Capitolo 4

Seth

Bum! Bum!

«Seth! Svegliati!»

I successivi colpi alla porta della mia stanza mi fecero venire voglia di strappare le corde vocali a Derek. Non sapevo che ore fossero ma sicuramente era troppo presto.

«La bionda ti vuole!» Bussò ancora con insistenza.

Un ago puntellò il mio petto e spalancai gli occhi, fissando il buio della stanza.

Nyxlie.

«Seth--»

«Ho capito! Levati dalle palle!» Sbottai.

Dopo qualche secondo ci fu silenzio e espirai a fondo. Mi passai una mano sul volto e mi stropicciai gli occhi. Sapevo perchè fosse qui e non vedevo l'ora di vedere il broncio infastidito su quel faccino angelico. La sera prima l'avevo vista andarsene completamente imbarazzata e in un vestitino che era stato il focus durante la scopata con Katy, e anche il fatto che fosse rimasta nascosta per tutto quel tempo. Mi sforzai di smetterla di pensarci per evitare di farmelo venire duro proprio adesso e mi tolsi le coperte per poi scendere dal letto. 

Mentre raggiungevo la porta d'ingresso, salutai i mattinieri e poi afferrai la maniglia in ottone. Ed eccola. Ghignai alla vista delle sue labbra carnose premute in una linea piatta e le braccia incrociate sotto al seno. Tentò di non far cadere lo sguardo sul mio corpo mezzo nudo ma io scrutai languido e sena vergogna il suo. Lo avevo fatto anche ieri quando si era messa a carponi per uscire da sotto al biliardino e la i miei occhi si erano fermati sul suo culo leggermente scoperto dal vestito corto. Ora indossava un grazioso vestitino semplice azzurro con piccoli fiorellini bianchi che la faceva sembrare davvero una di quelle principesse dei cartoni. Aveva i setosi capelli biondi legati in una coda alta che mi fece pensare a quanto sarebbe stata bella se fosse stata in ginocchio a bocca--

«Seth!»

Scacciai dalla mente quel pensiero allettante ma inopportuno e puntai i miei occhi nei suoi. Erano due pennellate di cielo limpido.

«Dormito bene, Peach?»

Il suo volto si fece rosso dalla rabbia e questo aumentò il mio divertimento.

«Questo sarebbe il debito, vero?» Sollevò un foglio. L'invito all'Iniziazione di quella sera. «Io non ho fatto nessuna richiesta.»

«Qualcuno deve averlo fatto.»

Strinse gli occhi. «So che sei stato tu e sappi che non farò niente. Questa sera io non ci sarò.»

Mentiva ma ancora non voleva ammetterlo a se stessa.

«Vedila come un modo per farmi rimangiare quello che ho detto.» Proposi.

«Perchè? Non voglio rimangiare ciò che io ho detto. Siete dei coglioni.»

«Pensavo avessimo superato questa fase.» La provocai. «Ti ho anche prestato la mia macchina che poi tu hai fatto vandalizzare.»

Schiuse la bocca offesa. «Se i tuoi amici sono, appunto, dei coglioni, non è un mio problema.»

Su questo non potevo darle torto. Ma avrebbe potuto dare le chiavi a chiunque altro e invece aveva scelto il più coglione di tutti.

«Ti ho ricomprato le scarpe.» Dissi, lanciando un'occhiata in basso. Le stava indossando insieme al vestitino che svolazzava leggermente.

«Giusto.» Disse e poi tirò fuori dalla parte superiore del vestito delle banconote. Me le passò come se niente fosse. «Ieri mi sono dimenticata di darteli.»

Questo gesto mi aveva lasciato stupito. Afferrai i soldi ed erano caldi. Li aveva messi nelle tette. E li aveva tirati fuori davanti a me.

«Dimenticata.» Ripetei, abbassando la mano. Poi, inclinai la testa. «Non ti sei dimenticata di come si scassina una porta, però.»

Non credevo di aver mai visto una ragazza arrossire cosi tanto in vita mia.

«Devono essere state lezioni molto intense, quelle del tuo ex.»

Ruotò gli occhi alla mia battuta. «Ovviamente dovevi trovare un modo per tirare fuori l'argomento.»

«Be'.» Schioccai e incrociai le braccia. Fui soddisfatto quando la vidi sbirciare le mie braccia. «Non è da tutti i giorni avere qualcuno che entra in taverna e si nasconde sotto al tavolo proprio quando avevo in programma di--»

«Si, ho capito.» Alzò la voce e poi si schiarì la gola. «Ti chiedo scusa per essere entrata--»

«No. Hai forzato la porta, piccola ladra.»

Arrossì, ancora. Non avrei dovuto pensarlo ma era ancora più bella quando lo faceva.

«Anche un bambino riuscirebbe ad aprire quella porta.» Sbuffò. «Dicevo che mi dispiace aver...interrotto.»

