Capitolo 18

TW: Riferimenti a tematiche violente


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I giorni che anticipavano la Notte del Giudizio erano strani per tutti. Per le strade, nei bar, nelle case tutti parlavano e si chiedevano chi sarebbero state le prossime vittime. Alcuni ripercorrevano la cronaca nera e facevano scommesse. In quell'anno erano stati diversi i casi di violenze, e alcuni erano finiti nel dimenticatoio oppure semplicemente, la vera vittima aveva perso.

Ma tra quelle voci, tra quei nomi aleggiava in modo particolare Alexander Cameron. Era il CEO di un'azienda farmaceutica e a giugno il suo volto era stato piazzato sui maggiori giornali, sui più famosi notiziari perchè la sua segretaria l'aveva accusato di violenza sessuale durante una cena aziendale. Un caso molto simile a quello di mio padre. Il caso di Alexander Cameron era stato chiuso e archiviato abbastanza velocemente in quanto dalle confessioni, dai vari indizi emersi nel corso delle indagini, la ragazza aveva bevuto e 'i suoi ricordi non sono così affidabili', c'erano state confessioni di alcuni presenti che affermavano che erano stati visti in atteggiamenti intimi e lei non sembrava a disagio. Molte donne avevano urlato allo scandalo per la decisione del giudice, ma molti erano d'accordo perchè Cameron era un uomo per bene e mai l'avrebbe fatto. Be', uomo per me bene o no, per me era colpevole e anche io ero certa che era stato preso nel mirino dai Vendicatori. Inoltre, non si avevano più sue notizie da almeno quattro giorni.

Ricordavo perfettamente la prima volta che avevano fatto la loro comparsa.

Era il primo anniversario della morte della dipendente di mio padre e mi sentivo tremendamente male e in colpa. Quell'ultimo anno era stato un inferno per me, le cose che erano successe le avrei voluto dimenticare, scorticare dai miei ricordi ma non riuscivo.

Quella notte ero rimasta da Winter, i suoi genitori non c'erano e cosi avevamo deciso di fare una serata pigiama party. Stavamo guardando un film su uno di quei siti pirata fino a che ad un certo punto scattò la mezzanotte, arrivò il 21 dicembre, e lo schermo diventò nero, poi apparve questo countdown da dieci secondi. Io e Winter ci guardammo perplesse, poi lei prese il suo telefono e vide il browser, ogni social media, portava allo stesso countdown. Non capivamo cosa fosse. Entrambi i nostri telefono erano bloccati su quella schermata.

Il conto alla rovescia terminò e apparvero queste cinque persone. Indossavano una di quelle tute monouso scure, guanti e delle maschere a neon ad ispirazione proprio di The Purge, questo smile molto inquietante. Ognuno ne indossava una di colore diverso, al centro, c'era quella di colore rosso. Davanti a loro, legato con diverse corde e con un cappuccio nero in testa c'era una persona con solo delle mutande.

Io e Winter eravamo ancora più confuse di prima. Qualcuno aveva hackerato tutto il sistema di telecomunicazioni del paese.

Poi la persona con la maschera rossa tirò via il cappuccio all'uomo. L'uomo aveva un taglio sanguinante sulla tempia e anche uno scotch sulla bocca, respirava con affanno solo dal naso. Si agitava sulla sedia, ma le caviglie e i polsi erano ben legati, e anche le cosce e il torso. Non poteva scappare.

"Mi sembra di averlo già visto," aveva detto Winter.

Io non parlai. Avevo una brutta--terribile sensazione.

Poi, la stessa persona parlò.

"La seguente diretta mostrerà sequenze di video non adatte ad un pubblico sensibile o minorenne. Per chi non l'avesse riconosciuto lui è Johnny Campbell. Rispettato professore universitario e grandioso marito, così è stato descritto. Accusato di stupro da una sua alunna lo scorso aprile, è stato scagionato per mancanza di prove."

Nel soggiorno della mia amica si sentivano solo i nostri respiri.

Poco dopo, la figura a sinistra sparì e tornò mettendosi davanti alla telecamera per mostrare un tablet con un video al momento in pausa. Il dito coperto da grossi guanti di pelle lo fece partire e un sospiro scioccato uscì dalle mie labbra. Mostrava la violenza della ragazza, il suo volto era stato oscurato, ma quello dell'uomo no. E l'audio era ben udibile.

"Oh mio Dio," Disse Winter con orrore.

Per fortuna lo tolsero dalla camera rapidamente. La figura tornò al suo posto col tablet spento e in mano.

"La giustizia non c'è stata per quella ragazza, così come non c'è stata per molte altre e non ci sarà per molte altre." Aveva ripreso a parlare l'uomo. "Ma questa sera ci sarà. Johnny Campbell, Martin White, Gabriel e Noah Moore verranno puniti e giustiziati per le loro azioni."

Vennero mostrati altri tre uomini semi nudi che si trovavano in quella specie di stanza, o sotterraneo, legati e tremanti, e ogni volta che un nome veniva fatto loro toglievano quel cappuccio scuro. La persona con la maschera rossa si avvicinò entrando nel primo piano della camera.

"Di nuovo, ciò che vedrete sarà altamente disturbante. Questa diretta terminerà tra esattamente quattro ore."

