Capitolo 37
Jace e sua sorella erano arrivati a San Francisco un paio di giorni prima di pasqua, in quanto avrebbero passato le festività con la zia che aveva conosciuto un paio di mesi prima. Sapevo che sarebbe stato qui ma non avevo assolutamente idea del suo arrivo così in anticipo, infatti voleva farmi una sorpresa. Aveva scritto a Winter per sapere dove mi trovassi quella sera e dato che lei lo sapeva, glielo aveva detto. Mai mi sarei immaginata di trovarlo al bowling e soprattutto di vederlo prendere a pugni Seth, il quale, con mia sorpresa, non aveva reagito. Poi avevano parlato di qualcosa a me ancora sconosciuto e sembravano aver risolto. Jace era poi tornato per conto suo in hotel dove Jasmine lo attendeva. Ci eravamo messi d'accordo che l'indomani saremmo andati in spiaggia insieme e infatti ora eravamo qui, seduti su un telo che avevo portato io, a mangiare sushi.
«Cosa ne pensi di Nancy, Jas?»
«E' simpatica.» Disse lei con bocca piena. «Non capisco come lei e nostra madre possano essere uscite dallo stesso buco.»
«Jasmine.» La riprese Jace.
Lei ruotò gli occhi. «Tu dici e fai cose ben peggiori.»
«Io posso. Sono grande.»
«Si, un grande coglione.» Schioccò lei e trattenni una risata, poi aggiunse. «Ti rendi conto che l'ho beccato mentre--»
Jace le spiaccicò una mano sulla bocca che la fece agitare e un nighiri al salmone le cadde dalla presa delle bacchette.
«Manga e sta' zitta.»
«Guarda che lo so.» Dissi con un mezzo sorriso divertito.
«Cosa sai?»
«Che è Taylor.»
Aprì la bocca e poi la richiuse, confuso. Poi, disse. «Te l'ha detto lui, vero? Quando ho scoperto che è lui il proprietario.»
«A dire il vero, Winter ti ha visto con lei al locale. Mi è venuto un sospetto che poi mi ha confermato lui quando è venuto da me.»
«Sai anche che fa incontri di boxe clandestini?»
«Oddio, che sexy!» Strillò Jasmine eccitata. «Voglio vederne uno anche io. Magari incontro qualcuno--»
«Tu provaci e io ti chiudo in casa.»
«Non sono bei posti, Jas.» Le dissi, spalleggiando Jace. «E sì, lo so.»
«E ti sta bene?»
Inspirai a fondo. «No, non mi fa piacere. E lo sa.»
«Ce lo vedo che smette per te.» Disse Jasmine con tono sognante.
«Piuttosto...» Ignorai quel commento perchè era molto lontana dalla verità. «Dimmi perchè hai tirato un pugno a Seth ieri?»
Jasmine sgranò gli occhi. «Si chiama Seth? Che nome figo...Ehi! Mi hai mentito la scorsa volta! Voglio vederlo! E' bello? Perchè gli hai tirato un pugno, idiota?»
Jace mi lanciò un'occhiata come per dire 'perchè l'hai detto?'.
«Non è il mio ragazzo.» Tossii. «E'...un amico.»
«Se siete amici come lui e Taylor, io approvo molto.»
Arrossii e quasi mi andò di traverso un nighiri.
Jace sghignazzò. «Sono proprio due amiconi.»
Socchiusi gli occhi, passandomi un tovagliolo sulle labbra. «Te l'ha detto?»
«Gliel'ho chiesto.»
«Be', penso che entrambi sappiamo perchè non ti ho detto nulla...» Dissi.
«Mh.» Fece lui. «E comunque gli avevo detto di starti alla larga, no? Non l'ha fatto.»
«E gli hai tirato un pugno per questo?» Chiese Jasmine scioccata. «Non ti farò mai conoscere nessun ragazzo.»
Jace rise freddo. «Io conoscerò ogni coglione che ti girerà attorno.»
«Spero che il vostro primo incontro sarà un scena porno così saremo pari.» Rinfacciò, ancora disgustata.
«Cristo.» Ruotò gli occhi. «La prossima volta bussa e non vedrai nulla.»
Lei sgranò gli occhi. «Eravate in cucina! Da quando uno bussa prima di entrare in cucina, sentiamo?»
«Tornando a te.» Ignorò la sorella, guardando la sottoscritta. «Se vogliamo dirla tutta, hai mentito anche a me e non è bello.»
Puggiai il salmone nella salsa di soia e poi avvicinai le bacchette alla mia bocca. «Ti ho mentito perchè volevo evitare quello che è successo ieri.»
«Davvero pensavi di tenermelo nascosto?»
Mi sentii un po' in colpa in quel momento. «Non volevo litigare con te ma saresti stato contrario.»
«Non sono ancora del tutto convinto.»
«Ma ieri avete risolto, no?»
