Capitolo 39
«Ti trovo bene.»
«Non iniziare.»
«Felice.»
«Winter...»
«Decisamente riposata.»
«Smettila.»
«Molto...appagata.»
Tossii e abbassai il bicchiere di caffè shakerato, leccandomi le labbra. «Ho capito.»
«Il sesso mattutino migliora la giornata, vero?»
Due anziane signore passarono di fianco al nostro tavolo e mi lanciarono un'occhiata di rimprovero.
Tirai un calcio alla mia migliore amica. «Ahia! Mi hai abbandonata ieri, almeno fammi divertire.»
«Non ti ho abbandonata, ci saremmo comunque viste oggi.»
«Non importa. Hai tardato di una buona ora.» Schioccò.
«Com'è andata ieri con Greg?» Domandai, provando a spostare l'attenzione su di lei.
Se continuavamo a parlare di Seth non mi sarebbe mai passata la voglia di tornare indietro da lui e restare chiusa nella sua camera, la quale era molto grande. Avevo ancora i brividi sul corpo per il suo tocco ed ero ancora indolenzita, sembrava sentirlo ancora dentro di me. Accavallai le gambe a quel pensiero e deglutii, concentrandomi su Winter.
«Bene.» Si tirò una ciocca dietro l'orecchio. «La sua famiglia è gentile e molto simpatica.»
«Quindi...» Ammiccai un po'. «Non pensi che forse sia arrivato il momento di ammettere che ti piace e che fareste meglio a provarci seriamente?»
«Mi piace.» Ammise, arrossendo. «Mi piace molto ma non penso che sia il caso.»
«Ma perchè?»
«Perchè si vede che si diverte a fare il coglione con le altre e lui non ha ancora accennato a niente.»
«Tu hai mai detto qualcosa?» Ritorsi.
«No, sei pazza?» Fece una smorfia. «Se vuole, lui lo fa lui.»
«Finirete che andrete avanti solo a scopare.»
«E mi sta bene.»
«Ma tu vuoi anche altro.»
«Si ma--»
«Niente ma.» La bloccai. «Se lui dovesse rifiutare, allora non ne vale la pena. Ma non rifiuterà.» Sorrisi, infine.
Arricciò le labbra mentre agitava il cucchiaino nella sua tazza. «Perchè non segui i tuoi stessi consigli?»
«Perchè...» Mi schiarii la voce. «Perchè io so che Seth non vuole relazioni serie e comunque ci sono cose che ancora non mi vuole dire.»
«Ma ti piace.»
«Peggio.» Mormorai.
Winter sgranò gli occhi. «Scherzi?»
«No, io...» Buttai fuori l'aria. «So che è assurdo, ma penso davvero di essere innamorata di lui. Anche se a volte vorrei strangolarlo per certi suoi comportamenti.»
«Ma è fantastico!» Mi strinse la mano con un sorriso elettrizzato. «Quando pensi di dirglielo?»
«Tipo, mai?»
«Nyx, amica mia.» Mi afferrò anche l'altra mano e si mise in posizione che anticipava un grande discorso. «L'ho visto come ti guardava a Las Vegas e anche questa mattina...quello non è uno sguardo qualunque, okay? Lui prova decisamente qualcosa per te. Non è solo sesso.»
«Con Seth è tutto molto difficile.» Mormorai. «E finché lui non riesce ad aprirsi totalmente con me, io non me la sento di dirglielo.»
«Ehi, tu l'hai scelto bello e misterioso.»
Ruotai gli occhi. «Già, colpa mia.»
Ridacchiò e poi si bloccò di colpo. «A proposito, mi dispiace per la storia del bowling.»
Glielo avevo raccontato, dello incontro-scontro.
Alzai le spalle. «Hanno chiarito, penso.»
«Sai perchè hanno discusso?»
«Jace mi ha rifilato le solite risposte ma sono certa ci sia qualcosa sotto.»
«Perchè dovrebbe mentirti?»
«Non lo so.» Sospirai. «Sai, in certi atteggiamenti si somigliano. Lui e Seth.»
Arricciò il naso. «Sicuramente hai un tipo.»
«Che sarebbe?»
«Bello. Tenebroso. Stronzo. Criminale.»
Premetti le labbra per non scoppiare a ridere perchè in fondo aveva ragione. «Jace non è tenebroso, è solo molto schivo.»
Ma Seth era davvero tutte quelle cose.
Continuammo a chiacchierare. Mi raccontò nel dettaglio la giornata di festa trascorsa con Greg mentre io cercavo di essere una buona amica e ascoltare. Tuttavia molto spesso la mia attenzione si perdeva nei ricordi e la sua voce era solo un sottofondo, mentre nella mia mente si riproducevano le immagini di Seth di quelle ventiquattro ore passate con lui.
Mesi fa non mi sarei mai immaginata di ritrovarmi qui, a pensare a quanto mi facesse stare bene la sua presenza. Non era perfetto, aveva sicuramente lati di lui che poteva migliorare, ma nemmeno io ero perfetta. Tolta l'attrazione fisica che era evidente, forse ammettevo che era anche l'istinto da crocerossina che c'era in me che mi attirava a lui, ma era anche la convinzione genuina che lui fosse in fondo una brava persona che aveva attraversato delle brutte esperienze.
Il fatto che Seth a volte parlava di cambiamento e di migliorare se stesso era una cosa positiva che mi faceva venire voglia di aiutarlo in questo percorso, e non perchè ci fosse qualcosa di sbagliato in lui -tranne quando picchiava la gente- ma perchè sapevo che da solo era un percorso faticoso e mi sarebbe piaciuto essere la persona che lo avrebbe accompagnato, perchè ci credevo in lui.