Ricordavo come io e Winter fossimo rimaste in silenzio e immobili a guardare quella diretta per poi spegnerla venti minuto dopo e solo perchè io ero corsa in bagno a rimettere tutte le schifezze che avevo ingerito quella sera.

Avevo compreso bene che per giustiziare significava ucciderli ma non avevo mai pensato cosa volessero fare prima.

Quelle scene mi avevano tenuta sveglia per tutta la notte. Non avevo idea di cosa avessero fatto dopo, soprattutto agli altri uomini, come si fossero divertiti con gli altri, ma in quei venti minuti avevo assistito a loro che strappavano unghie, tagliavano dita, incidevano tagli profondi e lenti sul corpo dell'uomo. Avevano anche tolto lo scotch per fare in modo che rispondessero alle loro domande ma quello che ti faceva accapponare la pelle erano i lamenti di dolore, le lacrime, il sangue che colava a terra, il mio stomaco si era ribellato a tutto quello.

Mi chiesi perchè. Cosa avesse spinto quelle persone a farsi carico di queste situazioni. Rabbia? Sicuramente. Ma oltre a quello?

Il giorno dopo tutti parlavano di quella diretta. Le persone, i social, i notiziari erano impazziti. Persino i politici erano stati interpellati: li troveremo, avevano detto. Ma a quanto pare erano molto bravi nell'informatica perchè nessuno in quelle ore era riuscito a trovare l'indirizzo da cui stavano condividendo il video. Erano apparsi e poi erano spariti nell'ombra. I cadaveri, avevo sentito in tv, erano stati lasciati sul ciglio di una statale, non ricordo quale. Tuttavia molti si erano opposti alla loro cattura, molti non erano rimasti disgustati da quello che avevano fatto. Anzi. Erano felici, soddisfatti, che ci fosse qualcuno a fare questo lavoro sporco, ad agire in quel modo quanto la giustizia non faceva il proprio lavoro. Il fine giustifica i mezzi, dicevano. Ma era davvero così? Io dubitavo. Allo stesso tempo però, mi chiesi cosa si provasse a vedere il proprio aguzzino in quello stato, a sapere che non avrebbe più potuto farti del male.

Per giorni si era parlato solo di loro. Per giorni avevo sognato quel video. E per giorni mesi avevo temuto che avrebbero preso di mira anche mio padre. Era la vittima perfetta per loro. Ad Halloween molti si erano travestiti da loro, anche se erano comparsi solo una volta erano già diventati un simbolo. L'anno successivo tutti si chiedevano se sarebbero tornati oppure no. Quel ventun dicembre era stato forse più atteso di natale. Le persone si erano addirittura riunite nei bar per attendere quella diretta.

E così avvenne. Un'altra diretta. Altri quattro uomini. Altri quattro stupratori. Torturati e poi uccisi. Ma io non avevo visto nemmeno un secondo di quella diretta, non riuscivo. Era troppa quella violenza. Era sconcertante. Per molti altri però quel giorno era un come assistere ad un film e ne andavano pazzi. Godevano di vedere altri uomini pagare per le loro azioni.

Ogni volta che c'era quella diretta io passavo il tempo a chiedermi chi ci fosse dietro quelle maschere. Se fossero tutti uomini o tutte donne, se fossero misti. Quanti anni avevano? Di dov'erano? Quando avrebbero smesso? Avrebbero mai smesso? Quante volte qualcuno aveva parlato con loro e nemmeno lo sapeva? Vivevano tranquillamente per tutti gli altri giorni dell'anno?

Nessuno sapeva rispondere a queste domande. Presumibilmente erano uomini, ma non si sapeva nient'altro. Le loro voci camuffate non permettevano nessun riconoscimento. Sembravano aver studiato nei minimi dettagli come agire, ogni volta, senza essere scoperti. Perchè lo sapevano che se li avessero trovati, non ci sarebbe stata nessuna grazia. Non avrebbero più visto la luce del sole. Avrebbero passato il resto della loro vita dietro a delle sbarre.

Mancava poco alla mezzanotte e io ero chiusa nella stanza di casa mia, ero tornata a Boston il giorno prima. Consapevole di non poter utilizzare televisore e il telefono e che non sarei riuscita a dormire, avevo inserito un cd jazz nello stereo, collegate le cuffie e mi ero messa alla scrivania col mio album di mandala da colorare.

Le mie matite colorate erano lì ma non ne avevo ancora toccata mezza. Le fissavo mentre la musica attraversava le mie orecchie senza farmi tranquillizzare.

La mia mente, per quanto non avessi voluto, pensava a loro. Mio padre non era ancora stato catturato da loro, dato che stava dormendo nella sua stanza con mia madre. A volte ci pensavo, e per quanto sapessi quanto avessero sbagliato a puntare il dito su di lui, mi chiedevo se i Vendicatori avessero indagato su di lui. Prima di ucciderli mostravano tutte le prove che avevano, riuscivano ad andare a fondo in un modo in cui la giustizia non aveva fatto. Se avessero indagato a fondo, forse avrebbero risolto quel caso ma non sembravano interessati, il che era strano.