«Be', per ovvie ragioni penso tu meriti davvero di meglio ma da un lato so che si prenderebbe cura di te. E che non ti farebbe del male.» Mi guardò con serietà e captai l'essenza dell'ultima frase. «Ma non posso giurare che non ti spezzerà il cuore.»
«Tutti dite che lo farà.» Abbozzai un sorriso triste. «Anche lui.»
«Sembra un dannato dal cuore freddo ma buono.» Mormorò Jasmine. «Lo voglio anche io così.»
Jace le puntò le bacchette di legno contro. «Tu vedi di sceglierne uno dal club di scienze o di scacchi.»
Lei gli fece un medio. «Come se tu fossi un santo, poi.»
«Esatto. So riconoscere uno stronzo.»
«Magari tra stronzi vi intendete.» Rimbeccò lei.
Ridacchiai quando lui si trattenne dal dire altro e tornò su di me.
«Quando torni a Boston?»
«Torno il giorno prima di pasqua e poi starò a New York.» Dissi. «È già tanto che andrò allo stupido pranzo, non mi fermerò un minuto di più.»
«Da lui?»
«Che? No. Da Winter.»
«Non torna a casa?»
«I suoi sono partiti per un viaggio in Europa.» Dissi. «Quest'anno è il loro ventesimo anniversario e volevano festeggiare in grande. Perciò faranno pasqua a Parigi. O Madrid. Non ricordo.»
«Che bella l'Europa...e gli europei.» Ammiccò Jasmine.
«Vatti a fare un giro nell'acqua fresca, Jasmine.»
Lei ruotò gli occhi alle parole del fratello e io scossi la testa divertita.
«Perchè non stai da Seth?»
«A dire il vero non so dove abiti. Non ci sono mai stata e comunque ci sarebbero anche gli altri che, tranne Chen, non mi sopportano.»
«Non sei mai stata da lui?»
«No.» Dissi. «Cioè, mi ha portata a vedere la casa in cui è cresciuto.»
«Davvero? E non hai visto niente di...strano?»
Aggrottai la fronte. «In che senso?»
«Fotografie.»
«I suoi genitori erano molto assenti. Ha avuto un'infanzia difficile e le fotografie erano l'ultimo dei loro pensieri.» Confessai, in realtà loro due erano più simili di quanto potessero immaginare. «Ha detto che c'era qualcosa nella camera di sua sorella ma non siamo entrati. Lei è morta.»
«Oh.» Fece Jasmine. «Mi dispiace per lui.»
«Non sai come si chiama?»
«Perchè tutte queste domande, Jace?»
«Voglio solo capire quanto sai di lui.» Disse. «Hai perso decisamente la testa e voglio essere sicuro tu sappia con chi hai a che fare.»
«Dovresti smetterla di essere così protettivo.» Intervenne Jasmine. «Nyxlie sa badare a se stessa.»
«So quello che sto facendo e se dovessi soffrire, è una carta che ho già messo in conto, ma voglio provarci. Voglio vedere fin dove possiamo arrivare.»
Annuì ma non era del tutto convinto. Quando terminammo di mangiare, Jasmine se ne andò per farsi delle foto vicino alla riva, tra gli scogli, mentre noi rimanemmo seduti sul telo a goderci la temperatura mite di quella giornata e la brezza marina.
«Parlami di Taylor.» Spezzai il silenzio. «Ti trovi davvero bene con lei?»
Ruppe lo sguardo verso sua sorella per guardare me. «Si, siamo molto in sintonia.»
«Immagino.» Cantilenai.
Sbuffò una mezza risata. «Non solo su quello, ma sicuramente anche quello è un fattore importante.»
Mi morsi il labbro. «Mi dispiace che non andremo mai d'accordo.»
«Perchè lo di dici?»
«E' la migliore amica di Penelope, no?»
Annuì. «Si ma non è stronza come lei.»
«A me non è stato detto questo.»
Sospirò. «Sicuramente siete diverse su molti aspetti ma dovete solo imparare a conoscervi.»
Arricciai il naso. «Mi piacerebbe sperarlo ma dubito.»
«In caso contrario non faremo uscite insieme.»
«A lei non dà fastidio che siamo stati insieme e che siamo amici?»
«Non mi interessa.» Scrollò le spalle. «Sei la mia migliore amica e non rinuncio alla nostra amicizia per nessuno.»
Buttai le braccia attorno al suo collo e lui mi circondò la schiena con un braccio.
«Mi dispiace non averti detto nulla di Seth.»
«Tranquilla, biondina.» Disse con tono morbido, accarezzandomi la schiena. «Sappi solo che basta una parola, e io lo faccio fuori.»
Sorrisi, staccandomi. «Mi piacerebbe pensare che non ti troveresti mezzo rotto a provarci.»
«È così bravo, eh?» Sospirò.
Annuii, premendo le labbra. «Può metterti KO in meno di trenta secondi.»