Lui mi affascinava, nella sua aurea complessa e misteriosa. Mi sentivo come una falena attratta dalla sua oscurità ma che volava grazie alla fioca luce che emanava. Forse lui non la vedeva, ma c'era. C'era quando mi difendeva, quando mi spingeva ad essere più forte, quando mi consolava, quando mi stringeva.
Non potevo negare nemmeno il fatto che mi avesse fatta soffrire ma ora lo conoscevo abbastanza da sapere che ferire era una tattica di difesa. Anche Chen l'aveva detto. E non pensavo che potesse avere ragione ma piano piano mi era sembrato di scorgere una verità dietro le parole del suo migliore amico. Non potevo essere come le altre. Ero qualcosa per Seth, qualcosa che ero certa facesse fatica a definire perchè non era per niente bravo a leggere o a interpretare le sue emozioni.
Quella mattina avevamo fatto sesso nel suo letto. Non quello dell'appartamento a San Francisco, era proprio di casa sua. Ci avrebbe pensato esattamente come ci stavo pensando io a quello che avevamo fatto? A dove l'avevamo fatto? Doveva per forza significare qualcosa.
Per me significava tanto, ogni volta che si apriva con me in piccoli gesti, io li catturavo con gelosia ma ora avevo assorbito così tanti ricordi che mi facevano scoppiare il cuore. Non sapevo più dove metterli. Ogni volta che li rivivevo sentivo il petto bruciare, mi prendeva anche lo stomaco ed era come un peso enorme, quasi soffocante. Avrei voluto liberarmene per alleggerirlo un po' ma era troppo presto, dovevo trattenermi ancora un po'. Prima dovevo capire bene le intenzioni di Seth, capire se lui stava almeno provando ad analizzare ciò che faceva e diceva, perchè arrivati a questi punto, non poteva essere fatto tutto per caso. Ma io non potevo nemmeno buttarmi a capofitto nel vuoto, non l'avrei fatto. Prima dovevo avere la certezza di ciò che provava e poi...poi avrei ragionato sul da farsi. Non potevo nemmeno non tenere conto a tutti i segreti che aveva. Non potevo non ignorare i campanelli di allarme che lui e Chen mi avevano lanciato contro e che stavo continuando ad ignorare. Temevo di quando mi sarebbero caduti addosso, mi avrebbero schiacciata e io sarei rimasta distrutta sotto essi. A volte mi chiedevo quanto potesse essere terribile? Quali segreti poteva mai avere? Entrambi, cosa nascondevano? Perchè temevano che avrei perso la loro fiducia? Cosa poteva esserci di così tanto brutto? Certo, al mondo ce n'erano di cose terribili ma insomma, dubitavo che potessero essere così brutte. Forse loro esageravano.
Dopo la nostra lunga colazione, tornammo in dormitorio e poltrimmo sul suo letto finchè Greg non ci invitò a mangiare in un pub a Broadway. Ci preparammo in fretta e corremmo alla metro. Il locale faceva dei burger che erano strepitosi.
Oltre a Greg c'era anche il suo amico Mark, lo avevo incontrato la prima volta che eravamo andate all'Angels e poi a vedere l'incontro di Bulldog e un altro. Lì avevo scoperto di Seth e avevo anche baciato Seth nei bagni del dormitorio, e poi avevamo litigato.
Mark era un ragazzo d'oro, davvero dolce. Mi aveva raccontato che purtroppo si era lasciato con la sua ragazza da un paio di settimane e stava ancora soffrendo. Lei lo aveva tradito andando con un suo collega di lavoro e Mark era stato disposto anche a perdonarla pur di non perderla, lei però lo aveva lasciato. Sicuramente bisognava sentire anche la parte di storia di lei per capire il perché di quel gesto, cosa l'avesse spinta davvero, però vedere Mark che parlava di lei ancora con gli occhi brillanti mi faceva molta tenerezza. L'amava ancora e mi dispiaceva per lui.
«E tu?» Domandò, azzanndando una patatina. «Hai un ragazzo?»
Ridacchiai nervosamente. «Diciamo che potrebbe esserci qualcuno ma la nostra situazione non mi è ancora ben chiara.»
Mi chiesi se fosse stato Seth a ricevere questa domanda cosa avrebbe risposto lui? Avrebbe detto che nella sua vita poteva esserci qualcuno?
Mi stavo tartassando con domande a cui non avrei mai avuto risposta perché non le chiedevo al diretto interessato, ma allo stesso tempo non avrei mai avuto il coraggio di fare questa domanda.
Il pranzo proseguì molto tranquillamente. Quando Greg e Winter scoppiarono la bolla amorosa che avevano creato, decisero di intavolare anche con noi una bella chiacchierata.
Quando terminammo il pranzo io e Winter decidemmo di fare una passeggiata nei dintorni.
«Cosa mangiamo questa sera?»
«Terry, ho appena finito di mangiare. Sto scoppiando.»
Sbuffò. «Ma è solo per avere un'idea.»
«Be', richiedimelo tra quattro ore.»
«Okay.» Borbottò. «Passiamo dal cimitero? Così tagliamo la strada.»
Feci una smorfia. «Sai che non mi piace passare tra le tombe delle persone.»
Lo trovavo un po' irrispettoso.
«Dai su.» Afferrò il braccio e mi trascinò per farmi attraversare. «Tanto siamo già qui.»
Credevo fosse normale non amare i cimiteri, erano luoghi di storie interrotte o terminate perché la vita non era infinita. Erano luoghi pieni di dolore, malinconia e di una serena tranquillità.
