Capitolo 23

Seth

Non avevo mai agognato così tanto delle labbra. Non avevo mai bramato cosi tanto così tanto di affondare e sciogliermi in una bocca. Di sentire una lingua delicata accarezzarmi. Di sentire delle unghie graffiarmi le cosce. Sembrava una magia oscura, quella che mi aveva fatto. Con quegli occhi da bimbetta insolente talmente limpidi che riuscivo a vedere lo sporco della mia anima. E il potere di quella sensazione, di quell'incantesimo, lo stavo sentendo ancora una volta.

Era bella da far male. Stesa in quel modo, con le gambe piegate e aperte verso Chen e quegli specchi d'acqua cristallini che uccidevano me. Come potevamo, mi chiesi, come potevamo essere così figli di puttana? Ma come potevo non esserlo? Con lei che fluttuava le ciglia così innocentemente mentre quello che sarebbe successo era degno di un posto nel girone dei lussuriosi?
Sentivo ancora il suo sapore avvolgente e dolce sulla mia lingua e non capii cosa mi trattenne dal non sbattere fuori Chen ed impedirgli di perdersi tra le sue cosce da sogno come avevo fatto poco prima. Era tutto sbagliato, io e lui lo sapevamo. Eppure eravamo lì, pronti a comportarci come dei perfetti bastardi che eravamo e saziarci di lei finchè non ci avrebbe fermato.

Agguantai tra le dita due ciocche bionde che oscillavano oltre il materasso e ignorai ancora un po' il dolore che mi stava causando l'erezione costretta nei boxer. Il suo petto si alzava e abbassava un po' pesantemente e mi persi qualche secondo a fissarle il seno nudo e perlaceo che ricordavo quanto fosse morbido e perfetto nel mio palmo.

«Se diventa troppo, tira un calcio a Chen.»

Imitò il mio sorriso e si morse il labbro. «O potrei morderti.»

«Penso sia più efficace il calcio.»

«Avrei da ridire.» Intervenne il mio amico.

Gli scoccai un'occhiata. «Puoi sempre andare via.»

«Ma lei non vuole.»

«Io non voglio.» Lo disse fissandomi innocuamente.

Già. Perchè non voleva?

«A parte gli scherzi-» Tossii e la guardai con più serietà. «Se diventa troppo, batti la mano sul materasso due volte e mi fermerò.»

Ero più che certo che con quel coglioncello del ladruncolo non avesse mai fatto questo genere di cose e preferivo avere una parola di sicurezza nel caso stessi andando oltre quello che poteva sopportare. La parola vera e proprio non l'avrebbe avuta quindi quello mi sembrava un'ottima alternativa.

«Cazzo...»

Provai a far finta che la mia mano fosse la sua bocca ma era ridicolo. Era imparagonabile. Ma la sognai comunque, morbida, bollente, avvolgente. Sembrava di stare in paradiso ma dubitavo che si potesse scopare la bocca di qualcuno in quel modo in paradiso. Scattai in avanti col bacino immaginandomi di affondare in lei e colpire la sua gola. Era stata così brava. Mi ero obbligato a non essere troppo rude e mi ero guadagnato una medaglia d'oro olimpionica per l'autocontrollo che mantenni. Chiusi la mano aperta sulle piastrelle bagnate e fredde della doccia in un pugno mentre appoggiavo la fronte sulle piastrelle e mi lasciai andare in grugniti di gola, aumentando la velocità della mano sulla mia erezione pulsante. Avevo sinceramente perso il conto delle volte che avevo rivissuto quel momento, delle volte che avevo pensato a lei in quelle vesti di angelo corrotto. Sentii stringersi anche le palle quando arrivai al limite e venni contro il muro imprecando e sussurrando in modo indecente il suo nome. Appoggiai entrambe le mani sulle piastrelle sentendo il mio respiro affannato tuonarmi nelle orecchie come uno sporco segreto. Mi costrinsi a non rimuginare troppo sulle posizioni che quella stronza aveva messo in atto in palestra perchè altrimenti non sarei più uscito dalla doccia.

«Oh, alla buon'ora, piccolo principe.»

Mi passai una mano tra i capelli ancora umidi e ignorai Derek, sedendomi sulla poltrona libera. Li avevo fatti riunire nel nostro seminterrato ed effettivamente avevo perso tempo sotto la doccia ma non erano rimasti qui le ore. Incrociai lo sguardo di Chen seduto vicino al bracciolo di destra del divano, come per trovare un appoggio mentale. Lui sapeva perchè ci avessi messo più tempo del dovuto, lo sapeva perchè mi conosceva.

«Che succede?» Chiese Penelope.

Quel giorno era più seccata del solito e mi guardava come se avesse voluto tagliarmi la testa, o le palle. Difficile capirlo a volte.

«Hai detto che abbiamo un problema.» Parlò Zack appoggiato al muro di fronte a me.

«Si.» Gonfiai il petto. «Jace è qui.»

«Chi?»

Lanciai un'occhiata storta a Derek. «Jace. L'ex di Nyxlie.»

«Oh.» Ora sembrò ricordarsi. «E perchè è un problema?»

«Già. Che ti importa se è qui?» Sputò Penelope, accavallando le gambe e assottigliando lo sguardo.

«Perchè le ha detto che aveva qualcosa di molto importante da dirle e doveva farlo faccia a faccia.»

Forse ero diventato paranoico ma la precauzione non era mai troppa in quelle situazioni.

«Pensi voglia dirle di quella notte?» Chiese Chen.

«Non possiamo non tenerlo in considerazione.»

