Capitolo 11
Zara e Phoebe mi avevano spiegato che, da quando Seth e i suoi amici studiavano lì, Halloween era una di quelle feste che non potevi assolutamente perdere. Non si sapeva il motivo ma organizzavano sempre qualcosa di grande ed era obbligo andarci in quanto tutti ci sarebbero stati. Era una di quelle feste dove girava molto alcool, forse anche droga, ed era la notte dei morti che si risvegliavano e degli scherzi, insomma, era possibile un po' di tutto.
Ora, per grande e tutti credevo fosse solo per esagerare. Invece da quando ero scesa dalla macchina del ragazzo di Zara stavo cercando di capire come diavolo avesse fatto Seth ad organizzare una festa in una mega villa gotica abbandonata a circa mezz'ora dal campus. E la quantità di gente che c'era nell'ampio cortile frontale, sulle scale e sicuramente dentro, equivaleva davvero a tutti.
«Oh.» Fu tutto quello che uscì dalle mie labbra tinte di un rossetto violaceo e lucido.
I miei occhi erano incollati su quella struttura imponente a tre piani, una miriade di finestre, molte delle quali spaccate, e punte aguzze che la riportavano indietro nel tempo. Le luci ad intermittenza e la musica spaccavano il silenzio di quell'area in mezzo al nulla, solo campi, alberi e una strada che probabilmente non era così trafficata. Mi chiesi come facesse ad esserci elettricità ma pensai a dei generatori portatili.
«E' legale?» Chiesi, guardando Phoebe che mi aveva raggiunta.
Lei scoppiò in una breve risata. «Dubito. Ma, ehi, bisogna divertirsi nella vita.»
Se ci avessero arrestato perchè fatto una festa in una proprietà -anche se in disuso- mia madre mi avrebbe letteralmente uccisa.
«Daniel cerca parcheggio, noi entriamo che mi si congela il culo qua fuori.» Disse Zara, stringendosi nel suo giubbotto corto.
I nostri costumi erano venuti molti bene. Phoebe ovviamente aveva optato per gli outfit un po' più esibizionisti. Perciò, io indossavo una minigonna e un mini top senza maniche a colletto a camicia aperto davanti azzurri, stivali alti bianchi -in assenza di stivali azzurri- e poi avevo comprato uno spray per capelli che si avvicinava molto al colore dei capelli del personaggio, una volta applicato mi sono fatta un'alta e ben tirata coda di cavallo, lasciando fuori due ciocche ondulate proprio come Icy. Il trucco si basava su colori argentati e azzurri. Phoebe indossava dei pantaloni a vita bassa e zampa di elefante viola -diceva che le facevano un culo meraviglioso- e un top senza spalline dalla forma a rombo, e aveva messo anche i tipici occhiali rettangolari con le lenti arancioni. Zara indossava una minigonna e un top con dei fili intrecciati sul costato e con una fascetta attorno al collo che poi si univa al gancio frontale bordeaux e degli stivaletti dello stesso colore. Non aveva i capelli ricci ma si era fatta due ciocche colorate.
Accogliemmo la richiesta di Zara perchè effettivamente faceva freddo e ci avviammo verso l'ingresso, dopo una scalinata in pietra con diverse crepe.
Halloween era una festa che non mi faceva particolarmente impazzire ma era difficile dire che in parte non fosse colpa dell'influenza di mia madre. Halloween per tutti i bambini e ragazzini significava solo una parola: dolci. A casa mia c'era un forte rigore sul cibo e tutti gli alimenti con zuccheri o troppi zuccheri erano fuori discussione. Inoltre, i miei genitori non erano i tipi che ti accompagnavano a bussare alle case per fare dolcetto o scherzetto. Mia madre faceva addobbare la casa per non essere quella diversa del quartiere ma la sera del 31 dicembre, mentre loro erano fuori a qualche cena, io ero chiusa in casa. A volte, però, mio fratello Ian mi portava dei dolci che era riuscito a recuperare e li mangiavo di nascosto. Quando iniziai le superiori le cose cambiarono ma il momento del 'dolcetto o scherzetto' era passato e tutto quello che facevo con Winter era quello di andare al cinema a vedere film horror, che odiavo, con altre ragazzi e poi se ne avevamo voglia infilarci a qualche festa.
Varcando la soglia dell'ampio soggiorno con ancora dei mobili antichi, specchi impolverati e scheggiati e divani rotti, oltre alla massa di persone travestite che ballavano sopra la musica assordante, non potei non notare la scritta in vernice rossa sopra alla parete del camino.
Welcome to Hell,
My beloved Sinners
«Guardate!» Urlò Zara.
La sua voce mi risvegliò e mi girai. Aveva in mano un foglietto. C'era un piccolo diavolo stilizzato in alto al centro e sotto il simbolo delta.
«Cos'è? Dove l'hai trovato?» Chiese Phoebe.
«Era per terra.»
Questa è la notte in cui i morti si risvegliano.
Siete pronti a risvegliarvi con loro?
Ricorda:
Se non volete avere paura, scegliere dolcetto.
Che cosa?
Le espressioni confuse delle ragazze mi tranquillizzarono. Anche loro non avevano capito molto di quella roba. Zara buttò nuovamente il foglietto a terra quando arrivò Daniel e tutti e quattro andammo alla ricerca dell'alcol. Questa villa era immensa ma ben strutturata. L'ampio corridoio con un vecchissimo tappeto scuro ci portava in varie stanze. Non capimmo se quella in cui trovammo l'alcol un tempo era stata una cucina ma di fatto c'era un grosso tavolo tondo e su quello una vastità di bottiglie e bicchieri.