«Oddio. Guarda!» Winter mi strattonò il braccio e puntò verso destra. «Quella non è la ragazza di Jace?»
Mi bloccai e guardai nel punto indicato. Effettivamente a poca distanza tra noi, tra varie lapidi, spuntavano due figure. Una di questa era proprio Taylor, non si poteva non riconoscere la sua bellezza anche a distanza, con quei capelli scuri e lucenti, e--
«Zion.» Scivolò via con sorpresa il suo nome dalle mie labbra.
«Chi?»
Stavano parlando come se si conoscessero da molto e lui aveva tra le mani un mazzo di fiori.
«Nyx?»
«Oh, um. Si, è un amico di Seth.» Dissi, continuando a guardarli. Se avessero girato a destra la testa ci avrebbero viste ma continuavano per la loro strada. «Stava insieme a sua sorella.»
«È...morta?»
Annuii.
«Oh.»
«Be', Taylor è sua cugina, per questo si conoscono.»
«Dici che portano quei fiori a lei?»
Mi si strinse il petto a quel pensiero. Quante volte l'aveva fatto Seth?
«Può essere. Quando ho conosciuto Zion era il giorno del suo compleanno, lui ha una band e le hanno dedicato la sua canzone preferita. Ma non so quando sia morta...»
«Può essere oggi?»
«Seth non mi ha detto nulla.»
Ma Seth non mi diceva molto. Come il giorno del suo compleanno, avrei potuto fargli gli auguri ma pochi giorni prima -quando eravamo insieme- non mi aveva detto nulla.
Rimanemmo ferme, ormai lontane, a guardarli. Per qualche assurdo motivo volevo scoprire dove si sarebbero fermati, ma non era corretto. Se era davvero la sorella di Seth a cui stavano portando quei fiori, io non avevo nessun diritto di intromettermi.
«Dai, andiamo.» La spinsi a riprendere a camminare per la nostra strada.
Facemmo solo pochi passi e poi le sue mani si arpionarono alle mie braccia.
«Guarda. Si sono fermati.»
«Non è rispettoso--»
«Smettila.»
«Cosa?»
Winter piantò i suoi occhi puntigliosi nei miei. «Seth non dice la verità, giusto?»
«Be--»
«Ti nasconde sempre qualcosa. Scommetto che non sai nemmeno il nome di sua sorella.»
«No ma si vede che per lui è un argomento delicato.»
«Quando è morta? Com'è morta? Cosa ne sai dei suoi genitori? Sai come si chiamano? Cosa--»
«No, senti.» La bloccai. «Non è di queste cose che parlavo prima quando ho detto che non era sincero. Questo riguarda la sua famiglia e io non lo obbligherò ad aprirsi su questioni che evidentemente sono delicate per lui. So che i problemi sono altri, che i segreti sono altri.»
Lei incrociò le braccia e mi guardò come se stessi dicendo un mucchio di stronzate.
Okay, volevo sapere di più su Seth, di sua madre, di suo padre e specialmente di sua sorella dato che sembrava essere stata l'unica cosa bella della sua vita ma non potevo distruggere quel muro che si era costruito in tutti quegli anni così velocemente, con quelle domande poi. Dovevo andare con calma e se l'ambito era quello familiare non avrei mai messo pressione, si sarebbe aperto quando avrebbe voluto.
Sul resto però...
«A volte bisogna agire male a fin di bene.»
«No, non è vero.»
«Io vado a vedere dove si sono fermati.»
«Cosa? No. È sbagliato, Winter. Winter dove vai? Winter!»
Sbuffai contrariata quando iniziò a dirigersi in una delle tante stradine che ci portavano davanti a varie lapidi, era come stare dentro una scacchiera.
Mi rifiutai di seguirla. Zion e Taylor erano ancora in quella zona e entrambi avrebbero potuto riconoscermi e dirlo a Seth. Non volevo assolutamente litigare con lui.
La lasciai da sola e io affrettai il passo per uscire dal cimitero.
Da un lato poteva avere anche ragione ma dall'altro era sbagliato agire così. Si stava parlando di un morto dannazione, non era affatto rispettoso.
Attesi Winter fuori dal cimitero per diversi minuti. Stavo quasi per scriverle quando due persone mi passarono davanti.
«Nyxlie?»
Alzai la testa di scatto e mi finsi sorpresa. «Zion? Ehi! Che sorpresa.»
Taylor era al suo fianco, mi rivolse un sorriso di circostanza che ricambiai nervosamente.
«Come stai?» Domandò Zion con gentilezza.
«Bene, grazie. Tu?»
«Il solito.» Alzò le spalle. «Stiamo provando a far conoscere il nostro disco a qualche etichetta.»
«Oh, wow. Fantastico.»
Annuì e poi si voltò verso Taylor. «Voi due...»
«Si, ci siamo già viste.» Conclusi per lui, guardandola con un sorriso teso. «Ma non ci siamo ancora presentate. Sono Nyxlie.»
Lei strinse la mia mano con decisione. «Taylor.»
«Stai aspettando qualcuno?» Chiese Zion appena ritirai la mano.
«Um, no--si. Cioè, la mia amica è dentro. Sta salutando dei suoi...cari.» Mentii. «Ma a me non piacciono molto questi posti quindi aspetto qui.»
«Capisco.»
L'istante successivo il mio telefono squillò. Era Winter.
«Ehi, è stato un piacere rivederti.» Dissi, stroncando quell'incontro.
Loro due si allontanarono insieme e io feci qualche passo rientrando nel cimitero e risposi al telefono.
«Si può sapere dove--»
«Vieni assolutamente alla tomba.»
«Cosa? No. Winter? Win--»
Guardai il telefono e mi accorsi che aveva spento la telefonata.
