Capitolo 29

«Perchè sussurri?»

«Sono in biblioteca.» Mi inoltrai di più tra gli scaffali alla ricerca del mio libro.

«Oh. Non importa.» Disse Winter elettrizzata. «Devo dirti una cosa.»

«Okay.» Continuai a parlare a bassa voce. «Fai veloce.»

«Potrei al visto Jace e la ragazza.»

«Co-» Mi tappai la bocca appena mi resi conto di aver urlato. «Cosa? Sul serio?»

«Sono andata all'Angels. Non per cercare lui, te lo giuro ma l'ho visto.»

Mi appoggiai al laterale di uno scaffale e mi mangiucchiai il labbro. «E? Lei com'è?»

Una coppia di ragazzi uscì da una corsia con dei libri in mano e mi guardò malamente. Abbozzai un sorriso di scuse ma mi concentrai sulle parole della mia amica.

«L'ho vista di sfuggita.» Disse. «Però è molto bella. Se facesse la modella non mi sorprenderei.»

Okay, mi faceva piacere che stesse iniziando una relazione seria con una ragazza però dovevo ammettere che avvertii un leggero pizzicore allo stomaco nel sentire quelle parole.

«Tanto bella?» Mormorai. «Be', va bene. Jace è un bel ragazzo.»

«Non fare così, Blake. Non ho detto che è più bella di te. Ho detto che è bella.» Disse. «Anche tu potresti fare la modella.»

Ruotai gli occhi. «Com'è lei?»

«Mora. Capelli corti.» Si fermò un secondo. «Stavano lasciando il locale quando l'ho intravisto.»

«Ti sembra una che lavora li?» Sussurrai.

«Affatto. Ma sembrava conoscere i buttafuori.»

Il mio cuore si fermò un momento. «In che senso conoscere?»

«Prima di uscire uno l'ha fermata e lei si è messa a parlare con lui, ma da come si comportava sembrava conoscerli. Probabilmente frequenta spesso il locale ma non penso lavori li.»

«Okay.» Dissi. «Ora ti lascio, ci sentiamo dopo.»

«Va bene.»

Bloccai il telefono e sussultai appena mi girai quasi non andai a sbattere contro qualcuno.

«Cristo, Chen.» Sibilai, portandomi una mano al petto.

Lui sorrise. «Sei sparita.»

Aggrottai la fronte mentre riprendevo a camminare tra le corsie alla ricerca del libro di economia che mi serviva. «Mi stavi spiando?»

«Non lo farei mai.»

Sospirai. «Sai, non devi fare tutto quello che Seth ti dice.»

«Seth non mi ha detto di spiarti.»

Lo guardai consapevole che stesse mentendo.

Lui si grattò la nuca. «Mi ha solo detto di tenerti d'occhio.»

«E perchè mai?» Mi fermai davanti ad una categoria di libri che forse era quella che faceva al caso mio.

«Per quello che è successo con quel pazzo.» Mormorò, appoggiandosi contro i libri. «Non vuole che ti cerchi ancora.»

Deglutii. «Ti...ti ha detto perchè mi ha cercata?»

«No.»

Annuii. Sembrava sincero e speravo lo fosse perché avevo pregato Seth di non dire nulla essendo una questione delicata e molto privata.

«Perchè non è ancora tornato?» Chiesi.

Sarebbe dovuto tornare lunedì da New York ma in realtà era già mercoledì. Non volevo scrivergli dove fosse perché non avevo alcun diritto di interferire nella sua vita però chiederlo a Chen mi sembrava un ottimo modo per avere ciò che cercavo.

«Sono sorti dei problemi al locale e ha dovuto risolverli.» Restò sul vago ma almeno avevo avuto una risposta. «Tornerà questa sera.»

Bene.

«Posso farti una domanda?» Sospirai e lasciai perdere i libri.

Annuì. «Certo.»

«Davvero non ha mai portato una ragazza in camera sua?»

Schiuse le labbra e si accigliò ma con fare divertito e sorpreso. «Ti ha portato a casa sua?»

Mi morsi il labbro e annuii.

Sembrò contemplare leggermente su quella questione però poi gonfiò il petto e incrociò le braccia prima di rispondere. «Seth difficilmente portava qualcuno a casa. Anzi, solo noi potevamo andare. Quindi, si non ha mai portato nessuna ragazza.»

Annuii piano e mi innervosii per l'occhiata cantilenante che mi lanciò.

«E sì, non gli piace farlo sul suo letto.»

Tossii e arrossii, fingendomi interessata ad una copertina. «Be', con Katy non è stato così.»

«Non era il suo letto.»

Era irritante come davano le stesse risposte.

«Ma era pur sempre un letto.» Schioccai, prendendo un libro a caso che però speravo potesse aiutarmi con la mia ricerca e ripresi a camminare.

Chen rimase al mio fianco.

«Ti ha portato altrove?»

Non risposi ma sentii il calore espandersi, in modo particolare sul volto e nel basso ventre. Mi morsi forte il labbro ricordando che quel giorno ci fossero stati i suoi denti a morderlo.

«Peach?» Mormorò mentre ci avvicinavamo ai tavoli.

«Mh?»

Gli lanciai un'occhiata fugace e lui scosse la testa. «Davvero

A quanto pare aveva già capito.

Sorrisi. Tornai al mio posto e lui si sedette sulla sedia libera al mio fianco.

«Non avevo dubbi.» Rimarcò sottovoce. «Avevi mai fumato prima?»

«Certo che no.»

«Proprio una principessa.»

Socchiusi gli occhi e poi gli feci un medio. In certi atteggiamenti era proprio amico di Seth.

