CaptainAmerica (12) Morgan

Come sempre aspetto un vostro commento a fine capitolo.
Buona lettura.

-buon giorno Josie-bella- la accolgo, abbracciandola anche quella mattina, fuori da casa sua, dopo aver lasciato la bici poco distante.
-Nick Rogers, sei in ritardo!- protesta mettendo le mani sui fianchi.
-shhh... Non è vero...- dico stringendola, forte forte, al livello delle spalle.
-Nick, così mi soffochi...- dice facendomi una pernacchia sulla felpa.
-dio Josette, fai schifo, mi hai sbavato addosso... Non ti accompagno più- faccio, guardando la felpa pulita, bagnata dalla sua bava.
-tu mi soffochi Nickolas, io mi difendo così...- dice montando poi sul portapacchi della mia bici.
-cos'è adesso corrode la mia felpa?- faccio sarcastico.
-ma vaffanculo, Rogers!- protesta lei mentre io ridacchio mentre inizio a pedalare per il quartiere, poi faccio la salita e un altro paio di vie prima di iniziare a zig-zagare tra la ''marea" di studenti ammassati fuori dai cancelli.
Mi fermo per farla scendere poi a mano, porto la bici sotto la tettoia, tra tutte le altre e la chiudo lì.
Raggiungo Josie, stringendola di nuovo a me e superiamo i cancelli, prima di entrare nella piccola scuola superiore dalle pareti dai colori assurdi, tra l'arancio, il crema e il grigio topo, senza parlare delle piastrelle color miele per terra.
Sono al terzo anno linguistico ma frequento meccanica e informatica online.
Mia madre? Oh mia madre sa tutto, ed è anche molto fiera di me, anche se so che cerca di oscurare le mie tracce.
Ora lavora in un'agenzia investigativa, il suo capo è uno forte ma lo tengo sempre d'occhio, l'importante è che tenga le mani al suo posto, poi per me può fare quello che vuole.
Ma tornando alla scuola, è un piccolo agglomerato composto da 3 edifici prefabbricati, dove spediscono tutti i ragazzi dalle province nel raggio di 40 km a 3 da New York ed è l'unico.
C'è caos ma siamo tutti piccoli provinciali abbronzati, molti dei genitori e di loro, saranno fattori o operai in qualche macchinario siderurgico industriale.
Passiamo lì solo il tempo necessario e molti già lavorano.
Sono tempi duri. Alla TV si parla di pace ma sinceramente il preambolo non mi piace.
Ho una sensazione strana, giù, in fondo allo stomaco ed il problema è che ancora non so cos'è.
-ehi, che hai Nick?- la voce di Josie mi sorprende di colpo.
-niente tranquilla, andiamo in classe-
-non mentirmi Rogers... Lo sai che lo capisco se mi menti, sputa il rospo- mi dice fermandomi all armadietto blu.
-una sensazione...- dico guardando oltre lei, oltre a tutto.
-ehm... Forse è la stessa mia... Sento che l'aria sta cambiando, sta per succedere qualcosa...-
-andiamo va', non pensarci- dico baciandola sulla tempia prima di tornare a tirarla per i corridoi.
Bene, riprendiamo, il mio liceo non è come tutti gli altri, le classi sono fisse, cambiamo solo l'aula. I miei compagni sono sempre li stessi, e come sempre, molti non li sopporto.
Per altri ho lavorato... E altri sono apposto, diciamo. La Best comunque rimane sempre Josie.
Prendiamo posto alla nostra prima lezione, con il professor Babbet, una vera palla e dovrebbe insegnare francese, in realtà, ci fa leggere brani ad alta voce, in francese poi ce li fa spiegare. In quel momento leggevamo "Emma'' di Jane Austen e il suicidio saliva di giorno in giorno.
Ma poi, un annuncio al citofono interno mi fece gelare il sangue.
"-Nickolas Rogers, in presidenza, subito!-"
Il preside sembrava serio, quasi beffardo e cominciai a fare mente locale su chi dovevo uccidere se fossi stato beccato.
Sicuramente uno di quelli era Todd.
Lessi negli occhi di Josie la mia stessa apprensione ma uscì dall'aula a passo mogio.
In genere sono uno che pensa positivo ma in quel momento non mi veniva in mente niente.
O ero stato beccato o mi avevano preso al programma di preparazione al college un anno prima (a cui avevo fatto domanda) e quello sì che mi sarebbe piaciuto veramente. Bussai all'ufficio del preside ed entrando rimasi basito.
-buongiorno Nickolas- mi saluta sorridendo. -se non sbaglio hai fatto domanda per dei crediti in più in preparazione alla domanda per il college- iniziò lui. -lei è Morgan Stark da oggi frequenterà la seconda classe qui e gradirei che la facessi ambientare, ti va?-
Morgan aveva I capelli di un biondo oro e gli occhi chiari come la pelle, ma era carina, diversa dalle ragazze di quel liceo.
Aveva un aspetto ordinato ed elegante e mi guardava con un sorriso timido.
-certo, nessun problema, mi fa piacere-
Il preside staccò un foglietto dal blocco dei permessi. -dallo pure al tuo professore della seconda ora- mi disse passandomelo più sorride alla ragazza.
-ti lascio nelle sue mani ma per qualsiasi cosa non esitare a venire da me, d'accordo?-
Lei annuì e ci accompagnò alla porta, poi tornò alle sue cose.
-Nick Rogers-
Lei sorride. -Morgan Stark-
-non sembri una ragazza di campagna, Morgan, anzi-
Lei arrossì. - infatti, non è così, sono di New York... Ma mia madre vorrebbe che rimanessi un po' tranquilla, fino ai prossimi 3 anni almeno così avrò 18 anni-
La osservai. -hai 15 anni? Ma fai la seconda? Primina o genio?-
Sorride. -forse entrambi...- risi alla sua battuta, era simpatica.
-io ne ho 17 e sinceramente quando sono stato chiamato pensavo di essere nei guai...-
Lei rise a sua volta. -e se fosse stato così i tuoi sarebbero andati su tutte le furie...-
Risi ancora. -sinceramente mia marte non ci avrebbe fatto una piega e mio padre non sa nulla di me... Se n'è andato quando ero piccolo-
Lei si fece più seria. -mio padre è morto quando ero piccola, posso capire la tua tristezza- la squadrai precedendola.
-ma io non sono triste Morgan, io non voglio avere nulla a che fare con lui, è diverso... Ha preferito fare l'eroe al padre-
-anche il mio, ma so che mi amava e l'amore deve essere dimostrato non temuto e lui me lo ha dimostrato, salvando tutti-
Io strinsi le spalle. -e quanta terapia hai fatto per arrivare a questa conclusione, eh Morgan?-
Lei ride. -un bel po'-
-appunto, fidati che lucidamente daresti retta a me. Se c'è un eroe tra noi, sei tu che non odi un uomo che effettivamente ti ha preferito lasciare, a vederti crescere e vivere. L'eroe sei tu e fidati, hai fegato per averlo perdonato. Il mio è vivo ma guai a lui se si avvicina a me o a mia madre-
Continuai a farle fare il giro ma non osai più aprir bocca.
Morgan Stark viveva nella balla che le era stata raccontata anni prima e più che contraddirla non avrei potuto fare altro.

Eccoci con una New entry direttamente da New York.
Ora spazio grafiche

Una piccola sorpresa che vedrete a breve... Che ne pensate?

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