«L'hai visto?»
Inspirai a fondo e una ciocca mi colpì il volto per una folata di vento.
«Si, in un incontro. Uno ha fatto dei commenti inopportuni su di me.»
«Ehi, a proposito.» Abbassò la voce e allungò la mano verso i miei capelli per togliermi un qualcosa. «Mi sembra di capire che Seth diventa molto intenso, quando si tratta di te. Ammetto che si vede che ci tiene.»
«Dici?»
«Si.» Guardò avanti e poi tornò a me. «Hai mai pensato di dirglielo? Di quella storia?»
Deglutii e sbattei le ciglia. «Non lo so. Seth tende a essere molto violento per difendermi.»
«Temi quello che possa fare?» Domandò.
«Abbastanza, si. Non ho paura di lui come persona ma è molto protettivo e l'unico modo che conosce per sistemare le cose è tramite la violenza.»
«Però, a volte, non ti devi sentire in colpa se si utilizza...»
Assottigliai gli occhi. «No, Jace. È sempre sbagliata.»
«Punti di vista diversi.»
Già. E molti loro punti di vista erano simili.
«Giustizia e vendetta sono facce della stessa medaglia.» Ripetei a macchinetta.
«Te l'ha detto lui questo?» Domandò.
Annuii.
Scosse la testa come se stesse eliminando dei pensieri e poi addolcì i lineamenti.
«Lo sai che puoi parlarne con me, vero? Se c'è ancora qualcosa che ti fa star male.» Mi strinse una mano nella sua. «E posso aiutarti con qualsiasi cosa, se me lo chiedi.»
Sentii gli occhi pizzicare e sorrisi nonostante il dolore e la gratitudine.
«Lo so, Jace.» Soffiai con un nodo in gola.
Lui fece scivolare un braccio attorno alle mie spalle e mi tirò contro il suo fianco. Appoggiai la testa sulla sua spalla e osservai la lingua di oceano davanti a noi.
«A volte vorrei fare qualcosa ma poi non ho le forze per fare nulla.»
Mi stampò un bacio tra i capelli. «Riuscirai ad avere la tua giustizia.»
O forse avrei ottenuto vendetta per mano di altri.
Δ
Ero riuscita a ritrovare i miei pantaloni da equitazione color panna che abbinai con degli stivali e una polo corta.
Dopo quelle ore passate con Jace e Jasmine, ero tornata a casa e mi ero preparata in fretta per uscire con Seth.
Gli avevo detto che quel pomeriggio avrebbe dovuto fare quello che io avevo deciso in quanto avevo vinto a bowling.
Gli avevo consigliato di vestirsi comodo e lui aveva subito iniziato a fare domande ma non avevo ceduto. Chen sapeva dove saremmo andati e mi aveva detto che avrei dovuto filmarlo perché aveva bisogno di materiale per sfotterlo.
Infilai nella borsa di tela qualche carota e delle mele che avevo comprato apposta per quella giornata e poi degli stuzzichini per me e Seth.
Quando mi scrisse di essere arrivato, mi catapultai fuori dall'appartamento.
Aprii la portiera con un gran sorriso mentre Seth abbassava leggermente gli occhiali da sole.
«Dove mi devo spogliare, Blake?»
Sbuffai. «Ti piacerebbe che fosse quello il tuo pegno.»
«Non lo è?»
Non al momento.
«Nope.» Mi allacciai la cintura e poi gli rivolsi un piccolo sorriso. «Andiamo al maneggio.»
Per un istante il suo corpo sembrò irrigidirsi e i suoi occhi persero quella sfumatura giocosa. Poi, si ritirò su gli occhiali e si pizzicò il naso.
«Ai suoi ordini, Principessa.» E partì.
«Come sta il naso?» Domandai, guardandolo.
Piegò all'insù le labbra. «Sta bene.»
«Sicuro? Mi sembra ancora gonfio.»
«Di certo non è rotto, ma il ladruncolo ha un bel gancio.»
«Quando la smetterai di chiamarlo cosi?»
«Mai.»
Scossi la testa divertita e trattenni strani movimenti col corpo perché ero elettrizzata di portarlo con me al maneggio. Non avevo idea se fosse mai stato su un cavallo ma quel giorno saremmo saliti insieme su Stella. Avevo chiesto di tenerla libera per me.
«Perchè andiamo al maneggio?»
«Non ti dirò niente.»
«Ti sei messa quei pantaloni.»
Me li lisciai con i palmi. «Si, sono da equitazione.»
«Sono anche quelli che fanno un culo meraviglioso e il tuo lo è già senza. Vuoi uccidermi per caso?»
Arrossii e incrociai le braccia come se potesse mettere un freno alle farfalle nel mio stomaco.
«Non è quello che ho in mente al momento.» Ghignai.