Con i nostri drink improvvisati tornammo indietro verso il centro focale di tutta la festa. Quel soggiorno ampio e dai profili antichi era ottimo per tenere una festa di Halloween. Non c'era niente di addobbato probabilmente perché era stato tutto campato per aria ma era solo il luogo che alimentava perfettamente la scena tetra.
Ballai con le ragazze sorseggiando il mio drink e di tanto in tanto lanciavo occhiate alla seconda porta di quel soggiorno.
Non avevo ancora visto Seth. O qualcuno del suo gruppo. Doveva sicuramente essere qui da qualche parte. Volevo vedere da cosa fosse vestito perché la risposta che mi aveva detto la sera precedente mi aveva lasciata perplessa.
Nella sala la maggior parte dei ragazzi indossava la maschera dei Vendicatori. Non era difficile da reperire perché non era un qualcosa che avevano inventato loro ma ormai era diventata un'abitudine travestirti da solo. Non ne capivo il gusto ma alla fine era solo un travestimento. Non erano loro i veri assassini.
Stavo ballando con Phoebe quando Zara si avvicinò con un sorrisetto e aprì il palmo della mano. Delle pasticche colorate erano proprio al centro.
«Ho scoperto cos'è il dolcetto che fa sparire la paura.» Ammiccò lei.
«Cazzo, dovevamo immaginarlo. Grazie!» Phoebe esclamò, afferrando una verde con le unghie smaltate e la appoggiò al centro della lingua per poi ingoiarla con dell'alcol.
«Vuoi?» Chiese Zara verso di me.
Io non avevo mai preso nulla del genere.
Guardai titubante la sua mano.
«Cos'è?»
«Ecstasy.»
«Senti solo tutto più...accentuato.» Disse lei. «Non sei obbligata a prenderla se non vuoi.»
Probabilmente stavo facendo una cazzata. Probabilmente avrei dovuto dire di no. E forse stavo ragionando più con l'alcol e non con la ragione.
Tuttavia, afferrai una piccola pastiglia gialla e poi la ingoiai con l'ultima goccia di alcol.
Zara ammiccò e si buttò l'ultima in bocca girandosi verso il suo ragazzo e baciandolo appassionatamente.
Passarono diversi minuti, molti anche, ma non mi sentii diversa. Infatti, pensai che forse a me non avrebbe fatto effetto come invece stava succedendo a molti ballavano intorno a me.
Stavo andando alla ricerca di una bottiglia d'acqua verso la stanza dove c'erano tutte le bevande quando iniziai a sentirmi strana.
Tutto sembrò girare e non riuscii a camminare dritta. Il battito accelerò. Le voci si allontanavano ma poi diventano troppo forte, erano storpiate e poi la vista...era tutta strana. Vedevo cose non ero certa non fossero reali. Sbattei le palpebre più volte inciampando sui miei stessi piedi.
Dio.
Guardai le mie mani e iniziai a muovere le dita. Poi sfiorai la pelle. Era tutto strano. Tutto accentuato proprio come aveva detto Zara. Mi dimenticai dell'acqua e ripresi a camminare senza una meta precisa.
Trovai due ragazzi davanti ad una porta in legno. Forse era l'effetto della droga ma mi sembrava uscisse molto calore da quell'area.
«Non puoi entrare.»
Guardai quello che aveva appena parlato. Sembrava di averlo già visto ma non ricordavo dove.
«Cosa c'è dentro?»
«Sei Nyxlie, vero?» Chiese con un sospiro.
«Si.» Mormorai confusa.
«Seth ha detto di non farti entrare.»
Ah.
«Lui è dentro?»
Cosa stava facendo?
«Torna alla festa.» Mi cacciò via l'altro.
Mi indispettii a quel trattamento. Avevano fatto tutto loro. Sbuffai e girai i tacchi. La testa mi girava troppo perciò mi appoggiai alla parete di quell'ampio e tondo atrio e chiusi gli occhi.
«Principessa Peach.»
Li aprii nuovamente a quel nome. Chen stava vendendo verso di me. Da dove era saltato fuori? Si passò una mano tra i capelli scuri. Aveva gli occhi lucidi e rossi, anche lui sembrava aver assunto qualche cosa. Indossava un profumo che non era lo stesso di Seth ma si attivò in me una sete che difficilmente si attivava in situazioni normali.
«Non mi fanno entrare.» Mi imbronciai guardando quei ragazzi che curavano la porta a destra.
Le assi di legno dietro di me cigolarono.
«Non penso tu voglia vedere cosa c'è dentro.» Sorrise.
«C'è Seth.»
Sollevò le sopracciglia e annuì. «Si. E molte altre persone.»
«Cosa fanno?»
«Si divertono all'Inferno.»
«E cioè?»
«Prova a pensare a cosa si farebbe chiusa in una stanza all'inferno.»
Lo guardai ma il mio cervello era troppo fatto per capire. E forse lo ero davvero troppo anche perché iniziai a vedere Chen. Era un bel ragazzo, non raggiungeva Seth, però aveva il suo fascino. Lui era meno disinibito. La camicia nera che indossava era infatti abbottonata tranne le maniche che erano arrotolate a metà avambraccio. Uno avrebbe pensato che non stava indossando nessun costume se non fosse stato per le misere corna rosse che indossava in testa. Letteralmente il minimo indispensabile.