«Ad ogni modo, non mi succederà niente qui.» Sussurrai, avvicinandomi a lui per non disturbare gli altri. «Io devo studiare. Tu vai a fare quello che vuoi.»

Scrollò le spalle e mormorò. «Non è un problema per me.»

«Non puoi stare qui a fissarmi. È strano. E a Seth non dovrebbe importare.»

Si accigliò e sospirò. «Be', a lui importa e tanto anche. E importa anche a me.»

Tentai di non sorridere ma non ci riuscii. «Vi ringrazio ma sul serio, non mi succederà niente qui.»

Non sembrava convinto ma alla fine accettò la situazione e si alzò con un sospiro. Mi mimai un grazie e lui annuì prima di stringermi teneramente la spalla e lasciarmi un bacio in testa.

Mi sentii un po' gli occhi addosso ma mi scrollai quella sensazione, aprendo il libro preso dallo scaffale per iniziare a riportare le nozioni che ritenevo importanti sul computer. Purtroppo la mia concentrazione durò poco perchè la conversazione con Chen di poco prima mi fece tornare indietro con la mente a qualche giorno prima.

«Dove diavolo mi stai portando?» Chiesi.

Seth mi aveva trascinata in una stradina piuttosto isolata e poi aveva aperto una porta antincendio cigolante e ora stavamo scendendo delle scale poco illuminate. Le pareti erano fredde e potevo intravedere diversi graffiti.

«Fidati di me.» Sbuffò continuando a stringere la mia mano mentre stava davanti a me.

Era un locale sotto terra e lontano da occhi indiscreti. Sembrava tanto un luogo d'incontro giovanile ma quello che più saltava all'occhio, o al naso, era il forte odore di erba e le nubi di fumo che uscivano dai ragazzi che si passavano i bong. La musica hip hop riempiva l'ambiente oltre alle chiacchiere dei gruppetti che se ne stavano su questi lunghi divani un po' infossati. C'era un bancone sull'intera parete di destra e anche un biliardino e un calcetto.

«Questo è Neverland.» Mi disse Seth all'orecchio, mentre mi guardavo attorno stupita di quel posto. «Una specie di speakeasy ma per giovani.»

«Mi hai portato qui per farmi fumare?» Alzai il mento incredula.

Lui ammiccò e poi mi trascinò verso un omone dalla faccia tatuata, un codino rosso in testa, una folta barba e un forte accento irlandese. Scoprii essere Neil, il proprietario e a quanto pare, conosceva molto bene Seth perchè era solito andare lì terminate le lezioni, oppure per saltarle. La vendita della droga leggera era qualcosa che faceva sottobanco e ovviamente, totalmente illegale. A Seth però regalò una bustina e gli disse di andare nella sua solita area. La sua solita area era isolata perchè nascosta in parte da un muro e all'interno c'era un ampio divano a ferro di cavallo, un tavolino e una televisione contro la parete. Le finestre erano tutte colorate e ricordavo di averle viste dalla strada. Facendo caldo oltre alla giacca, mi tolsi anche il maglioncino, rimanendo solo con il lungo vestito. Ci sedemmo su un unico posto e lo osservai sistemare sulle sue gambe l'occorrente.

«Come fa ed essere legale questo posto?»

«Non lo è, Principessa.» Ridacchiò. «Ma siamo nel Bronx, ci sono più cose illegali che legali qui.»

Tornai a guardarlo e incrociai le braccia mentre lo osservavo afferrare un po' di erba dalla bustina che aveva appoggiato sulla gamba.

«Ci venivi così spesso?» Chiesi, curiosa di sapere più informazioni sul suo passato.

Mi lanciò un'occhiata beffarda mentre rollava la cartina per sistemare il contenuto.

«Abbastanza.» Sorrise a fior di labbra. «Ho scopato per la prima volta qui.»

Strabuzzai gli occhi. «Qui?!»

Guardai come chiuse la cartina per poi portarla alle labbra e leccarla con la punta della lingua. A quel gesto sentii attorcigliare lo stomaco e una fitta nel basso ventre, era una delle cose più sexy che avessi mai visto e fatta da lui la rendeva cosi illegale.

«Ci sono solo divanetti e tavoli. Dove diavolo l'avresti fatto?»

«La prima volta nel ripostiglio.» Gonfiò il petto. «Poi, nei bagni. In chiusura sul balcone e se la memoria non mi inganna potrei aver usato un paio di volte le mie dita su questo divano.»

La mia mente era scioccata. Infatti non riuscivo a non scrutarlo incredula. Seth aveva toccato molte ragazze, e solo in questo locale. Il pensiero non doveva causarmi nessun fastidio e per questo diedi colpa al vortice spinoso nello stomaco al ciclo.

«Be', ti sei divertito.» Schioccai un po' seccata.

Lui tirò fuori l'accendino dalla tasca dei pantaloni e ammiccò verso di me. «E ho fatto divertire molte.»

Ruotai gli occhi alla sua arroganza gratuita. Poi, mi concentrai sulla canna. Non avevo mai fumato prima, una canna almeno.

«Non avrò problemi in aeroporto vero?»

«Non stai trafficando cocaina.»

«Non l'ho mai fatto prima. Non so come posso reagire.» Ammisi.

«Non avevo dubbi. E rimarrò con te finché non ti sarai ripresa.»

Una volta terminata, studiò il suo lavoro e si spinse indietro, appoggiando la schiena al divanetto. Mi lanciò un'occhiata prima di afferrarmi il polso per invitarmi a sedermi su di lui. Indossando un vestito lungo non potevo piegare le ginocchia, perciò mi sedetti su di lui ma rimasi girata, in modo da poter allungare le gambe davanti me, sul resto del divano. Mi tirai indietro una ciocca e inspirai a fondo per controllare il nervosismo che mi stava attanagliando.

