Capitolo 26
Quando mi ero offerta di pulire la scuderia del maneggio in cui stavo andando da settembre, non avevo controllato le previsioni del tempo. I proprietari erano momentaneamente a corto di personale e una delle ultime volte che ero andata in quella settimana per fare un giro con Stella, li avevo sentiti parlare dicendo di avere bisogno di un addetto alle pulizie per il weekend. Per me era un ottimo modo per rilassarmi e stare in compagnia di quei magnifici animali, in più mi avrebbero pagato.
Stavo pulendo l'ultima lettiera quando era scoppiato in cielo il primo tuono. Da lì il tempo non aveva fatto altro che peggiorare e io non mi ero portata dietro nemmeno un ombrello. Se fossi tornata alla fermata del bus a piedi, sicuramente mi sarei presa tutta l'acqua e alla festa di quella sera non ci sarei andata. E volevo andarci. Avrei risolto il problema con un taxi quando il telefono nella mia borsa aveva squillato e avevo fatto in tempo a rimettere nel suo box il purosangue e andare a rispondere.
«Ehi.» Mi morsi il labbro, guardando fuori dalla scuderia la pioggia che cadeva copiosa e fitta.
Era pomeriggio ma sembrava quasi sera con quel tempo.
«Le tue coinquiline hanno detto che sei al maneggio.»
Deglutii al suono roco della sua voce. «Dovrebbero imparare a tenere la bocca chiusa.»
«Sta diluviando.»
«Lo vedo.»
«Come pensi di tornare indietro?»
«Hai paura di non vedermi alla festa, Nixon?» Cantilenai.
«Effettivamente mi dispiacerebbe non vedere il tuo culo muoversi divinamente.»
Ruotai gli occhi. Non sapevo cosa fosse successo dopo quella sera che mi trovò sul ponte e dormimmo insieme nel suo appartamento ma qualcosa era cambiato.
«Ti vengo a prendere, Blake.» Disse. «Dimmi a che ora?»
«Se ti dico che non ce n'è bisogno?»
«Ti dico che non mi interessa.»
Sospirai e mi voltai, alla fine avevo terminato e dovevo solo sistemare ciò che avevo utilizzato.
«Se sei libero, puoi anche partire adesso.»
«Arrivo. Mandami la posizione esatta.»
Sorrisi anche se non poteva vedermi. «Grazie, Seth.»
Una volta finita la telefonata, gli mandai la posizione esatta. Dovevo sistemare i secchi e altri utensili cosi mi affrettai a recuperare davanti al box che avevo appena chiuso. Oscar, il purosangue, stava mangiando.
Presi i due secchi e mi girai. Ciò che si presentò ai miei occhi mi fece quasi venire un colpo al cuore. Il secchio mi scivolò dalle mani, sbattendo con un tonfo secco a terra. Il sangue defluì dal mio corpo. Non era possibile.
«Ciao, sorellina.»
Iniziai a sentire l'ossigeno mancare, nonostante il vento che anticipava un forte temporale entrasse da tutte le aperture della scuderia.
Non lo vedevo da tanto. Era più magro in volto, scavato, e aveva delle profondi occhiaie sotto gli occhi. Abbassò il cappuccio della felpa bagnato e notai che si fosse rasato; l'azzurro celeste dei suoi occhi spiccava con la pelle pallida. Avanzò mentre io non riuscii nemmeno a muovere un dito. Il mio cervello stava cercando di controllare la mia agitazione ma senza riuscirci.
«Ian.» Il suo nome mi scivolò con un sottile tremolio. «Come...cosa...»
Doveva essere un'allucinazione. Come poteva essere qui? Però più i secondi passavano e più mi rendevo conto che era reale. Ma vederlo davanti a me, trasandato, una leggera barba biondo scuro incolta, era qualcosa che non mi sarei aspettata di vedere. Non pensavo dicesse sul serio in quella chiamata ma evidentemente lo avevo sottovalutato, ancora una volta.
«Sei scappato.» Il petto mi bruciava di una morsa infetta. Sentii gli occhi lucidi. «Come?»
Inclinò la testa, studiandomi con gli occhi ereditati da nostra madre e deglutii.
«Mi sono impegnato.» Sorrise. «La sai che quando mi impegno, posso fare tutto.»
Scossi la testa, un sapore amaro si diffuse nella bocca.
«Devi andare via.» Lo supplicai con lo sguardo. «Non dirò alla mamma o al papà che sei scappato ma--»
«Lo sanno già.»
«C-cosa?»
«L'istituto li avrà avvisati.»
Cazzo. Giusto. Perchè non mi avevano detto nulla?
Iniziò a camminare, a girarmi attorno, alimentando il mio timore e gustandolo.
«Perchè sei qui?»
«Mi serve un favore.»
Saettai gli occhi a destra. «Cosa?»
«Mi servono soldi.»
Il telefonò squillò dalla mia borsa buttata contro la parete all'ingresso.
Seth.
«Devi andare. Sta arrivando--»
«Non me frega un cazzo.» Mi si parò davanti con uno sguardo furioso. «Sono un fottuto fantasma, Nyxlie. Ed è anche per colpa tua.»
«I-io non--»
«Stai zitta!» Sbottò.
Sussultai e sbattei le palpebre velocemente. Lo guardai passarsi una mano sul volto magro e poi mi puntò un dito contro.
«Me lo devi.» Ghignò in modo inquietante. «Potevi dire la verità e non l'hai mai fatto.»