Mi girai ancora, controllando che non stessero tornando indietro per chissà quale motivo e poi ripresi a camminare.
Superai coppie di anziani e altre persone che erano qui a commemorare i loro cari e poi scovai Winter nello stesso punto in cui avevo visto fermarsi Zion e Taylor. Entrai in quella corsia di lapidi e incrociai le braccia con sguardo da rimprovero.
«Si può sapere perchè--»
«Guarda.» Indicò la tomba e la sua espressione turbata mi fece preoccupare.
Mi fermai davanti a lei e girai la testa in basso a destra.
Le braccia mi caddero lungo i fianchi, così come il cuore sprofondò nello stomaco. Feci un passo indietro non riuscendo a credere a ciò che vedevo scritto.
Oddio. Sentii un macigno cadermi addosso. Facevo fatica a respirare.
Non era possibile.
No. Non era possibile.
Non sapevo nemmeno l'avessero seppellita qui.
Sentii qualcosa sgretolarsi lentamente.
Io--
«Ci...ci deve essere una spiegazione.» Buttai fuori con un sorriso nervoso.
Guardai la mia amica con le lacrime agli occhi. Lei era turbata.
«Nyxlie--»
«No!» Esclamai e qualcuno che stava passando nelle file vicine si girò per guardarmi. «No. No, Winter. Non--ci deve essere una spiegazione, okay? Magari sono fermati perché hanno riconosciuto il nome o perché--»
«Hanno lasciato i fiori, Nyx.»
Tornai alla lapida e soffocai un respiro quando vidi quel mazzo di fiori che aveva poco prima Zion, proprio accanto alla sua foto.
Non era possibile. Non poteva essere vero. Doveva esserci una spiegazione.
I miei occhi si soffermarono sulle incisioni che in quei quattro anni non avevo mai letto, perché non avevo mai avuto il coraggio di cercare la sua tomba.
In memoria di
Daphne Irwin
Ovunque tu sia, sarai per sempre nei nostri cuori.
Scossi la testa. Negando ciò che i miei occhi leggevano. Non poteva essere vero.
«Seth--» Singhiozzai e deglutii. «Lui non si chiama Irwin. È Nixon.»
«Taylor si chiama Irwin.»
Le ciglia si bagnarono quando sbattei le palpebre intontita e la guardai attonita. «C-cosa?»
Lei tirò fuori il telefono e poi mi mostrò un profilo di Instagram, era quello di Taylor.
«Taylor Irwin.» Lessi in un soffio. Mi leccai le labbra bagnate di sale e tirai su col naso. «M-ma non capisco...»
«Magari Seth ha preso il cognome della madre.»
«N-no lui--lui non aveva un bel rapporto con lei.»
«Nyxlie.» Mi strinse una spalla e addolcì lo sguardo. «Ti ha mai detto come si chiama? Qualcosa di lei? Della sorella? Hai mai visto una foto?»
Aprii bocca per rispondere ma non riuscii a dire nulla perché non c'era nulla da dire. Seth non mi aveva mai detto nulla. Non aveva foto di loro. O forse non voleva farmele vedere.
«Dobbiamo andare in un posto.» Dissi, invece. Mi asciugai le guance e guardai ancora la tomba. Una fitta dolorosa mi attraversò il cuore. «Si, dobbiamo andare nel Bronx.»
«Cosa? Sei matta? A fare che?»
Forse sì, ero matta.
«So dove abitava Seth. Devo entrare in quella casa.»
«E poi sarei io quella irrispettosa...» Incrociò le braccia e mi guardò storta. «Non è forse meglio parlargli--»
«Parlargli? Terry, lui potrebbe essere il fratello--» Non riuscii nemmeno a terminare quella frase. «Mi ha...mentito. Mi ha fottutamente mentito su tutto, per tutto questo tempo e io...»
«No, hai ragione.» Mi strinse una mano. «Forza, andiamo a scassinare una porta. Chiamo Greg?»
«No. Prendiamo un taxi.»
Non ricordavo la via precisa ma sarei riuscita ad arrivarci.
Il tragitto in taxi fu silenzioso e doloroso. Mai avrei pensato di leggere quel nome su quella lapide. Sapevo che stavo facendo una cosa sbagliata, a tratti pericolosa, ma prima di andare completamente fuori di testa avevo bisogno di risposte, che lui non mi avrebbe mai dato se gliele avessi chieste al momento.
Seth poteva essere il fratello di Daphne, colei che io avevo abbandonato.
Se fosse stato cosi, sarebbe stato tutto finto perché ricordavo le domande inquisitore, lui cercava solo la verità da me, non voleva altro.
E tutte le volte in cui mi aveva detto che mi avrebbe ferita, che era un bastardo, che non avrei più voluto avere a che fare con lui ora iniziavano a prendere forma, iniziavavo ad avere la motivazione.
Volevo sbagliarmi. Volevo che ci fosse un'altra spiegazione ma era difficile non iniziare ad un unire di puntini.
Come quella D tatuata sulla mano. Poteva essere solo una coincidenza, no?
Non mi aveva mai detto il nome, mai detto l'età, come o quando era morta. Mai. E io non sapevo la sua data di nascita altrimenti avrei potuto pensarci a quell'uscita di mesi fa.
Il fatto era che non si assomigliavano nemmeno. Daphne aveva questi lunghi capelli lisci e castani e grandi occhi verdi, mentre Seth era un buco nero. Quindi anche in quel caso, non avevo fatto nessun collegamento.
E poi c'era stata quella volta in cui gli avevo detto che volevo mettermi in contatto col fratello di Daphne e lui era diventato subito nervoso e aveva smontato le mie idee.