«Hai mai fumato prima?» Domandò con una nota divertita.

«Sigarette? Certo.» Dissi. «Cioè, solo un paio di volte e nemmeno intera. Non mi piace.»

«Brava. Non fumare che fa male.»

Inarcai un sopracciglio a quel commento. Da che pulpito.

«Dovresti dirlo a te stesso, piuttosto.»

Si strinse nelle spalle. «Non sarà il fumo ad uccidermi, Principessa.»

Morte e Seth nella stessa frase mi davano un senso di nausea molto forte. Non mi piaceva quell'accostamento e scacciai via il pensiero. Per aiutarmi nel farlo, gli sfilai la canna tra le sue dita.

«Inizia tu.» Dissi.

Ridacchiò e si rigirò l'accendino nell'altra mano. Rimasi attenta alla sua bocca che accolse l'estremità, e come quando fumava una sigaretta, non potei non guardare il modo in cui le sue labbra piene erano cosi invitanti anche con una canna tra esse. Ma quello che mi fece avvampare e mandare a puttane il cervello fu che mentre l'aveva fatto, non aveva mai smesso di guardarmi. Consapevole dell'effetto che mi faceva. Accese l'accendino, la fiamma illuminò il suo volto e bruciò l'estremità della canna facendola fumare. Osservai come le sue guance incavarsi segno che stava inspirando, aspettò qualche secondo poi buttò fuori il fumo verso l'alto.

«Visto, non è difficile.»

«Lo so che non è difficile.» Borbottai.

Me la passò e l'afferrai con due dita verso l'estremità che sarebbe stata vicino alla bocca, sentivo il cuore battere a raffica nella gabbia toracica. Non sapevo perché fossi cosi agitata, probabilmente mi sembrava strano condividere con Seth un momento simile. Quella giornata stava diventando sempre più surreale. Allungò la mano per accendere di nuovo l'estremità e quando la spense inspirai, sentii il fumo entrarmi in gola e purtroppo bloccarsi lì. Cazzo. Perciò iniziai a tossire facendolo scoppiare a ridere. Adoravo quel suono.

«Cazzo...» Ripetei ad alta voce, strozzata, sentendo la gola pizzicare e gli occhi lucidi.

Probabilmente mi ero dimenticata come si faceva. Gliela passai immediatamente indietro e tossii per un altro paio di volte mentre mi asciugavo con il dorso il bordo degli occhi.

«Sei proprio una Principessa.»

«Vaffanculo. Non sono abituata.»

Afferrò il labbro tra i denti trattenendo un ampio sorriso e guardai come i suoi occhi fossero più brillanti nonostante la pece intensa a colorarli. Non l'avevo mai visto cosi rilassato.

«La seconda volta andrà meglio.» Disse, portando alla labbra la canna per fare un altro tiro e, rispetto a prima, lo trattenne di più.

Chiuse gli occhi, come se sentisse l'effetto dell'erba entrare in circolo nel sangue, dopo di che buttò fuori il fumo dal naso sollevando le palpebre. Era decisamente più calmo e vederlo in un quello stato mi creava scompiglio. O era stronzo oppure era incazzato, erano queste le versioni di Seth con cui avevo più a che fare. Quel giorno però mi stava mostrando un lato diverso, forse che gli piaceva mostrare, un lato in cui sapeva abbassare un po' la guardia e farmi entrare. Dovevo stare alla larga da lui, me lo ripetevo ogni volta che mi trovavo sempre più vicina ma era impossibile, ti stregava e ti tratteneva a sè, ne volevi sempre di più. Un po' come le droghe.

Con la testa appoggiata indietro, le palpebre semichiuse e le labbra piene trattenute dai denti mi guardò in modo che non mi era nuovo, ma allo stesso tempo captai una certa elettricità che coinvolse entrambi.

«Posso provare una cosa?» Chiese con voce roca scrutandomi attentamente.

Deglutii con il cuore palpitante. «Cosa?»

Lentamente si tirò avanti, io rimasi immobile, il respiro affannato e il cuore a mille. Con una mano chiuse una parte del mio viso, le dita che si chiusero dietro al mio collo mentre con il pollice accarezzava con piccoli cerchi la mia guancia. Sospirai pesante guardandolo da sotto le ciglia. Se fossi stata in quei giorni del mese, gli avrei detto di andare nello sgabuzzino. Lanciò per un breve secondo lo sguardo alle mie labbra semichiuse e quando tornò nei miei occhi vidi le mi sembrò di scorgere in quel buio le sue pupille dilatate.

«Chiudi gli occhi.»

Chiusi gli occhi e percepii il battito del cuore in gola. Il click dell'accendino arrivò prepotente alle mie orecchie, cosi come l'odore dell'erba che stava bruciando. Immaginai quello che volesse fare e mi si strinse lo stomaco. Pochi secondi dopo sentii sfiorò le mie labbra con le sue e le schiusi leggermente. Avvertii il suo pollice strisciare sulla mia pelle arrivando fino al mento e con una leggera pressione intuii che dovessi aprirle un po' di più. Quando le sue labbra si posarono come carta velina sulle mie, un verso strozzato sfuggì dal mio controllo e avvampai. Nel momento successivo le mie guance si riempirono di fumo e al contrario di prima riuscii ad ispirare nel modo corretto. Mi obbligai a sciogliere i nervi e quasi sorrisi per come mi sentissi alle prime armi. Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai davanti due gemme nere circondate da striature rosse e buttai fuori la nuvola di fumo che avevo appena trattenuto nei polmoni.

Mi leccai le labbra. «Con quante ragazze hai fatto questo giochino, Nixon?»

«Rovini sempre tutto, Blake.» Replicò, trattenendo un ghigno.