Una volta arrivati alla scuderia, Seth e io superammo il cancello. Quel giorno c'erano diverse persone che si stavano esercitando nei vari recinti. Non avendo il bisogno di un permesso, andai direttamente nella stalla e recuperai Stella che mi diede varie spinte col naso. Avevo portato le carote e le mele per lei e sembrava riuscisse a sentirne l'odore. Ci appartammo in un piccolo recinto vuoto e feci segno a Seth di seguirmi.
«Apri la mia borsa.» Gli dissi mentre accarezzavo la pancia di Stella.
L'avevo fatta scivolare contro la staccionata. Si abbassò per aprirla e tirò fuori una mela. Stella nitrì e la tenni per le redini mentre Seth si avvicinava con quella in mano.
«Vuoi questa?» Le disse con tono calmo.
Avvicinò il palmo al suo naso bagnato e lei dopo averlo annusato un po' si divorò la mela. Mi sciolsi quando lui le accarezzò il muso senza paura.
«Penso tu le piaccia già.» Parlai, continuando ad accarezzarla e avvicinarmi a lui.
«Avrà preso dalla padrona.»
Quasi la saliva mi andò di traverso e arrossii mentre mi mordevo le labbra.
«Io non sono la sua padrona, Nixon.»
«Ma ti piaccio lo stesso.»
Ruotai gli occhi e poi mi girai e gli puntai un dito al petto. «Resta con lei. Vado a prendere la sella.»
«Aspetta, vuoi salirci sopra?»
«Tu ci salirai sopra.»
«Che? No.» Si allontanò e incrociò le braccia.
A Stella sembrò non piacere quel suo gesto perchè sbuffò e fece qualche passo verso di lui, spingendo il muso.
«Non puoi dire di no. Avevamo un patto.»
«Non puoi farmi salire su un cavallo.»
«Hai paura?»
«No.» Si impettì. «Non lo reputo da...macho.»
Aggrottai la fronte. «Tu non reputi da macho cavalcare un cavallo?»
«No.»
«Be', a me non importa. Le tue idee maschiliste verranno eliminate oggi stesso.» Decretai. «Resta con lei.»
Me ne andai a mento alto e accentuando il movimento del mio bacino.
«So che lo stai facendo apposta!» Esclamò dietro di me.
Ridacchiai soddisfatta. Quando tornai da loro avevo l'occorrente per preparare Stella.
«Mettilo.» Allungai un casco a Seth.
Lui lo afferrò e se lo rigirò tra le mani con una smorfia. «Per forza?»
«Si, già non sei vestito in modo adeguato. Almeno quello, mettilo senza rompere.»
Sbuffò ma fece come richiesto. Stella aveva già il sottosella perciò mi occupai di terminare la preparazione col resto degli oggetti e mi assicurai che tutto fosse ben saldo.
«Posso darle una carota?»
«Perchè?»
«Così capisce che sono buono e non mi farà cadere.»
Risi e gli dissi che poteva farlo. Rimasi ad accarezzare il muso mentre lei spingeva il naso contro la mia faccia.
«Guarda cosa ti da...» Parlai sottovoce.
Lei si avvicinò piano a Seth che teneva in mano due carote. Le sgranocchiò con piacere e poi si lasciò toccare ancora da lui.
«Bene.» Lo guardai e mi misi alla sinistra di Stella, tenendo le redini. «Sei pronto?»
«Non ho molta scelta.» Storse il naso.
«Perfetto.»
Lo guardai, stringendo un po' gli occhi per il sole che avevo contro. «Ricorda: si sale sempre dalla parte sinistra. Tieni le redini mentre stai salendo e metti la mano destra al centro della sella quando sali col piede sinistra nella staffa, che è questa qui...» Indicai dove avrebbe dovuto mettere i piedi. «Ti solleva e metti il piede destra nella staffa destra. I talloni che devono essere rivolti verso il basso. Ti faccio vedere, okay?»
Lui annuì, scrutandomi attentamente.
Io avevo bisogno dello scalino e per fortuna ne trovai uno vicino all'ingresso del recinto. Lo portai nel punto in cui mi serviva ed eseguii i movimenti che gli avevo detto con calma. Pochi secondi dopo lo guardai dall'alto, in sella, e sorrisi. «Visto? Non è difficile.»
«Devo usare anche io quello?»
Guardai lo scalino e negai. «No, io sono bassa. Ma se vuoi tenerlo per sicurezza, fai pure.»
Scesi sempre dalla parte sinistra e lo avvisai che anche lui avrebbe dovuto farlo.
«Vai, tocca a te.»
Mi misi a lato per aiutarlo a tenere le redini. Spostò lo scalino col piede e si avvicinò. Lo guardai e sorrisi alla vista del caschetto nero mentre indossava pantaloni della tuta grigi e una maglietta nera a maniche corte.
Mi lanciò un'occhiata. «Cosa?»
«Niente.» Scrollai le spalle. «Sei adorabile con quel caschetto.»