La sua interruzione era stata molto divertente. Quello che lei non sapeva era che all'interno c'erano delle telecamere di sicurezza con tanto di allarme. Nel momento in cui aveva forzato la serratura ero stato avvisato ed ero rimasto anche abbastanza sorpreso perchè nessuno aveva mai provato prima, perciò mi stavo incazzando. Ma quando scoprii che fosse lei, il nervoso sparì perchè rimasi piacevolmente colpito da questo suo azzardo e decisi di giocare un po'. Pensai di beccarla ma quando non la vidi capii che si fosse nascosta e questo aveva aumentato il mio divertimento perchè non vedevo l'ora che uscisse dal suo nascondiglio, consapevole di aver sentito tutto quello che avevamo fatto fino a quel momento.

«Tranquilla. Abbiamo ripreso subito dopo. Mi dispiace tu non sia rimasta a partecipare, però.» Replicai con nonchalance.

Lei sbattè le palpebre scioccata dalla mia uscita e poi premette le labbra in un sorriso imbarazzato. «Um, già. Non mi interessava saperlo, comunque.»

«Voglio renderti partecipe della mia vita.»

«Non farlo, grazie.» Tossì e fece un passo indietro. Se ne andava di già? «Sappi che non ci sarò al vostro giochino questa sera.»

«Cambierai idea.»

Fece una mezza risata. «Perchè dovrei?»

«Perchè in fondo sei curiosa, Peach.»

Arricciò le labbra e non ribattè nulla. Sapeva avessi ragione. Ieri sera era stata una dimostrazione bella e buona di quella frase. Tuttavia, come molte ragazze era orgogliosa e non lo avrebbe mai ammesso.

«Vedremo, Nixon.» Disse con un sospiro altezzoso. Poi, il suo sguardo cadde sul mio corpo. «E mettiti delle magliette, cazzo.»

Sogghignai. «A 'sta sera, Blake.»

Mi fissò un'ultima volta prima di ruotare gli occhi e girarsi per andarsene. Nyxlie era indubbiamente una bella ragazza. Viso angelico e corpo celestiale che ti faceva sognare le cose più proibite. Le forme erano perfette per quanto mi riguardava e forse era per questo che rimanevo a spiarla più del dovuto. Appoggiato allo stipite della porta, osservai il suo culo sodo ondeggiare da sotto il vestitino corto dal tessuto leggero. Si muoveva a ritmo e mi aveva incantato come se fosse un pendolo ipnotico. Immaginai le mie mani su di esso. Immaginai mentre--

«Ti capisco, amico.» Harry Collins respirò alle mie spalle. «Anche io sto pensando alle cose che vorrei far--»

Chiusi la porta con forza e mi girai. Fissai Harry dall'alto e appoggiai una mano sulla sua spalla e gliela strinsi molto amichevolmente. Lui fece una smorfia.

«Da amico ti consiglio di non pensarci più, Collins.»

Lui si contorse finché non lo liberai e si massaggiò la spalla. «Cristo, Seth. Dillo se la bionda è tua.»

Lo superai con già con i coglioni girato per colpa sua. «Non è mia ma di certo non sarà mai tua. Nemmeno nei tuoi sogni, Collins. Ricordalo.»

Superai la cucina che era ancora mezza incasinata e mi fermai davanti alla porta che conduceva in taverna. Solo io, Chen, Derek, Zack e Penelope potevamo entrarci. Ieri sera era stato solo un raro caso. Mi venne da sorridere al pensiero che aveva forzato la serratura pur di mettere a tacere la sua curiosità. Tuttavia, questo mi aveva fatto ragionare sul fatto che forse avrei dovuto cambiare la serratura di quella porta. Entrambe erano sempre chiuse, ma quella interna alla casa, oltre alla chiave, si apriva con un codice, quindi era più protetta. Essendo a capo della Confraternita, nessuno aveva mai messo in discussione quella scelta e se ci avessero provato, si sarebbero potuti anche levare dal cazzo.

Sapevo che giù ci fossero Chen e Derek perciò bussai per farmi aprire. In mano avevo ancora i soldi che mi aveva dato Nyxlie. Le avevo detto che non mi interessava ma me li aveva ridati lo stesso. Non volevo i suoi soldi.

«Buongiorno Seth.» Salutò una voce gentile.

Guardai Jimmy. Era del secondo anno e non c'entrava molto con il resto dei ragazzi. Era un tenerone, ma aveva superato le prove per essere qui lo scorso anno e si era dimostrato più che valido.

«'Giorno, Jim.» Lo salutai poi gli allungai le banconote. «Ecco tieni, compraci quello che vuoi.»

Lui si accigliò. «Perchè? Di chi sono?»

«O li prendi o li do ad un altro.»

Non se lo fece ripetere due volte. Mi ringraziò e se ne andò. In quel momento sentii degli scatti di serratura e poi la porta si aprì. Feci un cenno a Chen che mi fece passare. C'erano delle scale che conducevano alla taverna. Mentre scendevo, rivissi mentalmente la scena di Nyxlie brilla che usciva da sotto al biliardino con un vestito striminzito e gli occhi lucidi per l'alcool. Era così imbarazzata e cosi nervosa che si era lasciata sfuggire un'informazione divertente e sorprendente.

«L'avete trovato?» Chiesi, buttandomi sul divano.

Guardai la libreria oltre la mia spalla. Dietro ad esse c'era una stanza segreta e Derek stava smanettando i computer da lì. Chen si appoggiò al biliardino con dei fogli in mano.