«Ian, mi dispiace, io--»
Non respirai più. La sua mano si chiuse rapida attorno al mio collo, togliendomi l'ossigeno. Soffocai un gemito di dolore per la stretta e le lacrime offuscarono la mia vista. Sembrava debole, ma non lo era affatto. Aggrappai frenetica il suo polso sperando che allentasse la presa ma non lo fece.
Seth stava arrivando. Ma non poteva trovarmi così.
«Ti dispiace? Sul serio?» Sibilò. «Solo perché hai chiamato un paio di volte non significa che non ti odi. Ti importa solo di te stessa.»
Mi aveva sollevato con un solo quel braccio, le punte dei miei piedi facevano fatica a trovare la terra sotto di me. Quello che però notai stando così vicina a lui, cosi vicina a perdere i sensi, furono le pupille dilatate.
Si drogava. Ancora.
Provai a dire qualcosa ma non riuscii. Sentii le lacrime scivolarmi dagli angoli degli occhi. Qualcosa in lui scattò e, dopo aver stretto la presa ancora più forte, mi lasciò andare.
Barcollai indietro tossendo e portando la mano sul mio collo.
«Cinquemila dollari.»
Sgranai gli occhi e sollevai la testa. «Cinque...» Tossii e deglutii a fatica. «Non posso darti cinquemila dollari, Ian.»
Inarcò un sopracciglio. «Non mi dire che ti hanno tagliato i fondi.»
«No ma controllano il conto e capiranno--»
«Non mi importa. Mi servono questa sera.»
Drizzai la schiena e mi guardai attorno. Il telefono stava squillando ancora. Seth sarebbe arrivato a momenti e lui non poteva sapere di questo.
«Ci sarà una festa--» Strinsi gli occhi per una fitta che avvertii alla gola. «Alla Berkeley. Confraternita Delta.»
«Magnifico.» Sorrise smagliante. «È sempre un piacere chiacchierare con te, sorellina.»
Ingoiai un insulto e lo guardai volendolo incenerire. Ian era sempre stato pazzo, ma quegli anni rinchiuso in un centro, vivendo come un fantasma, erano stati decisamente decisivi per la caduta della sua sanità.
«Manderò qualcuno a prenderli. Non farmi aspettare.»
Ian scappò in silenzio come era arrivato, nascondendosi sotto al cappuccio bagnato e lasciandomi da sola e tremante.
Seth arrivò diversi minuti dopo. Lo aspettavo sotto la tettoia esterna della scuderia. Mi coprii la testa con la borsa mentre correvo verso la macchina. Lo salutai e dovetti schiarirmi la gola dopo, sentivo ancora le dita di Ian attorno al collo e feci di tutto pur di tenerlo nascosto ai suoi occhi.
«Ehi.» Chiese, sentii l'interrogazione nel suo tono.
Dovetti guardarlo per non farlo sospettare maggiormente. Gli rivolsi un sorriso teso e sospirai, accasciandomi al sedile.
«Grazie per essere venuto. Non pensavo piovesse.» Dissi, pur di dire qualcosa.
Lui mi scrutò come se annusava nell'aria il mio comportamento insolito.
«Hai pianto.»
Deglutii e guardai brevemente la pioggia essere spazzata via dai tergicristalli. «No. E' il freddo.»
«Mi prendi per il culo, Blake?»
«No, io--»
«Cosa sono quei segni?»
Sgranai leggermente gli occhi. Aveva scostato i miei capelli perchè fuggivo dal suo sguardo e fu una terribile mossa che non riuscii ad impedire. Scacciai via la sua mano solo dopo che li aveva scoperti e mi sistemai tutti i capelli sulla spalla sinistra, provando a nascondere ciò che ormai aveva scoperto.
«Niente. Possiamo andare? Devo prepararmi per questa sera.» Provai a portare l'attenzione su altro.
Ma lui non era per niente della mia stessa idea. Spense la macchina e i tergicristalli si bloccarono. La pioggia colpì a raffica il vetro e io iniziai a soffocare.
«Non parto finchè non parli.»
Risi con nervoso. «Non è successo nulla.»
«So riconoscere segni di strangolamento.» Sibilò.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani che stavano sudando freddo e avvertii le lacrime accumularsi piano nei condotti lacrimali. Non potevo dirglielo. Seth si sporse verso di me e risucchiai un sospiro tremante quando incastrò una mano tra i miei capelli e mi fece voltare la testa. Incrociai i suoi occhi che sembrarono gelarsi quando trovò nuovamente i segni rossi sulla mia pelle.
«Che cazzo è successo, Blake?» Scandii con rabbia quelle parole.
«N-Nulla.»
«La devi smettere di mentire.»
Non potevo. Ma avrei voluto.
Sentivo la gola bruciare. Un groppo mi impediva di deglutire e sbattei le palpebre velocemente.
«Voglio solo tornare indietro.» Sussurrai.
«Chi ti ha fatto male?»
Non parlai. Non accennai nemmeno a farlo. Lo guardai con un dolore al volto perchè sapevo che voleva solo aiutare ma io non potevo raccontare nulla.
Diversi secondo dopo lasciò andare il mio viso e borbottò qualcosa sottovoce. Era arrabbiato. Attivò nuovamente la macchina e sgommò via da lì. La presa sul volante era talmente salda da avere le nocche bianche e la mascella tanto tesa che mi sarei potuta ferire se solo l'avessi sfiorata. Digrignava i denti e respirava piano. Tornò a guardarmi solo quando ci fermammo ad un semaforo.
«Cosa?» Mi agitai sotto il suo sguardo intenso.
«Sappi che scoprirò cos'è successo.»
Sembrava più una minaccia che una promessa.
«Non puoi.»
