Peter Parker (Spider-man) [personalizzato]✅
Richiesto da: Kia0402
Raiting: verde
Linea guida: la protagonista e Peter sono amici da molto tempo. Un giorno i due, mentre stanno ripulendo uno stanzino, vengono chiusi dentro di esso e sarà compito di Peter tranquillizzare l'amica che soffre di claustrofobia. Ma come ci riuscirà?
Noticina pre-capitolo: questo immagina è stato richiesto come personalizzato, ovvero la protagonista della storia è stata adattata alla richiesta.
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"Muoviti Chiara siamo in ritardo!"
"Chiedo scusa se non faccio due metri con una falcata come te! E poi è colpa tua se siamo in ritardo!"
"Ti ho detto che mi dispiace è che non succederà più!"
"L'hai detto anche le altre volte e vedi ora dove ci troviamo! D'ora in poi non ti aspetto più!"
"Anche tu hai detto questo le ultime volte che eravamo in titardo! Eppure guarda un po' dove ti trovi!"
La castana sbuffò e schivò l'ennesimo passante. Peter aveva ragione, ma non poteva separarsi da quello che era il suo migliore amico da quando era nata. I due infatti erano cresciuti insieme e con il tempo avevano legato molto tanto che tutti potevano affermare che dove ci fosse uno ci fosse anche l'altra. E i ritardi non facevano eccezione.
Quando Chiara e Peter misero piede nei corridoi deserti della scuola capirono che nessuno gli avrebbe levato una punizione quella volta. Si recarono verso la loro aula e dopo aver bussato aprirono ma porta su invito del professore. La voce atona dell'uomo li invitò a prendere posto, ormai abituato a vederli varcare la soglia della classe 20 minuti dopo gli altri. I due ragazzi eseguirono Peter farfugliando scuse e Chiara con il volto chino e rosso come un pomodoro.
Al termine dell'ora il professore li richiamò e, una volta usciti tutti gli studenti, si schiarì la voce
"Ragazzi sapete che odio punire i miei studenti, perché ritengo che sia inutile ma non so proprio cosa fare con voi due, siete costantemente in ritardo, quindi non vedo altra soluzione che punirvi. Oggi vi fermerete a scuola dopo l'orario di lezione. Ho un'idea su come rendere produttiva la vostra ora di punizione. Ora potete andare."
I due ragazzi uscirono dall'aula a capo chino per poi raggiungere Ned ed MJ che si erano fermati ad aspettarli.
"Ehi amico che è successo? Cosa vi ha detto?"
"Niente di che, ci ha solo messi in punizione per il ritardo."
Disse il castano scrollando le spalle. MJ sorrise compiaciuta
"Questo vuol dire che ho due potenziali soggetti per la mia raccolta di espressioni disperate! Fantastico!"
"No MJ, non staremo in aula, a quanto pare vuole assegnarci una punizione 'produttiva'. Onestamente mi spaventa l'idea di non sapere cosa ci farà fare."
"Non preoccuparti Chiara, sai che ci sono io a difenderti!"
"Oh beh, allora Chiara ti conviene scappare."
Disse MJ sarcastica per far distogliere l'attenzione del castano dalle gote della ragazza che si stavano tingendo, secondo per secondo, di una tonalità di rosso sempre più accesa. Ormai era abituata a dover correre in aiuto dell'amica che rischiava di morire per autocombustione ogni qual volta Peter le dicesse qualcosa di gentile o di carino. La mora si chiedeva come facesse Peter a non accorgersi delle reazioni di Chiara e come Chiara facesse a non accorgersi dei piccoli gesti e delle premure che Peter le riservava. Quei due avevano proprio bisogno di un miracolo di Cupido per aprire gli occhi.
I quattro si accomodarono poi nell'aula di matematica e attesero l'arrivo della professoressa parlando del più e del meno.
Quel pomeriggio, al termine delle lezioni, Ned salutò gli amici per tornare a casa, MJ fece lo stesso per recarsi in aula, mentre Chiara e Peter andarono a cercare il professore.
"Ah, eccovi qui! Prego seguitemi."
I due ragazzi seguirono il professore fin davanti ad uno stanzino che il professore aprí servendosi del mazzo di chiavi che si era portato appresso. Spalancò la porta e accese la luce, poi con un gesto teatrale indicò lo spazio circostante.
"Oggi dovrete riordinare questa stanza."