«Non ci sono informazioni sui ragazzi di Nyxlie.» Rispose il mio migliore amico. «Parlano solo di una possibile relazione con William, il figlio di Harold Fletcher. Il socio di suo padre»

«Non credo sia vera.» Dissi, scrocchiandomi le dita per poi giocare con gli anelli. «E ci scommetto le mie palle che chiunque sia l'ex, se è davvero un mezzo criminale, non l'ha mai detto ai suoi perciò è difficile da trovare.»

Nyxlie Blake aveva solo la faccia da angelo.

«Si ma a cosa ci serve lui?»

«Ad avere più informazioni.» Risposi ovvio. «Probabilmente gli avrà confessato cose sulla famiglia che nessuno sa. Cose che probabilmente servono a noi.»

«E non sarebbe meglio cercare di parlare con...Winter?» Lesse il nome sui fogli che aveva in mano.

«No.»

«Perchè?»

«Perchè è la sua migliore amica. Non parlerà mai.» Sospirai e mi alzai. «L'ex non ha motivo di tacere. Si sono lasciati.»

Il fascicolo della famiglia Blake era tra i più lindi che avessi mai creato. Non c'era una singola imperfezione che potesse far dubitare di loro. Famiglia ricca. Attività tra le più conosciute nel paese. Due figli: Ian e Nyxlie. Ian era più grande ma era morto in un incidente. Nyxlie era l'unica figlia rimasta e, da quello che avevo trovato, sembrava che avessero riposto tutto il loro futuro in lei.

Infatti, studiava economia, proprio come aveva fatto suo padre, per poter prendere in mano la parte amministrativa della società. Se uno leggeva le loro interviste, guardava le loro foto, non avrebbe mai detto che questa famiglia nascondeva uno dei segreti che più mi avevano distrutto.

Mason Blake era responsabile della morte e del dolore che aveva causato a mia sorella Daphne, e Nyxlie mi avrebbe condotto a quella verità nascosta, ne ero certo.

«Sei sicuro sia stata una grande idea invitarla?» Domandò Chen. «So che l'hai fatto solo per l'ultimo gioco ma magari non risponde come tu speri.»

Alzai le spalle. «Rimane sempre un tentativo che non mi lascerò scappare.»

«Non so.» Sospirò. «Gli altri pensano tu stia diventando troppo in confidenza con lei.»

Ruotai gli occhi infastidito da quel commento. «Sapete perchè lo faccio, niente di più e niente di meno.»

«Si ma è pericoloso.» Replicò. «Non ci siamo mai esposti così tanto.»

Lo sapevo bene ma era l'unico modo. Lei era l'unica che poteva consegnarmi suo padre su un piatto d'argento e sicuramente sapeva tutto ciò che noi non potevamo sapere a telecamere spente.

«Non preoccuparti.» Gli diedi una pacca sulla spalla. «Vado a vedere i ragazzi per i preparativi di questa sera.»

«Sei sicuro verrà?» Chiese mentre ero sulle scale per tornare al piano superiore.

Un sorriso si formò sulle mie labbra e lui non lo vide. «Verrà. Ne sono certo.»

Nyxlie

Ero sempre stata cresciuta con la regola del 'rimanere fuori dai guai'. Era una delle priorità della mia famiglia perchè se si doveva parlare di noi, doveva essere per cose positive e non negativa. La brutta immagine non era accettata. Per questo molte cose che avevo fatto i miei genitori non le sapevano, ed ero stata anche attenta a non farle sapere al resto del mondo, il cui, ero fermamente convinta, non importasse nulla di noi. 

Non mentivo quando avevo detto che il mio ex fosse un ladro, lo era veramente. Lui e la legge non andavo molto d'accordo. Mentre lui e i furti, bè'... sì. Ovviamente i miei genitori non sapevano nulla di lui, mai saputo. Avevo tenuto segreta quella relazione per diverso tempo e loro non se n'erano mai accorti. Il mio cervello aveva una strana passione per i ragazzi, come dire, fuori dalle righe. 

E Seth mi sembrava proprio uno di quelli. 

Proprio per questo dovevo stargli lontana. Lui portava guai, me lo sentivo nelle ossa. E proprio per questo non sarei dovuta andare a quella dannata Iniziazione. Non devo dargliela vinta. Quindi, perchè era la decima volta che mi controllavo allo specchio per poi leggere il cartoncino con la via? Avevo iniziato a prepararmi senza aver ancora deciso se andare o meno, e ancora continuavo a non sapere la risposta. O forse sì, ma non volevo ammettere quanto fosse idiota.

Lui aveva ragione. Io ero curiosa. 

«Ci vai?» Zara e Phoebe si fermarono davanti alla mia porta aperta.

«Uh, carini quei pantaloni.» Ammiccò Phoebe.

Era un pantalone nero a campana a vita alta, stretto fino al ginocchio. Sopra avevo una top a maniche lunghe bianco.

«Grazie.» Risposi con un sorriso che si spense poco dopo. «Non lo so. Cioè, so che non dovrei andarci perchè non voglio dargliela vinta ma allo stesso tempo sono curiosa di sapere cosa fanno.»

«Lo capisco.» Disse Zara. «Soprattutto perchè chi non passa non si ricorda mai nulla.»