«Cos'hai preso?» Socchiuse gli occhi.
«Dolcetto.» Sorrisi.
«Immaginavo.»
«È la prima volta.» Feci una smorfia quando sentii un calore al basso ventre. «Mi sento strana. Non mi piace.»
«Ti hanno costretta?»
«No. Ero titubante ma.. alla fine l'ho presa lo stesso.»
Chen non era sfacciato e irritante come Seth. Era più pacato, sicuramente furbo come l'amico, ma sembrava più uno a cui non piaceva attirare direttamente l'attenzione. Attirava l'attenzione, si, ma perché anche lui aveva quell'aura magnetica non perché volesse farlo come Seth. Mi morsi il labbro mentre afferravo tra le dita un bottone della sua camicia.
«Nyxlie...»
«Sei un bel ragazzo.» Cinguettai. «Lo sai?»
«Grazie.» Tossì. «Penso tu debba prendere una boccata d'aria fresca. Quello che hai preso può...farti venire strane voglie.»
Già. Avevo voglia di sentire un corpo caldo addosso al mio. Delle labbra sulle mie. Seth.
«Sei fidanzato?»
Accennò un sorriso. «No, ma possiamo.»
«Perchè no?» Infilai un dito nell'apertura tra i bottini e sfiorai la sua pelle. «Non dirmi che sei timido perchè ti ho visto. Vi ho visto.»
Continuò a sorridere mellifluo e si spinse avanti. Mi appiattii contro il muro e lo guardai da sotto le ciglia mentre lui appoggiava i palmi sulle assi dietro di me.
«Sono più che certo che il tuo interesse sia Seth, Piccola Peach.»
Arrossii ma non mi fermai dal sfilargli il bottone dall'asola. «Anche se fosse vero, niente e nessuno ci vieta di poter fare qualcosa. Per puro passatempo.»
I suoi occhi scuri e rossi svolazzarono criptici sul mio volto accaldato.
«Sono stanca di ballare.» Soffiai, spingendo fuori il petto. «Solo un bacio, Chen.»
Sollevai il mento per avvicinarmi al suo viso. In modo quasi impercettibile, chinò e inclinò la testa fino a che i nostri nasi non si sfiorarono. La mia mano era ancora nella sua camicia, aperta al centro del suo petto. Sentii pizzicare il mio palmo a quel contatto caldo.
«Se lo scopre mi taglia le palle.» Mormorò.
«Perchè?»
«Perchè non devo.»
Perchè?
«È solo un bacio.» Sfiorai le sue labbra che si schiusero. «Senza impegno. No?»
«No.» Confermò. «Ma non dirglielo.»
«Non lo farò.» Anche se non ne capivo il motivo.
E poi spinse la bocca contro alla mia facendo scontrare il suo corpo al mio. Come avevo chiarito non mi interessava Chen da un punto di vista sentimentale o altro, e nemmeno io a lui, ma avevo davvero voglia di avere un contatto col corpo maschile. Era sicuramente la droga. Le nostre lingue si intrecciarono e io ansimai contro la sua bocca quando mi afferrò le natiche e mi sollevò da terra. Allacciai le gambe dietro al suo bacino e la gonna, già stretta e corta, si tirò su. Se non fossimo in una casa piena di gente fatta e ubriaca mi sarei fatta qualche scrupolo su quello che avrebbero potuto vedere chi passava per quel corridoio, ma in fondo ero fatta e ubriaca anche io.
Chen era gran baciatore. Non c'era alcun dubbio su questo. Però la mia mente mi stava facendo dei brutti scherzi perchè vedevo lui. Il suo amico. Scambiai il suo corpo con quello della persona che mi confondeva e irritava. Affondai le unghie nelle sue spalle, sotto alla camicia, sperando e pensando fossero quelle ben piazzate di Seth. Tracciai le dita sui pettorali immaginandomi di vedere tatuaggi che non c'erano. Tirai i suoi capelli, ansimai nella sua bocca ogni volta che scontrava il bacino col mio ma non era per lui che ero così accaldata. Lasciò stare la mia bocca dandomi tregua solo per baciare il mio collo. Rabbrividii per pura reazione fisica. Affondai i denti nel labbro quando la mia lingua si mise in posizione per pronunciare un altro nome. Dio, volevo che sparisse dalla mia testa. Mi faceva diventare matta.
Si staccò da me quando raggiunsi i suoi pantaloni.
«No. Ferma.» Disse con respiro pesante.
Lo guardai affannata. Mi lasciò scendere e mi morsi il labbro.
«Scusa.» Si strizzò gli occhi. «Cazzo. Scusa ma non si può.»
Entrambi i nostri petti si alzavano a fatica. Mi leccai le labbra ma non sentii il sapore che avrei voluto.
«Domani te ne pentiresti.» Mi guardò con dolcezza. «E io non posso.»
Mi sentii un po' ferita ma probabilmente aveva ragione.
«Okay.» Abbassai lo sguardo a terra.
«Ehi.» Mi richiamò. «Prendi una boccata d'aria fresca, Principessa. Ti aiuterà.»
Annuii abbozzando un teso sorriso. «Lo farò.»