Mi chiesi chi avessero catturato, oltre sicuramente a Cameron, ma sapevo che se avessi acceso anche solo un dispositivo poi non avrei più chiuso occhio.

Scossi la testa e afferrai la matita verde iniziando a colorare uno spicchio del mandala.

Forse puoi dare una sbirciatina, disse una voce nella mia testa.

Lanciai un'occhiata al mio telefono. Avrei potuto chiederlo a Winter l'indomani, perchè assistere ad uno scenario simile?

Solo pochi secondi.

Deglutii e posai la matita per prendere il telefono. Bastava entrare sul browser e mi avrebbe portato alla diretta. Lo feci col dito tremante ma andò effettivamente su internet. Aggrottai la fronte. Funzionava tutto. Questo era strano. La mezzanotte era passata da cinque minuti, doveva già essere iniziata. Presi il tablet era proprio sulla scrivania e andai su internet. Anche quello era tutto nella norma.

«Ma che...»

Mandai un messaggio a Winter chiedendole se lei vedesse la diretta ma non ebbi risposta.

Interdetta mi alzai e andai a recuperare il computer sul letto. Lo aprii e lo accesi. Non era normale, mi dissi. Quando provai ad andare su internet anche da lì mi ritrovai proprio nella schermata del browser.

Non capivo. Ero solo io o effettivamente non c'era la diretta?

Non avevo altri dispositivi in camera. Poi pensai alla televisione e cosi uscii dalla camera. Feci piano per non svegliare i miei genitori e scesi al piano inferiore. Era tutto buio, specialmente con le tende tirate. Mi aiutai con la torcia del telefono e, appena raggiunsi il divano, recuperai il telefono dal bracciolo. L'accesi e anche quella non era bloccata. Tolsi il volume ma la lasciai accesa per la luce che offriva.

Mi guardai intorno chiedendomi cosa stesse succedendo e poi vidi il computer di mia madre sul tavolo della sala da pranzo. Camminai verso quello e lo accesi. Per fortuna non c'era nessuna password e cosi andai direttamente su internet.

Sgranai leggermente gli occhi quando comparve la diretta.

Un nodo allo stomaco si formò quando l'uomo urlò di dolore perché il Vendicatore con lo smile verde gli stava bruciando la pianta dei piedi, una tortura tremenda.

Abbassai immediatamente il volume e mi alzai per chiudere le porte scorrevoli della sala da pranzo. Non volevo che i miei genitori si svegliassero.

L'uomo sembrava già aver subito molto, troppo, ma quando guardai l'ora realizzai che non era ancora giunta la sua fine.

Quattro ore per quattro uomini, ogni quarto d'ora entrava un Vendicatore diverso.

Erano cinque ma solo quattro facevano effettivamente il lavoro sporco. Quello con lo smiley giallo che però interveniva alla fine, per premere il grilletto contro la nuca dell'uomo.

Non avevo mai visto tutte le loro torture, appunto, ma a volte mi trovavo a leggere i commenti. A quanto pare il preferito di molti era quello con lo smile rosso, quello che parlava subito all'inizio e annunciava i nomi. A detta di tutti era il capo.

Lui aveva una passione per i coltelli. Incideva nella carne, tagliava arti e...dio, il solo pensiero mi faceva venire la nausea. Per questo quando era successo quell'evento all'uomo che mi aveva aggredita avevo pensato a loro. Era nel loro stile.

A volte pensavo che non fosse davvero obiettivo della polizia trovarli, come se in fondo, anche a loro andasse bene. Perché era molto strano che per cosi tanto tempo fossero ancora a piede libero.

Chiusi il computer quando il Vendicatore portò un ferro incandescente e lo avvicinò all'inguine dell'uomo. Non vidi il resto ma immaginai l'urlo.

Rimasi a fissare il tavolo col battito un po' accelerato.

Perché i miei dispositivi non si connettevano alla diretta?

Chiusi gli occhi e feci dei profondi respiri.

Anche quest'anno mio padre era stato risparmiato. Non avevo un rapporto sereno e stretto con lui, o con mia madre, ma non avrei mai voluto vederlo fare quella fine, soprattutto dato che era innocente.

Riaprii gli occhi e avvertii quel senso tremendo afferrarmi la gola. Anche quest'anno una parte di me veniva soffocata dalla colpevolezza.

Δ

Natale in casa Blake era una mezza tortura. Mi piace l'aria natalizia, mi piacevano le decorazioni, le casette di marzapane, la neve. Ciò che non mi piaceva era passare ore con tutta la mia famiglia.
Mia madre si era già lamentata del vestito che avevo scelto: è troppo appariscente. In realtà era un semplice vestito rosso, lungo, aderente e con uno scollo quadrato. Certo, lo scollo era appariscente ma era proprio quello il bello del vestito.

Stavo allacciando la semplice collana d'oro quando il telefono iniziò a vibrare. Mi allontanai dallo specchio e andai verso la scrivania, dall'altra parte della stanza. Sorrisi quando vidi il nome della mia migliore amica.

«Ehi.» Risposi con un sorriso. «Non c'è reso per quello.»

La risposta fu un urlo di gioia. Risi e mi sedetti sul bordo del letto.

«Io ti amo.» Disse. «Sul serio, ti amo. Oddio. E' stupendo

Le avevo regalato un babydoll molto particolare che era totalmente nel suo stile.