«Simpatica, Blake.»
Sghignazzai. «Dai, metti il piede lì...»
Si tenne alle redini e mi misi al suo fianco, non che potessi essere molto d'aiuto ma ci avrei provato. Come se l'avesse già fatto, si sollevò con estrema facilità, scavalcando con la gamba destra il corpo del cavallo e infine si sedette alla sella. Gli sistemai la posizione dei piedi e del corpo, con le spalle all'indietro e il busto in posizione eretta, così come la testa.
«Sei stato bravo.»
«Grazie.» Sorrise. «Ora che si fa?»
Gli spiegai alcune regole fondamentali della tenuta delle redine e come ordinare al cavallo la velocità. Lui mi ascoltò e aggiustò ogni posizione che gli dicevo. Per il primo giro di recinto, fui io a tenere le redini, per fargli prendere confidenza con tutte le informazioni che gli avevo dato e anche con Stella.
«Mi fa già male il culo.» Si lamentò.
«Sei su da neanche dieci minuti.» Gli feci notare.
«Preferisco farmi cavalcare, Principessa.»
Lo fulminai con lo sguardo, nonostante la faccia in fiamme e poi mi allontanai. «Ora fai da solo.»
«Cosa? No.» Mi guardò con aria preoccupata quando Stella proseguì il giro, ormai lo sapeva a memoria. «Nyxlie. Non scherzare. Potrebbe cambiare idea e buttarmi giù. Torna qui.»
Ma io avevo già tirato fuori il telefono e iniziato a filmarlo. Se ne stava rigido con le redini in mano e guardava fisso davanti a sé.
«Sappi che mi vendicherò!»
«Non puoi è il tuo obbligo!» Risi.
Quando curvarono ed ritornai nella sua visuale, scosse la testa. «Cancella quel video, Blake.»
«No.»
«A chi pensi di inviarlo?»
«A Chen.» Dissi. «Era curioso.»
«Lui sapeva di questo?!» Esclamò infastidito. «Lo ammazzo.»
«Saluta...» Dissi quando mi passarono davanti.
Mi guardò male e mi fece il medio.
Lo lasciai fare ancora un po' di giri e poi li fermai. Accarezzai Stella e le diedi un'altra carota.
«Ora ti porto fuori.» Gli dissi.
«Fuori dove?»
«Andiamo a fare una passeggiata, vuoi?»
«Dovrei guidare io?» Aggrottò la fronte.
Negai con un sorriso. «No, salirò con te.»
Recuperai la borsa e condussi Stella, con in groppa Seth, fuori dal recinto. Mi inoltrai verso la stradina che portava all'ampia radura dietro a quel maneggio. Passai la borsa a Seth e gli dissi di spostarsi un po' indietro e liberare le staffe. Dopo averle regolate per me mi feci aiutare da Seth non avendo portato lo scalino e poi mi ritrovai a cavallo. Sistemai la borsa davanti a me e poi presi le redini. Lui appoggiò le mani sui miei fianchi per tenersi. Girai il collo, guardandolo oltre la spalla e incrociai i suoi occhi scuri.
«Ci sei?»
«Io non penso sia stata una buona idea ma fai pure.»
«Guarda che so andarci.»
Arricciò il naso e poi strinse la presa attorno ai miei fianchi. «Lo so, Principessa. Non temo che tu ci faccia schiantare. Ma...lascia stare, vai.»
Il sole filtrava tra le chiome degli alberi, colpendoci ad ogni foro che trovava. La temperatura era fresca, a volte soffiava un venticello leggero, ma era il silenzio la parte più bella, il silenzio dell'uomo e la voce della natura. Si sentivano i cinguettii e i fruscii di qualche animale tra i cespugli. Era così rilassante.
Il corpo di Seth era contro di me e sentivo quasi il cuore battere contro la mia schiena. Il suo profumo caratteristico mi avvolgeva.
«Che profumo usi?» Domandai.
«Égoiste Platinum di Chanel.»
«Wow. Hanno fatto un profumo col tuo nome.» Mi diede un pizzicotto al fianco e ridacchiai, poi dissi. «Mi piace.»
«Anche il tuo mi piace.»
«Non ne ho uno.» Dissi, captando a destra un coniglietto che correva sotto ad un cespuglio. «Quello che senti è l'ammorbidente oppure lo shampoo.»
«Non so cosa sia, ma lo sento e so che mi piace.»
Il mio cuore scalpitò e strinsi la presa delle redini. Mi mossi leggermente e lui imprecò nascondendo il volto nei miei capelli, sopra la spalla.
«Stai bene?» Chiesi.
«Il tuo culo è letteralmente contro il mio uccello, Peach.» Disse con voce di gola. «Sto fin troppo bene.»
Boccheggiai e sgranai gli occhi. «Oh...vuoi--vuoi che vada più avanti?»
«Non muoverti.» Ordinò gutturale.