E lo avrei fatto davvero perchè il mio corpo stava andando a fuoco. Mi rivolse un piccolo sorriso mentre mi dava una stretta alla spalla e poi indietreggiò, allontanandosi con le mani tra i capelli.
Buttai fuori un grosso sospiro e... «Cazzo.»
Avevo baciato il migliore amico di Seth.
Senza uno scopo preciso.
Si. Mi serviva decisamente aria.
Mi staccai dalle assi e andai diretta verso l'uscita. Ero vestita per stare dentro e infatti appena uscii l'aria fredda mi avvolse come aghi ma era quello che mi serviva. Inspirai a fondo e guardai l'ampio giardino con fogliacce ed erba secca riempito da giovani che si divertivano. Mi allontanai dall'ingresso e andai a lato della casa. Per curiosare e perchè volevo che la testa smettesse di pulsare in quel modo fastidioso.
Quella villa sarebbe stata fantastica se rimessa in piedi. Era gigante, davvero. Guardando la parete venni attirata da delle finestre che facevano trapelare delle luci rosse. Tenendo le braccia incrociate come se potessero davvero scaldarmi mi avvicinai a quelle finestre. Erano sporche ma non così tanto da nascondere l'interno. Proveniva una forte musica ma diversa, più lenta rispetto a quella in soggiorno. Notai che ci fosse anche un buco, come se qualcuno l'avesse rotta con un sasso e proprio da lì usciva calore. Vagai con lo sguardo all'interno e, quando realizzai davvero cosa ci fosse all'interno, mi allontanai di scatto ma senza sparire dalla visuale.
Oddio.
Al suo interno c'erano molti ragazzi e ragazze, mezzi nudi o completamente senza vestiti che facevano sesso. O altre attività inerenti a quelle.
Prova a pensare a cosa si farebbe chiusa in una stanza all'inferno.
Oh. Mio. Dio.
Orge.
Quella vista mi sconvolse o forse lo fece più del dovuto per colpa della droga che aveva alternato le mie capacità cognitive. Che diavolo stavo guardando! Dovevo andarmene. Era sbagliato stare lì a fissare quelle robe. Ma mi chiesi se lo sapessero--che qualcuno poteva vederli da qua fuori. E Seth? Era dentro lì seriamente?
Arretrai, barcollando sui tacchi quando i miei occhi ne incrociarono un paio che ormai conoscevano fin troppo bene. Il mio cuore finì in gola e deglutii per rimandarlo al suo posto, senza riuscirci. Come avevo fatto a non vederlo prima? Da quanto tempo mi stava fissando? Perchè non me ne stavo andando?
Era in piedi contro al bordo di un tavolo appoggiato contro lo stesso muro dove si trovava la porta con accesso riservato. Indossava una camicia bianca aperta, e grazie alle luci rosse di quegli scaldini potevo chiaramente vedere il suo petto imperlato di sudore che si alzava e abbassava fin troppo controllato dato che in ginocchio, davanti a lui, una ragazza dai capelli scuri gli stava offrendo un bel servizietto con la bocca.
Quello era un chiaro campanello d'allarme per farmi andare via ma il mio corpo rimase immobile, perchè i suoi occhi mi inchiodarono sul posto. Aveva i capelli in disordine e diversi segni sul collo e sul petto. Mi fissava in modo che mi fu impossibile decifrare, era solamente penetrante e quasi tossico. Schiuse le labbra, col petto che aumentava il suo movimento, e ruppe il contatto solo un centesimo di secondo per infilare le affusolate dita nei capelli della ragazza e stringerli, forte. Quando tornò a guardarmi con le vene del collo gonfie, sentii il mio corpo avvolto dallo stesso calore di quella stanza, così soffocante. Sentii le mie gambe farsi più molli e il mio stomaco essere colpito da una miriade di spilli per quella scena.
Perchè ero ancora li?
Poco dopo una ragazza li raggiunse. Era completamente nuda e avvampai per lei. Aveva una cascata di lunghi capelli rossi, decisamente tinti, e un fisico da far invidia ad una modella. Lei gli sussurrò qualcosa all'orecchio ma lui non disse nulla. La mano della ragazza gli accarezzò gli addominali mentre iniziava a baciargli il collo e poi il petto, fino a trovarsi in ginocchio insieme all'altra ragazza. Non osai abbassare lo sguardo per accertarmi di quello che gli stava facendo, potevo evitarmelo, almeno quello.
La mia testa girava. La mia vista si sdoppiava. Ma non mi mossi. Ero attratta da quella scena, da lui. Volevo vederlo mentre si lasciava toccare da loro per studiarlo anche sotto questo punto di vista ma tutto quello che captai al momento fu il distacco emotivo verso quelle ragazze. Era un solo atto sessuale ma del tutto privo di ogni emozione. O forse, era la droga che parlava nel corpo di entrambi. Doveva decisamente essere quella perchè quei pugni che sentivo all'altezza della bocca dello stomaco e quelle lame nel petto, mi sembravano tanto portare il nome di gelosia ma era impossibile. Non doveva darmi fastidio il modo loro due lo stavano avendo. Non doveva interessarmi.