«Sono contenta ti piaccia.»

«Lo adoro.» Rise. «Hai già aperto il mio?»

Guardai la scrivania e il suo regalo. «Non ancora.»

«Aprilo, forza.» Sembrò ghignare. «Ti sarà utile.»

Scossi la testa mezza divertita e mi alzai. Tenni il telefono bloccato tra spalla e orecchio e utilizzai le mani per scartare la carta regalo.

«Winter!» Esclamai appena realizzai cosa fosse. «Cristo, meno male che sono in camera mia.»

Sbuffò. «Guarda che non c'è niente di male

«Si, certo. Mia madre andrebbe fuori di testa.»

«Non deve usarlo lei infatti

Ridacchiai. «Non lo userò nemmeno io.»

«Vedremo. Sappi che a volte è molto meglio avere quello con un uomo

Ruotai gli occhi. «Allora, da te siete già al completo?»

«Yep. I miei cugini si stanno già ammazzando. Mia madre e mia nonna stanno discutendo su quale lasagna sia più buona e tutti gli uomini sono stravaccati sul divano davanti a qualche partita.»

La famiglia di Winter era benestante ma sicuramente più alla mano e più simpatica della mia.

«Le magnifiche zie sono arrivate da te?»

Sospirai. «Tra poco arriveranno. E non vedo l'ora di sentire tutti i loro commenti...»

«Ti consiglio di correggere quello che berrai con qualcosa di forte.»

«Lo farò altrimenti mi butto nel camino.»

Rimanemmo al telefono finchè mia madre non mi avvisò dell'arrivo delle sue sorelle e dei nonni. Quando scesi le scale guardai l'ultima volta l'ultima chat a cui mai avrei pensato di scrivere senza ancora una risposta.

«Nyxlie, cara.» Sentii dire da zia Ophelia. Quella mai sposata e col brutto vizio di guardare dall'alto le persone. «Ma sei ingrassata o sbaglio?»

Scesi l'ultimo gradino e mi piantai un finto sorriso addosso. «Buon natale anche a te zia. E si, ti sbagli.»

Avevo solo messo un po' di muscoli, brutta stronza.

Lei arricciò il naso e mi venne a salutare, due baci senza toccare la guancia e poi toccò all'altra zia con suo zio e le sue due figlie.

«Nyxlie!» Esclamarono in coro le sorelle. «Da quanto tempo.»

Avrei preferito fosse più lungo. «Khloe. Jenna. Buon natale. Come state?»

Jenna sollevò la mano sinistra e vidi un grosso brillante all'anulare.

«Oh, wow.» Sorrisi. «Congratulazioni, Jenna.»

Khloe e Jenna avevano pochi anni più di me ma sapevo che Jenna fosse fidanzata con lo stesso ragazzo delle superiori.

«Visto, Nyxlie.» Mia madre si intromise. «La nostra Jenna si sposerà.»

Rivolsi un seccato sorriso a mia madre. «Si ho saputo, mamma.»

«Chissà quando ti deciderai a farmi felice e iniziare qualcosa di serio con William.» Sospirò drammatica prima di andare via.

Come avevo detto: natale in casa Blake era una mezza tortura.

Khloe e Jenna mi guardarono un po' imbarazzate, poi Jenna ruppe il silenzio per raccontarmi come il suo magnifico ragazzo le avesse fatto la proposta.

Fu piacevole sentirla parlare, sembrava davvero felice. Purtroppo, il tempo di metterci tutti a tavola e il centro dell'attenzione si spostò su di me, sul perchè avessi deciso di cambiare college, di stare lontana dalla mia famiglia, sul perchè mi ostinassi a non voler dare una chance a William. Insomma, tutte domande che mi avevano portato ad alzarmi e a correggere la mia acqua con un goccio di vodka. Dopo quello, la mente si fece più leggera e mi trovai anche a ridere a certe frasi di mia zia Ophelia. Purtroppo risi anche quando raccontò di come un procione l'avesse attaccata e questo mi fece beccare occhiatacce da tutti, specialmente da mia madre.

Per il resto della giornata mi limitai ad essere presente solo fisicamente e a perdermi tra i miei pensieri perchè non avevo molto da condividere, inoltre, se lo avessi avuto non lo avrei fatto di certo con loro.

Ero seduta sul divano, lo sguardo rivolto verso il camino acceso e la mente che tornava sempre ad una persona. Era così frustrante perchè gli stavo dando il permesso di controllare i miei pensieri ed essere sempre al centro, ma non sapevo come fermare questa cosa. Tornavo su quel pianerottolo, tornavo ad essere burro tra le sue mani e il mio cuore accelerava a quei pensieri. Allo stesso tempo mi sentii idiota a pensare a lui perchè ero certa che lui stesse pensando a tutti tranne che a me, in fondo, non mi aveva nemmeno risposto ad un semplice messaggio.