Sorrise freddo e felino prima di premere l'acceleratore allo scattare del verde. «Posso, invece.»
Mi morsi l'interno della guancia, sentendo un nodo allo stomaco. «Non hai niente da cui partire.»
«Allora, dimmi cos'è successo e chi è stato.»
Non potevo negare che il mio cuore faceva una capriola ogni volta che Seth entrava in modalità protettiva nei miei confronti. Mi piaceva e mi faceva sentire al sicuro. Ed era assurdo considerato il fatto che sapevo sempre così poco di lui. Una parte di me si fidava ciecamente di lui, nonostante tutto. Ma un'altra doveva rimanere sempre in allerta, non solo con lui.
Incrociai le braccia e sospirai. «Tu hai i tuoi segreti e io ho i miei, Nixon.»
Il silenzio durò un battito di ciglia.
«In che senso?»
«Nel senso che anche tu nascondi delle cose.»
Mi guardò di striscio. «Di quali cose parli?»
«Le sapessi non sarebbero segrete, no?» Ruotai gli occhi.
Tossì. «Be', il tuo segreto riguarda evitare di dirmi chi ti ha fatto male. I miei sono diversi.»
Avere la conferma definitiva che aveva dei segreti mi fece vibrare le sinapsi di curiosità e pericolo. Cosa nascondeva? Perchè? Me l'avrebbe mai confessato? Era qualcosa di brutto?
«Non pensarci.» Gracchiò roco, distogliendo lo sguardo da me. «Non lo vuoi sapere davvero.»
«E se volessi saperlo?» Inarcai un sopracciglio.
Quando mi guardò ancora, sentii un brivido freddo graffiarmi la spina dorsale. «Non vuoi, Blake, fidati.»
Qualsiasi cosa fosse, non era affatto bella.
Seth mi lasciò all'appartamento. Appena mi chiusi in camera mia, mi accasciai contro la porta e chiusi gli occhi. Quella era una orrenda situazione. Ian era scappato dall'istituto, probabilmente i miei genitori lo sapevano già e avevano deciso di non dirmi niente mentre avrebbero ideato un piano per bloccare la sua fuga senza che il mondo sapesse. E ora lui voleva dei soldi da me: cinquemila dollari. Avevo quella somma sul conto ma non potevo prelevarli, non in una giornata. Avevo da parte in contanti solo due mila dollari e anche prelevare il restante era rischioso.
Andai alla ricerca dei contanti, nascosti ancora nella mia valigia nell'armadio e li arrotolai. Doveva farseli andare bene. Non avevo nemmeno idea di chi sarebbe venuto, non sapevo con chi fosse in combutta. Il castello di carta che avevano creato i miei genitori stava per crollare e io sentivo la loro furia anche a quei chilometri di distanza.
Δ
Quella sera volevo divertirmi, l'avevo deciso appena misi piede nella confraternita colma di persone e dalla musica che rimbalzava da una parete all'altra. Finchè mio fratello non l'avrebbe rovinata, volevo sconnettere la testa e sapevo anche come farlo.
Affondai le mani nella tasca di una giacca di pelle molto più grande me che aveva una storia particolare alle sue spalle e mi sentivo bisognosa del suo calore e protezione mentre camminavano accanto a Zara e Phoebe in una minigonna nera a vita bassa e una maglietta stretta e aderente con dei lecca lecca stampati sopra. Ero alla ricerca di uno dei padroni ma prima venni trascinata in cucina per far iniziare al meglio la festa. Phoebe preparò uno shottino di vodka con dei bicchieri di carta. Ne scolammo due di fila ma io anche un terzo di nascosto. Da un lato non era furbo da parte mia bere sapendo quello che sarebbe successo, soprattutto anche perchè in una tasca intera avevo quasi tremila dollari arrotolati con un elastico.
Non mi tolsi la giacca perchè tutte le finestre erano aperte, aveva finito di piovere da un po' ma l'aria era frizzante e io stavo bene nella mia giacca di pelle. Ballai con le ragazze e cantai le canzoni che conoscevo, agitando le braccia in alto e roteando il bacino a destra e sinistra.
Quasi mi dimenticai il vero motivo della mia presenza finchè non mi apparve davanti agli occhi appena mi girai per compiere una piroette. Sentii le mie labbra spaccarsi in un sorriso ed ero certa che potesse leggere dal mio sguardo che fossi un po' brilla, più spensierata del solito.
«Ehi! Cercavo proprio te!» Esclamai, bloccando una mano sul suo petto.
Lui spostò lo sguardo dalla mia giacca ai miei occhi e inarcò un sopracciglio. «Mi hai cercato nella vodka?»
Sogghignai e sbattei le ciglia con fare civettuolo. «Possiamo andare in camera tua?»
Schiuse le labbra, un cipiglio sulla fronte, ma poi sembrò sussurrare un 'fanculo' e strinse la mia mano, portando fuori dalla folla del soggiorno. Chiuse la porta della sua stanza e prima che potesse dire qualcosa mi fiondai sulla sua bocca. Nonostante la sorpresa, ricambiò il bacio attirandomi a sé dai fianchi e premendo la mia schiena contro la superficie legnosa.
Morsi il suo labbro per poi schiudere le labbra e lasciare che infilasse la lingua dentro la mia bocca e mi rubasse un ansimo per l'irruenza dei suoi movimenti. Tirai i capelli della nuca e lui strinse le sue grandi mani attorno al mio bacino molto scoperto per la gonna inguinale che avevo deciso di indossare.
«No, cazzo.» Grugnì, staccandosi di colpo.