Il mio corpo si tese come una corda di violino. «In che senso non ricorda nulla?»

Loro scrollarono le spalle. «Dicono che vi facciano firmare un contratto ma non lo so con certezza.» Rispose Phoebe.

Okay. Ora mi stavo preoccupando. Seth non aveva detto nulla, ma perchè avrebbe dovuto?

«Dite che non dovrei andarci?» Domandai loro.

«Non penso sia così strano ciò che fanno.» Rispose Zara. «Vogliono solo creare mistero così invogliano le persone a non iscriversi. Se noti, la loro Confraternita è l'unica con così pochi ragazzi. Sono solo una ventina e questo perchè ogni anno ne accettano pochi perchè non vogliono troppa gente di mezzo.»

«Ma che senso ha?»

«Chiedilo a Seth. Lui ha cambiato le regole.»

Se non fossi morta quella sera, glielo avrei chiesto.

Lessi ancora l'indirizzo. Zara mi aveva spiegato come arrivarci, perciò non si svolgeva nella loro casa ma altrove. Avevo ancora venti minuti di tempo e ci avrei messo un quarto d'ora per arrivarci.

«Ci vai?»

Le guardai e sospirai. «Mi pentirò di questa scelta.»

Δ

Il luogo in questione era in un'area abbandonata. La casa, tuttavia, non era abbandonata ma mi sembrava essere ben tenuta, nonostante l'edera sulla parte frontale. L'ingresso della casa illuminato da candele che partivano dalla strada. Tutto questo era abbastanza inquietante. Forse era uno scherzo. Uno scherzo di cattivo gusto dato che attorno a noi non c'era niente e nessuno. Una figura sbucò da dietro le porte e il cuore mancò un battito. Era contro luce e vedevo solo una lungo mantello, anche la testa era coperta da un cappuccio. Tutto questo stava diventando troppo strano. Mi guardai attorno ma non c'era niente se non una strada e alberi. La persona uscì dalla casa e mi venne incontro. Avrei voluto dire qualcosa ma anche la voce si era spenta. Ad un paio di metri da me, il cappuccio venne abbassato e grazie alle tante candele a terra e ad un lampione in lontananza riconobbi il volto di Seth.

«Che diavolo è tutto questo?» Chiesi nervosa.

«Benvenuta all'Iniziazione Delta, Nyxlie Blake.» Fece un mezzo inchino.

Sbattei le palpebre. «Okay. Me ne vado.»

«Oh, andiamo, Peach. Non fare la fifona.»

Strinsi i denti e incrociai le braccia. «Siamo in mezzo al nulla e tu sei vestito come--non lo so, ma non è normale. È inquietante.»

«Fa parte del gioco.» Si avvicinò con calma. Solo in quel momento vidi che teneva qualcosa tra le mani. Era un mantello e una maschera nera, mi lasciava scoperta solo la bocca. «Sono per te.» Me li passò.

Afferrai il tutto con riluttanza e lo guardai. «È uno scherzo? Ci sono delle telecamere e--»

«Fa parte del gioco, Blake. Tutti siamo così. Non si entra finchè non si hanno le maschere.»

«Perchè?»

«Privacy.»

Oh. Quindi serviva per non far sapere chi era chi.

«Ormai è inutile tornare indietro. Forza, indossali ed entriamo. Manchi solo tu.»

Guardai la casa alle sue spalle. «Cosa bisogna fare?»

Scosse la testa e i suoi occhi neri, ora che era notte, sembravano davvero due buchi. «Niente spoiler, Principessa.»

Alla fine, indossai il mantello e la maschera. Il mantello era nero e lo chiusi con un laccio sotto al collo. La maschera si appoggiava sul naso e me la legai da sola dietro alla testa mentre Seth rimaneva a fissarmi in silenzio mettendomi soggezione.

«Ora, non dovrai più parlare.»

Essere in quei vestiti mi aveva già messo abbastanza nervosismo addosso e iniziai a stare in silenzio già dopo quelle parole.

Zara e Phoebe avevano ragione. Non eravamo molti ad essere stati invitati. Eravamo in questa ampia sala, adornata da mobili antichi e lampadari di cristallo. Ancora mi chiesi di chi fosse. Da un lato eravamo dieci invitati e dall'altro c'erano Seth, Chen, Derek, Penelope e Zack, con solo il mantello e il cappuccio in testa. Su un tavolo davanti a noi c'erano dei contratti e ogni contratto aveva sopra una penna.

«Tutto quello che succederà questa sera non potrà essere raccontato e se lo firmate accettate le condizioni scritte.» Parlava Chen. «Se non lo firmate, siete pregati di lasciare la casa e siete automaticamente eliminati dall'Iniziazione.»

Nessuno di noi parlò. Io fissavo i fogli perchè se avessi alzato lo sguardo, lo avrei puntato per istinto su Seth e io sentivo già il suo su di me.

«Avete un minuto per leggerlo a partire da ora.» Continuò.

Ognuno di noi afferrò un contratto. Era sinceramente troppo lungo da leggere ma feci scorrere velocemente gli occhi sul foglio. Alcuni firmarono in pochi secondi, probabilmente senza nemmeno leggerlo. L'ultimo punto parlava di possibilità nel giorno seguente di perdita di memoria parziale o totale.