Penelope sbuffò scocciata e scosse la testa. Voleva dire qualcosa, glielo leggevo negli occhi.

«Forse vuole dirle che è ancora follemente innamorato di lei.» Scrollò le spalle Derek. «Non mi è sembrato un coglione. Non penso le dirà qualcosa.»

«Era agitato?» Domandò Zack.

Mi era sembrato fin troppo concentrato sullo scollo del top sportivo.

«Era serio.» Dissi. «E non è da tutti i giorni prendere un cazzo di aereo per andare a parlare con la propria ex.»

«Sono amici, non è solo la sua ex.» Ricordò Chen.

Saettai su di lui con un bruciore allo stomaco. «Non me ne fotte un cazzo di cosa sono. Non è normale.»

«E se lui dovesse dirle di quella notte, dove sarebbe il problema?» Sputò Penelope. «Non vuoi che la principessa dorma con la lucina accesa di notte?»

Serrai i denti. Era frustrata quando non ragionava e sparava cazzate a caso.

«Okay, per quanto non piaccia nemmeno a me il fatto che passi così tanto tempo con lei, è pericoloso se lui dovesse dirle qualcosa.» Intervenne prontamente Zack.

Grazie. Qualcuno che capiva.

«Molto pericoloso.» Aggiunse Chen. «Potrebbe metterle in testa che qualcuno la sta tenendo d'occhio e noi non siamo stati così attenti o gentili quando è uscito l'argomento di suo padre.»

«Non capirà mai che siamo noi.» Sbuffò Derek come se fosse un'assurdità.

«Io ripropongo il mio piano.» Disse Penelope. «La rapiamo, lei ci racconta quello che vogliamo sapere e la lasciamo andare. Fine.»

«No.» La guardai glaciale. «Non ho intenzione di terrorizzarla. È fuori discussione.»

E forse avevo già detto troppo, perchè, tranne Chen, gli altri si accigliarono.

«Le live che facciamo non sono dei film per bambini.» Replicò Zack.

«Ma non obblighiamo nessuno a vederle.» Finchè tenevano i dispositivi spenti.

«Io sono d'accordo con Pen.» Sospirò Derek. «Abbiamo rapito il suo ex, che problema c'è se lo facciamo con lei? Le parliamo solamente.»

«Certo.» Risi freddamente. «Sicuramente andrà a farsi una passeggiata al parco dopo che cinque serial killer mascherati la sequestrano, legano e la obbligano a parlare.»

La sola idea di vederla in quella situazione mi fece gelare il sangue. No. Ero un pezzo di merda ma non fino a quel punto.

«Perchè non ammetti il vero problema?» Penelope scattò in piedi.

«Ho già detto qual è il problema--»

«No! Il vero problema è che stai perdendo tempo, hai perso la strada ma a questo punto mi chiedo se ne hai mai avuta una da seguire, perchè lei ti sta fottendo la testa.»

Dio. Mi passai una mano sul volto trattenendo un sorriso. «Ancora con questa storia, sul serio?»

Pensavo che la scopata di qualche giorno fa le avesse tolto i dubbi.

I suoi occhi verdi si incendiarono e mi puntò un dito contro. «Cosa ti avevo detto? Fotti me perchè se fotti lei--»

«Ricordo cos'hai detto.» E ricordavo cos'avevo risposto io e cos'era successo dopo. «Non l'ho mai sfiorata.»

«Sei un cazzo di bugiardo!» Sbottò. «Chen me l'ha detto.»

Cosa? Cazzo, se non fosse stato il mio migliore amico a quest'ora gli avevo già staccato il collo.

«Noi--»

«Hanno solo svegliato qualcuno sul pianerottolo di Nyxlie.» Mi bloccò Chen, guardandomi di sfuggita.

Tornai a respirare senza nemmeno rendermene conto. Non gli aveva raccontato di Las Vegas. Ma della prima volta che l'avevo toccata. Non mi piaceva comunque il fatto che ora tutti loro lo sapessero, ma era decisamente meglio rispetto a quello che era successo qualche giorno prima.

«Be', non doveva farlo lo stesso!» Continuò a gesticolare furibonda.

«Cristo, Seth. Sul serio?» Intervenne Zack con fare paternale. «Avevamo detto niente di queste cazzate.»

«Io l'avevo detto che l'avrebbe scopata.» Schioccò Derek, un po' seccato e po' indifferente.

«Non abbiamo scopato.» Tenni a precisare anche se non volevo condividere con loro quelle cose. «Ed è stato un momento di debolezza. Tutto qui.»

Non osai guardare Chen perché altrimenti eravamo entrambi fottuti. Penelope ci conosceva molto bene e l'avrebbe intuito.

«Sei stato un coglione.» Ribattè sprezzante. «Chissà che le hai messo in testa e questo è un problema. Dovevi avvicinarti a lei ma non legarti in questo modo.»

«Non siamo legati in nessun modo.» Mi innervosii. «È successo ed è finito. Basta. Lei non mi interessa.»

«Bene.» Mi sfidò e incrociò le braccia. «Ti do due settimane di tempo e se non riesci ad avere altre informazioni utili, faremo a modo mio.»

«Tu non decidi.» Mi alzai di scatto.

«Siamo un gruppo. Non hai sempre la parola finale.» Sibilò e poi guardò rapidamente alle sue spalle Derek e Zack. «A voi sta bene fare cosi?»

Li guardai. Era la prima volta che stavamo arrivando ai voti per una decisione del genere. Non era mai successo. E questo lo stavamo pensando tutti.

«Avete sentito Jace. Non l'ha raccontato a lui, non posso tirarle fuori la verità in sole due settimane.»