Poi, ne arrivò una terza. E quella era Penelope. Impossibile non riconoscerla. Indossava solo dell'intimo di pizzo molto trasparente. I nostri sguardi si incrociarono per poco. Lei riuscì a rompere il contatto visivo che Seth aveva creato con me perchè gli afferrò il volto con le unghie smaltate e affilate e se lo portò a sé, infilando la lingua nella sua bocca. Seth non si ribellò a quel gesto, anzi, un suo braccio le cinse la schiena e poco dopo fece scivolare una mano sul suo fondoschiena, stringendolo. Riuscivo a vedere le loro lingue muoversi nella bocca dell'altro da quanto fosse sporco quel bacio.
«Nyx!»
Sentii urlare da qualcuno. Quello fu un chiaro segnale per me. Era ora di tornare alla realtà, per quanto possibile, e andare via da lì. Girai la testa e vidi Phoebe stringersi da sola per ripararsi dalla temperatura notturna.
Prima di andarmene, saettai gli occhi ancora in quel buco, ancora su Seth. E mi stava guardando. Baciava Penelope, la toccava, si stava facendo toccare ovunque da quelle ragazze e guardava me. Un brivido sbagliato mi percorse la schiena e distolsi definitivamente lo sguardo da lui e da tutto ciò che stava facendo per raggiungere la mia amica.
«Andiamo a casa.» Gemette in un lamento. «Ho la testa distrutta.»
«Si.» Fu tutto ciò che uscì dalla mia bocca.
Δ
Dalla macchina di Daniel scendemmo solo io e Phoebe in quanto Zara sarebbe andata via con lui. Sentivo ancora il mio corpo strano e la mente fin troppo euforica ma ero stanca. Era come se tutte quelle energie mi stessero consumando viva senza nemmeno sfruttarle. Attesi sul divano che si lavasse Phoebe e poi fu il mio turno di chiudermi nel box doccia e lasciare cancellare con l'acqua bollente ogni traccia di quella notte.
Sentivo le labbra di Chen sul mio collo ma erano quelle di Seth che apparvero nei miei ricordi. Sentivo il loro sapore ma era quello di Seth che mi chiesi come fosse.
Seth.
Seth.
Seth.
Il suo nome rimbombava potente nella mia mente. Attaccai la fronte bollente alle piastrelle e respirai per regolare il mio cuore. Non avrei dovuto prendere quella pillola. Il mio corpo non era in grado di reggere quelle cose.
"Se lo scopre mi taglia le palle."
"Perchè?"
"Perchè non devo."
Perchè? Quello che c'era stato era solo un bacio. E solo perchè le nostre menti non erano lucide.
Era ancora in quella stanza lui? Si stava ancora facendo toccare da loro? Quante altre ragazze avevano gustato il suo sapore? Quante altre ragazze erano state soggiogate dal suo sguardo?
Ero rimasta a fissarlo. A guardare mentre qualcuno gli dava piacere. Ed ero morta dalla gelosia. Ma non ero in me, per questo era successo. Da sana non sarebbe mai successo. Mai avrei provato gelosia immotivata.
Mi resi conti di essere stata sotto il getto più del dovuto quando avvertii le pieghette sui polpastrelli. Uscii da lì e mi avvolsi nell'accappatoio. Passai la manica sullo specchio appannato e incrociai il riflesso dei miei occhi rossi, con ancora le pupille dilatatae, circondati dalle lunghe ciglia bagnate. Poi, notai un segno sul collo e ricordai che la bocca di Chen fosse stata proprio in quel punto.
Uscii dal bagno nuda e mi vestii in camera. Indossai il pigiama nero di seta e poi mi infilai sotto le coperte. Ero stanca ma presi comunque il telefono dal comodino per rispondere ai messaggi di Winter e fare un giro sui social. Qualcuno era ancora a quella festa.
Mi apparve una notifica della cronaca della città.
Ultima ora: Fruitvale. Ritrovato uomo con mani e genitale mozzati. Ora è ricoverato in urgenza. Ipotesi Vendicatori.
Il cuore mi finì in gola e smisi di respirare. Fruitvale. Era dove mi trovavo ieri sera. No. Non era possibile. Non potevano essere loro. Non potevano essere qui. Era chiaramente un'ipotesi sbagliata. Anche perchè loro li uccidevano. Lui era ancora vivo. Forse. Scorsi sullo schermo alla ricerca di qualche foto dell'uomo ma non trovai nulla. Un sospiro freddo sul coppino mi fece deglutire. Era solo una coincidenza.
In quel preciso istante la porta della mia stanza si aprì e mi ghiacciai nel letto. Ero certa che Phoebe stesse già dormendo e c'era solo una persona che poteva sapere il codice.
I miei sospetti vennero confermati quando un'imponente figura con la testa riccioluta nera entrò nella stanza. La luce della luna che entrava dalle finestre mi permise di riconoscerlo. Lo guardai con stupore e confusione. Mi raddrizzai e mentre lui lasciava andare la porta alle sue spalle.
«Seth.» La mia voce uscì flebile e scossa.
Accesi la luce della lampada sul comodino e sgranai gli occhi alla vista della camicia bianca sporca di macchie di sangue. Anche i jeans che indossava erano sporchi, come se si fosse passato le mani per pulirsi. Smisi di respirare e pensai che forse quella camicia fosse già così quando lo avevo visto da quella finestra ma no, era bianca, me lo ricordavo bene.
Scesi dal letto nonostante il cuore martellante nel petto e in gola e non riuscii a distogliere lo sguardo da quella scena.
Sembrava...sangue.
