'idea mi faceva stare male.
E non era semplice perché ero innamorata di lui e faceva male.
Le nostre strade si separarono e io decisi di passeggiare tra le strade di San Francisco e perdermi nei negozi. Mi mancava fare shopping con Winter. Decisi di chiamarla mentre facevo un giro. Dopo un'ora mi ritrovai davanti alla centrale di polizia. Mi guardai attorno con una certa angoscia. Derek mi stava ancora seguendo? Forse l'aveva detto per spaventarmi, era anche ubriaco. Non avrebbe mai potuto farmi niente. Seth e Chen glielo avrebbero impedito.
Tra la conversazione con Seth della sera prima e quella di Chen, mi avevano dato la forza di entrare. Avrei fatto solo delle domande, sperando di non insospettire qualcuno e soprattutto sperando di non essere trattenuta.
Δ
Quando arrivai a casa mi sentivo stanca e delusa. Purtroppo le risposte che avevo ricevuto non mi erano state d'aiuto e, non potendo entrare nel dettaglio della situazione, dovetti abbandonare l'idea e ringraziare nonostante tutto.
Erano quasi le sei di sera e non c'era nessuno in casa. Appoggiai la borsa sul tavolo con un sospiro pesante e poi mi diressi verso la mia stanza. L'aprii e i sacchetti con i nuovi vestiti mi scivolarono a terra quando vidi la persona seduta sulla mia sedia girevole.
«C-cosa ci fai qui?» Chiesi, immobile sulla soglia della stanza. Le dita mi tremarono.
Derek mise al suo posto una mia cornice e poi mi scrutò, appoggiando i gomiti sui braccioli e intrecciando le dita.
«Pensavi che scherzassi, Principessa?»
Iniziavo ad odiare quel soprannome.
«Vattene da qui oppure--»
«Oppure, cosa?» Lentamente sollevò le maglietta, abbastanza per tirare fuori dai pantaloni una pistola.
Era molto simile a quella che mi era stata puntata in quel seminterrato. Probabilmente era anche la stessa. Me la puntò contro e continuò a guardarmi con aria di sfida.
Io avevo iniziato ad indietreggiare piano, una mano era aggrappata allo stipite.
«Sai quanti problemi si risolverebbero se tu uscissi di scena?»
Deglutii.
«C-cosa...vuoi fare?»
«Sei andata dalla polizia.»
«Cosa? No! Io--»
«Stronzate!» Sbottò e si alzò di colpo.
A quel punto mi voltai per scappare. Purtroppo mi raggiunse in fretta e mi acciuffò per i capelli, strattonandomi indietro e facendomi urlare. I miei occhi si riempirono di lacrime per il dolore e soffocai un gemito quando sentii la canna premere contro la mia tempia.
«Ora tu vieni con me, va bene?»
«Vaffanculo.» Sputai, provando a divincolarmi.
Strinse di più i capelli e mi fece inclinare la testa per guardarmi. Respirai a denti stretti con le lacrime agli occhi.
Lui sorrise sbieco. «Oh, sono lacrime quelle? Dovresti essere abituata a questo tipo di trattamento dato che ti fai sbattere da uno come Seth.»
Tenni la bocca chiusa per evitare di peggiorare la situazione e poi mi liberò spingendomi avanti.
Mi girai tremante solo per trovare la pistola nella mia direzione.
«Muoviti. Esci.»
Il tono non ammetteva scherzi. Lanciai un'occhiata alla mia borsa che conteneva anche il telefono e alla fine uscii. In ascensore rimase nell'angolo a rigirarsi la pistola mentre io stavo morendo dall'ansia. Tra tutti Derek mi sembrava il più instabile, e quello che insieme a Penelope avrebbe voluto vedermi davvero morta.
Mi avrebbe uccisa davvero?
«Se lo scopre Seth--»
«Gli sto facendo un favore. Prima o poi lo capirà.»
Un brivido mi percorse la schiena. Le porte dell'ascensore si aprirono. Un favore? Mi stava davvero per uccidere?
«Esci e senza fare cazzate entri nella mia macchina.» Sussurrò, avvicinandosi. Chiusi gli occhi quando premette la pistola contro il mio fianco. «Intesi?»
Volevo piangere ma mi trattenni. Costrinsi il mio corpo a fare un passo e poi un altro, fino ad uscire dal palazzo. Derek rimase dietro di me, molto vicino, e fu proprio lui ad aprire la portiera del passeggero per me.