Il tempo passò lento, o almeno a me sembrò così, e quando arrivò sera non cenai nemmeno perchè ero ancora piena. Persi molto tempo nella vasca da bagno a rilassarmi. Una volta terminato mi sentivo decisamente meglio. Accesi la lampada sul comodino e andai verso la finestra, stava ancora nevicando, lo potevo vedere dai fiocchi che cadevano sul balconcino. Il resto era tutto buio. Non vedevo molto del mio giardino in quanto non c'erano fonti di luce ad illuminarlo ma restai alla finestra perchè sentii uno strano scricchiolio, come se qualcuno avesse appena rotto un ramo. Aggrottai la fronte. Avevamo un allarme a perimetro ma questo non significava che non avessi già provato quella sensazione di essere osservata. Ed era proprio così che mi sentivo al momento.

Non era normale quella sensazione, sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Quando rimanevo a fissare la finestra della stanza per confermare che non fossi pazza. E adesso mi sentivo ancora così. Distolsi lo sguardo perchè altrimenti avrei alimentato la mia ansia e non era il momento. Andai verso il letto matrimoniale, mi infilai sotto le coperte e presi il telefono. Vidi una notifica di Instagram, un like alla storia che avevo postato. Presa dalla curiosità, controllai le persone che l'avevano visualizzata. Un battito saltò quando vidi che tra quelli c'era Seth, era proprio l'ultimo che l'aveva vista. Ciò significava che l'avesse appena vista.

Non aveva mentito, aveva davvero lasciato il campus a metà settimana. E in quei giorni non avevo fatto altro che pensare e ripensare a lui e a quello che era successo. Era stato così improvviso e così bisognoso. Non avevo desiderato così tanto qualcuno. Il mio cervello ricreò la sensazione delle sue mani su di me e iniziai ad agitarmi sotto le coperte. Un particolare formicolio mi avvolse il basso ventre.

Così mi trovai nuovamente sulla sua chat come quella mattina. Totalmente dal nulla gli avevo fatto gli auguri di natale e non avevo mai ricevuto risposta. Mi sentii idiota e avrei voluto cancellare quel messaggio. Un altro rumore fuori dalla mia finestra catturò la mia attenzione, poi sentii lo sbattere d'ali di un uccello. Non è niente, calmati. Sospirai e tornai a guardare il mio telefono.

Consapevole di non avere nessuna motivazione per farlo, lo chiamai.

Feci passare solo due squilli poi mi pentii della decisione senza senso e terminai la chiamata col cuore a mille.

Che diavolo pensavo di fare? Ero solo una delle tante a cui aveva procurato un orgasmo? Perchè dovevo ritenermi più importante? Diversa? Perchè avrebbe dovuto prestare attenzione a me?

Insultandomi da sola, spensi la luce della lampada sul comò e lasciai lì il telefono. Mi girai sul fianco e chiusi gli occhi.

Erano passati solo pochi secondi quando la vibrazione continua del telefono mi fece aprire gli occhi. Allungai il braccio e mi tirai leggermente su di scatto al nome di Seth.

Cazzo.

Titubante risposi. «Pronto?»

«Mi hai chiamato

Affondai la nuca del cuscino e guardai il soffitto. «Mh, si. Scusa.»

«Perchè ti scusi?» Sembrava divertito. «Faccio fatica a credere che accidentalmente tu abbia sbagliato, Blake

Stronzo.

«Non so perchè l'abbia fatto.» Mormorai. Volevo solo...sentirlo.

«Mh. Com'è andata la giornata

«Bene.» Presi un profondo respiro e mi lasciai andare. «Secondo mia zia sono ingrassata. Mia cugina si sposa. Mia madre si lamenta che io non voglia fare sul serio con Will. Oh, è saltato il capodanno a Aspen e dovremo andare a Las Vegas per quella stupida cena aziendale.»

«Giornata stressante.» Mormorò roco e mezzo divertito.

«Molto.» Sbuffai. «Com'è andata la tua?»

«Abbiamo mangiato messicano e ucciso qualcuno a GTA

«Wow.» Ridacchiai. «Proprio in spirito natalizio.»

«Già. E sentiamo, quanti regali hanno fatto alla Principessa Peach?»

«I miei genitori non mi fanno regali da anni.» Dissi. «Gli unici da cui ho ricevuto regali sono di Winter, Will e Jace.»

«Jace? Il tuo ex?»

«Si.»

«E così siete siete rimasti amici tu e il ladruncolo.»

«Smettila, e si. E' strano?»

«Mh, no.» Tossì. «E cosa ti hanno regalato?»

«William dei sali da bagno. Jace una giornata alla spa e una scatola dei miei biscotti preferiti. E Winter-» Mi bloccai ricordandomi cosa avesse fatto quella scema. «Um, cose...per ragazze.»

«Cose per ragazze?» Ripetè con voce ghignante. «Del tipo?»

«Non è importante.»

«Sono un tipo curioso, Blake. Ora voglio saperlo

«Be', non lo saprai.»

«Scommetto che è un sex toys

Avvampai e chiusi gli occhi. «N-no...»

«Bugiarda. Qual è?»

Boccheggiai. «Non...non te lo dico.»

«Allora inizierò ad elencarli

«No!» Mi ritrovai ad esclamare e ringraziai il fatto che la camera dei miei genitori fosse in fondo al corridoio. «Ti prego.»

«Sai, dovresti provarlo per vedere che non sia difettoso

Continuai ad arrossire. «Non è difettoso.»