Lei mi scoccò un'occhiata apatica. «È da settembre che avresti dovuto lavorarci su, e siamo a gennaio.»

«Pen, ha ragione.» Inspirò Derek.

No, cazzo. Non aveva ragione. Non potevamo rapirla e costringerla in quel modo. Non l'avevamo mai fatto con nessuno. Jace era stato il primo e avevo promesso loro che sarebbe stato anche l'ultimo.

«Un mese.» Disse Zack, staccandosi dalla parete. «Io voto per un mese.»

«Ci sto.» Disse Derek.

Guardai Penelope e avrei voluto che sparisse da davanti ai miei occhi.

«Ti comporti cosi perché sei gelosa.» Sputai trattenendo la voglia di spaccare qualcosa.

«Se lo pensi davvero, allora siamo proprio fottuti.» E con quello se ne andò, picchiò i piedi pesantemente sulla scala e la guardai finché non sbattè la porta per tornare in casa.

Porca puttana. Non doveva andare cosi. Avremmo dovuto parlare di Jace e basta. Che cazzo era successo Pizzicai il ponte del naso e respirai a fondo.

«Il problema dell'ex, lo vedremo col tempo.» Disse Zack. «Se effettivamente le ha detto qualcosa, lo capirai.»

Non guardai più nessuno. Volevo solo riversare quel fuoco nocivo che mi stava scorrendo nel sangue su qualcuno o qualcosa. Non sentii nemmeno cosa disse Derek, non sapevo nemmeno se avesse detto davvero qualcosa, ma quando mi ritrovai da solo con Chen diedi un calcio al tavolino di legno che stridette sul pavimento e quasi non si ribaltò. Inveii un'imprecazione e camminai davanti al biliardino per sbollire un po' ma non era così semplice.

Questo era un enorme sbaglio. Non potevamo rischiare così.

«Devi aiutarmi a farli ragionare, Cristo.» Mi tirai i capelli. «È una follia farlo con lei.»

«Concordo.» Sospirò. «Ma non saremmo arrivati a questo se tu fossi stato più concentrato.»

«E dimmi, ti sei concentrato quando la stavi scopando con la lingua?» Replicai glaciale.

Non poteva dire a me di non essermi concentrato. Non era una faccenda semplice da tirare fuori, mi serviva tempo. Forse ci stavo mettendo più tempo del previsto ma Nyxlie non si sarebbe lasciata andare facilmente sull'argomento.

«È stato un errore, okay?» Alzò la voce di qualche tono, infastidito dall'accusa. «E tu non avresti dovuto ricascarci ancora.»

«Questo non ha niente a che fare con--»

«Si, che ce l'ha, Seth!» Si alzò in fretta e mi stupii di vederlo così aggressivo nei miei confronti. «Per te non significa un cazzo, ma per lei, come ti comporti e quello che fai, alla lunga può significarle qualcosa.»

«Metterò le cose in chiaro.» Tagliai corto. «Ma mi serve tempo, non posso sparare a zero con certe domande.»

«Metti le cose in chiaro, certo.» Mi beffeggiò. «Quando pensi di farlo, mh? La prossima volta che l'hai messa in ginocchio per fartelo succhiare?»

Non mi piaceva come mi stava parlando. Parlava di lei come se si dovesse innamorarsi di me.

«Sei d'accordo con Penelope?» Chiesi.

«Cazzo, no.» Strinse lo sguardo e mi puntò un dito contro al petto. «Ma quello che è successo non deve ricapitare più. Lo capisco che ti devi avvicinare a lei e conquistare la sua fiducia ma tieniti il cazzo nei pantaloni e le mani in tasca.»

Avrei voluto ribattere dicendo di non essere un animale e di sapermi controllare, ma avrei mentito. Ogni volta che la vedevo pensavo a tutti i modi possibili esistenti e non per scoparla. Era decisamente un problema. 

«Perchè non le hai detto di no?» Chiesi.

Entrambi sapevamo a cosa mi stavo riferendo. Infatti, sospirò e guardò altrove.

«Perchè a volte ragiono col cazzo e non con la testa. Tu ne sai più di me.»

Evitai di tirargli un pugno. Non era sempre e solo colpa mia. Era lei, anche. Ti portava lei a farlo perché con solo uno sguardo manometteva gli ingranaggi della ragione e ti mandava in corto circuito il buon senso.

«Quindi, se dovesse ricapitare--»

«Non succederà.»

«Ma se dovesse.» Socchiusi gli occhi. «Le diresti di no, vero?»

Non doveva rispondere, sapevo perfettamente la risposta. Ti fotteva il cervello. Evitò il mio sguardo e serrò la mascella per poi stropicciargli gli occhi e mettersi al mio fianco contro al biliardino.

«Sei fottuto ipocrita.» Mormorai con lo sguardo a terra. «Ti interessa?»

Gli avevo già fatto quella domanda, quando avevo scoperto che si erano baciati ad Halloween. Quando avevo sentito per la prima volta i nervi tendersi nel sapere che le labbra di Nyxlie avevano baciato quelle del mio migliore amico.

«Mi spacchi la faccia se rispondo?»

Quella risposta non era ciò che mi aspettavo e infatti lo guardai torvo con la coda dell'occhio.

Inspirò a fondo. «Non mi interessa in un modo sentimentale ma non posso mentire...è bellissima e fisicamente mi attrae.»

Pensai alle volte che avevamo condiviso qualcuna e alle volte che ero stato geloso di quella condivisione. Mai.

«La vedrei più come un'amica di letto, ecco.»

«Ora ti spacco la faccia.» Grugnii.