Dio. Seth era davvero il fratello di Daphne?
Mi svegliai di soprassalto dai miei pensieri quando il taxi si fermò nella via che aveva capito da alcune informazioni che gli avevo dato. Pagammo e scendemmo. Venire qui da sole forse non era stata una brillante idea ma non c'era nessuno in strada, nemmeno nei tratti di terra privati delle case.
«Quella è la casa.» Mormorai indicandola con la testa.
«Come facciamo ad entrare?» Domandò.
Fissai il porticato traballante. «C'è una chiave. Prima dobbiamo controllare che non ci sia il padre.»
Essere andate lì di giorno non era stata una mossa intelligente perché chiunque avrebbe potuto vederci gironzolare attorno alla casa per spiare dalle finestre, ma contavo sul fatto che da queste parti le persone si facessero gli affari propri.
Io e Winter ci ritrovammo davanti alla porta dopo diversi minuti.
«Sembra vuota.»
«Esatto.»
Il cuore mi batteva all'impazzata. Era sbagliato entrare in quel modo, lo sapevo ma necessitavo delle risposte.
Mi accasciai per cercare le chiavi che trovai sotto allo zerbino. Mi tremava la mano quando la infilai nella serratura. La porta cigolò quando l'aprii cauta. Speravo davvero che quella casa fosse vuota. Trovai bottiglie di birra e lattine sul divano e a terra, vari cartoni della pizza buttati alla rinfusa, un forte odore di fumo invadeva la stanza ma per il resto c'era silenzio. Winter disse che sarebbe rimasta in strada per avvertirmi se qualcuno fosse arrivato.
Mi chiusi la porta alle spalle e non persi tempo. Non potevo rischiare che il padre di Seth tornasse e mi beccasse lì come una ladra. Andai al piano di sopra e mi fermai davanti alla porta di Seth. Era chiusa. La superai e aprii le altre: in una trovai il bagno, in un'altra la stanza del padre. Così ne rimase solo una.
Sentivo la bile risalire per la trachea. Era sbagliato, mi dicevo. Ero ancora in tempo per tornare indietro e chiedergli delle spiegazioni ma no, dovevo avere già delle risposte.
Afferrai la maniglia e, sull'orlo di un conato di nausea, l'abbassai. C'era odore di chiuso, le tende erano tutte tirate facendo entrare davvero poca luce ma abbastanza da distinguere gli oggetti. C'era un letto ancora intatto posto sulla destra, un armadio frontale alle porta e una finestra a fianco, una scrivania invece era sulla parete di sinistra. Quella stanza sembrava l'unica che portava con sé ancora i ricordi di una vita che era stata spezzata ingiustamente.
Anche per colpa tua.
Avanzai piano, come se questo potesse inferire meno dolore alla proprietaria, come se in un qualche modo fossi giustificata. Non servì molto prima che avessi la risposta che cercavo. Seth non mentiva quando diceva che le uniche foto che esistevano erano qui dentro.
Erano proprio qui, appese sulle pareti di questa stanza, sulla scrivania, sul comodino.
Mi avvicinai a quella che, nonostante la poca luce, attirò la mia attenzione. Era sul comodino, vicino ad una piccola lampada ed una pianta ormai morta da tempo. Mi inginocchiai e afferrai quella cornice con le lacrime che scivolavano silenziose.
Era la foto di in compleanno, per esattezza del suo diciottesimo. Era davanti ad una grande torta avvolta dalla frutta e il numero diciotto risaltava grazie ad una candelina. Sorrideva in quel modo che non mi sarei mai dimenticata, cosi dolce, cosi vero. In questa foto aveva ancora i tratti di un'adolescente. Alle sue spalle, la stava abbracciando qualcuno, motivo di quel sorriso contagioso.
Era un bellissimo e giovane Seth. Decisamente più minuto rispetto ad adesso ma già in forma per un ragazzo di quell'età, già con qualche tatuaggio qua e là sulle braccia. Portava una bandana a tenergli fermi i ricci scuri e nonostante il rosso sugli occhi per il flash, riuscii a scorgere quella spensieratezza, quella felicità, che sembrava essere svanita col tempo, sicuramente dopo la sua morte, non c'era davvero più in lui quella gioia genuina. La stringeva sorridente, col mento sopra alla sua testa. Attorno a loro c'erano altre quattro persone che riconobbi nonostante l'età giovanile di tutti. Erano Penelope, Zack, Derek e Chen.
Erano tutti qui. Insieme a Daphne.
Feci fatica a respirare e lasciai la cornice al suo posto.
Seth era il fratello di Daphne. Per tutti questi mesi mi aveva tenuto nascosto una verità che cambiava tutto.
Mi alzai con le gambe deboli e mi passai le mani sul volto bagnato. Sulle pareti c'erano altre fotografie, non erano molte, saranno state massimo dieci. A volte c'era anche Seth, altre era con i suoi amici. In una c'era anche Zion.
Mi sentii soffocare. Dovevo uscire da lì. Winter non mi aveva scritto e questo significava che nessuno si stava avvicinando alla casa. Chiusi la camera e mi ci appoggiai contro per prendere dei profondi respiri.
Mi aveva mentito. Mi aveva ingannata.
Uscii da lì velocemente. Nascosi la chiave dove l'avevo trovata e in fretta raggiunsi Winter, appostata sul marciapiede opposto.
«Hai...hai trovato--»
«Si.» Ingoiai a fatica. «Seth è il fratello di Daphne.»
Δ
Dopo ore passate a piangere, non sapevo più cosa pensare, cosa fare. Tutto quello che avevo creduto fosse reale era una bugia. Una bugia che mi stava spaccando a metà. Mi sentivo così stupida, umiliata, ferita.