«Trenta secondi.» Annunciò Seth con voce grave.

Col cuore a mille, mi abbassai verso il tavolo e afferrai la penna. Firmai. Non c'era più modo di tornare indietro.

«Bene.» Disse Chen con un sorriso. «Derek vi condurrà ai vostri primi giochi.»

Derek aprì una porta. «Dopo di voi.»

C'erano delle scale che scendevano e un angusto corridoio. Ci fermammo tutti davanti ad un'altra porta dato che al suo fianco aveva un tavolino con sopra dieci shottini e una bottiglia di assenzio era la protagonista. Derek si fece largo tra noi. Ci ritrovammo tutti con le spalle al muro e lo osservammo.

«Le prove che dovrete superare sono tre ma la prima non è così difficile. Vedetelo come se fosse un po' di coraggio liquido.» Disse e afferrò la bottiglia di assenzio. «Come prima prova, dovrete bere se shottini a testa.»

Tre?! Tre shottini di assenzio?! Voleva ucciderci per caso.

Qualcuno tossì probabilmente mangiandosi qualche parola.

«Chi vuole iniziare?» Domandò con leggerezza.

Alla mia destra qualcuno si fece avanti e afferrò uno shottino dal tavolo. Derek versò un po' di liquido trasparente.

«Facciamo che tutti completano i giri contemporaneamente.»

Meno male. Tre shottini diretti di assenzio e andavo direttamente in paradiso. Uno ad uno afferrammo un bicchierino di carta piccolo e lui versò il liquido. La mia gola bruciò come se avessi ingoiato una palla di fuoco e mi trattenni dal tossire.

Dopo altri due giri di quell'alcool, la mia testa girava già e strizzai gli occhi più volte. Avevo anche caldo. Io non ero per niente abituata a bere alcolici tantomeno se di gradazione alta. Quando tutti finimmo la prima volta che aveva distrutto il mio fegato, Derek aprì la porta alle sue spalle e piano piano riempimmo la stanza.

C'era un ring al centro e una porta sulla parete di sinistra. Sentimmo dei passi alle nostre spalle e poco dopo entrarono gli altri quattro. Fu Seth a mettersi davanti al ring e parlare con noi. Con la coda dell'occhio osservai Chen afferrare una scatola da un tavolo riposto a destra.

«La seconda prova sarà più fisica e più pericolosa.»

Pericolosa?

I suoi occhi rimbalzavano su ognuno di noi ma mi sembrava che quando si fermava su di me, rimanesse più di qualche secondo.

«Vi sfiderete a coppie che saranno casuali e l'obiettivo è disarmare l'avversario.» Spiegò ma la mia mente era annebbiata dall'assenzio e non capii bene cosa volesse dire con disarmare.

Chen si fermò davanti a me, che ero un'esterna della fila, e abbassai lo sguardo nella scatola. All'interno c'erano dei coltellini svizzeri incappucciati.

«Prendetene uno.»

Infilai la mano titubante e ne afferrai uno a caso. Voleva che disarmassimo il nostro avversario armato? Io che diavolo ne sapevo di come si disarmava qualcuno!

«Se non ve la sentite, potete abbandonare.» Aggiunse quando tutti avevamo in mano l'arma.

La rigirai e guardai il ring. Questo non era normale. Questo era molto pericoloso e poteva finire male.

«Ripeto: l'obiettivo è disarmare l'avversario. Sembra complicato ma non lo è veramente.»

Be', il cazzo. Era complicato.

Restai immobile al mio posto, attendendo il mio turno. Guardai le coppie salire sul ring e muoversi, schivare i colpi altrui. Il trucco era riuscire a colpire l'avversario per fargli perdere la presa sull'arma. Eravamo tutti coperti ma durante quei movimenti le braccia erano scoperte e riconobbi maggiormente braccia maschili. C'era solo un'altra ragazza oltre a me che aveva perso.

Il mio turno arrivò per penultimo e deglutii, impugnando il coltello. Salii sul ring con le gambe quasi molli, il corpo che ancora sudava per via dell'alcool e la testa era molto leggera. Attorno c'erano tutti gli altri. C'era Seth a sinistra, vicino a lui i suoi amici. Sentivo pesantemente il suo sguardo su di me.

Qualcuno di loro diede il via e io fissai gli occhi della persona nascosti dalla maschera. Impugnava il coltello come se fosse pronto ad attaccarmi ma non faceva un passo. Io lo impugnavo come se non sapessi che diavolo fare con quell'affare.

Come diavolo avevano fatto gli altri? Perché a me sembrava impossibile vincere quella sfida?

Mentre parlavo con me stessa, l'avversario avanzò e io mi ritrassi verso destra. Il suo fianco era scoperto e gli diedi una gomitata. Sibilò qualcosa e prima, che potessi afferrare il suo braccio armato lui, si allontanò. Questo era tutto quello che sapevo fare. Non avevo idea di come ci si difendesse da un attacco, tanto meno se armato.