Ridacchiò e lo fulminai con lo sguardo.

«Oh, andiamo.» Ruotò gli occhi, incrociando le braccia. «Non è me che vuole.»

«Non vuole nemmeno me.»

«Se ti piace pensarla così, fai pure.» Si fece più serio. «Ma a prescindere, Seth, non dobbiamo più cadere in questa trappola.»

«Cioè tra le sue gambe.» Borbottai.

Tra quelle due bastarde toniche e morbide come la seta. Non avremmo più dovuto scollegare il cervello quando, se mai ci avrebbe ancora guardato tra le lunghe ciglia e morso il labbro timidamente, mentre si leggeva perfettamente quello che avrebbe voluto fare solo dal movimento del suo corpo.

«Esattamente.»

A volte trovavo delle ragazze che non cadevano subito ai miei piedi, che facevano le caparbie e mi divertivo in quella piccola sfida che si creava sapendo che alla fine avrei ottenuto ciò che volevo, e loro ne sarebbero state ben più che appagate.

Adesso, però, la sfida era di stare lontano da lei, di smettere di sognare quelle labbra carnose e la sua bocca calda che mi aveva tenuto con maestria, al modo in cui pronunciava il mio nome quando le facevo tremare anche le ossa.

Questa era la sfida più grande e difficile che avessi mai incontrato e sinceramente non ero così forte da poterla vincere, però non lo dissi ad alta voce. Quello restò un segreto tra me e il mio uccello che da adesso avrebbe dovuto imparare a darsi una regolata in sua presenza.

Nyxlie

«Simpatiche le tue coinquiline.»

«Penso che tu piaccia a Phoebe.» Dissi con un sorriso mentre mi sedevo sul letto.

Jace stava girovagando per la mia stanza, non che ci fosse molto da vedere. Avevo poche foto di cui lui era già a conoscenza essendo le stesse che avevo portato via dalla camera di Boston e alcuni dei miei libri preferiti sulla scrivania, oltre quelli di studio e altre cianfrusaglie.

«Ha bel paio di tette.»

«Jace!» Esclamai scioccata.

Lui mi lanciò un sorrisetto oltre la spalla. «Cosa? È vero.»

Ruotai gli occhi. Maschi. «Allora, che ci fai qui?»

Era stato totalmente inaspettato trovarlo fuori dalla palestra. Non riuscivo proprio a trovare una motivazione, soprattutto perchè che io sapessi non aveva assolutamente motivo per venire a San Francisco. Però, ricordavo anche di quei giorni sotto Natale in cui era sparito e non potevo non chiedermi se gli fosse successo qualcosa. Jace aveva sempre avuto una vita difficile e mi preoccupavo per lui, in fondo eravamo rimasti amici dopo la rottura.

Con quella domanda vidi il suo volto farsi più rigido, proprio come quando lo avevo incontrato e avevo detto a Seth che sarei tornata a casa con lui. Nel tragitto, però, non mi disse nulla sul perché fosse qui, ma io gli chiesi come avesse fatto a trovarmi e mi disse che aveva scritto a Winter che sapeva che fossi in palestra perchè glielo avevo detto io. Era venuto in taxi dall'aeroporto e alloggiava in un hotel che non era molto distante da qui.

Quando arrivammo a casa, Zara e Phoebe vollero sapere chi fosse, così li lasciai soli per andare a lavarmi perchè non potevo stare ancora quei vestiti. Feci il più veloce possibile e infatti non mi asciugai nemmeno i capelli perchè temevo di quello che le due pettegole avrebbero potuto dirgli. Eravamo riusciti a sfuggire dalle loro domande solo adesso.

Era appoggiato alla mia scrivania ma non mi guardava in faccia e per un istante vidi un muscolo guizzare sulla sua mascella mentre gli occhi gli si fecero lucidi.

«Mio nonno è morto.»

Una doccia fredda mi fece ghiacciare e sentii una terribile morsa afferrarmi il petto.

La famiglia di Jace aveva sempre avuto problemi economici, ma si erano aggravati dopo la morte di suo padre dato che la madre aveva iniziato ad abusare di droghe. Il padre di Jace era morto quando lui aveva dodici anni sua madre cadde in un tunnel oscuro che peggiorò la situazione economica. Si occupò lui di sua sorella minore finché non vennero tolti dalla madre quando avvenne un brutto episodio e furono affidati dai parenti più vicini che erano i nonni paterni: Gwendolyn e Benjamin.

Erano due persone dolcissime e ospitali. Non ricordavo una singola volta in cui non fossero stati gentili con me. Jace mi aveva raccontato che avevano sempre provato ad aiutare la famiglia ma suo padre non voleva l'aiuto di nessuno e dopo la sua morte, anche la madre non era contenta di ricevere un loro sostegno. Lei aveva anche una sorella ma sapevo che non si parlavano da molti anni, infatti nemmeno Jace sapeva se lei fosse a conoscenza di avere dei nipoti.

Jace amava i suoi nonni. Quando lo conobbi aveva quell'aria spericolata e da ragazzo duro, e ce l'aveva ancora adesso, ma quando lo vidi per la prima volta a casa con loro, conobbi un lato che non pensavo di vedere mai in lui. Erano i genitori che non aveva mai avuto ma erano anziani e Gwendolyn era venuta a mancare quando ancora noi due stavamo insieme. Era stato un duro colpo per lui. E anche io avevo pianto tanto perchè era venuta a mancare una donna fantastica.