Circondò la mia vita e a quel punto feci caso a ciò che spingeva contro le mie natiche. Inspirai a fondo e cercai di concentrarmi su quello che stavo pensando.
«Tornerai a New York per queste vacanze?» Tossii.
Piano piano ci stavamo avvicinando all'ampio prato isolato che si apriva in questo boschetto.
«Si. Perchè?»
«Noi faremo un pranzo a pasqua, ovviamente con tutta la famiglia e le mie cugine porteranno i loro fidanzati e mia mia madre non vede l'ora di sottolineare il fatto che loro si sposeranno e io non ho nessuno, perciò, mi chiedevo se...se tu volessi ecco...farmi compagnia durante quella tortura.»
Passò qualche secondo di silenzio in cui sentii solo il mio cuore battere forte.
«Non sei obbligato--»
«Ci sarà anche Harold?»
«Harold?» Deglutii. «Be', sì. Di solito pasqua la festeggiamo tutti insieme, anche con i Fletcher. Loro non hanno molti parenti, tranne i genitori di Harold.»
«Va bene.» Disse. «Devo vestirmi elegante?»
Sorrisi, felice che avesse accettato. «Solo se vuoi far star zitta mia madre.»
E vuoi far venire un infarto a me.
«Questo è l'obiettivo.»
«Se vuoi puoi restare lì a dormire, per non farti altre ore di macchina.» Continuai a programmare. «Poi possiamo tornare insieme a New York. Io starò da Winter al dormitorio.»
«Non festeggia lei?» Chiese.
«I suoi genitori sono in Europa. Passerà la giornata con Greg, il ragazzo che le piace ma troppo orgogliosa per ammetterlo.»
La radura comparve davanti noi. Gli alberi attorno la rendevano isolata dal resto e come immaginavo non c'era nessuno.
«Dormirò con te?»
Fermai Seth, tirando leggermente le redini, e mi girai per guardarlo. Mi concentrai sui suoi occhi e non lasciai cadere lo sguardo sulle labbra, o più in basso.
«Prima risolvo il problemino che hai e poi discutiamo se è il caso di dormire insieme, che dici?»
I suoi occhi vibrarono e ghignò. «Lo sapevo oggi saresti stata una principessa sporcacciona.»
Δ
Uscii dal bagno avvolta da un asciugamano bianco, con i capelli asciutti e urlai alla vista di qualcuno sdraiato sul mio letto, vestito di tutto punto, un braccio piegato dietro alla testa e l'altro che reggeva il libro che stavo leggendo.
«Seth!» Sibilai e andai di corsa a chiudere la porta della mia stanza. «Che diavolo ci fai qui?!»
Distolse lo sguardo dal libro e si accigliò. «Tu mi hai invitato.»
«Be', si.» Boccheggiai. «Intendevo cosa ci fai qui, un'ora prima del pranzo, sul mio letto? Come hai fatto ad entra--hai di nuovo fatto qualcosa alle telecamere di sicurezza? E dio, sei entrato dalla finestra?»
«Sai, non è cosi difficile entrare in questa stanza.» Disse, guardando la finestra aperta. «Ci sono molti appigli per arrampicarsi.»
«Oddio.» Mi piantai una mano sulla faccia. «Poteva vederti qualcuno, ti rendi conto?»
«Sono bravo a non farmi beccare, Principessa.» Ammiccò e scrutò il mio corpo. «Speravo uscissi nuda.»
«Da quanto sei qui?» Sbuffai, andando verso l'armadio.
«Abbastanza da confermare ancora una volta che i tuoi libri contengono più porno che trama.»
Tornai indietro e gli strappai il mio romance leggermente spicy dalle mani, trucidandolo con lo sguardo e poi tornai all'armadio.
«Dovrai saltare giù ed entrare dalla porta principale, lo sa vero? Non puoi scendere con me.»
«Certo che scenderò con te. Qualcuno potrebbe vedermi, Blake.»
Girai la testa e lo volli uccidere con lo sguardo. Faceva anche il simpatico.
Sghignazzò e si tirò su, sedendosi sul bordo e appoggiando le mani ai lati del suo corpo, guardandosi attorno. Indossava un completo blu notte e una camicia bianca. Non pensavo si mettesse davvero in tiro, ma l'aveva fatto e stava da dio. Il livido del naso era anche sparito.
«Pensavo che in questa casa avessi la stanza più grande, Principessa.»
Quel commento mi fece perdere quasi la stabilità e distolsi lo sguardo, tornando al mio armadio. Cercai la gruccia col vestito che avrei indossato.
«Questa era una stanza degli ospiti prima che venissi io.» Buttai fuori, ignorando i ricordi che volevano riemergere. «Ci sta l'essenziale e inoltre mi piace il balconcino. Nella mia vecchia stanza c'è solo una finestra.»