Mandai giù una pastiglia per il mal di testa con un po' d'acqua. Il pianto mi stava facendo scoppiare le sinapsi e la gola mi pulsava.
«Ehi.» Winter si sedette sul suo letto che avevo occupato appena entrate in stanza. «Che ne dici se mandiamo Greg in una spedizione punitiva? Diamo fuoco alla sua macchina.»
Abbozzai un sorriso che si perse velocemente. Passai il fazzoletto usato sotto gli occhi e tirai su col naso.
«Mi sento cosi idiota, Terry. H-ho creduto davvero di essere importante e i-invece...»
E invece mi aveva solo usata.
Le lacrime tornarono ad appannarmi la vista e mi coprii il volto con le mani. Lei mi strinse un ginocchio per confortarmi.
«Mi dispiace tanto, Nyx. Giuro che posso ucciderlo se vuoi.»
Mi soffiai il naso e alzai le spalle. «D-da un lato posso anche comprendere p-perchè l'abbia fatto ma d-dall'altra...perchè? Voglio dire, era davvero necessario far succedere tutto questo?»
«Forse lui prova davvero qualcosa per te.»
«No.» Scossi la testa con sicurezza. «Lui me l'ha detto che mi avrebbe fatta soffrire se avessi scoperto la verità. E parlava proprio di questo--di Daphne. Si è a-avvicinato per un solo motivo, a lui non interessa di me. Sono stata una stupida. Dovevo rendermene conto. Dovevo capirlo.»
«Non potevi farlo, Nyx. Ha anche cambiato nome. Non avevi niente per collegare i puntini.»
«Potevo fare p-più domande.» Singhiozzai.
Il muro di Seth mi aveva sempre fatto pensare che prima o poi, in un modo o nell'altro, sarei riuscita a sgretolarlo, a superarlo. Invece lui sapeva che non sarebbe mai successo perché non mi aveva mai dato il materiale per farlo. Aveva calcolato ogni cosa, aveva deciso cosa dirmi e cosa non solo per non farmi sospettare di nulla. Era stato così bravo e io ci ero cascata in pieno. Lui stava ancora proseguendo nel suo gioco, lui voleva sapere la verità e non potevo condannarlo per quello però non potevo nemmeno giustificarlo. Mi aveva ferita. Ma la cosa peggiore era che nonostante le emozioni distruttive di quelle ore, non riuscivo a diminuire i sentimenti per lui. Ero cosi patetica.
«Che ore sono?» Domandai, scendendo dal letto.
«Quasi le dieci.»
«Okay.»
Non sarei rimasta qui a piangermi addosso. Forse più tardi. Mi infilai le scarpe e poi rubai a Winter la felpa della Columbia, era larga e comoda.
«Aspetta. Cosa stai facendo?»
Tirai su col naso e le lanciai un'occhiata. «Vado all'Angels.»
Aggrottò la fronte. «Perchè?»
«Non fare domande ma lui si trova li.»
Aprì la bocca un paio di volte e poi si alzò aggrottando la fronte. «Okay...farò finta di capire ma sei sicura che sia una buona idea?»
«Voglio che per una volta mi guardi in faccia e mi dica la verità.» Scattai e poi sospirai. «Invita pure Greg, se vuoi.»
«Ti accompagno.»
«No. Vado da sola. Ho...bisogno di stare da sola.»
Non attesi una sua risposta e mi catapultai fuori da quella porta.
Non avevo idea di come avrei reagito ma man mano che la metro si avvicinava al luogo di destinazione, sentivo tutto il dolore che si stava tramutando in rabbia.
Non potevo crederci che fossi stata così stupida, come non avevo fatto ad accorgemene? Mi ero davvero lasciata abbindolare cosi facilmente.
Una ventina di minuti dopo mi ritrovai davanti all'edificio con quell'insegna che al momento volevo bruciare.
La fila era immensa e mi resi conto che il mio abbigliamento casalingo poteva non essere adatto al locale. Mi inoltrai nel vicolo adiacente, ebbi la fortuna che un ragazzo con un grembiule da barman stava portando fuori la spazzatura. Approfittai del momento di disattenzione per introfularmi.
«Ehi! Tu! Ragazzina!»
Scappai nel corridoio e aprii un'altra porta che mi trovai di fronte. Con mia sorpresa mi ritrovai nel cunicolo in cui c'erano i bagni. Mi girai sentendo la prima porta chiudersi in lontananza e la voce del ragazzo richiamarmi. Mi affrettai a sparire da lì e andai verso la scalinata.
«Oscar!» Il ragazzo mi aveva raggiunto in fretta.
L'uomo della sicurezza che avevo già incontrato incrociò i miei occhi che sicuramente erano ancora gonfi per le lacrime che avevo liberato nel tragitto.
«È entrata dal retro--»
«Devo parlare con...tu sai chi.» Bloccai il ragazzo, incrociando le braccia e fissando decisa l'uomo.
Probabilmente mi riconobbe e disse al ragazzo di lasciar perdere che ci avrebbe pensato lui. Salii i gradini.
«Devo vederlo. Subito.»
Lui sospirò e si toccò l'auricolare. Si parlarono e poco dopo lui si spostò per farmi passare. Lo ringraziai e salii le scale con fretta.
Sentivo il cuore battermi all'impazzata. Ero davvero pronta di vederlo? Ora per me non sarebbe stato più solo Seth.
Sarei riuscita a guardarlo in faccia dopo quello che avevo fatto a sua sorella?