«Nyxlie?»
Mi girai di scatto prima di entrare in macchina. Zara e Phoebe stavano tornando con i loro borsoni da palestra. Guardarono confuse Derek che si era appiccicato a me e senza farsi vedere da loro aveva nuovamente premuto la pistola contro la mia schiena.
«Ragazze, ehi...» Dissi con un finto sorriso.
«Tutto bene?» Domandò Zara, squadrando Derek.
«Alla grande.» Rispose lui e poi mi guardò, premendo maggiormente la canna. «Vero, Nyxlie?»
«S-si. Tutto bene.»
«Dove stai andando?» Domandò Phoebe, incrociando le braccia e guardandoci con sospetto. «Dovevamo cenare insieme oggi, ricordi?»
Era una bugia ma aveva capito che qualcosa non andava e stava provando ad aiutarmi
Affondai le unghie nei palmi e deglutii. «Oh, si. Ecco, io--»
«Cena con Seth.» Intervenne Derek. «La sto portando da lui. Infatti se non ci muoviamo si incazzerà.»
«Esatto.» Soffiai.
Sapevo che dai miei occhi trapelasse la paura ma sapevo anche che non potevo fare cazzate. Avevo una pistola contro e sapevo che lui non avrebbe avuto problemi a premerla.
Zara e Phoebe mi salutarono ancora e a quel punto Derek mi spinse dentro. Le guardai dal finestrino. Loro incrociarono il mio sguardo. Potevo mimare qualcosa, erano lì ad attendere una mia mossa, una mia richiesta di aiuto ma ero paralizzata, non avevo idea di cosa mi avrebbe fatto.
«Guarda me.» Ordinò Derek appena aprì la portiera ed entrò
La pistola era ancora nella sua mano, e se la tenne salda anche mentre ingranava la marcia. Incrociò i miei occhi annacquati e sorrise maligno.
«Ora io e te facciamo un bel giretto, Principessa.»
Seth
Quel giorno mi ero svegliato meno incazzato del solito. La sera prima Nyxlie era venuta alla festa, mi aveva sorpreso vederla lì. Non pensavo volesse stare vicino a noi, specialmente vicino a me. Ma poi mi aveva anche scritto e vedere la notifica del suo nome sul telefono mi aveva fatto venire un infarto. Voleva parlare e avevamo parlato. Immaginavo che prima o poi avrebbe chiesto di quella conversazione tra me e Jace, speravo più poi che prima, ma Nyxlie non era stupida e la sua testolina si faceva sempre un sacco di domande.
Ora però non avevo più niente da nascondere, tutte le carte erano scoperte. Le avevo anche confessato di quella notte di due anni fa. La prima volta che l'avevo vista con quella giacca era durante una festa, la stessa in cui aveva scopato con Chen sul mio letto e dopo era stata aggredita da quell'amico coglione di suo fratello. Avevo sentito il cuore sprofondare nel vederla così piccola in quella giacca. Non avevo idea che l'avesse tenuta, ma l'avevo riconosciuta subito, specialmente perchè le stava gigante. E cazzo era così bella vederla indossare le mie cose, solo che fino a ieri lei non sapeva che fosse mia. La giacca me la tengo, aveva detto nonostante tutto e anche in quel caso il mio cuore aveva fatto uno strano gioco.
Quella sera in quella discoteca avevo rivisto Nyxlie dopo molto tempo. Quando avevo deciso di smettere di seguirli, volevo mettere una croce su quella famiglia, ma solo temporaneamente. Nyxlie era ancora minorenne in quei mesi e vedevo l'angoscia ogni volta che usciva di casa, onestamente un po' mi ero sentito in colpa. Avevo smesso più per lei che per altro. Trovarla in quel locale dopo così tanto tempo mi aveva sorpreso, prima di tutto perchè doveva essere entrata con un documento falso -probabilmente lo stesso che utilizzava all'Angels- e secondo perchè era diventata bellissima, lo era sempre stata, avevo visto molte foto della loro famiglia e sapevo sarebbe diventata uno spettacolo. Mi ero quasi infastidito mentre camminava accompagnata da altre ragazze in quella massa di porci, riusciva ad attirare l'attenzione di chiunque e il vestitino che aveva scelto per quella serata li attirava come dei maniaci. Non avrebbe dovuto interessarmi ma era successo.