Appoggiai la nuca alla porta e mi leccai le labbra che sapevano di vodka e di lui mentre non cercavo nemmeno di calmare il respiro. Strizzò gli occhi e poi mi guardò arrabbiato ma anche eccitato.
«Non mi sono dimenticato di quello che ho visto prima.»
«Questa sera non voglio parlarne.» Sgusciai via e mi tolsi la giacca, appoggiandola sulla sedia della scrivania.
«Domani si?»
Mi voltai e lui un lampo lussurioso attraversò fugace i suoi occhi.
«Domani è domani.» Incrociai le braccia e avanzai lentamente. Lui non schiodò gli occhi dai miei, nemmeno quando mi fermai davanti a lui e mi allungai per sfiorare le sue labbra con le mie. «Ora voglio scopare.»
«Come?»
Sorrisi e lisciai la sua camicia con le mie mani, giocherellando con i bottoni. «Voglio scopare.»
Mi fissava. Mi fissava come se fossi qualcuno che non aveva mai visto. «Sei ubriaca.»
«Sono brilla.» Lo corressi. «So quello che voglio. Ma se tu non vuoi--»
Be', sembrava voleva. Dal modo in cui afferrò il mio collo e fece collidere le nostre bocche. Avvampai perchè nessuno mi aveva mai baciato in quel modo. Leccò e morse le mie labbra prima di riprendere ad esplorare l'interno della mia bocca, accarezzare la mia lingua e far scivolare le mani sul retro delle mie cosce per sollevarmi da terra.
Mi fece sentire tutta la sua mascolinità quando mi buttò con poca delicatezza sul letto e di distese tra le mie gambe. Gemetti e mi infiammi all'idea di sentire i nostri corpi strusciare e unirsi in un groviglio di lenzuola, gemiti e sudore. Gli sbottonai la camicia mentre lui attaccava il mio collo che ormai non mostrava più segni, se non le tracce della sua bocca.
«Facciamo che ti scopo solo se mi racconti cos'è successo.»
«Facciamo che mi scopi e basta.»
Sollevai il bacino per strusciarmi col suo facendolo grugnire di gola. A quel gesto provocatorio affondò i denti nel mio collo. Mi sollevò la maglia corta quando bastava per liberare il mio seno e inarcai la schiena contro il suo palmo caldo. Massaggiò e pizzicò le mie punta facendomi vibrare il basso ventre. Volevo liberarmi di tutti quei vestiti. Glielo dissi e lui dopo aver baciato anche il mio addome si sollevò e io mi beai della camicia aperta che mostrava il suo corpo marmoreo e tatuato. Mi aiutò a sfilare i tacchi che lasciò cadere davanti al letto e poi agguantò la gonna microscopica e la fece scivolare lungo le mie cosce per poi far cadere anche quella.
Si tolse la camicia prima di tornare a sovrastarmi e far scivolare la lingua nella mia bocca. Chiuse le braccia dietro al suo collo e frizionai il mio centro contro la sua eccitazione stretta nei pantaloni. Quel bacio, le sue mani, il suo corpo, mi stavano incasinando la testa in un modo che nemmeno la vodka era riuscita a fare. Avevo caldo ed ero impaziente. Lui sembrò intuirlo e, dopo aver interrotto quel contatto di labbra famelico, si spostò sul mio addome, avevo ancora la magliettina arrotolata sopra al seno. Lo strinse in un palmo e succhiò la mia pelle all'altezza dell'ombelico. Ansimai e arricciai le dita dei piedi nel vedere il suo volto vicino alla mia essenza pulsante.
«Seth...»
Agguantò le mie cosce e mi morse l'interno della destra, spezzandomi il respiro. «Non vedo l'ora di sentirti attorno a me ma prima...» Mi guardò da sotto le ciglia nere con un sorrisetto malefico prima di baciare il mio centro da sopra il tessuto bagnato delle mie mutandine.
Cazzo.
La porta si aprì di scatto mentre Seth era avvinghiato alle mie cosce. L'azione fu talmente rapida, e io ero talmente assorta nel mio piacere, che non ebbi il tempo di coprirmi. Abbassai la maglia anche se era già dentro.
«Seth--Cristo santo.»
Arrossii alla vista di Chen che si passava una mano sul volto e chiudeva la porta con l'altra. L'amico si fermò piuttosto irritato e girò la testa per guardarlo. Ci fu uno scambio di sguardi che non decifrai bene però Chen non sembrava affatto contento.
«Sul serio?»
«Si. Sul serio. E ora levati.»
Chen lo guardò come se volesse staccargli la testa e poi sospirò. Lanciò uno sguardo mezzo di scuse e di imbarazzo a me prima di voltarsi. Ma si fermò quando qualcuno lo richiamò. E quel qualcuno ero proprio io. A quello, Seth girò la testa di scatto verso di me con un cipiglio in volto. Lo ignorai. Per qualche strano motivo ricordai delle parole che ci eravamo scambiati a capodanno, sul fatto che Chen fosse sempre l'aggiunta.
«Vieni qui?»
Seth si girò nuovamente verso l'amico con un mezzo ghigno di chi la sapeva lunga.
Chen deglutii allo sguardo dell'amico e poi si rivolse a me con un sottile sorriso. «Non credo sia il caso.»
L'alcol in me non mi fece accettare il rifiuto. Mi imbronciai. «Ti prego? A Seth non importa.»
«Seth avrebbe da ridire.» Buttò fuori con una mezza risata secca.
«Infatti avrei da ridire ma attendo con ansia la tua risposta, amico.»