Mi fermai davanti alla porta in legno scuro del suo ufficio. Sentii nuovamente gli occhi bruciare e la gola stringersi. Non potevo tirarmi indietro proprio ora.
Raccolsi il coraggio, la delusione, la rabbia, il dolore, il senso di colpa e strinsi quella maniglia d'ottone.
La spalancai come una furia e fui notevolmente sorpresa di trovare un altro traditore.
Sentii il cuore pompare a raffica quando incrociai gli occhi di Seth che si ombrarono alla mia vista. Si alzò dalla sedia dietro la scrivania e mi chiese cosa fosse successo. Mi faceva tremare ancora lo stomaco il modo in cui fingeva di preoccuparsi per me.
Era successo che avevo scoperto tutto.
«Voi due--voi due siete dei grandissimi bastardi.» E poi mi rivolsi solo ad uno di loro che mi stava fissando come se avesse visto un fantasma. «Ma tu...tu sei davvero un fottuto bugiardo.»
«Cosa--»
«No, tu esci.» Guardai malamente Chen. «Ce l'ho anche con te ma non è con te che devo parlare.»
I due sembrarono scambiarsi un'occhiata quasi sollevata e questo mi fece dubitare e incazzare. Mi passò vicino e alzò le mani in segno di scuse per poi uscire.
Rimanemmo solo io e lui.
Ingoiai il groppo al cuore e non osai avvicinarmi. Il suo profumo era ovunque e mi stava distruggendo. Se solo ricordavo che quella mattina il suo corpo era sopra il mio mentre--no! Dovevo smetterla, cazzo.
«Pensi di dire qualcosa?» Sibilai, incrociando le braccia.
Tenne la testa bassa mentre si appoggiava al lato della scrivania e si aggrappava con le mani al bordo.
«Sei arrabbiata.»
«Sono furiosa.» Lo corressi. «E anche delusa.»
Ebbe finalmente il coraggio di alzare lo sguardo e serrò la mascella. Ma non disse nulla.
Scossi la testa incredula per il suo silenzio. «Come vuoi che ti chiami? Seth Nixon o Irwin?»
Risucchiò un respiro e distolse lo sguardo nuovamente, guardando a terra e bagnandosi le labbra. Poi, tossì. «Come l'hai scoperto?»
Non provava nemmeno a mentire, stranamente ma finalmente.
«Ho incontrato Zion e Taylor al cimitero.» Deglutii e il ricordo di quella scoperta ancora mi fece male. «Winter è andata a vedere dove avevano posato i fiori.»
Ascoltò e poi annuì senza guardarmi.
Mi morsi il labbro. «E poi sono...entrata in casa tua.»
A quello sollevò la testa di scatto e aggrottò la fronte. «Cosa?»
«Okay, si. Ho sbagliato. Non dovevo farlo ma sapevo che mi avresti mentito ancora se--»
«Non me ne fotte un cazzo.» Drizzò le schiena, alzandosi dalla scrivania. «Mio padre è un alcolizzato di merda che alza le mani già alla terza birra. Hai idea di quello che hai rischiato se ti avesse trovata lì?»
Aprii e chiusi la bocca un paio di volte. Non era così che doveva andare questa conversazione. Lui non doveva riprendere me, non doveva preoccuparsi per me.
«Non fingere che ti interessi qualcosa. Puoi anche smettere ora.» Sibilai, sentendo la pressione delle lacrime farsi più forte.
Sembrò incassare il colpo con maestria, oppure semplicemente non gli interessava. Serrò i denti e incrociò le braccia, tornando ad appoggiarsi alla scrivania.
«Se la vuoi pensare così, fai pure.»
«E come dovrei pensarla?» Scattai, aprendo le braccia. «Mi hai mentito, Seth. Cazzo, mi hai mentito per mesi e l'avresti continuato a fare se non l'avessi scoperto da sola!»
Non disse nulla ma non smise di guardarmi e questo fu terribile per il mio povero cuore.
«Tu sapevi chi fossi dal primo istante che mi hai vista, non è così?»
Non accennò ad una risposta ma il silenzio lo era già.
Risucchiai una risata tremante e una lacrima scivolò dal mio controllo. «Ti sei avvicinato a me s-solo per mio padre. Non ti è mai interessato nulla di me. Volevi delle risposte e per averle dovevi fare in modo che io mi fidassi di te...»
Attendevo con ansia la parte in cui mi bloccava e mi diceva che era tutto un malinteso e c'era una spiegazione logica a tutto. Anche a quelle foto che avevo visto in camera di sua sorella.
«Ora capisco davvero anche perchè ai tuoi amici non sono mai piaciuta.» Ridacchiai tra le lacrime.
Anche in quel caso non smentì.
Iniziavo a far fatica a respirare e mi mossi alla ricerca di aria, ma c'era solo il suo profumo intossicante.
«Mi usata.» Soffiai con dolore, la gola aveva ripreso a bruciare e la testa a pulsare. «E i-io...io in parte posso anche capirlo, sul serio. Ma era davvero necessario il resto? Era necessario fingere in quel modo? Farmi credere che fossi qualcuno per te? Cos'era? Una sorta di vendetta nei miei confronti perchè--»
«No.» Mi interruppe con voce grave. «Tu non c'entri niente.»
«Non sembra dato che mi hai tenuto nascosto chi sei davvero.»
«Vuoi dirmi che mi avresti accolto a braccia aperte se ti avessi detto la verità?»
Mi morsi l'interno della guancia. Il fatto era che lui non capiva il peso che mi portavo dietro da quel giorno. E ora mi sentivo in colpa anche di fronte a lui, perchè si meritava la verità, si meritava di sapere che persona fossi realmente ma non riuscivo, avevo paura. Avevo paura di essere odiata da lui. Non l'avrei mai sopportato questo.