«L'hai provato?»

«No ma--»

«Provalo

«Te lo scordi.»

«Sarebbe perfetto mentre ti do anch'io il mio regalo.»

Aggrottai la fronte. «Mi hai fatto un regalo?»

«Be', ti regalo un'esperienza

Il cuore iniziò a pompare più veloce. «Che tipo di esperienza?»

Sentii un fruscio che non decifrai e poi la sua voce roca e bassa. «Quanto sei brava a immaginare, Principessa

«Immaginare?»

«Si.» Disse. «Quando leggi quei libri decisamente sconci, quanto riesci ad immaginarti le scene

Il calore mi avvolse completamente e spostai un po' indietro le coperte. «...Tanto.»

Troppo in alcune scene.

«Facciamo così...» Iniziò. «Tu mi dici un luogo e come ti immagini vestita e io invento una storia e tu provi il nuovo gioco

Deglutii e lanciai un'occhiata al comodino. Lo avevo messo nel primo cassetto. Già carico.

«Sai, leggendo ho sempre pensato che l'immaginazione fosse migliore della realtà. Ma mi sono sbagliata, non sempre lo è.»

«Ah si? E quando l'hai scoperto?»

«Settimana scorsa. Sul pianerottolo del mio appartamento.»

«Oh be'...» Inspirò. «Quella realtà è stata più simile un sogno

Sbuffai leggermente. «Non mentire. Rispetto a ciò che fai, quello non è stato niente per te.»

A differenza mia che continuavo a pensarci.

«Scegli una trama, Peach.» Mormorò più grave, più dolce. «E sappi che la mia presenza nella storia è obbligatoria.»

Presi un profondo sospiro non sicura se accettare questa follia o meno. Era solo fantasia. Lui che mi raccontava una storia...vietata ai minori e io che mi toccavo. Cristo. Questo natale stava prendendo una piega decisamente insolita.

«Allora?» Incalzò.

Allungai il braccio sinistro per aprire il cassetto e recuperare il grazioso regalo della mia amica e lo nascosi sotto le coperte.

«Siamo in un teatro a vedere un balletto.» Parlai, il cuore che batteva a raffica. «Balcone frontale.»

Non avevo nemmeno idea del perchè avessi scelto quella scena ma era letteralmente la prima cosa che mi era venuta in mente.

«Okay.» Gracchiò. «Attorno abbiamo qualcuno

«No.» Mi leccai le labbra e pensai. «Mi hai fatto una sorpresa e hai fatto riservare tutta quell'area solo per noi. Ma il resto del teatro è pieno.»

«Non sono il tipo che fa sorprese

«Be', a me le fai, stronzo.»

Rise. «Va bene, capo. E cosa ti sei messa per questa sorpresa

«Il vestito di oggi. So che l'hai visto.»

«No.» Disse. «Con quello non arriveremmo nemmeno alla macchina. Ti scoperei in ascensore e poi torneremmo indietro.»

Cazzo. Perchè doveva dire certe cose?

«Okay. Allora...è un vestito di raso bianco lungo. Ha uno spacco a sinistra fino al fianco. Ha uno scollo morbido e le spalline sottili.»

«Finito

«No. Tu, invece, indossi un paio di pantaloni scuri e una camicia bianca, i primi bottoni slacciati.»

«Mh. Ora hai finito

«Si.» Sospirai a fondo, nervosa.

«Okay. Dammi un secondo

Mi mordicchiai il labbro, attendendo. Il fatto che la luce della stanza fosse spenta mi faceva sentire meno esposta.

Si schiarì la voce. «Sei pronta

«Mh-mh.»

«Ho mandato qualcuno a prenderti a casa e non sai la destinazione. Quando arrivi, io sono fuori dal teatro e non vedo l'ora di strapparti quel vestito di cui mi hai mandato la foto mentre ti preparavi

Mi ritrovai a tossire per ingoiare la saliva che si era già bloccata.

Ed era solo l'inizio della storia.

«Entriamo?» Chiesi sottile.

«Sono io il narratore, Principessa. Silenzio

Ridacchiai e mi scusai.

«Mi raggiungi all'ingresso e ti bacio. Le mie mani stringono i tuoi fianchi e provo a toccanti quel culo mozzafiato che ti ritrovi ma tu mi allontani, dicendomi che devo darmi un contegno.» Disse. «Poi, entriamo

Ecco. Bene.

«Sei sorpresa quando scopri che ho pagato un bel po' quelli del teatro e tutta la balconata è solo per noi. Mi dici che sono il tuo eroe

«Non direi mai una cosa del genere.»

«Ascolta la storia in silenzio, Peach

Ruotai gli occhi ma stavo sorridendo.

«Ci sediamo. Dalla nostra posizione si vede molto bene il palco e i ballerini. Mentre tu sei attenta allo spettacolo, io non posso che guardarti. Non riesco a trattenermi e ti scopro la spalla sinistra dai capelli. A quel semplice gesto, rabbrividisci

E rabbrividii. Non mi ero nemmeno accorta di aver chiuso gli occhi mentre lui parlava. D'un tratto non ero più nella mia stanza, nel mio letto, ma ero lì, in quel teatro, indossavo quel vestito appeso veramente nell'armadio e sentii le sue dita sfiorarmi la pelle nuda della spalla. Sentii il suo profumo.