I miei occhi volarono alle spalle del mio avversario. Penelope girata di fianco, aveva appoggiato una mano sull'addome di Seth e gli stava sussurrando qualcosa mentre con la coda dell'occhio mi guardava. Lei aveva chiaramente un problema con me e non capivo nemmeno il motivo. Di fatto, il modo in cui la sua mano sembrava accarezzarlo mi disturbò in un modo che non sapevo nemmeno spiegare.

E, in quel momento di evidente distrazione, la persona avanzò e io non riuscii a schivare in tempo la lama che colpì nel mio fianco, facendomi imprecare sottovoce. Il mio coltello cadde di mano perché portai entrambe lateralmente, sotto al costato, premendo sulla ferita per allentare il forte bruciore e dolore che divampò in fretta nel mio corpo.

Perfetto. Avevo perso. E mi ero ferita.

Poi, successe molto rapidamente.

Seth salì sul ring e afferrò aggressivamente il colletto dell'avversario, che lasciò cadere il coltello spaventato.

«Cosa non hai capito della frase dovete solo disarmare?» Ringhiò ad una spanna dalla sua faccia.

«I-io--»

«Sparisci, coglione.»

Con uno spintone lo allontanò e l'avversario -che capii fosse un ragazzo- quasi inciampò a cadde sulle corde. Con la coda dell'occhio vidi Chen scuotere la testa mentre Derek gli diceva qualcosa all'orecchio. Penelope sembrava infastidita. Stavo spostando lo sguardo sugli altri avversari quando venni afferrata per il braccio e trascinata giù dal ring.

«Terminate la prova.» Ordinò ai suoi amici, poi mi portò in una stanza.

Sembrava un piccolo spogliatoio data la presenza di una panca con appendiabiti in metallo. L'unica luce proveniva da una lampadina appesa al soffitto.

«Ti sei distratta. Che diavolo stavi pensando?» Mi rimproverò duramente senza guardarmi. Era troppo occupato ad aprire un lungo armadietto e tirare fuori una scatola di latta.

Pensavo e guardavo te.

«Perchè ti importa?» Perchè ti importa se vinco o perdo? Perchè ti importa avermi alla Delta?

«Non mi importa.» Replicò piatto. «Non voglio rischiare di ricevere denunce.»

Cosa credevi, Nyxlie?

«È solo un taglio. Non vi denuncerò per questo.»

I suoi occhi trovarono i miei da dietro la maschera e si avvicinò. Io ero in piedi contro alla porta. Appoggiò la cassetta sulla panca al mio fianco e drizzò la schiena, fissandomi dall'alto.

«Fammi vedere.»

La parte orgogliosa di me urlava di non farlo ma dall'altra parte io stavo urlando dentro per il bruciore di quel taglio. Con un sospiro, slacciai il mantello e mi tolsi anche la maschera che iniziava a pizzicarmi le guance.

Abbassai lo sguardo e il bordo del top bianco sporco di sangue. Il taglio era proprio li, tra i pantaloni e il top. Deglutii. Pensavo non fosse così brutta. Spostai lo sguardo su di lui, sentendolo muoversi. Aveva aperto un sacchetto di cotone e ora lo stava imbevendo di disinfettante.

«Le vostre prove sono inusuali.» Dissi, dovendo spezzare il silenzio che mi stava soffocando.

Il mio cuore accelerò quando osservai le sue dita premere il cotone bagnato contro la ferita e strinsi i denti per il bruciore.

«Vogliamo meno persone possibili e solo pochi hanno il fegato di continuare consapevoli che tutto può succedere.» Rispose, la voce bassa e concentrata.

Sbattei le ciglia e guardai il suo volto. Un cipiglio era fisso sulla fronte mentre i suoi occhi bui erano incollati sulla mia pelle esposta. Le sue dita che prendevano cura della mia ferita.

«Che scopo ha creare una confraternita ma non volere persone?» Domandai.

«Avresti bisogno di qualche punto ma non li ho qui. Metterò solo dei cerotti. Stai attenta a non fare movimenti avventati.»

Ovviamente doveva evitare la risposta. Mi morsi il labbro quando afferrò i lembi della mia pelle per chiudere la ferita e poi applicarci il piccolo cerotto strip. Ne mise tre. Poi applicò un cerotto più grande quadrato. Il tutto in un categorico e fitto silenzio.

«Rivestiti. Hai la terza prova da superare.»

Lo guardai allontanarsi. «Ma sono stata colpita e--»

«Lo scopo non era quello.» Chiuse l'anta dell'armadietto con troppa veemenza. «L'avversario non è stato alle regole.»

«Non le hai spiegate.»

I suoi occhi mi trovarono svelti e infastiditi mentre mi rimettevo il mantello.

«Ho detto che avreste dovuto disarmare, solo disarmare. Togliere solo l'arma. Questa era la regola.»

E lui ti ha ferito, non disarmato, sembrò voler dire.

Mi rigirai la maschera nera tra le mani e quando fu di nuovo davanti a me, lo guardai da sotto le ciglia. Non spaventata ma incuriosita.

«Qual è la prossima prova?»

«Spogliarsi.»

«Come prego?» La mia voce salì di qualche tono.

Accennò ad un sorriso e poi sfilò la maschera delle mie mani.

«I-io...io non mi spoglierò.»

«Lo vedremo.»