«Io...» Prese un profondo sospiro mentre si pizzicava il naso. «Io ammetto che all'inizio avevo altro in mente ma poi le cose mi sono sfuggite di mano.»
Mi aveva usata.
Trattenni un singhiozzo e strinsi gli occhi, scuotendo la testa. «N-non ti credo.»
«Perchè no?» Ora sembrava infastidito.
Tornai a guardarlo dietro le lacrime. «Perchè mi hai mentito, Seth. Per tutto questo tempo. Come faccio a crederti ora? Almeno...almeno pensavi di dirmelo?»
Distolse lo sguardo da me e guardò in basso. Un muscolo guizzò sulla sua guancia.
Sorrisi ferita. «Certo che no. Non me l'avresti mai detto, a meno che non ti avessi confessato la verità.»
«Non è così semplice.»
«Potevi dirmi di chi eri.»
«Non ti saresti mai avvicinata.»
«E quindi hai preferito usarmi?»
«Cazzo, smettila.» Sbottò. «Non volevo usarti ma...» La sua voce scemò.
«Ma l'hai fatto per tua sorella.» Conclusi per lui, non arrabbiata solo rassegnata dalla realtà.
Premette le labbra in una linea piatta e mi inchiodò. «Puoi anche non crederci ma non è stato facile. Tu eri l'unica chance che avevo per sapere la verità e lo ripeto, sì, all'inizio mi sono avvicinato per quello, ma poi le cose hanno preso una piega diversa e, per quanto lo reputassi sbagliato, non sono riuscito a fermarmi.»
«Sbagliato?»
«Non--» Sospirò. «Mi sembrava di farle un torto.»
Oh. Be', era comprensibile. Se avesse saputo davvero tutta la verità, mi avrebbe odiata seriamente.
Fissai a terra. Volevo sapere cosa pensava tutte le volte che mi guardava. Vedeva mio padre? Pensava a lei che non c'era più per colpa nostra?
«Te l'ho già detto: tu non hai fatto nulla, non è colpa tua.»
Perchè non sapevi la verità e ora come avrei fatto a guardarlo senza sentirmi male? Come potevo tenergli nascosto un qualcosa che meritava di sapere?
«È per questo che tu e Jace avete discusso?» Domandai invece. «Ha scoperto chi sei vero?»
Si accigliò e aprì la bocca in difficoltà. «Um, si, certo.»
«Jace lo sapeva e non mi ha detto nulla...» Confermai ferita.
«Gli ho detto io di non dirtelo.» Disse prontamente. «Non prendertela con lui.»
«Be', mi dispiace ma avrebbe dovuto dirmelo lo stesso.»
Specialmente perchè sapeva del senso di colpa che mi portavo dietro.
Un fitto silenzio cadde tra noi. Ci guardavamo da lontano. Nessuno di noi osò fare un passo verso l'altro. Lo osservavo cercando di scorgere delle somiglianze e forse ora che potevo metterli in paragone, c'era davvero qualcosa che avevano in comune ma che raramente Seth mostrava quindi difficilmente l'avrei collegato a lei.
«Avete lo stesso sorriso.» Soffiai con una lama nel petto.
Accennò ad un sorriso. «Si, lo so.»
«E la D è per lei, vero?» Continuai a parlare a fatica.
Si guardò la mano e annuì, tornando a guardarmi con un'espressione scura. Sembrava preoccupato, rammaricato, arrabbiato.
I ricordi che avrei sempre provato a dimenticare mi ritornarono prepotenti e mi mancò l'aria.
«M-mi dispiace, Seth.»
«Non--»
«No, non capisci.» Deglutii e mi passai le dita sotto gli occhi, inutilmente però perchè non la smettevo di piangere. «I-io non ce la faccio. Mi dispiace.»
Mi affrettai a girarmi per aprire quella porta e scappare via.
«Aspetta.» Disse quando strinsi la maniglia. Gli diedi le spalle, non riuscendo ad affrontarlo. «Quello che c'è stato, è successo solo perchè lo volevo. La verità...Daphne non c'entrava nulla. E voglio che te lo ricordi anche quando ripenserai a tutto con più calma. Non ti ho mai usata sotto quell'aspetto. Le cose che ti ho detto sono tutte vere.»
Quelle parole mi fecero stare male, perchè lui pensava che io ce l'avessi con lui, e forse leggermente era anche così, ma la realtà era un'altra. Ero semplicemente troppo codarda per affrontarlo e non volevo perderlo completamente.
«Okay.» Ingoiai un groppo.
«Lascia che Chen ti accompagni.» Aggiunse quando l'abbassai. «È tardi e sei sconvolta.»
Quando uscii da lì trovai in corridoio il diretto interessato. Drizzò la schiena ma non osò dire nulla. Mi avvicinai lentamente con le braccia incrociate e sicuramente il volto sconvolto e coperto di lacrime.
«Puoi accompagnarmi se vuoi, ma non voglio parlare.»
«Certo.» Mormorò.
I sensi di colpa e il dolore di quella scoperta mi tennero sveglia tutta la notte.
S/A
Ehilà 🖤🍑
Come state? Mi auguro non male come Nyxlie 🥶🙂
Prima o poi doveva arrivare anche questo momento ma non è finita qui, perché il segreto più grosso deve ancora arrivare e arriverà...molto presto
➡️ Nyxlie è sicuramente arrabbiata ma prova più senso di colpo ora che sa che Seth è suo fratello. Ma perchè? Cosa nasconde ancora?
➡️ E quando e se Seth lo scoprirà, la odierà davvero?
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A presto, Xx
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