«Passa.» Scattai.

«Tutta tua.»

Avrei voluto prendere a schiaffi quel sorriso che mi stava dannando. Con più sicurezza rispetto alla prima volta, e più irritazione perchè speravo non fosse così donnaiolo, portai la canna alla labbra e inspirai. Sia per l'aria fittizia del locale contaminata di cannabis sia per quella che stavamo fumando, mi sembrò di avvertire una certa leggerezza.

«Il locale di ritrovo da noi era un country club.» Sbuffai la nuvola di fumo.

«Come siete raffinati.» Mormorò, sfilando la canna dalle mie dita. «E cosa facevate? »

«Evitavo di andarci.» Mi morsi il labbro. «Nessuno mi voleva in mezzo ai piedi e questo faceva infuriare mia mamma perchè facevo brutta impressione alla famiglia.»

«Già. Come se fosse colpa tua.» Borbottò tagliente.

«Io e Winter stavamo sempre insieme ma lontano da loro. Poi, quando ho conosciuto Jace ho iniziato a frequentare i suoi amici e suoi luoghi.»

«Si?» Mi passò la canna con un mezzo sorrisetto. «E ti portava a fare il palo mentre derubava qualche casa?»

«Dio, se sei un bastardo.» Ridacchiai. «Però, una volta è successo.»

«Ti ha fatto fare davvero il palo?»

Aspirai ed espirai, annuendo. «Lui doveva aprire una macchina di un professore che gli aveva dato un'insufficienza e gli aveva detto che sarebbe stato un fallito.»

«Cos'ha rubato?»

«Ha piantato una videocamera.» La sua espressione confusa mi fece intendere di dover andare avanti. «Sapeva che tradiva sua moglie. Quando ha avuto la prova concentra, le ha spedito il video in anonimo. Lui è stato cacciato di casa.»

Seth riprese la canna con una sorta di stima e incredulità nello sguardo. «Wow. Vendicativo.»

«Se l'avessi saputo prima non avrei mai fatto il palo.»

«Già, come se questo lo avrebbe ostacolato dal suo piano.»

No però non mi aveva fatto piacere essere complice di quella rottura matrimoniale.

«Potrei abituarmici a questa sensazione.» ammisi iniziando ad ondeggiare e sentire il mio corpo più leggero.

«No, non farlo.»

«Non essere un guastafeste.»

Sembrò sul punto di ribattere ma non lo fece, al contrario si riaccese la canna e ne fece un tiro rilassandosi contro lo schienale. La mia mente fluttuava in una nuvola senza pensieri. Ed era una figata. La testa leggera equivaleva a non importarmene dei problemi, delle ansie e delle paure che mi riempivano la mente.

Mi sdraiai per stare più comoda. Sistemai la testa sulle sue gambe e lo guardai dal basso. Sbattè le ciglia e tenendo la canna tra le dita fu lui ad avvicinarla alle mie labbra e tenerla per me. Aspirai mentre lo osservavo. I suoi occhi facevano fatica a stare aperti e l'espressione dipinta sul volto lo faceva sembrare davvero di una bellezza peccatrice.

«Posso farti una domanda?» Domandò mentre iniziava a passare le dita libere tra i miei capelli plasmati sul divano.

«Dimmi.»

«La tua prima volta, con chi è stata?»

Se c'era una cosa che avevo sempre sentito riguardo l'effetto delle cannabis era che non doveva salire male. Ovviamente non avevo mai capito a cosa si riferisse ma in quel momento forse ebbi una risposta. Non sapevo se fosse esattamente quello o se stessi per avere un attacco d'ansia. Tra tutte le domande che poteva farmi, proprio questa? Qualcuno si stava proprio divertendo con me. Sfuggii al suo sguardo e gli sfilai la canna dalle dita con fare nervoso. Aspirai a lungo e fissai il soffitto mentre mi obbligavo a non lasciarmi sopraffare dalle emozioni proprio ora e a controllare i ricordi.

«Jace.»

«Ed è andata male?»

«Perchè lo chiedi?»

Mi rubò la canna che stava per finire. «La tua faccia, Blake. Non sai nascondere le emozioni.»

Tirai le labbra in un sorriso. «È andata bene.»

Non sembrò crederci ma non insistette sull'argomento e ne fui grata.

C'erano cose, c'erano storie, ricordi, che volevo rimanessero sepolti.

«Seth?»

«Mh?»

Mi morsi il labbro. «Mi piace la tua compagnia.»

Sbattè le ciglia lentamente e poi sogghignò. «Si, sei decisamente fatta.»

Δ

Qualcuno bussò. Chiusi il libro e controllai l'ora dal telefono sul comodino. Erano quasi le undici di sera. Le ragazze erano già chiuse in stanza. Mi alzai dal letto per andare ad aprire la porta della stanza. Di certo non mi aspettavo di vedere chi avevo davanti.

«Il fatto che tu sappia i codici non ti da il permesso di entrare in casa in questo modo.»

«Non volevo disturbare le tue coinquiline.»

Non sapevo cosa ci facesse qui però il mio corpo si accese. Lo feci entrare in camera. Non aveva niente con sé. Solo una giacca di jeans che si tolse.

«A cosa devo la tua visita, Nixon?»

«Posso dormire qui?»

Avrei dovuto dirgli di no ma più osservavo la sua espressione stanca e più mi sentivo in colpa a cacciarlo via. Inoltre, mi piaceva il calore del suo corpo contro il mio.

«Vuoi farti una doccia?» Scommettevo che fosse appena tornato dall'aeroporto.

Socchiuse gli occhi. «Hai altri boxer del ladruncolo?»

Gli puntai un dito contro il petto. «Non osare bruciare anche questi.»