Sollevai lo sguardo su di lui.
Lui si passò le mani tra i capelli con un sospiro e mi guardò. Chiaramente doveva essere sotto qualche droga. Non era lucido.
«Come sei entrato?»
Non intendevo nel mio appartamento e nella mia stanza perchè la risposta era ovvia.
E probabilmente non era la domanda che avrei dovuto fargli.
«Non sei l'unica che sa scassinare le serrature, Principessa.» Sogghignò.
Lo osservai. Non sapevo perchè ma la notizia che avevo appena letto si unì alla sua figura.
«Cos'hai fatto?»
Lui inarcò le sopracciglia e si guardò la camicia. «Questo? È il costume.»
Deglutii. Non avevo paura e forse solo perchè nemmeno la mia mente era totalmente lucida. Ero però sospettosa e preoccupata.
«Ah si?» Lo osservai attentamente mentre prese a camminare piano verso la scrivania. C'era il libro che si era messo a leggere quando eravamo usciti a cena. Icebreaker.
Lo vidi sorridere. «Mi devi dire com'è finito.»
«Da cosa sei vestito?» Insistetti, il tono di voce più duro.
Lui perse il sorriso, infastidito, e mi lanciò un'occhiata fredda. Si, non era il Seth che mi tormentava di giorno, questo era...un'altra persona.
«Da un assassino.» Inspirò a fondo e poi aprì il libro. «Me li immagino così. Dopo che hanno compiuto la loro opera.»
Opera.
«Hai preso qualche cosa?»
«Ovvio.» Sospirò. «A volte la mia testa parla troppo, sai. Devo zittirla in un qualche modo.»
«E...cosa dice?»
Sembrava di parlare con un pazzo al momento.
«È sbagliato.» Borbottò. «Non farlo. Non vuoi essere così.»
Lo fissai sentendomi sotto a stalattiti di ghiaccio appuntite. Un passo di troppo. Un respiro troppo forte. E sarei morta.
Mi lanciò un'occhiata sbieca con un mezzo sorriso. «Scherzo, Peach.»
«Hanno trovavo un uomo a Fruitvale senza mani e senza genitali.»
Continuò a guardarmi, con tranquillità. «E...? È morto?»
«Ricoverato d'urgenza.»
«Mh.» Annuì. «Brutta storia.»
«Già.»
Sorrise. «Pensi sia stato io? Solo per il mio costume?»
Non risposi. Era un costume? Lo pensavo davvero? Seth era stato a quella festa. Che si trovava a pochi minuti da Fruitvale, mi ricordò una vocina. No. Basta. La mia mente non era lucida e mi stava giocando dei brutti scherzi. Seth non aveva fatto nulla. Si comportava così perchè anche lui non era lucido e poi perchè era Seth. Era un po' pazzo, a volte, ma in senso buono. Non avrebbe avuto nemmeno senso fare del male ad una persona che neanche conosceva.
Mi ero persa nei miei assurdi pensieri e non mi ero nemmeno accorta che lui si fosse avvicinato. Io non mi mossi perchè avevo le gambe talmente rigide che si sarebbero spezzate. Lo guardai dal basso, sotto alle ciglia.
«È sangue finto, Peach.» Disse con un mezzo sorriso. «Ho ancora la bottiglia in macchina se vuoi andare a controllare.»
«No.» Soffiai. Scossi la testa. «Sono- sono stanca. Quella notizia mi ha dato un po' alla testa.»
«Perchè?» Chiese serio.
«Lascia perdere. Scusa.» Mi passai una mano sul viso. «Dio. Mi sento una scema. Scusa io--»
«Va tutto bene.» Mi bloccò con un sorriso. «Chen mi ha detto che hai preso qualcosa. Ci mette molto a smaltire.»
Chen. Un calore improvviso di imbarazzo mi avvolse.
Annuii nervosamente. «Si, non lo farò più. Non fa per me quella roba.»
«Brava. Le principesse non hanno bisogno di quella merda.»
Ridacchiai. «Per questa volta ti do ragione.»
Mi sedetti sul letto e lui rimase davanti alla finestra, vicino al comodino. Guardò fuori. Tutto ciò che gli avevo visto fare quella sera balenò come un lampo nei miei ricordi e sentii nuovamente quella morsa acida affondare nel mio stomaco. Quante ragazze aveva toccato?
«Perchè sei qui?» Chiesi, cercando di eliminare dalla testa quella supposizione idiota a cui avevo pensato poco fa.
«Non lo so.»
Bene.
«Ti è piaciuta la festa?» Chiese.
«Molta droga. Molto sesso.»
Mi lanciò una mezza occhiata. «E cosa c'è di meglio?»
«Niente droga, forse?» Dissi ovvia.
«E solo sesso?» Mormorò con voce rauca. «No, non c'è il divertimento.»
Mi accigliai. «Lo fai solo se sei fatto?»
«Devo.»
«Perchè?»
«Cos'hai sul collo?» Domandò invece.
Strabuzzai gli occhi e mi toccai nervosamente i capelli. «Niente.»
Si accigliò irritato. «È un succhiotto.»
«N-No.»
Strinse gli occhi. «Si, lo è.»
«Be'.» Deglutii. «Anche tu li hai.»
E li avevo già visti oltre quella finestra.
«Con chi sei stata?»
Mi arrotolai una ciocca sul dito. «Non sono stata con nessuno. E comunque non sono affari tuoi.»