L'ultima cosa che avrei voluto assistere era la scena in quel vicolo. Mi ero avvicinato subito perchè qualcosa mi aveva detto che era proprio lei ad essere in pericolo. E infatti i miei sospetti si erano rivelati corretti, purtroppo. Non ci avevo pensato due volte a toglierglielo da dosso e a pestarlo. Era scappato e, quando avevo incrociato gli occhi colmi di lacrime, consapevoli di quello che sarebbe successo se non fosse arrivato qualcuno, avevo deciso che l'avrei ritrovato. Le avevo dato la giacca perchè quel pezzo di merda le aveva rotto il vestito. Forse sarei dovuto anche rimanere con lei ma non volevo avvicinarmi troppo, ai tempi per me era ancora la figlia dell'uomo che aveva portato mia sorella a suicidarsi.
Avevo smesso di vederla in quel modo probabilmente dopo l'Iniziazione alla Delta. Oltre ad aver sentito uno strano fastidio quando quel coglione l'aveva ferita col coltello, il messaggio segreto che nessuno aveva confessato al momento ma che l'aveva fatto lei inconsciamente quando l'avevo riportato all'appartamento, il fatto di sperare la morte di qualcuno, non me l'ero dimenticato. A volte risuonava nella mia mente e avrei voluto trovare una risposta. Perchè una ragazza come lei avrebbe dovuto desiderare qualcosa del genere? Cos'era successo? Il voler trovare la verità su Daphne si era mischiato, e a volte sovrapposto, al voler stare con lei perchè mi piaceva. Mi piaceva la sua compagnia, avevo pensato che fosse la solita ragazzina superficiale e viziata ma non lo era e i suoi modi di fare fin troppo gentili, quegli occhi cristallini incantatori e il corpo che parlava le lingue più seducenti, mi avevano soggiogato come un perfetto coglione. Non era mai successo prima e il destino era un gioco bastardo.
Quello che speravo capisse un giorno era che non avevo mai fatto certe cose solo per scoprire la verità, l'avevo fatto perchè mi faceva scoppiare la testa e il cazzo e volevo farlo. Stavo così bene in sua presenza che a volte mi ero dimenticato del perchè mi fossi avvicinato a lei, ed era terribile come pensiero ma era la prima volta che qualcuno riusciva a farmi scordare di una delle cose che mi faceva più male. Era come se riuscisse a togliere quella lama affilata che mi era stata conficcata appena aveva aperto quel bagno e tornassi a respirare.
Era difficile per lei tutto questo, e lo sapevo. Diceva di non odiarmi ma sinceramente faticavo a crederle. Poi però aveva preso le mie sigarette e quello mi aveva dato davvero una speranza, ci teneva ancora a me abbastanza da non lasciarmi morire per un tumore ai polmoni. Non avevo più fumato ieri quella sera, ero rimasto fuori perchè anche lei era rimasta fuori con le sue coinquiline, qualche ragazza che mi aveva girato attorno ma l'avevo ignorato perchè avevo in testa solo lei.
Come in quel momento, sotto la doccia. Mi sentivo uno stronzo a pensare a lei in quel modo ma mi mancava, cazzo. Ripensai a Pasqua, il giorno in cui avevo confermato l'idea che il mio cazzo avrebbe potuto vivere dentro di lei per sempre. Non avevo mai scopato su una passerella in riva ad un lago, era fin troppo romantico per uno come me ma sicuramente non lo era stato il modo in cui l'avevo presa. A volte avevo paura di spezzarla ma lei poi gemeva, rabbrividiva sotto il mio tocco e si stringeva attorno a me e allora allontanavo quei pensieri. Le piaceva tutto quello che le facevo, anche se ancora non aveva provato tutto quello che la mia mente malata avrebbe voluto fare. Cercavo comunque di contenermi. Ma con la mente non avevo barriere, sognavo di farle qualsiasi cosa, sognavo il suo corpo, le sue forme, i suoi seni perfetti e la sua bocca...ogni centimetro di lei mi attirava, faceva bruciare la mia pelle, ustionandomi e marchiandomi come nessun'altra prima.
«Cazzo...» Aumentai la velocità della mia mano mentre dietro le palpebre Nyxlie mi cavalcava dandomi le spalle e io stringevo i suoi seni facendoli schizzare fino alla gola.
Probabilmente in queste settimane sarebbe stato più giusto evitare di fare certi sogni ma ero e sarei sempre rimasto un gran bastardo egoista.