Per evitare che facesse altre domande decisi di distrarlo e mi girai, tenendo la gruccia con una mano in alto e il tessuto del vestito con l'altra, contro di me.
«Ti piace?»
Si accigliò e si leccò le labbra. «Non so, Peach. Prima dovresti spogliarti.»
«Non lo farò davanti a te.»
«Perchè? Non sarebbe la prima volta.»
Afferrai anche l'intimo dal primo cassetto e poi camminai verso la parte opposta della stanza per tornare in bagno.
«Cerca di non fare rumore.» Gli ordinai per poi chiudermi dentro.
Il vestito color perla, le maniche trasparenti lunghe e sbuffo che si stringevano attorno ai polsi, lo scollo era a quadrato. C'era la forma di un corsetto che stringeva il mio seno e busto per poi ammorbidirsi con delle balze fino a metà coscia. Era molto semplice ma anche elegante e primaverile. Decorai il collo con un punto luce e mi spruzzai un po' di profumo. Quando uscii trovai Seth in piedi vicino alla porta che osservava le foto appese sul muro. Si girò e lustrò la mia figura senza pudore.
«Sembri davvero una principessa.»
Ruotai su me stessa, facendo aprire un po' la gonna del vestito, e sorrisi. «Grazie.»
Andai verso la scarpiera a specchio che era a fianco all'armadio.
«Potremmo scrivere una storia...» Iniziò.
Lo guardai dallo specchio avvicinarsi con passo felino.
«Ah si? Del tipo?» Aprii il primo cassetto in alto e tirai fuori una scatola che conteneva le mie décolleté a tacco basso bianche lucide.
«Parla di una principessa e di un figlio di puttana che vorrebbe tenerla in una stanza e strapparle il vestito che indossa.»
Le sue mani mi agguantarono i fianchi, facendomi girare e sbattere la schiena contro la scarpiera. Mi aggrappai alla sua giacca col respiro in gola e sibilai il suo nome. Strofinò il naso contro il mio collo scoperto e risucchiai un respiro appena appoggiò le labbra sopra alla mia giugulare pulsante.
«Se vuoi ricreiamo le scene dei tuoi libri.» Mormorò, mordendomi il lobo.
«Sarebbe interessanti, in effetti.» Soffiai.
Si tirò indietro per guardarmi. «Io non scherzo. Non ti faccio uscire dalla stanza.»
Assottigliai gli occhi nonostante l'immenso calore che emanava il mio corpo a contatto col suo.
«E' sequestro di persona.»
«Ma per giusta causa.»
Sorrisi ampiamente e lasciai scorrere una mano dietro al suo collo, spingendolo poi verso di me, contro la mia bocca. Si schiantò come se ne dipendesse e risucchiai dal naso l'aria necessaria. Schiusi le labbra quando chiese l'accesso con forza e gemetti nel bacio per l'intensità che ci stava mettendo e perchè le sue mani si erano intrufolate sotto la gonna e ora mi stava palpando le natiche. Affondai i denti nel suo labbro, avvinghiandomi a lui con le braccia, e glielo morsi per poi tornare a sentire le nostre lingue intrecciarsi e farmi annodare lo stomaco.
I miei genitori erano al piano di sotto ad ordinare ai domestici come sistemare la casa per gli ospiti e io ero quasi sul punto di farmi prendere contro la mia scarpiera da una persona di cui loro non sapevano nemmeno la presenza in casa o al pranzo.
«Seth...» Mugolai. «Dovremmo fermarci.»
«No.» Mi baciò a stampo. «Dovremmo far sentire a tutti che hai di meglio da fare.»
Sicuramente mi sarebbe piaciuto. Soprattutto per vedere mia madre impazzire.
«Non è male come idea.» Sorrisi contro le sue labbra e gli tirai i capelli indietro quando provò a baciarmi ancora. Mi guardò con espressione imbronciata. «Ma non posso.»
Subito dopo udii un forte ticchettio di tacchi e sgranai gli occhi. Feci segno di Seth di stare zitto e rimasi ad ascoltare la direzione che prendevano, purtroppo mi sembravano molto vicini alla mia stanza.
«Cazzo.» Sibilai e sgusciai via dalle braccia di Seth, sistemandomi il vestito e sperando di non avere le labbra troppo gonfie per quell'attacco di prima.
«Nyxlie?» La voce autoritaria di mia madre si sentì alla perfezione e poco dopo bussò.
«Vai in bagno.» Sussurrai, tirandolo per un braccio.
«Oppure potrei presentarmi.»
«No.» Lo fulminai con lo sguardo. «Resta lì e non fare rumore.»
Attesi che facesse come ordinato e poi aprii la porta. Mia madre entrò come un generale e si guardò attorno.
«Ti ho sentita parlare.»
«Ero al telefono.» Incrociai le braccia. «Posso ancora farlo giusto?»