«Ti agiti un po' e accavalli le gambe, come se già sapessi le mie intenzioni. Il tuo respiro si fa più affannato...e osservo il tuo seno gonfiarsi. Penso che vorrei stringerlo e morderlo, ma mi limito a baciarti la spalla nuda e sfioro il tuo orecchio. Vuoi sapere cosa ti dico

Affondai le unghie nel palmo. «Si...»

«Ti dico che sei bellissima e che quel vestito mi sta uccidendo. Lo spacco ti lascia scoperte le gambe e io desidero solo accarezzarle.» Sussurrò roco. «E poi mi guardi con quegli occhi tinti della notte e mi dici che se faccio il bravo me lo farai strappare una volta tornati a casa. Sorrido e ti accarezzo una guancia mentre rispondo che non ho alcuna intenzione ad aspettare

«Ma siamo a teatro.» Soffiai flebile.

«Bravissima. Questa è la tua risposta.» Lo sentii sorridere. «Ma me ne sbatto e afferro la tua vita e ti faccio sedere sopra le mie gambe. Ti lasci andare contro di me e io rimango annebbiato dal tuo profumo che coincidenza sa di pesca

Basta, Nyx. Devi dirgli di smetterla.

«Ti lascio un bacio sul collo e respiri a fondo. Poi, una mia mano si arrampica sulla tua gamba e ti invito ad aprirla. Rimani a guardare lo spettacolo mentre le mie dita accarezzano la tua coscia liscia e nuda, risalgo e--»

«Non trovi niente.» Lo precedetti.

Il piccolo vibratore era già contro di me e inarcai la schiena, ansimando.

«Non trovo niente.» Copiò le mie parole con tono caldo. «E sei bagnata. Molto

Cristo. Lo ero anche nella realtà. Continuai a muoverlo e lasciai che la vibrazione mi facesse annodare lo stomaco.

«Sei bollente.» Mormorò. «Passo un dito tra le tue labbra. Stuzzico la tua entrata e ritorno in alto, a massaggiare quel piccolo nodo gonfio. A quello, tu trattieni un gemito e affondi le unghie nel mio braccio. Adoro quando lo fai e ti mordo il lobo. Tu tremi per tutto questo

Aveva ragione. Avrei esattamente reagito come stava raccontando e questo mi fece paura. Mi conosceva già così bene. Lentamente feci scivolare l'aggeggio infernale dentro di me, quando bastava per strapparmi un piccolo gridolino.

«Ti voglio, mi dici. E lo fai in quel modo che mi fa eccitare come nessun'altra. Perché sei così innocente mentre diventi la persona più sporca di questa terra. E io sono più marcio di te e non posso che accontentarti. Ti strappo il vestito da dietro. Ho il tuo culo il bella vista ed è una delle meraviglie del mondo. Mi libero dai pantaloni e sono duro come non lo ero mai stato. Il mio cazzo pulsa all'idea di stare dentro di te. Ti vuole sentire e ti vuole far sentire cosa significa essere scopata veramente.»

Questo gioco stava andando troppo oltre. Dovevo fermarlo. Ma non lo fermai. E non mi fermai. Sentivo caldo, troppo. Se sono avessi avuto una mano libera mi sarei massaggiata anche il seno solo per aumentare il piacere.

«Ti sollevo per i fianchi e ti sistemo sopra di me. Scendi lentamente, gusti la discesa mentre mi faccio spazio in te, stretta e fradicia. 'Fanculo al preservativo. Stai per gemere molto forte e ti tappo la bocca. Il tuo corpo trema mentre ti aggiusti alle mie dimensioni. Arrivi fino in fondo e respiri affannata contro il mio palmo. Hai lo sguardo puntato sul palco e il mio cazzo che ti riempie. E più ti guardo, più penso che tutto questo deve essere una finzione perché i figli di puttana come me non meritano quelle come te

«Seth...» Sussurrai, sentivo il piacere bagnarmi le cosce.

«E poi dici il mio nome. Lo sussurri come il canto maledetto di una sirena e io mi lascio comandare dalla tua richiesta implicita

La scena nella mia mente era così vivida. Così reale. Mi sembrò di sentire davvero le sue mani su di me. Lui dentro di me. Mi morsi il labbro per trattenere un gemito mentre agitavo il piccolo vibratore in me. La sua voce, la storia, e quello mi stavano facendo impazzire.

«E ti scopo. Una mia mano, però, deve restare contro la tua bocca altrimenti ci fai beccare, l'altra ti stringe il fianco mentre ti sollevo per farti incontrare i miei fianchi. Scivolo senza fatica, sei talmente bagnata che ti sento colare anche su di me. Se non fosse per la musica, tutti sentirebbero quanto ti piace essere presa in quel modo. Così pubblicamente ma così segreto

Sollevai il bacino di scatto col pollice quando premetti il mio centro pulsante e gemetti piano.

«Ad ogni colpo, mi gonfio sempre di più e tu piagnucoli contro la mia mano, sentendo la difficoltà nel tenermi dentro. Ma lo continui a fare benissimo perché ti piace quello sforzo, ti piace arrivare al limite. Lo adori. La tua pelle prende quel profumo intenso che mi fa girare la testa. Ti vorrei assaporare con la mia stessa lingua ma ci penserò una volta a casa. Oppure in macchina, dipende dalle tue richieste...»