Un flebile ghigno illuminò il suo volto. «È stato un incidente.»

Lo guardai malamente prima di girarmi verso i cassetti dell'armadio per cercarli.

«Mi servirebbe anche una mano con una cosa...»

La sua voce bassa e arrendevole mi fece girare di scatto.

«Cosa?»

Lui inspirò e sollevò il lembo della felpa che indossava. Sgranai gli occhi alla vista di cerotto di medie dimensioni sporco di sangue in parte nascosto dai pantaloni.

«Cosa cazzo--»

Avanzò in fretta e mi tappò la bocca, ammonendomi con lo sguardo per aver urlato. «Sto bene.»

Gli scacciai la mano e gli sollevai la felpa che aveva fatto cadere. Guardai il cerotto quadrato che prendeva la zona inguinale e alzai il mento per guardarlo preoccupata.

«Che diavolo è successo? Cos'hai fatto?»

«Ho avuto un incontro ravvicinato con una pistola.» Storse il naso e staccò leggermente un angolo del cerotto.

Sentii i brividi percorrermi il corpo alla vista di sangue e di un foro nella sua pelle.

«Cristo, Seth.» Sibilai.

«Ho tolto il proiettile ma devo richiuderla.»

«Perchè sei partito cosi?» Lo rimproverai. «Dovevi andare in ospedale, idiota.»

«È complicato.» Mormorò e mi guardò in attesa. «Mi aiuti?»

Avrei voluto urlargli addosso che doveva smetterla di cacciarsi in situazioni pericolose per la sua vita.

«Mi hai preso la tua infermiera personale?»

Ghignò. «Se vuoi dopo mi metto in ginocchio e ti ringrazio.»

Avvampai e gli diedi una spinta. «Zitto e vieni in bagno.»

Ci richiudemmo in bagno. Mentre tiravo fuori il necessario dal mobiletto sotto al lavandino, lui si spogliò della felpa e tolse il cerotto. Mi affiancò e gli lanciai un'occhiata al suo riflesso dallo specchio, appoggiando la scatola sul ripiano a lato del lavandino. Si abbassò leggermente la tuta dei pantaloni e cercai di non spiare un po' troppo quell'area intima. La ferita era molto vicina alla fossetta addominale pronunciata e aveva sfiorato il tatuaggio della donna stilizzata mezza nuda.

«Cos'è successo?» Chiesi.

Non rispose.

Smisi di frugare nella cassetta e lo guardai dallo specchio. «Davvero? Non me lo vuoi dire?»

Si girò di schiena e si appoggiò al lavandino incastonato nel mobile e mi lanciò un'occhiata dall'alto.

«Ricordi la prima volta che mi hai visto a quell'incontro?»

Come dimenticarlo. Annuii.

«Mi hai seguito e mi hai visto con delle persone.»

Certo. Gli avevano dato dei soldi e poi era venuta Winter a trascinarmi via da quella strada.

«Be', ho avuto una leggera discussione proprio con loro.»

«Leggera?» Saettai sulla ferita e poi tornai al suo volto. «Immagina se fosse stata il contrario.»

«Non vuoi sapere se mi sono difeso?»

«Ti sei difeso male, se l'hai fatto.»

«Ouch.» Schioccò. «Peach cattiva.»

Scossi la testa e bagnai il cotone con del disinfettante. «Ma ancora non ho capito perché sei qui.»

«Avevo bisogno della mia infermiera preferita.»

«Se sono la tua preferita significa che ne hai molte.»

«Ma ho detto che sei la mia preferita.»

Accidentalmente, senza avvisarlo, premetti il cotone imbevuto sulla ferita. Sussultò e imprecò, aggrappandosi al lavello.

«Nyxlie, cazzo

«Così grande e grosso e ti lamenti per un po' di disinfettante.» Sbuffai.

«Sono ferito. Non dovresti trattarmi male.»

Gli lanciai un'occhiata annoiata e tornai alla ferita. Non avevo idea di come avesse fatto a togliere il proiettile ma ero grata che l'avesse fatto lui. La pelle viva che si vedeva mi faceva impressione. Trovai per fortuna un kit da satura ed ebbi un flashback. Perchè mi trovavo in queste situazioni sempre e solo con lui?

«Fatti consolare dalle altre infermiere.»

Ridacchiò. «Davvero pensi ci siano altre infermiere?»

«Hai molte infermiere, Seth.» Schioccai. «Solo che da loro cerchi un altro tipo di medicazione.»

«Ed è un problema per te?»

«Tu stesso mi hai detto che andrai sempre da altre.» Sputai fuori senza guardarlo mentre sistemavo ago e filo.

Per dimenticare le cose che fai con me.

«Già.» Gracchiò. «Ma sono sempre con te.»

Non mi azzardai a guardarlo perché sentivo il bruciore del suo sguardo. Quelle parole non significavano nulla. Seth era un'allegoria vivente, un ipocrita mastodontico e un bugiardo cronico. Ma il vero problema non era tanto lui, ma io che nonostante i giganti cartelli di pericolo e attenzione che conducevano a lui, io continuavo a percorrere quella strada, ignorandoli tutti quanti. Procedevo verso lo spiraglio di luce che vedevo in lui, quello che mi faceva strada nel buio che lo circondava.

«Dammi, faccio io.»

Non ribattei. Alla fine rispetto all'altra volta, ora poteva cucirsi anche da solo. Si lavò le mani e gli passai ago e filo. Mi spostai a lato per lasciargli spazio davanti alla luce diretta del mobiletto e lo osservai attentamente.

«Winter mi ha detto di aver visto Jace e la ragazza all'Angels.»