Non mi resi nemmeno conto di essermi alzata finchè non avvolsi le mie braccia attorno al collo di Jace e lui ricambiò l'abbraccio con bisogno, stringendomi e affondando la testa nella mia spalla. Sentii le lacrime bruciarmi gli occhi e li strinsi mentre una mia mano gli accarezzava la schiena.

«Oh, Jace, mi dispiace. Mi dispiace così tanto.» Trattenni un singhiozzo.

Benjamin era un uomo all'apparenza chiuso e burbero ma in realtà era tutt'altro, bisognava solo imparare a conoscerlo. Certo era suo compito sgridare Jace quando faceva qualche cazzata, e lui ne aveva fatte molte, ma alla fine lo perdonava sempre. Sapevo fosse stato proprio lui ad insegnargli ad andare in bicicletta, a pescare, a guidare, ad accendere una macchina senza le chiavi, a dargli la sua prima birra. Suo nonno era ovviamente un uomo di vecchio stampo e oltre ad insegnamenti di mestieri maschili diceva di non riuscire a dargli altro, ma gli aveva dato una figura paterna, genitoriale, che non aveva mai avuto. E se per Jace significava tornare ad avere un padre dopo che il suo gli era stato strappato via troppo velocemente, per Benjamin significava ritornare ad essere un padre. Si era lasciato un po' andare dopo aver perso sua moglie però me lo ricordavo ancora pronto a scattare per Jace se ne aveva bisogno.

Sentii Jace inspirare a fondo con fatica e appoggiare la guancia sopra alla mia testa mentre provava a non singhiozzare.

«È-è successo così velocemente...» Gracchiò. «È stato male alla vigilia di Natale e siamo andati in ospedale. Ha avuto un ictus. È riuscito a riprendersi ma due giorni dopo ha avuto un arresto cardiaco.»

Il suo racconto mi spezzò ancora di più il cuore. Aveva passato tutti quei giorni da solo con lui e lo aveva visto spegnersi.

«Perchè non me l'hai detto?»

Era una domanda idiota perchè Jace non voleva mai farsi vedere debole, mentre soffriva.

«Volevo stare solo con Jasmine.»

Sciolsi l'abbraccio solo quando lui allentò la presa e gli afferrai il volto. Il rosso degli occhi gli risaltava lo smeraldo ora spento.

«Sarei venuta al funerale, Jace.» Mormorai.

Abbozzò un sorriso di convenienza. «È stata una cosa breve, non preoccuparti. I ragazzi erano lì.»

Con i ragazzi intendeva i suoi due migliori amici ma non cambiava il fatto che avrei voluto essere lì per lui. Andammo a sederci sul mio letto e attesi che continuasse a parlare perchè sapevo c'era altro che doveva dirmi.

Appoggiò la testa al muro e guardò le sue mani in basso. «Sono qui perchè qualche tempo fa sono riuscito a rintracciare mia zia.»

«Davvero?» Chiesi stupita. «E dov'è?»

«Qui, a San Francisco. Non sapeva nemmeno della mia esistenza e ha detto di volermi conoscere.» Mi guardò.

«Oh, e...l'hai già incontrata?»

Negò e distolse lo sguardo. «Domani.»

«Sei nervoso?»

«Non so cosa aspettarmi.» Sospirò. «Potrebbe essere una drogata come mia madre--»

«Ehi.» Gli afferrai le mani e lui mi guardò a forza. «Non pensare a lei. Sono certa che sarà una gran donna, già il fatto che voglia conoscerti dopo tutti questi anni, dopo che non parlava nemmeno più con sua sorella, significa tanto.»

Non sembrò molto convinto dalle mie parole e non potevo nemmeno capire la sua paura, perchè ero certa l'avesse anche se lo nascondeva, dato che non mi ero mai trovata in una situazione simile, però ero positiva.

«Vuoi che venga con te? Domani è sabato, non ho lezioni.»

Il suo sguardo si illuminò leggermente. «Lo faresti davvero?»

«Certo, Jace.»

«Te ne sarei grato.»

Sorrisi e mi spinsi avanti per abbracciarlo velocemente. «Potevi dirlo subito se era questo che speravi.»

Mi spinse via, finto infastidito. «Non lo speravo, biondina, okay?»

«Mh mh, certo.»

Con un piccolo ghigno, mi tirai indietro con la schiena e piantai le mani sul letto per reggermi e allungai le gambe fasciate da dei leggings neri su quelle di Jace.

«Questa sera andrai a quella festa?»

Phoebe e Zara avevano detto che ci sarebbe stata una festa nella confraternita femminile.

«È molto probabile che io venga trascinata, si.» Dissi. «Vuoi venire?»

Socchiuse gli occhi. «Ci sarà anche il mister levati-dal-cazzo

«Chi?»

«Il tipo della palestra.» Specificò con un mezzo sorrisetto. «Aveva esattamente quell'espressione. E qualcosa mi dice che è lo stesso che mi da del ladruncolo

Guardai le punte dei miei piedi. «Che intuito, Freddy.» Borbottai.

Ridacchiò roco. «Quindi? Chi è questo ragazzo misterioso?»

«Nessuno.»

Inarcò un sopracciglio. «Dal modo in cui avrebbe voluto disintegrarmi con lo sguardo, dubito sia nessuno.»

Mi sentii arrossire e gonfiai le guance. «Sul serio. Non è nessuno.»

Non sapevo nemmeno come definirlo. Era un conoscente? Un amico?

«Mh. E ci sarà questa sera?»

Pensai a lui e Katy e trattenni una smorfia. «È molto probabile, si.»

«Allora, non vedo l'ora di conoscerlo meglio.»

Saettai su di lui. «Quindi, vieni alla festa?»