Mia madre indossava un lungo vestito floreale con scollo all'americana, dei grossi bracciali tintinnanti e orecchini di perle che sbucavano dall'acconciatura pomposa che si era fatta fare. I suoi occhi chiari e freddi mi inchiodarono al posto dopo le mie parole.
«Fai poco la spiritosa.» Disse e giudicò il mio vestito. «Qualcosa di più coprente non potevi metterlo? Devi sempre farti riconoscere? Le tue cugine conoscono il buon gusto ma tu a quanto pare no.»
«Abbiamo gusti diversi.»
«I tuoi devono sempre farti etichettare come una poco di buono.» Sputò. «Hai sempre qualcosa in mostra, Nyxlie.»
«Se ce l'ho, perchè nasconderlo?»
Inspirò, stanca di quel battibecco. «Tra poco arriveranno tutti. Comportati bene con Will.»
«Me lo devi dire ogni volta?»
«Si perchè non mi ascolti mai. Ancora non capisco perchè fai così con lui.»
«Forse perchè non mi piace?» Dissi esasperata.
«Parti prevenuta per ferire me e tuo padre che vogliamo solo il meglio.» Disse. «Sai quanto ci teniamo a voi due ma tu continui a rovinare tutto.»
«Voi volete solo unire le compagnie.» Le feci notare con disgusto. «Non vi importa di cosa voglio io realmente--»
«Piantala con queste bambinate, Nyxlie.» Agitò una mano, ruotando gli occhi. «Non capisco perchè non dovresti volere un ragazzo bello, ricco ed educato come lui.»
Avevo le mie validissime ragioni.
«Ripeto: ho altri gusti.» Mi stampai un finto sorriso. «E a proposito, ho invitato qualcuno.»
Mia madre divenne di pietra. «Come prego?»
«Be', Jenna porta il suo futuro sposo e Khloe il suo fidanzato. Ho deciso di portare un amico.»
Lei socchiuse gli occhi e alzò il mento. «E chi sarebbe questo amico?»
«Seth.» Dissi col cuore in gola. «L'hai conosciuto a Capodanno, ricordi?»
«Ricordo di averti trovata a letto con due ragazzi come una sgualdrina.»
Sorrisi felina. «Era quello sul divano.»
Scosse la testa, stizzita dalle mie parole. «Tu e quell'altro fate di tutto pur di rovinare quello che vi abbiamo dato.»
Furono le sue ultime parole prima di uscire come una furia dalla mia stanza, sbattendo la porta.
Quell'altro era Ian. E forse più che essere chiamata sgualdrina mi faceva male essere paragonata a lui, che era oggettivamente pazzo.
Mi girai quando sentii la porta del bagno aprirsi e Seth si appoggiò allo stipite con espressione funerea ma bellissima.
«Non so come tu faccia a sopportarlo ogni volta.»
Alzai le spalle. «Abitudine.»
«Be', non mi sta bene. La odio.»
Sospirai e mi avvicinai a lui.
«Di certo non è la madre dell'anno.» Gli sistemai il colletto della camicia che gli avevo sgualcito e poi anche i capelli. «Non vedo l'ora di vedere le facce delle mie cugine quando ti vedranno.»
«Perchè?»
Incrociai i suoi occhi. «Perchè sei bello e moriranno d'invidia.»
Sollevò un angolo della bocca divertito. «Quindi mi hai invitato solo per mettermi in mostra?»
«Si.» Affermai. «E perchè mi fa piacere averti con me.»
Rimase a fissarmi con quel mezzo sorriso che piano piano si trasformò in malinconico.
«Vorrei che la nostra storia potesse avere un lieto fine come in quei romanzi.»
Boccheggiai senza connettere. Aveva davvero detto la nostra storia?
«P-Perchè dici così?» Deglutii.
Mi sistemò una ciocca dietro l'orecchio. «Perchè prima o poi capirai che sono il cattivo della situazione e non c'è nessun lieto fine per quelli come me.»
«Sono belli i dark romance.» Scherzai per non pensare troppo a quello che stava dicendo.
«I che?»
«Quando il protagonista maschile è fin da subito un bastardo oppure lo diventa in seguito, ma c'è sempre una motivazione che spiega il perchè del suo essere così.»
Si accigliò. «E tu pensi di poter sopportare qualsiasi motivazione ci sia dietro?»
Sentivo il sapore ferroso del sangue in bocca quando fossi agitata.
«Penso che per te sarei disposta ad accettare più di quanto moralmente si dovrebbe accettare.»
S/A.
Ehilà 🍑🖤
Nonostante gli infiniti esami che devo dare ho provato a buttare giù qualcosa, questo è più un capitolo passeggero ma volevo farvi godere ancora un po' della passione dei nostri protagonisti perché non durerà a lungo.
Dal prossimo capitolo inizierà un percorso buio e tormentato.....
➡️ Forse dalle parole di Jace state potete capire qualcosa di importante 🩶
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A presto, Xx
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