«Ignoralo.» Spostai la gamba per scavalcare il corpo di Seth per poi puntare i gomiti e accavallare le gambe. «Non può essere geloso.»
Chen abbassò la testa ma riuscii a scovare un sorriso. Seth si pizzicò il naso e mi fulminò con lo sguardo, avrebbe voluto parlare, ma si trattenne.
«Seth sa perchè non dovremmo farlo.»
«È già successo e non vedo dove sia il problema.» Dissi e spostai lo sguardo. «Seth digli che può restare.»
Lui si passò una mano tra i capelli e guardò l'amico. «Se vuoi restare, lo capisco.»
Era strano quel loro modo di fare ma lasciai andare i dubbi quando Chen chiuse a chiave la stanza e si diresse verso il letto su cui io e Seth eravamo sdraiati. I due si lanciarono ancora un lungo sguardo e pensai che fossero in grado di comunicare mentalmente perchè altrimenti non trovavo altre spiegazioni. C'era qualcosa che non andava tra quei due ma non ci pensai quando Chen affondò un ginocchio nel materasso e si sdraiò al mio fianco. Seth rimase seduto sul bordo del letto con i capelli disordinati e un'espressione neutra.
«Non che abbia problemi a condividere Blake, ma posso sapere perchè?»
«Quando mi chiami Blake è perchè sei seccato.» Schioccai.
Si passò la lingua sui denti e poi sospirò. «Non mento che avrei preferito fosse solo un paso doble.»
«Oh, ma lo sarà.» Annunciai. Lui aggrottò la fronte e io girai la testa verso Chen che reggeva la sua con il palmo. «Mi vuoi scopare, Chen?»
Schiuse la bocca stupito e sfrecciò lo sguardo prima su Seth -che sembrava aver accolto la morte negli occhi- e poi nuovamente su di me. Sbattei le palpebre e sorrisi innocua.
Si grattò il naso e tossì. «Non ho nessun problema a farlo. Ma penso che li avrò dopo, se dovessi accettare.»
Tornai su Seth che aveva perso ogni emozione in volto. Ma le mie pretese non erano finite.
Ghignai. «E voglio che tu resti a guardare.»
La sua espressione neutra cambiò un secondo dopo. Ridacchiando mentre si tirava indietro i capelli e non distolse lo sguardo da me.
«Sicura, Principessa?»
Annuii e mi tirai su. Gattonai sinuosamente sulle ginocchia mostrando a Chen il mio fondoschiena e mi sedetti a cavalcioni su Seth. Accarezzai il suo petto mentre lui perdeva lentamente il sorriso e mi perforava con il suo sguardo.
«Io so farlo meglio.» Sussurrò sulla mia bocca.
Lo guardai da sotto le ciglia. «Per decidere dovrei provare entrambi.»
«Fidati sulla parola.»
«Sei geloso?»
«No.» Strinse i denti.
«E allora che problema c'è?» Sorrisi serafica.
Cancellò il mio sorriso baciandomi con forza e prima di sbattermi nuovamente sul materasso mi fece sollevare le braccia per togliermi la maglietta. Eravamo tutti sdraiati e fu Seth a far iniziare i giochi: torturandomi la mascella e il collo con le sue labbra. Non mi sarei mai stancata di sentirle su di me. Ansimante e accaldata, girai la testa e allacciai una mano dietro al collo di Chen per spingerlo contro la mia bocca. Le loro mani accarezzavano il mio corpo e io mi sciolsi in quei tocchi così diversi ma con lo stesso scopo.
Sentii le loro mani muoversi come se provenissero da una sola mente. Entrambe andarono verso le mie cosce e le aprirono stuzzicandomi con forti carezze l'interno coscia. Mi staccai dal bacio perchè senza fiato e come l'amico anche lui prese a baciarmi il collo e poi il seno. Richiamai Seth che non perse tempo a tornare sulle mie labbra. Ogni volta che mi baciava sembrava farlo con l'obiettivo di ricordarmi chi fosse il migliore, ma non sapeva che io lo reputavo già migliore.
Chen prese in bocca il mio capezzolo e gemetti nel bacio. Quando erano insieme, entrambi sapevamo come trattarmi per farmi stare bene. Le loro dita si infilarono nelle mie mutandine e mi staccai dal bacio con il respiro scioccato captando un dito di entrambi farsi spazio tra le mie pareti già ben accoglienti. La loro mente per questi giochetti viveva in simbiosi. E la mia andava a puttane. Chen baciò dolcemente il mio petto mentre io rimanevo incantata negli occhi dell'amico. Le loro dita mi stavano scopando all'unisono e io la trovavo una delle cose più eccitanti che mi fosse mai successa.
«Vuoi lui?» Domandò Seth, la voce roca e provocatrice.
Voglio te, pensai, ma voglio vederti impazzire.
Deglutii, un pollice andò a premere sul centro pieno di nervi pulsanti e inarcai la schiena, schiudendo le labbra con un sospiro. Ebbi il sospetto che fosse stato Seth.
«Rispondi.» Sibilò contro la mia bocca schiusa dal piacere. «Vuoi essere sbattuta sul mio letto da lui, Principessa? Io non mi offendo.»
«S-si...»
Non mutò la sua espressione.
«Bene.»
Sfilò il dito da me e se lo portò alle labbra ripulendosi dal mio piacere. Piagnucolai alla vista illegale e poi si allontanò.
«Buona scopata, Blake.»
Si andò a sedere sulla seggiola rotante della scrivania. Lo guardai finchè Chen non catturò la mia attenzione infilando un altro dito in me, riempiendo lo spazio occupato prima da Seth, e alzò la testa per guardarmi. Ora il suo corpo sovrastava il mio come quello dell'amico prima.