Questi erano pazzi. Io non mi sarei mai tolta nemmeno un indumento davanti a loro. Lo guardai malamente, in procinto di ribattere, ma fece un passo avanti, rubandomi gran parte dell'ossigeno a disposizione. Posizionò la maschera sul mio naso e mi fissò dall'alto. Le iridi nere pronte a risucchiarmi l'anima.

«Cosa succede se supero le prove?» Chiesi, la gola secca.

Sentii le sue dita maneggiare dietro la mia nuca per sistemare i laccetti della maschera. Il suo volto era così, fin troppo vicino al mio. Il suo respiro scontrava sulla mia faccia. Il suo profumo mi mandava in confusione.

«Succede che avrai la camera accanto alla mia.»

Sistemò la maschera e poi le sue dita scivolarono sotto al mio mento, sollevandolo e chinando la la testa. Deglutii per quella situazione che stava facendo impazzire i miei campanelli d'allarme. Quei pozzi neri mi stavano schernendo e anche quel fastidioso sorrisetto.

«Ma ti avviso che potresti far fatica a prendere sonno. Sai, troppi rumori.»

Colsi il senso dei suoi rumori e la mia mente ricreò quell'imbarazzante momento di me nascosta sotto al biliardino e lui che dava piacere a Katy. Inclinò la testa, studiandomi e vivendo la mia agitazione.

«Ed è vietato restare nascoste, Blake. Devi partecipare

Il mio corpo venne colpito da un'ondata di calore assurdo. Fissò i miei occhi in parte nascosti dalla maschera e lesse il mio sgomento. Seth era esattamente quel tipo di ragazzo che ti lasciava l'innocenza a brandelli. Il problema era che io non avevo più nulla di innocente. Risucchiai un respiro quando chinò in avanti il volto e le sue labbra sfiorarono il mio orecchio. Sentii le gambe farsi più molli e il mio cuore sull'orlo di un infarto. Inspirai il suo profumo.

«Scommetto che avresti voluto essere al suo posto.»

Riacquistai parte della mia dignità e replicai stizzita. «Ti sarebbe piaciuto, Nixon.»

Si tirò indietro e il mio stomaco si ribaltò alla vista del luccichio nel suo sguardo.

«Almeno io non mento a me stesso, Peach.»

Il mio corpo si scaldò di nuovo e lo spinsi via per poter tornare a respirare. Basta, era troppo. Torna alla realtà, Nyxlie. Vattene via.

«Non voglio più continuare. Ho perso. Fammi uscire da qui.» Incrociai le braccia.

«Non hai perso, Principessa. Devi finire le prove.»

Aprii bocca per rispondere ma lui mi sistemò il cappuccio sopra alla testa, mi staccò dalla porta per poi aprirla e costringermi a tornare dagli altri. Mi scansai dalla sua presa con uno strattone e gli rifilai una brutta occhiata dietro la maschera. Andai al centro con gli altri rimasti.

Eravamo solo in cinque.

«Bene. A quanto pare siete voi i finalisti.» Sospirò Penelope, camminando avanti e indietro. Mi rifilò un'occhiataccia quando si fermò davanti a me e riprese a camminare portando tutta l'attenzione a sé. «L'ultima prova richiede la vostra sincerità.»

Seth aveva detto che avremmo dovuto spogliarci, cosa aveva a che fare con la sincerità. Seguii Penelope con lo sguardo e la vidi prendere dalle mani di Derek un vaso nero e appoggiarlo sul tavolo a destra. Solo in quel momento mi accorsi di alcune penne e foglietti di carta.

«La prova consiste nel confessare il vostro più grande segreto. Ciò che vi tormenta di più, che vi ha ferito di più o che vi fa sentire sporchi e che non avere mai detto a nessuno.» Disse Chen. «Tutti abbiamo un segreto di cui ci vergognamo. Vogliamo sapere quanto siete disposti a spogliarvi. Lì ci sono dei foglietti, lo scrivete e lo inserite nel vaso. Noi li leggeremo e chi avrà il coraggio di farsi avanti e appropriarsi del segreto, sarà uno di noi. Vi chiediamo di scrivere tutti al maschile.»

Spogliarsi. Questo intendeva dire Seth. Non in senso letterale ma più metaforico.

I miei occhi guizzarono sulla sua figura e lo trovai già fissarmi senza mostrare troppe emozioni. Mi fissava e basta. Come aveva fatto dall'inizio di quei giochi. Appena distolsi lo sguardo la mia mente si bloccò.

Quella prova sembrava uno scherzo del destino.

Il mio più grande segreto era talmente orrendo che mi vergognavo a scriverlo.

Nessuno di noi si mosse. Almeno non era l'unica riluttante in questo. Guardai il tavolo con i fogli e mi sentii male. Non potevo scrivere quello che volevano. Dovevo mentire. E tanto, se lo avessi fatto, non lo avrebbero mai saputo.

«Anche se non volete confessare chi ha scritto cosa, prendetela come un modo per liberarvi di ciò che non avete il coraggio di dire a nessuno.» Sentii dire da Seth e per quanto non volessi farlo, pensai che stesse parlando più a me che a loro.

Tuttavia, nessuno di noi si mosse per almeno altri secondi.

Liberarvi di qualcosa che non avete il coraggio di dire.