Non avevo idea del perchè glielo stessi dicendo, però forse lui aveva visto qualcosa e me lo stava tenendo nascosto. Feci una smorfia alla vista dell'uncino che entrava nella sua pelle. La ferita riprese a sanguinare e mi affretta a raccogliere la goccia con un batuffolo di cotone prima che gli sporcasse il bordo della tuta.

«Dopo sabato non sono più stato al locale.»

«Chen ha detto che hai avuto dei problemi proprio li.»

Si lamentò con un grugnito. «Ovviamente.»

Ruotai gli occhi. «Sei davvero un bugiardo patologico.»

«Non sono faccende che ti riguardano.»

«Ma puoi sempre evitare di mentire.» Chiarii piccata. Aveva quasi finito di ricucire la ferita. «Hai visto Jace?»

«Si, l'ho visto.»

Strabuzzai gli occhi e lo guardai, in attesa che andasse avanti. Ma non lo fece, annodò il filo e poi buttò tutto nel lavandino.

«Be', puoi dirmi altro?» Insistetti.

«Si, che tu e lei non andreste proprio d'accordo.» Borbottò. «E lui ha provato a tirarmi un pugno.»

Il mio cervello ci mise più del dovuto ad elaborare quelle informazioni perchè mi sarei aspettata di tutto tranne che quelle.

«Come scusa?»

Sospirò quasi infastidito e mi lanciò un'occhiata storta. «Tra tutte le ragazze che girano lì, è andato a scegliere mia cugina.»

«Tua...tua cugina?»

«Taylor.» Si passò una mano tra i capelli. «Quella che pensavi avessi scopato.»

«Ricordo chi è, grazie.» Tossii. «Perchè ti ha tirato un pugno?»

«Ha provato a farlo. È molto lento, diglielo.»

«Perchè l'ha fatto, Seth?» Scandii insistente.

«Ha scoperto che il locale è mio e ha capito che io ho ordinato di sbatterlo fuori quel giorno.»

«Oh.»

Jace stava con la cugina di Seth. O almeno, si sentiva. Questo doveva essere uno scherzo del destino.

«Oh? Nessun: che maleducato?»

Socchiusi gli occhi. «Lui sarebbe il maleducato? Davvero Seth?»

Ruotò gli occhi.

Presi un profondo respiro. «Vuoi farti una doccia?»

«Se posso, si.»

Andai in camera mia per portargli i boxer di Jace che afferrò con un smorfia e una maglietta che mi disse non avrebbe indossato. Gli consigliai di mettere un cerotto sulla ferita e glielo lasciai sul mobiletto e che se voleva lavarsi i denti c'era uno spazzolino nuovo nell'armadietto.

Lo lasciai solo e tornai nella mia stanza. Seduta sul letto mi ritrovai sulla chat di Jace. Sapeva che fosse la cugina di Seth? Per questo mi aveva detto che non saremmo andate d'accordo? Per questo era "complicato"? Winter aveva ragione: Taylor era molto bella. Talmente bella che ricordavo ancora la gelosia che avevo provato nel vederla a cena con Seth. E facevo fatica ad ammettere che un po' lo fossi anche nei confronti di Jace. Sicuramente con lei aveva fatto un salto di qualità. Ma era un pensiero idiota che non sarebbe dovuto nemmeno esistere. Espirando a fondo, posai il telefono sul comodino e mi sdraiai sul letto, dondolai i piedi e fissai il soffitto. Avrei fatto l'interrogatorio a Seth, qualcosa sarei riuscita a strappargli.

Il diavolo in persona tornò in stanza pochi minuti dopo con solo quel paio di mutande e i ricci umidi. Aveva messo un cerotto quadrato sulla ferita.

«Questi non sono stretti.»

«Perchè non sono vecchi.» Mi divertii a vedere come la sua mascella scattare. «Li ha lasciati qui l'ultima volta che è venuto.»

«Fantastico.»

Trattenni una risata. «L'altra opzione sono i miei perizomi.»

«Sicuramente li preferirei.» Venne verso il letto. «Oppure, potrei stare nudo.»

Finsi un'espressione indifferente che cadde nel tranello dei suoi muscoli esposti. Mi ritrovai a sbirciarli per pochi secondi prima di trattenere il respiro. Ero ancora sdraiata, le mie ginocchia sfioravano le sue mentre si chinava in avanti, affondando i pugni nel materasso per reggersi. Le ciocche umide gli caddero davanti e piegò la testa, scrutandomi a fondo. Deglutii.

«Hai mandato Chen a controllarmi?»

«Ho mandato Chen a controllare che nessun pazzo si avvicinasse ancora a te.»

«Non era un pazzo.» Sospirai. «Era lì per conto di mio fratello e ormai io non sono più utile.»

«Non mi interessa.»

I suoi occhi saettarono a lato e una scintilla illuminò il suo volto. Realizzai il perché solo quando si tirò su col mio libro in mano.

Cazzo.

«No, Seth--»

«Vediamo cosa c'è qui.»

«È un fantasy.» Mi alzai di scatto per riprendermi il libro ma lui lo sollevò. «Sul serio non c'è niente di strano.»

Bugia.

Ridacchiò. «Ma se parla di come stanno distruggendo la stanza.»

Arrossii e mi aggrappai al suo braccio per spingermi con le punte e rubargli il libro. Purtroppo non riuscii.

«Sei proprio una principessa sporcacciona.» Tenne il libro in alto e sfogliò le pagine.

«È un fantasy con un po' di scene piccanti.» Mi difesi.

«Perchè la chiama Violence

«Perchè gli ha lanciato dei coltelli addosso.» Sbuffai. «Ora mi ridai il libro?»

«Mh, carino.»

«Se ti lanciassi dei coltelli, non lo troveresti davvero carino.» Puntualizzai.