«Sei sicura? Ho capito che vuoi farlo incazzare.» Sussurrò.
«Voglio farlo impazzire.» Sussurrai e allacciai le dita nei suoi capelli. «Tu fai impazzire me e il gioco è fatto. Inoltre, voglio scegliere prima te.»
Sogghignò. «Sei una principessa stronza.»
Lo tirai verso di me per baciarlo dolcemente e dissi contro la sua bocca morbida. «Non devi farlo se non vuoi.»
Aumentò la velocità delle dita facendomi gemere e stringere i suoi capelli. Forse voleva.
«Qua ci stiamo annoiando. Quand'è che succede qualcosa?» Annunciò Seth.
Chen mi fece l'occhiolino e premendo il pollice esattamente come aveva fatto Seth prima e insieme al movimento rapido delle sue dita, mi agitai sotto di lui stringendo le lenzuola e venendo sulle sue dita. Il passaggio successivo fu la sua lingua tra le mie pieghe bollenti e mentre tiravo i suoi capelli e agitavo il bacino contro di lui, i miei occhi si fermarono sul proprietario della camera che ci fissava attento dalla scrivania con le braccia conserte e l'espressione indecifrabile. I suoi occhi non si staccarono dal mio viso, studiarono ogni mio dettaglio e quando mi fece esplodere il petto. Avrei voluto che ci fosse lui lì in mezzo ma mi piaceva anche così.
«Bella la vista, Nixon?» Esalai senza fiato e sul punto di gemere ancora.
Scosse la testa sorridendo lievemente e io sogghignai. Chen mi morse la coscia e ansimai in una breve risata sorpresa. Tornò a sopra di me e mi baciò nuovamente mentre la mia mano si ritrovò alle prese con la camicia, la quale in fretta raggiunse il pavimento, e poi i pantaloni, anche quelli non ci misero molto a sparire. Le mie mutandine vennero tirare via in modo molto brusco e si girò, lanciandole verso Seth. Caddero sulla gamba e lui le fissò impassibile per poi tornare sul suo amico.
«Simpatico.»
«Pensa quanto riderai tra poco.»
Seth serrò i denti e Chen tornò a baciarmi con solo un paio di boxer molto stretti. Le mie mani tastarono il corpo meno muscoloso rispetto a quello di Seth ma sempre molto mozzafiato. Raggiunsi la sua eccitazione e gli abbassai i boxer per accarezzarlo. Gli stuzzicai la punta e lo massaggiai dalla base. Dovevo ammettere che solo al tatto, la mascolinità di Seth fosse più grande, non di molto ma comunque era più dotato. Tuttavia, solo dalle voci che giravano, sapevo bene che Chen fosse molto bravo durante le performance sessuali. E oggi, avrebbe fatto il suo meglio. Me lo sentivo.
Pensai che sul punto di iniziare davvero l'atto, mi sarei sentita in imbarazzo sapendo che Seth fosse a lato e ci stesse osservando in modo silenzioso. Ma non era così. Sapere che i suoi occhi erano su di me mi faceva eccitare maggiormente. Chen allungò un braccio e prese dal cassetto di Seth un preservativo, poi gli lanciò un'occhiata sbieca.
«Non ti offendi se te lo rubo, vero?»
Seth si passò la lingua sui denti e poi alzò le spalle. «Nessun offesa ma ti starà largo.»
Dubitavo altamente. E infatti Chen rise di gusto.
«Sei molto generoso, Seth.» Lo provocai. «Ti ringrazio.»
Lui si morse il labbro e gonfiò il petto senza però rispondere. Sghignazzai e tirai giù Chen per riprendere a baciarlo mentre lo aiutavo a mettersi il profilattico. Una volta infilato, si allontanò dalle mie labbra e scese a baciarmi la valle dei seni e poi il mio addome.
Non potei non lanciare uno sguardo a Seth e lo trovai agitare la gamba destra mentre aveva le mani strette in pugni. Mi domandai cosa pensasse ma tornai a Chen quando accarezzò le mie cosce e le aprì infilando le braccia sotto ad esse, sollevando di conseguenza il mio bacino. Il mio cuore pompava all'impazzata e sentii il calore avvolgermi come una pesante coperta. La sua erezione dura e protetta strofinò contro la mia intimità bollente e strinsi le coperte sotto di me, ansimando piano. Pensai a Seth, al fatto che fosse a lato e potesse vedere sia me che il suo amico stuzzicarmi. Vedeva tutto. Incrociai gli occhi caldi di Chan e gli feci un cenno di assenso che lo portò a portare in avanti il bacino ed entrare in me lentamente.
Non era nemmeno il fatto che non fossi allenata a quel tipo di attività, con Jace tutto era sempre andato bene, ma era proprio il fatto che non ero abituata a quel genere di...misure. E questo lo percepimmo entrambi e ci lasciammo andare ad un gemito per quella sensazione. Le mie pareti dovevano adattarsi a lui e bruciarono nel farlo; io strinsi le coperte per quel lieve dolore che mi procurava però un immenso bollore in tutto il corpo. Strinse le mie cosce e iniziò a muoversi dentro e fuori da me, lasciandomi abituare a lui. Mentre studiavo i suoi muscoli contrarsi e il volto contorcersi in una smorfia di piacere, constatai che a Chen non mancasse proprio nulla. Era Seth che aveva ed era troppo--troppo di qualcosa che era indecifrabile. E anche adesso, che non era nemmeno lui che mi stava scopando ma solo guardando, io pensavo a lui.