«Quindi te lo sei fatta da sola?»
«Perchè ti interessa saperlo?»
«Eri fatta.»
«Non mi ha forzato.» Decretai.
Lui non disse più nulla e poi iniziò a svestirsi.
Sgranai gli occhi. «Che stai facendo?»
Mi lanciò un'occhiata mentre si slacciava la cintura dei pantaloni con una mano. Oh. Wow. Non l'avevo mai visto fare a nessuno ed era stato cosi veloce e così...sexy.
«Non vorrai mica farmi tornare indietro. Sono stanco.»
«Non ti ho detto io di venire qui.»
«Non fare la stronza.»
Ruotai gli occhi e incrociai le braccia. «Non entrerai nelle mie lenzuola pulite dopo che ti sei scopato mezza casa in una stanza a cento gradi.»
«Se vuoi le roviniamo insieme.» Ghignò.
Avvampai e poi tirai indietro le coperte per uscire dalla mia calda tana. La sua presenza mi stava facendo scoppiare la testa. Andai verso il mio armadio e tirai fuori un paio di boxer e una maglietta larga che avevo comprato nel reparto da uomo perchè mi piacevano le cose giganti.
«Perchè hai dei boxer?» Domandò quando gli allungai i vestiti.
«Sono del mio ex.» Risposi, incrociando le braccia.
«Non metterò le mutande del tuo ex, Blake.»
Gliele avevo rubate un giorno perchè erano comode e non gliele avevo mai più ridate.
«O queste o dormi sul pavimento.»
Fece una smorfia mentre li stringeva. Sorrisi vittoriosa e poi aprii la porta della mia stanza per condurlo in bagno e una volta usciti trovai Phoebe che si bloccò al centro della sala.
Fece rimbalzare gli occhi tra me e Seth con confusione. «Sono ancora fatta o c'è Nixon mezzo nudo dietro di te?»
Mi morsi il labbro. «Be'--»
«Sei fatta.»
Mi girai verso Seth e gli tirai una sberla sul braccio. «È lui.» Le risposi nervosamente. «Ti spiego domani.»
Lei annuì visibilmente perplessa e assonnata e tornò nella sua stanza.
Buttai fuori un sospiro e poi aprii la porta del bagno. Feci entrare Seth e poi tirai fuori da un mobiletto sotto al lavandino degli asciugamani. Puntai il dito contro al suo petto tatuato e lo guardai ammonitrice. «Sbrigati che sono stanca.»
Abbozzò un sorrisetto. «Vuoi aiutarmi? Così faccio prima.»
Me ne andai emettendo un grosso sbuffo.
Lo aspettai in camera. Fissai il mucchietto dei suoi vestiti a terra. Era finto, si. Quel sangue non era vero. Il sangue vero si seccava e diventava marrone sui vestiti mentre quello continuava a essere di un colore vivo.
Scacciai via quei pensieri perchè non era giusto continuare a pensarci. Non stavo pensando a qualcosa di bello ma un'accusa grave e non era corretto nei suoi confronti. All'inizio si era comportato in modo strano ma poi era tornato il solito Seth.
Non mi accorsi nemmeno del tempo che passava però mi sembrò davvero che ci avesse messo poco quando tornò in camera con i vestiti che gli avevo dato e i capelli bagnati. Però, il mio sguardo cadde in basso.
I boxer gli stavano stretti. E il tutto era...accentuato.
«Già.» Disse sprezzante. «Un laccio emostatico intorno al cazzo darebbe meno fastidio.»
«Esagerato.» Misi le mani sui fianchi e lanciai un'occhiata al letto. «Vai. Non mi piace dormire bloccata tra la parete e un'altra persona.»
Avevo bisogno di una vita di fuga.
Lui non commentò quella mia scelta e si infilò nel mio letto. Lo raggiunsi subito dopo e gli diedi le spalle. Col cazzo che mi sarei girata verso di lui. Già quel letto era piccolo per entrambi dato che lui era molto più grosso di me e inoltre non volevo che succedessero cose strane. Per quella notte mi bastava tutto quello che era già successo.
Mi sistemai il cuscino sotto alla testa e chiusi gli occhi. Non dovevo pensare che Seth fosse nel mio letto, alle mie spalle.
Mi addormentai in fretta in quel silenzio, ignorando quel campanello d'allarme che non voleva smettere di suonare.
Seth
Entrai in casa e andai diretto su per le scale. Ero certo che Chen stesse ancora dormendo. Spalancai la porta della sua stanza con nessuna delicatezza e una ragazza si tirò su, tenendosi le coperte sul petto.
«Esci.» Dissi, pizzicandomi gli occhi.
«Ma che cazzo...»
Mi appoggiai alla scrivania che c'era a destra e continuai a fissarlo mentre si metteva a sedere e si stropicciava la faccia. La ragazza se ne andò con le scarpe in mano e un'espressione imbarazzata. Chiusi la porta con un calcio.
«Dove sei stato?» Chiese, scendendo dal letto.
«Nyxlie.»
Sgranò gli occhi e si passò una mano tra i capelli. «Senti, è stato solo un bacio--»
«Cosa?»
Di che cazzo stava parlando?
«Um, perché hai quella faccia?»
«Perchè quel pezzo di merda è ancora vivo.» Sputai. «Tu di che cazzo stai parlando? Quale bacio?»