Lui spostò gli occhi su di me e ghignò. «No, mi ecciterei molto.»

In quel momento di distrazione, saltai e ripresi il mio libro. Lo chiusi e lo appoggiai sulla scrivania.

«Potevamo leggerlo insieme.»

«È davvero un fantasy.» Lo guardai annoiata. «Non è come il libro che hai trovato tempo fa.»

Arricciò le labbra e il suo sguardo si concentrò sulla scrivania alle mie spalle. «A proposito, dov'è? Non avevo finito di leggerlo.»

«Se vuoi te lo regalo per il tuo compleanno.» Replicai e poi aggiunsi. «A proposito, quando sei nato?»

«Ventun dicembre.» Replicò rapidamente, avvicinandosi alla scrivania.

«Davvero?»

Mi guardò con un mezzo sorriso. «Perchè?»

«Be', non è proprio un giorno come tutti.» C'era la Notte del Giudizio. «E inoltre, potevi dirmelo l'ultima volta che ci siamo visti. Ti avrei fatto gli auguri.»

E cioè la prima volta che mi aveva dato un orgasmo. Da come i suoi occhi si scurirono pensai che se lo ricordava anche lui.

Distolse lo sguardo e si alzò una spalla. «Tanto non festeggio.»

«Mh. Anche a me non piace festeggiarlo.» Incrociai le braccia e lo osservai mentre afferrava la cornice di me in sella a Nyx, il mio cavallo a Boston. «Lei è Nyx. È stata la mia cavalla. Purtroppo è morta lo scorso anno.»

L'avevo amata come una persona, come una sorella. Ovviamente mia madre mi aveva rimproverato per frignare come una bambina, quel giorno.

«Nyx?» Accennò un sorriso. «Bello.»

Aveva il manto nero e non potevo non chiamarla come la dea della notte.

«Perchè non ti piace festeggiare il tuo compleanno?» Domandò, rimettendo la cornice al suo posto.

Ne avevo altre sulla scrivania, con Winter e qualcuna anche con Jace e i suoi amici.

«Mia madre organizza sempre in grande ma diventa più un incontro di lavoro che una festa. E ovviamente devo stare con William.» Feci una smorfia.

«Quand'è il tuo compleanno?» Domandò.

Socchiusi gli occhi e incrociai le braccia. «Davvero non lo sai?»

«Perchè dovrei saperlo?»

«Perchè, in un qualche modo, tu sai sempre tutto.»

Si morse leggermente il labbro mentre non toglieva gli occhi da me. «Ventun giugno.»

Scossi la testa incredula. «Dovrei iniziare a preoccuparmi, sai? E soprattutto perchè fai finta di niente.»

«L'ho chiesto proprio perchè non volevo che ti preoccupassi.»

«Come fai a saperlo?» Inclinai la testa.

«Un mago non svela mai i suoi trucchi, Peach.»

Gli scoccai un'occhiata beffarda prima di andare verso il mio letto. Spensi l'abat-jour e sollevai le coperte per infilarmi sotto. Lo guardai in attesa che venisse anche lui e mi raggiunse in fretta. L'unica volta che aveva dormito qui avevo cercato in tutti i modi di stargli lontano, ma ora le cose erano cambiate e mi girai su un fianco per poterlo ammirare ancora un po' prima di dormire. La luce notturna che entrava dalla finestra mi permetteva di scorgere i suoi dettagli. Piegò un braccio dietro alla testa e mi guardò.

«Ero biondo da piccolo.» Disse di punto in bianco.

«Cosa?»

«Eri curiosa di sapere come fossi da piccolo.» Mormorò, scrutando il mio volto. «Sono stato biondo fino ai tre anni.»

Si stava ancora aprendo con me, pensai.

Sorrisi. «Davvero? È difficile immaginarti biondo.»

«Ero biondo e senza ricci. Sembravo una scodella.»

«Wow.» Continuai a sorridere. «Un piccolo principe.»

Arricciò le labbra e sbuffò divertito. «Anche a tre anni ero tutto tranne che un principe.»

«Perchè?»

«Ero piccolo per ricordarmelo ma me l'ha sempre raccontato mio sorella.» Si leccò le labbra. «Lei aveva otto anni, faceva avanti e indietro per la via con la bicicletta e il bambino che abitava vicino a noi le aveva lanciato un sasso. Lei per schivarlo si è sbilanciata ed è caduta dalla bici e si è fatta male alla tempia. Ero lì, avevo visto tutto.»

«Oddio, che stronzo.»

«Allora io di nascosto ho tagliato i freni della sua bicicletta. Il giorno dopo si è rotto una spalla e il naso.»

Ero scioccata. «Come facevi a sapere cosa tagliare a tre anni? E perchè avevi in mano delle forbici a tre anni?»

«Non scherzo quando dico che ho un QI molto alto.» Sogghignò. «E nessuno dei nostri genitori ci controllava.»

«Be'.» Sospirai. «Sei stato vendicativo, però un po' se lo è meritato. Che bambino stronzo.»

«Non ero e non sono un principe.»

No, non lo era. Ma a me andava bene cosi.

«Dimmi altro.»

«Altro?» Si fece pensieroso. «La prima volta che ho conosciuto Chen avevo nove anni e gli ho tirato un pugno.»

Sgranai gli occhi. «E perchè?»

«Perchè diceva che aveva il gancio più forte del quartiere. Gli ho fatto vedere che non era cosi.»

Chiusi gli occhi e scossi la testa. Maschi. «Non ci credo. E poi?»

Sorrise. «Poi lui me l'ha restituito ed effettivamente non era male. E da lì siamo stati sempre insieme.»

«Siete quel tipo di amici che se uno ammazza qualcuno l'altro lo aiuta a seppellire il corpo.» Pensai ad alta voce.