Scrollò le spalle. «Non ho voglia di passare la serata in hotel.»

Si, come no.

«Non irritarlo.» Lo avvertii già adesso. «Non è un tipo amichevole.»

«Perchè non scegli mai nerd simpatici e passivi?» Cantilenò sfacciato.

Ruotai gli occhi e alzai le gambe per poi scendere dal letto. «Tu ignoralo.»

«Non ti prometto niente.»

E allora avevamo un problema.

Δ

Alla fine rubargli dei vestiti quando ancora stavamo insieme era stato utile.

«Forse dovrei iniziare a prenderle di una taglia in meno. Guarda che braccia.»

Guardai Jace con una smorfia annoiata mentre faceva strane posizioni per mettere in mostra i suoi muscoli, specchiandosi nei finestrini delle macchine parcheggiate in strada.

Ovviamente la camicia gli stava un po' piccola ma non era dispiaciuto, e nemmeno Phoebe dato che continuava a lanciargli occhiate poco nascoste.

«Mi hai rubato altro?»

«Avevo dei boxer.» Sospirai, abbracciandomi per scaldarmi siccome non dovevamo fare molta strada non avevo portato nessuna giacca ma il vestito che avevo addosso non era esattamente invernale.

Avevo indossato un vestito corto nero, le spallina sottili con uno scollo un po' morbido e dritto, scendeva a V sulle cosce e la parte di vestito sulla coscia sinistra aveva delle frangette fatte da brillanti, per questo avevo abbinato al collo una collana a girocollo coperta di brillantini e una borsetta con lo stesso motivo. Mi sentivo molto chic.

«Avevi?»

«Hanno fatto una brutta fine non molto tempo fa.»

Seth li aveva bruciati. Per sbaglio.

Arrivammo alla casa della confraternita femminile e, appena mettemmo piede nella casa, il tepore e un forte odore di erba ci avvolse. Afferrai la mano di Jace per trascinarlo con me e le ragazze verso la cucina per prendere qualcosa da bere. Sinceramente non sapevo se aspettarmi di vedere Seth e gli altri, sapevo che l'AlphaKappa non ammirasse molto la Delta ma ricordavo anche come Katy mentisse alle sue compagne e si divertisse con Seth alle loro spalle. Riconobbi alcuni della confraternita di Seth ma di lui ancora nessuna traccia. Tuttavia, quando arrivammo in cucina vidi un paio dei suoi migliori amici: Chen e Zack. 

«Buonasera Peach.» Sorrise Chen.

Zack si limitò ad un cenno di testa e a sollevare il suo bicchiere in segno di saluto. 

«Ehi.» Mi morsi il labbro. Sentivo Jace al mio fianco che fremeva. «Ti ricordi di Jace?» 

«Certo che si ricorda di me. Sono indimenticabile.» Affermò, appoggiando una mano sulla mia spalla.

Chen mantenne il sorriso. «Ma certo, il ladruncolo.»

«Proprio io.»

Dio, quando sarebbe finita quella storia?

«Sei molto lontano da New York.» Continuò Chen, Zack al suo fianco beveva in silenzio e osservava la scena. «Qualche ragione speciale?»

Non capii quell'interessamento, soprattutto per la nota velata di sospetto, ed ero pronta ad intervenire quando Jace mi predette in risposta. «Nessuna ragione.»

Chen forzò un sorriso che uscì come una smorfia e poi tossì. «Be', vi lascio al divertimento.»

Okay, questo era strano. Provai a dimenticarmene quando Zara mi piazzò davanti alla faccia un bicchiere di carta con rhum e coca cola all'interno. Ne scolai un sorso e ritornammo in soggiorno. Ci mettemmo in un angolo per ballare e per un momento, essere con Jace in una festa del genere con alcool e altre sostanze che si passavano di nascosto, mi sembrò di tornare in indietro negli anni, mi sembrò di tornare all'ultimo anno di liceo.
Jace mi faceva imbucare alle feste dei suoi compagni che rispetto ai miei, riuscivano più facilmente ad ignorare quale fosse il mio cognome e la storia che c'era dietro. Piacevo ai suoi amici, erano tipi vivaci ma non particolarmente stronzi, forse perchè quello stronzo era proprio lui però mi ero sempre divertita. E ora sentivo nel corpo e nella mente lo stesso livello di spensieratezza di tempo fa.

Jace mi fece girare con una piroetta tenendo una mano sollevata nella sua e lanciai un urletto che venne coperto dalla musica quando mi tirò a sè, facendomi sbattere contro il suo petto e sollevai il mento con un mezzo sorriso accigliato. Lui piegò la testa e sentii la sua voce al mio orecchio.

«Il tuo Nessuno sembra parecchio incazzato.»

Il mio cuore saltò un battito. «Oh, um, dov'è?»

«Sul divano, con i due ragazzi di prima e una rossa sulle gambe.»

«Okay.» 

Lui socchiuse gli occhi. «Ancora non vuoi dirmi nulla di lui?»

Inspirai a fondo e bevvi un sorso del liquido nel mio bicchiere. «Si chiama Seth.»

«Seth.» Ripetè e si appoggiò alla parete alle sue spalle. «Sembra proprio il nome di un figlio di puttana.»

«Se non vuoi ritrovarti col naso rotto, evita di farti sentire da lui.»

«Lo sa che so difendermi molto bene, biondina.»

Ruotai gli occhi. «Be', lui potrebbe essere più bravo.»

Volevo girarmi. Lo volevo davvero tanto. Volevo vedere come stesse tenendo Penelope. Volevo anche andare da lui e capire perchè si comportava così. Perchè Chen si era comportato così con Jace. Ma mi trattenni e continuai a dargli le spalle. 