Quando venni, sentii il corpo più rilassato e la mente più libera. Avrei voluto fosse qui, in ginocchio a me a leccare via ogni mia goccia ma non era possibile quindi mi accontentai solo di quella fantasia e iniziai a lavarmi tenendo chiusi i pensieri più perversi, almeno fino alla prossima doccia. Facevo un sacco di docce nell'ultimo periodo.
Uscii dal bagno con un piccolo asciugamano in vita e i capelli bagnati. Mi stavo infilando i boxer presi dal cassetto quando la porta della stanza si spalancò ed entrò Chen con un'espressione che mi fece accigliare. Sapevo che quel pomeriggio aveva visto Nyxlie e non ero geloso o arrabbiato, mi aveva fatto piacere che aveva voluto parlargli, significava che le cose stavano migliorando, o almeno lo speravo.
Avrebbe mai potuto stare con uno come me?
«Abbiamo un problema.» Disse affannato e allarmato.
«Del tipo?»
«Sono passate le coinquiline di Nyxlie, la cercavano.»
Aggrottai la fronte ancora di più. «Perchè qui?»
«A quanto pare l'hanno vista andare via con Derek, il quale ha detto doveva cenare con te e la stava portando da te.» Disse. «Si sono insospettite perchè ha lasciato casa la borsa e hanno detto che sembrava impaurita.»
I miei muscoli si tesero e serrai i denti. «Quel figlio di puttana.»
Il secondo successivo entrarono Zack e Penelope. Zack mi guardò con un certo nervosismo.
«La glock è sparita.» Disse.
Per un secondo tutto si bloccò. Stava andando tutto fin troppo bene. Derek, uno dei miei migliori amici, aveva rapito Nyxlie, dopo che mi aveva giurato che non l'avrebbe toccata.
«Cosa fai?» Sentii Penelope chiedere.
Non mi ero nemmeno accorto di essere arrivato all'armadio. Infilai velocemente un paio di pantaloni e una maglietta, poi tirai fuori una scatola dal fondo dell'armadio.
«Chen controlla il gps della macchina.» Ordinai mentre inserivo il codice. La scatola si aprì di scatto e afferrai la mia semiautomatica già carica.
Be', non mi ero fidato molto della sua promessa e per questo avevo fatto installare l'apparecchio a sua insaputa. In quel momento ero grato di averlo fatto, ma anche furioso che la mia diffidenza fosse stata corretta.
«Seth, aspetta--»
«Dimmi che non lo sapevi.» Mi parai davanti a Penelope. Fissai i suoi occhi verdi e freddi. «Giurami che non avevi idea che l'avrebbe fatto.»
Io e lei avevamo ancora diverse questioni in sospeso, e sarebbe stato difficile sistemarle se lei avesse risposto in modo sbagliato.
«Sapevo che la stava tenendo d'occhio ma non--»
«Vaffanculo.» Sputai gelido e uscii dalla stanza.
La stava tenendo d'occhio. Quel pezzo di merda stava spiando Nyxlie. La mia Nyxlie.
Chen uscì dalla sua stanza col tablet in mano e mi lanciò un'occhiata. «Ho la posizione. Sta andando verso il ranch abbandonato.»
Le mani mi pizzicavano. Ero furioso. Ed ero fottutamente preoccupato. Conoscevo Derek e non aveva mai provato a conoscere Nyxlie, lui la odiava e io ero terrorizzato da quello che avrebbe fatto. Mi catapultai fuori dalla casa seguito dagli altri.
Zara e Phoebe stavano per uscire dal nostro vialetto quando si voltarono.
«Lo sapevo!» Sbottò Phoebe, venendo verso di me come una furia. «Non è con te.»
«No.» Dissi senza nemmeno fermarmi. Non avevo tempo. «Devo andare.»
«Perchè siete tutti insieme? No, io chiamo la polizia.»
A quella frase mi bloccai e mi girai. Le strappai il telefono dalle mani. Lei sgranò gli occhi e aprì la bocca per insultarmi probabilmente.
«La polizia non farà niente perchè tu non chiamerai un cazzo di nessuno.»
«Seth.» Chen mi strinse la spalla e mi lanciò uno sguardo di avvertimento. «Sono solo preoccupate.»
Cercai di contenere quel briciolo di pazienza che non era ancora andato a puttane e le restituì il telefono.