In macchina, pensai. Sentii lo stomaco farsi più teso e il mio respiro si fece pensate. Il liquido bollente colava tra le mie cosce.

«Peach?» Mi richiamò in un modo talmente sporco che doveva essere illegale.

«...si?»

«Vorresti fossi li con te

Non avrei dovuto rispondere ma purtroppo lo feci.

«Si.»

«Allora, immagina che ti stia guardando dalla finestra.»

I miei occhi si spalancarono e mi girai la testa a destra. Schiusi la bocca ansimando alla vista di Seth sul balcone della mia stanza. Tutto vestito di nero. Un cappuccio in testa che lo proteggeva dai fiocchi di neve.

Mi sentii ubriaca. «Sei...davvero qui?»

«Tu lo vuoi

Lo volevo? Si.

«Non puoi essere qui. Come...»

«Okay.» Seguii le sue labbra mentre parlava. «È solo nella tua testa, Principessa. Hai solo una fervida immaginazione

Già, fervida immaginazione.

Imprecai sottovoce, lasciai andare il vibratore e feci scivolare le mie dita. Immaginai le sue e il mio cuore esplose. Lui non poteva vedere niente se non il mio volto, ma ad ogni modo non sembrava interessato perchè i suoi occhi erano fissi sul mio volto contorto dal piacere che si abbandonava ai suoi occhi.

«Continua...» Soffiai.

«Okay.» Ghignò. «Siamo rimasti che tu eri fradicia e io ti scopavo come se non l'avessi fatto da una vita intera. Ti sussurro che a casa ti farò molto peggio. Non riuscirai a camminare il giorno dopo, e fidati sulla parola che sarebbe così. Hai la faccia di un angelo a cui piacerebbe essere presa a sculacciate ma non è mai successo, vero

Gemetti in risposta.

«Cristo, non hai idea delle cose che vorrei farti in questo momento.» Mormorò.

Deglutii. «Siamo ancora nella finzione?»

«No

Cazzo.

«E adesso vorrei essere al posto di quel fottuto vibratore, Principessa

Non gli dissi che non era più lui quello che mi stava dando piacere.

«Chiudi gli occhi e immagina che io sia lì. Ti stia baciando ogni centimetro di pelle fino ad arrivare nel paradiso tra quelle cosce perfette

Strinsi il telefono mentre seguivo i suoi ordini.

«Immagina la mia lingua. La senti mentre ti divora e ti tratta come una regina? Scommetto tu sia dolcissima

Aumentai la velocità delle mie dita e sognai che fosse davvero così. Mi sembrò di sentire le sue mani sul mio corpo e la sua bocca su di me. Sentii le gambe irrigidirsi e poi tremai fino alla punta delle dita. L'orgasmo mi colpì e sentii le mie pareti contrarsi attorno alle mie dita bagnate e respirai a fatica.

«Cazzo.» Sibilò. «Immagina se fossi stata attorno al mio cazzo. Non sarebbe stato meglio

Decisamente.

Sfilai le dita e riaprii gli occhi, girando la testa verso la finestra. Finzione o realtà, lui era ancora lì. Gli occhi predatori che brillavano affamati.

Restò a fissarmi. A entrambi piaceva giocare col fuoco. Piaceva vederci impazzire. Così, portai alla bocca le mie dita. Le succhiai in modo sensuale e con gli occhi da gatta ammaliante.

Scosse la testa divertito e sorrise. «Sei una fottuta stronza, Peach

Sfilai le dita con uno schiocco umido e mi leccai le labbra. «Hai ragione, sono dolce.»

«Pensa a cosa cazzo si sta perdendo quel damerino

Anche lui lo stava perdendo, però. E sembrò avere lo stesso pensiero da come si rabbuiò.

«Chiudi gli occhi.» Disse rauco.

Lo feci.

«Nyxlie

«Si?» Sussurrai.

Aprii gli occhi e di lui nessuna traccia. Una fitta al cuore mi lasciò l'amaro in bocca.

«Meriti qualcuno che ti tenga sveglia tutta la notte in questo modo

Restai a fissare il punto in cui lo avevo visto. Come poteva già essere sparito? Era forse stata davvero la mia immaginazione a crearlo e lui non era mai stato li?

«Qualcuno come te?» Chiesi, il cuore in gola.

Rise amaro. «No. Io non merito questo privilegio

«Seth--»

«Buona notte, Blake»

Si sbagliava di grosso ma era meglio terminare quella conversazione.

«Buona notte, Seth.»

Non rispose e chiuse la telefonata.






S/A.

Ehilà🍑🖤

La Notte del Giudizio è arrivata e ovviamente non è un caso che Nyxlie non riuscisse a vederla.

Seth sembra aver voluto risparmiarla di quella diretta. Premuroso, no? 😇

➡️ Seth era davvero fuori la finestra?🌶👀

Presto arriverà Capodanno e Las Vegas e ce ne saranno di belle, ma prima deve ancora succedere qualcosina 🫢

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A presto, Xx

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