Avrei potuto anche farlo ma se tutti avessero confermato i propri segreti, e io no, si sarebbe capito per esclusione, anche se tutti avessimo scritto al maschile. E io non volevo farlo sapere.

Lo scricchiolio di una suola attirò la mia attenzione. Qualcuno si stava avvicinando al tavolo. In poco tempo i quattro crearono una piccola fila e io mi ritrovai ad essere in fondo, non ancora sicura di quello che stavo facendo. Osservai la persona infilare il bigliettino piegato nel vaso nero e seguì a scrivere la seconda.

È solo un segreto. Non sarebbe male poterlo confessare.

Sentii un paio di occhi bruciare ma non osai voltarmi, sapevo perfettamente chi fosse.

In fretta fu il mio turno. La mia mano stringeva la penna che tutti avevano usato e fissai il foglio bianco da dietro la maschera.

Sfogati, Nyx. Togliti questo peso e non dire che è il tuo.

Deglutii. Sapevo che tutti stavano attendendo me. La punta della biro toccò il foglio e, come se qualcun altro stesse muovendo la mia mano, mi liberai di un peso che mai avevo detto ad alta voce. Con gesti automatici, piegai il foglio e lo infilai nel vaso, incrociando velocemente lo sguardo di Chen che sembrò ammiccarmi.

Mi misi a fianco ad un candidato e fissai a terra. Il cuore batteva incessante e le orecchie mi fischiavano. Sentii il fruscio dei foglietti che venivano mescolati e pregai che il mio non uscisse per primo. Chen si schiarì la voce e sollevai lo sguardo. Alla sua destra c'erano Seth e Derek, a sinistra Penelope e Zane.

«Ho fatto sesso con un professore per ottenere una lettera di raccomandazione.» Lesse Seth. «E il professore era il padre del mio migliore amico.»

I cinque ci guardarono, attendendo che qualcuno si facesse avanti. Nessuno sembrò avere il coraggio. Poi, sul punto di prenderne un altro, qualcuno fece un passo avanti e un paio di scarpe bianche spuntarono da oltre al mantello. Seth fece un cenno con la testa e poi prese il secondo foglio. Dalla prima parola il mio corpo si immobilizzò e smisi di respirare.

«Più volte ho desiderato che lui morisse.»

Quel biglietto, quelle parole, lette dalla voce di Seth, per assurdo, lo rendeva meno sbagliato. Lo lesse e basta. Non c'era giudizio nel tono, nessun rimprovero. Ma era troppo. Sentire il mio pensiero ad alta voce, dalla sua voce--era troppo.

E non potevo dire che fosse il mio.

Perché era sbagliato, anche se lui non l'aveva dimostrato. Era un pensiero malato e mi pentivo.

Così, cercai di non fare nessun movimento. Di non respirare troppo forte. Di non vomitare. Restai immobile e li fissai. I loro sguardi vagavano su di noi alla ricerca del proprietario. Non avevo idea se avessero capito che fosse mio ma io non gli diedi modo di dare una conferma. Non mi mossi. Non avevo nessuna intenzione di fare quel passo. Non volevo nemmeno essere lì. Avevo scritto quel segreto perché credevo di togliermi un peso ma, ora che lo avevo sentito con parole altrui, mi sentivo più sporca rispetto a prima.

Seth proseguì a leggere.

Una volta da ubriaco mi sono masturbato sulla foto della mia migliore amica. Non gliel'ho mai detto e mi sento in colpa

Lo scorso anno ho tentato il suicidio e nessuno lo sa

So che mio padre tradisce mia madre ma non ho il coraggio di dirglielo

Tra questi, solo l'ultimo fece un passo avanti.

Eravamo in tre a non esserci mossi. Ad essere rimasti incatenati, disgustati o impauriti dalle nostre azioni o pensieri.

«Voi.» Zane si rivolse a noi quattro. «Potete andare via. Seguite Penelope.»

Non azzardai ad incrociare lo sguardo di Seth e attesi che Penelope mi superasse per poi seguirla. Aprii la porta da cui eravamo entrati e poi uscimmo. Attraversammo il buio e stretto corridoio per poi salire le scale. La luce della casa solleticò la mia vista in modo fastidioso. Ci trovammo tutti nel corridoio principale. Penelope raggiunse un tavolino su cui c'erano dei bicchierini con del liquido chiaro.

«Bevete.» Ordinò dandogli ad ognuno di noi il bicchiere.

Lo guardai, sembrava acqua.

«Vi servirà solo per dimenticare questa serata.» Aggiunse.

Aggrottai la fronte ma, quando vidi gli altri ingoiare con un colpo secco il liquido, li imitai e lo ingurgitai.

Non passò molto da quando il mio cervello si sconnesse dal mio corpo e scivolai in un buio che sembrò avvolgermi come un paio di braccia sicure. O forse, un paio di braccia sicure mi avvolsero per davvero.





S/A.

😶‍🌫️

➡️ Cosa ne pensate? Vi aspettavate delle prove di questo tipo?

Lasciate un voto e un commento, se vi è piaciuto!

A presto, Xx 🖤👽

Altri profili social🍒
Instagram e Tik Tok: @ anonwriter23

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top