Boccheggiò nervosamente.
«Aspetta.» Avanzai. «Il succhiotto--Ti sei fatto Nyxlie?»
Porca puttana. Per questo lei non me l'aveva detto?
«No.» Fece una smorfia contrariata. «Cioè, ci siamo solo baciati. Cristo, pensavo te l'avesse detto altrimenti--»
«Altrimenti, cosa? No mi avresti detto un cazzo?»
«Be', no.»
Inspirai a fondo e serrai i pugni, non osai avvicinarmi di più a lui altrimenti gli avrei rifatto il naso.
«Sei fortunato che ora la mia mente sia occupata con altro.»
Sospirò. «Ottimo. Dicevi?»
«Zack l'ha lasciato vivo. Perché?» Sibilai.
«Mi ha detto che stava arrivando qualcuno.» Disse. «È dovuto scappare.»
«Porca puttana.» Mi tirai indietro di capelli. «Era almeno coperto in volto?»
«Certo. Hai paura che possa dire qualcosa?»
«Penso sia meglio evitare che succeda, no?»
«La notizia farebbe più rumore se dovesse morire.»
Giusto. Non avevo previsto che si parlasse di lui vivo, ma non potevamo rischiare.
«Ho letto che parlano di noi.» Dissi, sedendomi sul bordo del suo letto.
«Si?»
Fissai un punto del pavimento. «Si. Ma passerà. In fondo, non abbiamo operato come sempre.»
E poi, eravamo sempre attenti. C'era un motivo se in tutto questo tempo ancora nessuno ci aveva presi. Eravamo bravi. Anche se a volte accadevano imprevisti come questo.
«Che hai?» Chiese.
Strinsi lo sguardo su quel punto sul pavimento. «Sto cercando di non spaccarti la faccia.»
Sbuffò in una mezza risata. «Lo avresti già fatto se fosse vero.»
Touche.
«Ha pensato fossi stato io.» Dissi, ricordandomi della sera passata.
«Ti ho visto com'eri conciato. Per un momento mi sono chiesto se non avessi capito male e fossi andato tu a farlo.»
«Era solo un costume.»
«Eri completamente fatto, ieri. So come sei da fatto. Chissà che cazzo le hai detto.»
Lo guardai di striscio. Se ne stava contro al mobile con le braccia incrociate.
«Volevo farla spaventare un po'.»
In fondo, era Halloween.
«Visto? Sei un coglione.»
«Non pensavo avesse letto quella notizia. Non pensavo girassero così velocemente notizie del genere.» Ruotai gli occhi.
«Che scusa del cazzo.»
Evitai di rispondere e mi lasciai andare all'indietro. Incrociai le braccia e chiusi gli occhi.
«Sai, forse ha pensato che fossi tu anche per la coincidenza del posto. L'altro ieri viene aggredita in quell'area e questa notte un uomo viene torturato.»
«Mi ha chiesto scusa, dopo.» Risposi. «Ha detto che era colpa della stanchezza. Non ci credeva davvero.»
«Quello che voglio dire è che è stata una decisione azzardata e troppo ravvicinata nel tempo.»
Aprii gli occhi e lo guardai truce. «Se non fossi arrivato, l'avrebbe stuprata. E chissà se l'ha già fatto. Ora sono certo che non lo farà più.»
Avrei preferito smettesse definitivamente di respirare ma forse anche così mi andava bene. Senza mani e senza un uccello con cui molestare le ragazze.
«È stata comunque un azzardo. E voglio che tu ne tenga conto.»
«Avrei dovuto lasciar perdere?»
No. Lui non aveva visto come piangeva. Non l'aveva sentita tremare. Non capiva.
«Dico solo che non devi essere cosi avventato con queste idee.»
«Be', ognuno di noi ieri ha avuto idee avventate, no?» Mi tirai su.
Premette le labbra e mi avvicinai, fermandomi davanti a lui.
«Ti interessa?» Chiesi, fissandolo negli occhi.
Aggrottò la fronte. «Cosa? No. Cioè, è una bella ragazza non posso negarlo, ma non mi interessa.»
Gli credevo perché era il mio migliore amico ma dovevo capire da cosa fosse partito il tutto. A lei interessava lui forse?
«Eravamo sotto l'effetto dell'ecstasy, Seth. Sai cosa fa al cervello quella merda.»
Si, lo sapevo. Ma io non l'avevo baciata.
«Che non ricapiti più.» Lo avvisai tagliente e mi girai. «Lei difende suo padre, ciò significa che sa la verità e che quindi può essere complice in un qualche modo.»
Prima era sempre stata una supposizione. Non avevo la certezza che lei effettivamente sapesse qualcosa, proprio perché era piccola e forse era stata tenuta all'oscuro da tutto.
Ma ora, dopo quella discussione, non potevo poi far finta di niente. Per quanto quella consapevolezza mi dava la nausea e mi faceva ribollire il sangue di rabbia, era qualcosa che non potevo più ignorare.
Lei sapeva.
E io dovevo raggiungere quella verità, a tutti i costi.
S/A
Ehilà ❤️
Questa settimana è stata pessima dato che sono stata male😪
Ho fatto del mio meglio con questo capitolo e spero vi sia piaciuto. Sono successe un po' di cose, già, e fidatevi che sono tutte importanti.
Lasciate un voto e un commento se vi è piaciuto!
A presto, Xx🍒
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