«E quella è la sua ragazza?» 

«No.» Ingoiai la bile. «Sono i suoi amici, ne manca uno però, sarà in giro.» Dissi e mi guardai attorno alla ricerca di Derek.

«Quindi sono cinque.»

Aggrottai la fronte a quel commento. «Um, si, perchè?»

Scrollò le spalle e bevve dal suo bicchiere. Poi, risucchiò un sospiro e aggrottò la fronte. «Senti, ti hanno mai fatto domande su quell'argomento?» L'enfasi finale mi fece immediatamente capire di cosa stesse parlando.

«Perchè lo chiedi, Jace?» Mi feci più seria e nervosa.

«Perchè so come si comporta la gente quando sanno chi sei e so che ci stai male.» 

«Jace--»

«No, dico sul serio.» 

Mi morsi il labbro. «Seth e Chen sono gli unici che se ne fregano anche se...»

«Anche se?» Mi incitò ad andare avanti.

«Seth a volte fa domande ma non sono così invadenti, una volta mi ha chiesto di Ian.»

I suoi occhi si incupirono. «Quando?»

«Un po' di tempo fa, senti, non voglio parlarne. Balliamo, per favore?»

Quel suo comportamento mi sembrò ancora più strano rispetto a quello di Chen ma mi ascoltò e tornammo a ballare. Mi strappò un sorriso quando mi disse che Phoebe non era per niente brava a guardarlo di nascosto e io gli dissi di non fare lo stronzo con lei. Decisi di lasciare da parte i pensieri di Seth ma quando Jace mi fece girare e far aderire la mia schiena al suo petto, i miei occhi trovarono immediatamente due ossidiane fredde e incupite. Ora sul divanetto c'erano solo Chen e Seth che avevano fatto colpo su due bionde comodamente sedute sulle loro gambe. 

Non so perchè lo fece. Non so perchè mi sentii strappare le viscere ma appena afferrò il volto della sensuale ragazza su lui e la baciò, avrei voluto sparire all'istante. Sentii i muscoli irrigidirsi e non riuscii a distogliere lo sguardo da loro, mentre lei faceva scorrere le mani sul suo petto e lui le stringeva il fondoschiena e approfondiva il bacio. Ci rimasi male, sì. Ma non perchè mi aspettavo che dalla notte di Las Vegas ci fossi solo io per lui, insomma, non ero così ingenua e sinceramente non ero nemmeno sicura di volerlo, ma l'amaro in bocca che sentivo era dovuto alla situazione, al modo in cui l'aveva fatto. Cosa voleva dimostrare? L'aveva fatto perchè io ero qui con Jace? Si era offeso in un qualche modo? Dal contatto visivo di poco prima avevo anche percepito una forte ondata di astio che non riuscii a spiegare. Cosa gli avevo fatto?

«Sai, forse è meglio così.» Mormorò Jace al mio orecchio. 

I miei occhi volarono su Chen che incrociò il mio sguardo e guardò anche alle mie spalle. Poi, tornò alla ragazza e gli disse qualcosa all'orecchio. Lei si alzò e lui fece lo stesso. Sparirono mano nella mano poco dopo. Seth era ancora su quel divano e mancava davvero poco che non scopassero di fronte a tutti.

Non risposi a Jace ma gli dissi che sarei andata in bagno e di andare da Phoebe se voleva. Mi chiusi in bagno al secondo piano e andai verso il lavandino. Ero arrabbiata. Infastidita dal loro comportamento. Non avevo fatto nulla ma sembravano avercela con me. Come se volessero farmi un dispetto. 

Ad un certo punto il mio telefono vibrò nella borsetta e lo tirai fuori. Il numero non era stato salvato ma ricordavo già dove l'avessi visto. L'indomani avrei dato la colpa all'alcol ma accettai la chiamata. Il silenzio da entrambe le parti era forte. 

«Non pensavo rispondessi, sorellina.» 

Sentii un forte dolore al petto e la vista si appannò. 

«È da un po' che non ti vedo. Come stai?»

Scacciai una lacrima con la mano e tornai a respirare. «Come hai fatto a trovare un telefono?»

Ridacchiò. «Questa è la prima cosa che ti viene in mente? Nessun, ciao...come stai...mi manchi.»

Strinsi la presa del telefono e chiusi gli occhi. «Non dovrei nemmeno parlare con te, lo sai.»

«Ma a volte lo fai.»

Sì, quando i sensi di colpa diventavano così forti da farmi stare male.

«Come stai?»

«Come un morto che cammina.» Sentii il sorriso glaciale nel tono.

«Senti, i-io devo andare.» 

«Okay.» Non sembrò prendersela. «Ci vedremo presto

«Aspetta? Cosa--Ian?» 

Guardai la schermata e vidi che aveva terminato la chiamata. Cosa voleva dire? Provai a richiamarlo ma mi diceva che il numero era irraggiungibile.

«Cazzo...» Soffiai col cuore a mille fissando quel numero ora divenuto fantasma, proprio come lui.

Non era possibile. Non poteva essere uscito dal centro. Come aveva fatto a scappare? No, forse era solo uno scherzo. A Ian piaceva farti impazzire. Ci trovava gusto. 

Mi risvegliai quando sentii qualcuno bussare alla porta. In fretta rimisi nella borsa il telefono e poi uscii. Senza nemmeno guardarmi in faccia entrò dentro una coppia che si stava divorando la faccia e mi allontanai con una leggera smorfia. Tornai al piano inferiore con i nervi tesi, l'umore a pezzi e la sola voglia di tornare a casa.