«So dove stanno andando. La riporterà indietro, okay?» Giusto? «Voi tornate a casa e non preoccupatevi. Me ne occupo io.»
«Non so che cazzo stia succedendo, Nixon, ma se entro domani mattina non è casa, io chiamo la polizia e denuncio un rapimento.»
Serrai i denti ed evitai di risponderle. Tirai fuori le chiavi della mia macchina ed entrai, seguito dagli altri. Chen aveva ancora in mano il tablet ed era al posto del passeggero. Lanciai rapidamente lo sguardo sullo schermo con un pallino lampeggiante e un percorso grigio.
«Quanto gli manca?» Chiesi.
«Venti minuti.»
Sarebbe stato difficile raggiungerli ma avrei infranto tutte le regole stradali per renderlo possibile.
Ingranai la marcia e partii sentendo le ruote stridere sull'asfalto. Non riuscivo a comprendere come fosse possibile. Aveva superato il limite, lo aveva già fatto quando aveva minacciato di farla fuori ma era davvero nella merda. Non gliela avrei fatta passare liscia, neanche morto. Non doveva toccarla, non doveva permettersi di sfiorarla neanche col pensiero. Speravo che le sue intenzioni fossero solo di spaventarla perchè se aveva intenzione di portarla via da me, per sempre, io lo avrei ucciso. Ci consideravamo tutti parte della stessa famiglia ma c'erano dei confini che non andavano oltrepassati, non dovevano nemmeno avvicinarsi. Derek aveva superato il più pericoloso: aveva toccato qualcosa di mio. Qualcuno.
«E' strano.» Disse Chen.
Gli lanciai un'occhiata. Stavo toccando i 180 km/h ma ormai ero fuori dal centro. La strada avrebbe continuato su una provinciale in mezzo ai boschi.
«Cosa?»
«Sembra essersi fermato.»
«Ma non è ancora arrivato.»
«No.» Disse. «Sembra essersi fermato in strada.»
«Perchè?» Mi allarmai. «Non c'è un cazzo lì, giusto?»
«Non lo so.»
«Be', controlla, Cristo.»
Chen controllò e confermò che non c'era nulla li attorno se non boscaglia. Premetti il piede così forte sull'acceleratore che quasi mi ruppi le dita. Stringevo il volante con le nocche ormai bianche e se qualcuno avesse azzardato a dire anche solo una parola probabilmente sarei impazzito.
Sarei arrivato in tempo.
Probabilmente superai anche la fisica perchè in dieci minuti arrivai nel punto in cui il pallino segnava la macchina di Derek e infatti la vedemmo tutti, sul ciglio della strada, come se avesse sbandato. Frenai di colpo fuori dalla carreggiata e mi catapultai a vedere l'interno. Non c'era nessuno ma le portiere erano spalancate.
«Ha sbandato.» Disse Chen guardandomi con sospetto.
«O l'ha fatto sbandare.» Dissi, lanciando uno sguardo agli alberi che riempivano l'interno spazio.
Senza nemmeno pensarci entrai nel bosco.
«E' enorme.» Urlò Penelope. «Dobbiamo dividerci.»
Mi fermai. Sentivo il cuore battere ferocemente. I miei occhi guizzavano ad ogni angolo di quella foresta. Non avevo idea di dove fossero andati. La luce del sole sarebbe sparita nel giro di un'ora e gli alberi qui erano molto fitti. Mi sentii soffocare. Dovevo arrivare in tempo.
Poi lo udii. Lo udimmo tutti. Gli uccelli rintanati nelle chiome degli alberi volarono via con un fruscio.
Il colpo di uno sparo risuonò nell'aria.
E il mio cuore smise di battere.
S/A.
Ehilà 🖤🍑
Come vi avevo promesso doppio aggiornamento perché per 2 settimane non ci sarò. Vi lascio sulle spine per un po' lo so, a volte sono anche cattiva.😈
➡️ Seth stava vivendo una mezza favola/fantasia😏 e poi...è tornato alla realtà purtroppo 💔
➡️ Questa volta Derek ha fatto il passo più lungo della gamba. Perciò
vediamo se Seth gliela spezzerà😇
➡️ Qui potete insultare Derek
Lasciate un voto e un commento se vi è piaciuto❤️
Vi aspetto su IG per commentare insieme
A presto, Xx
Profili social🍒
IG e TT: anonwriter23
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