«Non potevi descriverci meglio.»

Sorrisi. «Ammetto che farei lo stesso per Winter.»

I suoi occhi si illuminarono. «Seppelliresti un corpo?»

«Be', di certo tra le due lei, è lei quella che potrebbe far fuori qualcuno.» Risi.

«Mi piace Winter.» Disse. «E le sta sul cazzo William quindi è anche molto intelligente.»

Gli tirai un leggero pugno alla spalla ma non riuscii a non sorridere perché avevano ragione.

«A dodici anni mi sono fatto la prima sega.»

«Seth!» Sibilai scioccata. «Non è questo il genere di cose che volevo sapere.»

Lui aggrottò la fronte. «Non so quali cose vuoi sapere.»

«Di certo non questa.» Ruotai gli occhi.

«Okay.» Borbottò. Restò in silenzio qualche secondo a fissare il soffitto e poi tornò a guardarmi. «Il mio frutto preferito è la pesca.»

Il mio cuore smise un secondo di battere e sotto le coperte si alzò la temperatura del mio corpo. Deglutii e mi ammutolii. Iniziai a respirare a fatica quando si mise su un fianco e mi tirò a se, avvolgendo un braccio attorno alla mia vita. Avrei voluto ricordargli della ferita ma non riuscii a parlare. I nostri nasi erano cosi vicini. I nostri volti lo erano cosi tanto che i nostri respiri si mischiavano. Sbattei le palpebre rapidamente mentre aprivo il palmo contro il suo petto nudo e bollente.

«Mi fa impazzire il loro sapore, sai?» Sussurrò roco.

Non diceva sul serio, ma i suoi occhi--cristo. Stavo sudando. Cercai di controllare il respiro ma le sue parole e la sua vicinanza mi stava mandando in tilt. Allontanò la mano dalla mia schiena per poter sistemare dietro l'orecchio una ciocca e sfiorarmi la guancia con le nocche.

«A volte ci sono pesche più buone delle altre.» Il suo pollice tracciò il contorno delle mie labbra schiuse e lo premette nella polpa inferiore. I suoi occhi mi incendiarono il cuore. «Tu sei decisamente la migliore, Peach

Agguantai il polpastrello con i denti e i suoi occhi vennero coperti di una nube violenta elettrica che mi fece stringere le cosce.

«Non pensavo potessi avere questo potere su di me.» Deglutì rauco. «Non faccio mai la scelta giusta ma con te è proprio impossibile prenderla in considerazione.»

Trasformai il morso in un soffice bacio sul polpastrello. Lui gonfiò il petto e indurì lo sguardo.

«Ci sono cose che non potrò mai dirti.»

«Un giorno mi hai detto che avrei potuto solo odiarti, che sarebbe arrivato un giorno che avrei preferito vedermi morto e di sfruttarti solo per piacere perché altro non avresti potuto offrirmi.»

«Penso ancora che dovresti farlo.»

«Difficile farlo quando sei qui nel mio letto.»

Strofinò il pollice contro la mia mandibola. «Ti ho anche detto che sono un figlio di puttana egoista e che non ti avrei lasciata stare.»

«Sei contorto, Seth.» Soffiai, sentendo il suo cuore battere contro il mio palmo. «È davvero complicato capirti e decidere cosa fare.»

«Non mi capisco nemmeno io.» Rispose.

«A volte è difficile capire perché agiamo in un determinato modo.»

«So perché faccio quello che faccio.» Disse serio. «È con te, che non riesco a fare ciò che dovrei fare.»

Sapevo quello che avrebbe dovuto fare perché era quello che avrei dovuto fare anche io. Stargli lontano. Ma eravamo qui, sotto le stesse coperte, nel mio letto, a pochi centimetri di distanza. E anche quei centimetri mi stavano stancando. Li cancellai solo per appoggiare le labbra sull'angolo della sua bocca e staccarmi con un lieve schiocco.

«Non sono abituato a questo tipo di baci.» Gracchiò. «Non sono abituato alla dolcezza.»

Gli accarezzai la guancia. Non sentivo più la leggera barba sotto al palmo.

«Ti piace?»

«Solo da te.»

Mi sentii importante. E con il cuore febbricitante di calore e così aprii le braccia, invitandolo a venire verso di me.

Lui si imbronciò con fare bambinesco. «Io non mi lascio abbracciare.»

Non demorsi nonostante la sua riluttanza. Resistette fino a che non gli feci un tenero labbruccio. Strofinò il naso nell'incavo del mio collo, stringendomi in un abbraccio ferreo mentre avvolgevo la sua schiena col braccio sinistro e infilavo la mano destra nei suoi ricci umidi. Anche le nostre gambe si incastrarono. Il mio cuore sembrò trovare pace in quella posizione, sembrò trovare un posto nel mondo. Respirai il profumo del mio shampoo emanato dai suoi capelli e continuai ad accarezzare le sue ciocche mentre mi rilassavo e chiudevo gli occhi.

«Ti fa male la ferita?»

«No.» Respirò sul mio collo, facendomi rabbrividire. «Con te, niente fa male.»

E con quello forse realizzai che quello che provavo per Seth, iniziava ad essere qualcosa di potente e molto forte. Qualcosa da cui ormai non potevo più tornare indietro.





S/A.

Ehilà! 🍑🖤

Come state? ♥️

➡️ Vi sono piaciuti Nyxlie e Seth in questo episodio? ❤️‍🔥🥹

➡️ Come sempre ci sono piccoli dettagli che avranno una loro risposta più avanti. 

➡️ I momenti spensierati dei nostri protagonisti non sono ancora finiti ma non abituatevi troppo

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A presto, Xx



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