«Pheebs! Dov'è Jace?» La trovai mentre ballava con una ragazza, probabilmente una compagna del suo corso.

«Oh, è uscito con Seth.» Disse, indicando la porta di ingresso.

Sgranai gli occhi. Mi catapultai fuori dalla casa. Sotto al porticato e nel giardino c'erano pochi gruppetti che fumavano avvolti da pesanti giacche e trovai i due ragazzi nascosti nell'ombra contro ad un albero. Mi avvicinai, stringendomi le braccia per non perdere il calore del mio corpo e aggrottai la fronte quando captai un'espressione piuttosto furiosa di Seth.

«Jace?» Lo richiamai titubante.

Si girò e mi regalò un sorriso. Avanzai ancora finchè non fui al suo fianco.

«Cosa...cosa state facendo?» Li guardai entrambi perplessa.

Jace mi avvolse le spalle con un braccio. «Stavamo facendo solo una piccola chiacchierata, vero Seth

Mi insospettii, non tanto per il comportamento di Jace ma perchè Seth serrò così tanto le nocche da quasi spezzarsi le ossa e non fece nessun passo avanti per scaricare la rabbia. 

«Già.» Ringhiò Seth con fare controllato.

«Be', immagino io sia stato chiaro, no?»

Seth accennò un sottile sorriso e si leccò le labbra. «Limpido

«Fantastico.»

«Di cosa state parlando?» Intervenni perchè non stavo capendo nulla.

Seth non mi guardò, continuò a fissare Jace come se avesse voluto staccargli la testa.

«Niente, biondina. Andiamo.» Schioccò Jace, facendomi girare.

Avvolse ancora le mie spalle con un braccio ma io mi girai per dare un'ultima occhiata a Seth. Ora incrociò il mio sguardo confuso ma il suo era diventato di pietra. Che diavolo...

Tornammo a casa solo noi perchè gli dissi che ero stanca. Non accennai alla telefonata con Ian perchè non potevo, lui non sapeva, ma durante il tragitto di ritorno capii che avesse intuito che il mio mutismo era dovuto ad altro, oltre che a Seth. Non fece domande, però, e ne fui grata.

Entrando, gli dissi che poteva restare a dormire da noi, non sarebbe stata la prima volta che avremmo condiviso un letto e l'indomani saremmo passati dal suo hotel per far sì che si potesse cambiare prima di andare a trovare sua zia. 

«Si può sapere cosa gli hai detto?» Dissi, togliendomi le scarpe e lasciando la borsetta sulla scrivania. «E perchè diavolo sei andato da lui?»

«Volevo presentarmi.» Disse come se fosse tutto normale.

Lo guardai traversa. Si stava togliendo la camicia. Come avevo già detto, tra me e Jace nonostante non stavamo più insieme capitava che condividessimo lo stesso letto e non solo per dormire. Il mio cuore non batteva più come un tempo per lui, però gli volevo bene e in quelle situazioni mi faceva stare bene. 

«E perchè sembrava volerti uccidere con lo sguardo?»

Ridacchiò. «Diciamo che gli ho detto solamente che se avesse fatto qualche passo falso con te, non l'avrebbe passata liscia.»

Sgranai gli occhi incredula. «Cosa? Perchè l'hai fatto? Ti avevo detto che--» 

Si tolse le scarpe con la camicia aperta e gli addominali in vista. «Sei una bugiarda, biondina. Lo so bene quanto menti.»

Ruotai gli occhi. Perchè tutti sottolineavano quel dettaglio. Non ero io a far schifo a mentire ma erano loro ad essere sempre sospettosi nei miei confronti e sì, a volte facevano bene.

Lui si avvicinò mentre io incrociavo le braccia e lo rimproveravo con lo sguardo. «Così sembra che tra me e lui ci sia qualcosa, e non è così.»

«Bene.» Si fece serio. «Perchè non mi piace.»

«Perchè no?»

Avrei giurato che sarebbero andati d'accordo.

Afferrò il mio volto tra le sue mani e studiai il verde dei suoi occhi. «Mi prometti che starai attenta, Nyx? Che ti guarderai le spalle?»

«Non capisco...perchè mi stai dicendo questo? C'entra Seth? Cosa--»

Premette i pollici sulle mie labbra per sigillarle e si fece avanti. I suoi occhi incatenati nei miei. «Lo sai che ci tengo a te. Lo dico solo perchè sei lontana e se dovesse succedere qualcosa, io non sarò qui.»

Continuavo a non capire il perchè di questa eccessiva preoccupazione dopo aver parlato con Seth e avrei continuato ad indagare se non fosse che mi baciò e una sua mano scivolò dietro la mia schiena, sempre più in basso. 

La serata era andata uno schifo tra il comportamento distaccato di Seth e di Chen e la chiamata di Ian, e se c'era anche solo una piccola possibilità di avere una svolta grazie ad un orgasmo, non avrei rinunciato all'idea. 

Jace era bravo, sapeva ciò che faceva e mi aiutò a spogliarmi dei vestiti, dei timori, delle domande, ma l'unica cosa che non riuscì a togliermi da dosso e dalla mente erano un paio di occhi color pece e un nome. 







S/A.

Ehilà 🍑🖤

Sono riuscita ad aggiornare in fretta e spero di non rallentare troppo gli aggiornamenti nei prossimi giorni con la ripresa delle lezioni♥️

➡️ Jace sembra portare guai👀😈

➡️ Nyxlie scoprirà cosa si sono detti Seth e Jace?

Lasciate un voto e un commento se vi è piaciuto!

A presto, Xx

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