Quando mi abituai a lui, prese a muoversi con più ritmo e il rumore dei nostri corpi che si univano, oltre ai miei gemiti, era l'unica cosa che si poteva udire nella stanza. Già dalle prime stoccate potevo affermare che sarebbe stata una di quelle scopate che non avrei dimenticato. E mi chiesi come sarebbe stato col suo amico dallo sguardo perforante.
L'esperienza di Chen era indiscutibile, sapeva esattamente quali movimenti fare per farmi arroventare lo stomaco e appannarmi la vista per il puro piacere. Sentivo il desiderio bollente bagnare il mio bacino e il suo. Muovendosi con sicurezza in me, fece scivolare due dita verso la mia area proibita e, osservandomi, stuzzicò il mio centro sensibile. Imprecai in un piagnucolio. Tra le stoccate di Chen e la presenza importante di Seth, mi sentivo già cavalcare l'onda dell'orgasmo.
Poco dopo, Chen lasciò andare le mie gambe e io le allacciai dietro al suo bacino, spingendo i talloni sul suo fondoschiena per approfondire le spinte, nel mentre, lui sovrastò il mio corpo e mi baciò. Graffiai le sue braccia su cui si reggeva ai lati della mia testa, infilzai la carne della sua schiena, la quale si contraeva ad ogni spinta. Leccò il mio labbro inferiore e si fece spazio con la lingua per un bacio sporco mentre mi lasciavo trasportare dall'estasi del momento. Il mio cervello galleggiava come se avesse bevuto cento bottiglie di vodka. Ruppe il bacio per poi sfiorarmi il lobo.
«Guardalo.» Mormorò. «Guardalo e fallo impazzire.»
Sul punto di gemere forte per la sua rotazione di bacino in me, spostai lo sguardo su di lui con gli occhi appannati dal desiderio. Non potei non notare la sua erezione premere nei pantaloni ma non si stava toccando. Non guardava noi, era concentrato sì su di me ma allo stesso tempo aveva un cipiglio pensieroso mentre si pizzicava il labbro inferiore. Come se avesse sentito il mio sguardo, uscì dai suoi pensieri. I suoi occhi si fecero più intensi e inclinò leggermente la testa, studiandomi mentre il suo amico era dentro di me e mi baciava il collo.
«Se non ti sta piacendo posso sempre sostituirlo.» Commentò, la voce bassa e graffiante.
«Che gentile...» Respirai affannata. «Ma sto alla grande.»
Arricciò le labbra e annuì come a dire, 'come vuoi'.
Chen prese davvero sul serio il voler far mandare fuori di testa lui, ma anche me. Sentivo di star per arrivare al culmine ma lui uscì da me facendomi lamentare e subito dopo mi ritrovai a carponi, una manciata di capelli tra le sue mani, il collo inclinato indietro, e lui che scivolava in me con una sicurezza che mi fece gridare dal piacere. Il suo bacino sbatteva contro le mie natiche e ora il piacere mi colava oscenamente lungo le cosce, bagnando le coperte del letto di Seth. Strinse il mio fianco e io seguii i suoi movimenti ma poi si fecero più rapidi e io mi lasciai andare solo a dei versi inauditi mentre stringevo le coperte.
Centrò alla grande il bersaglio e il mio corpo accolse calorosamente l'orgasmo travolgente. Mi sentii come sott'acqua, ruotai gli occhi e annaspai tra i gemiti mentre lui continuava a pompare dentro di me, risucchiato tra gli spasmi veloci delle mie pareti e avvolto dalla copiosità dei miei umori.
Porca. Puttana.
Capii che venne anche lui da come mi strinse i capelli e dai bassi e gemiti gutturali. Cristo Santo. Le gambe mi tremavano e il mio cuore batteva come non mai. Spinse un altro paio di volte in me prima di uscire e permettermi di farmi sdraiare a pancia in su. Tornò sopra di me ancora una volta per baciarmi dolcemente.
«Tutto bene?» Chiese, osservandomi mentre reggeva il suo corpo sudato sopra al mio.
Annuii senza fiato e col corpo accaldato e letteralmente fuori uso. Sogghignò alla mia condizione esausta e appagata e mi lasciò un bacio sulla fronte un po' appiccicosa, poi si allontanò per togliersi il profilattico e buttarlo. Restai nuda sul letto di Seth mentre Chen si infilava i pantaloni ma senza chiuderli, distolsi lo sguardo dalla sua schiena che aveva dei leggeri graffi rossi.
«Seth?» Lo chiamai, il respiro ancora pesante.
Lui sollevò lo sguardo da terra e mi guardò solamente. Non lessi in lui nessuna espressione. Sembrava un telo nero.
«Posso usare il tuo bagno?»
Annuì in silenzio. Scivolai via dal letto e con ancora i muscoli indolenziti, mi rinchiusi nel bagno per darmi una sistemata. Quando mi specchiai il mio cuore sprofondò alla vista dei segni rossi sul collo e petto e sapevo che la maggior parte fossero di Seth. Feci la pipì e poi mi sciacquai velocemente. Non sentivo molti rumori provenire dalla camera, anzi, una porta era stata anche chiusa e immaginavo che Chen se ne fosse andato.
Infatti dopo qualche minuto quando uscii dal bagno, di Chen non c'era traccia e non c'erano più nemmeno le lenzuola del letto. Ora c'era solo il materasso che Seth stava fissando con ostilità.
«Ehi.» Feci per attirare la sua attenzione. «Non sei obbligato a lavare le lenzuola, posso--»
«Non lavo. Le brucio.»
La bocca rimase aperta. «...oh.»
Bruciava tutte le lenzuola dopo che scopava con Penelope e Chen?
Non feci quella domanda e mi limitai a prendere il mio perizoma e i vestiti che Seth aveva tolto. Una volta coperta mi avvicinai a lui, seduto sul bordo della scrivania con un'erezione ancora presenza, e gli afferra il mento.
«Goduto lo spettacolo, Nixon?»
Strinse leggermente gli occhi. «Preferisco molto di più partecipare, Blake.»
Ancora niente Peach.
«Chissà, magari sarà per la prossima volta.»
Lui non ribattè e la mia spavalderia iniziò a scemare. Si era offeso, per caso? Mi mordicchiai il labbro e l'insicurezza per le mie azioni si presentò nella mia voce.
«Sei...sei arrabbiato con me?»
Non avevamo l'esclusiva. Non eravamo nulla. E Chen era il suo migliore amico con cui condivideva spesso le ragazze. Quindi perchè ora si comportava come se gli avessi fatto il peggiore dei torti? Perchè io ora mi sentivo in colpa?
Seth sembrò riprendersi e inspirò a fondo. Avvinghiò un braccio dietro la mia schiena e mi spinse contro di lui, la sua erezione premette contro di me ma ero concentrata a guardarlo preoccupata mentre lui accennava un sorriso.
«No.» Disse. «Non sono arrabbiato.»
«Sicuro?»
Si morse il labbro e poco dopo disse. «Non ce l'ho con te, credimi. Tu stai bene? Sei soddisfatta? Se non lo sei, posso rimediare.»
Sorrisi e appoggiai una mano sul suo addome teso. «Pensi mi abbia soddisfatta?»
«Penso che sia stata la prima volta che qualcuno ti abbia scopato come si deve. Il che è davvero una vergogna che nessuno l'abbia mai fatto prima. Il ladruncolo dovrebbe imparare a scassinare altro oltre che le porte.»
Ruotai gli occhi perchè non c'era proprio modo di fargli dimenticare Jace. O almeno farglielo piacere. Però aveva ragione, per quanto con Jace fosse sempre andato tutto bene, dovevo ammettere che questa scopata era stata di un altro livello.
Chinò il volto e sfiorò il mio naso col suo. «Ma so anche che io posso farlo mille volte meglio.»
Deglutii. «Devi stare attento ad alzare così le aspettative.»
«Tranquilla, Peach. Supero sempre i miei limiti.»
E quando dicevo che Seth era troppo, intendevo proprio questo. Lui era troppo nel provocarti, nel guardarti, nel baciarti, nel farti impazzire. Lui ti entrava sotto la pelle come l'inchiostro di un tatuaggio ma era una sostanza tossica che però sapeva farti stare bene. E quando abbassai lo sguardo e pensai a quanto stesse soffrendo, non potei che voler far star bene anche lui.
Le mie dita tracciarono i contorni dei tatuaggi e scesero fino al bordo dei pantaloni. Glieli slacciai e presi ad accarezzarlo da sopra i boxer. Sollevò il mio mento con un dito e mi baciò dolcemente mentre mi concentravo sul punto più eccitato e duro del suo corpo. La sua lingua accarezzò la mia come se fossi la cosa più delicata al mondo e io liberai la sua lunghezza.
Lo afferrai e lo massaggiai dalla base fino alla punta mentre gemeva di gola nel bacio ma senza interromperlo. Il modo in cui le nostre labbra si toccavano e come io toccavo lui, era qualcosa che non c'era mai stato tra noi. Questa gentilezza, affettuosità, nei tocchi mi bruciò il petto. Passai il pollice sopra la sua punta bagnata e bollente e lo stuzzicai premendo nel punto più sensibile, scatto col bacino e strinse la mia vita, mordendomi il labbro.
Mi staccai e lo provocai quando provò a baciarmi ma non glielo permisi. L'altra mia mano tastò il suo petto e si fermò sopra al suo cuore. Era accelerato.
«Promettimi che il prossimo sarò io.» Sussurrò.
Lo baciai.
«Se fai il bravo, il prossimo sarai tu.»
«Non farmi altri giochetti come questo o darò di matto, Blake.»
Acciuffò in un bacio il sorriso che stavo per fare. La mia mano aumentò la sua velocità e questo aumentò i suoi grugniti contro le mie labbra. Venne sul mio palmo e ruppe il bacio con il respiro pesante. Mi scostai con la testa per trovare i suoi occhi, poi portai la mano alla mia bocca e tirai fuori la lingua per leccare via il suo seme caldo e salato. Deglutì alla vista di quel gesto e io continuai a guardarlo da sotto le ciglia, infilandomi in bocca le dita su cui c'era lui e le succhiandole con gusto.
«Perchè mi odi?» Sibilò in un lamento di piacere.
Sorrisi con il pollice tra le mie dita e poi mi leccai le labbra. Seth le fissò e poi scosse la testa, tornando ai miei occhi.
«Esci da qui.» Ordinò rauco.
Uscii davvero da lì. La mia giacca mi copriva i brividi e segni di quella serata e la strinsi a me quando lessi un messaggio di un paio di minuti prima. Era una posizione e quando controllai quando distava dalla casa, realizzai che fosse proprio dietro l'angolo.
Strinsi la mazzetta di soldi dentro la tasca e mi affrettai ad uscire dalla casa.
S/A.
Ehilà 🍑🖤
Oh well, sono successe un po' di cose in questo capitolo ma nel prossimo non saranno meno
E se volevate vedere Seth e Nyxlie insieme mi dispiace, c'è ancora da attendere💀
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A presto, Xx♥️
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