E detto ciò il professore uscì per permettere ai due di entrare nell'angusto stanzino per riordinarlo. Chiara e Peter si guardarono intorno. Era evidente che nessuno mettesse piede lí dalla fondazione della scuola, considerato lo spesso strato di polvere che copriva i mobili. I due sospirarono e si misero al lavoro. Ogni tanto Peter lanciava qualche occhiata preoccupata a Chiara. Sapeva della claustrofobia che affliggeva l'amica e sapeva che doveva distrarla e non farle pensare al fatto che si trovassero in uno spazio di circa 2 metri quadrati. Nel frattempo Chiara stava tirando giù dagli scaffali alcune scatole e ad un certo punto ne fece cadere una, facendo rovinare a terra il contenuto.
"Chiara stai bene? Ti sei fatta qualcosa? Sei ferita? Stai sanguinando? Ti sei rotta l'osso del collo? Hai un attacco cardiaco? Chiamo l'ambulanza?"
"Peter tranquillo, ho solo fatto cadere una scatola. Sto bene e non è morto nessuno, quindi respira e smetti di imitare mia madre. Ahahah sembravi proprio lei."
"Chiedo scusa se mi sono preoccupato per te!"
Disse il castano scompigliandole i capelli e rivolgendole una linguaccia infantile. Ma in fondo era felice che almeno la ragazza avesse smesso di torturarsi il labbro inferiore, segno di ansia.
Questo momento però durò poco, infatti ai due si gelò il sangue nelle vene quando sentirono la porta alle loro spalle chiudersi e la chiave girare nella toppa.
Il primo istinto di Peter fu quello di guadare la riccia e lo stato in cui la trovò non gli piacque per nulla. I suoi occhi marroni erano spalancati, si tormentava il labbro inferiore e le mani, il respiro era accelerato e sapeva che anche il battito cardiaco lo era. Dovevano uscire di lì subito. Il castano si fiondò verso la porta, chiamando aiuto. Quando non ricevette risposta iniziò a colpire la porta prima con calci e pugni, poi a spallate, nel tentativo di sfondarla.
"Pete, è tutto inutile... N-non c'è nessuno che può sentirci. E sfondare la porta ti procurerà solo lividi."
La ragazza si era appoggiata al muro con la schiena per non crollare a terra per via delle vertigini.
"Probabilmente dovremmo passare la notte qui, tra batuffoli di polvere e vecchi documenti. E anche il week-end... "
Chiara iniziò a parlare con voce sempre più acuta e gli occhi le si inumidirono. Tentò di scacciare le lacrime ma una, contro la sua volontà, le solcò la guancia e questo particolare non passò inosservato agli occhi di Peter. Il castano si avvicinò all'amica, con il pollice le sfiorò la guancia per asciugarle la lacrima solitaria e infine, tenendo il mento tra pollice e indice, le sollevò il mento per guardarla negli occhi
"Chiara ascoltami noi non passeremo qui i prossimi giorni. Anzi appena usciremo di qui ti offrirò un frappé di quella gelateria che ti piace tanto. Poi passeremo in fumetteria e infine ci metteremo davanti alla TV con una ciotola di pop-corn caldi per vedere un film, okay? Usciremo da qui."
Chiara annuì e sorrise debolmente. Ma ciò non bastò a calmarla, così Peter prese il corpo tremante dell'amica tra le braccia e lo strinse a sé. Affondò il viso nei suoi castani capelli ricci, inspirando a pieni polmoni la sua fragranza. Nonostante le buone intenzioni la ragazza non si calmò ed iniziò a tremare più forte e il respiro sempre più affannoso. In un'ultima disperato tentativo di calmarla Peter la baciò. Fu un bacio inaspettato, dolce e timido. Le labbra del ragazzo premevano delicatamente su quelle soffici della ragazza, le loro mani si sfiorarono e il castano intrecciò le sue dita con quelle della ragazza. Quando si staccarono Chiara si era tranquillizzata ma guardava stupita l'amico, Peter invece sorrideva debolmente e giochicchiava con una ciocca di capelli ricci che le ricadevano sul volto. Quando il cervello della castana realizzò della inesistente lontananza tra i loro corpi e ciò che era appena accaduto arrossì e abbassò lo sguardo. Non aveva voglia di incontrare le iridi color nocciola del castano, aveva paura che se l'avesse fatto avrebbe letto in esse solo amicizia nei suoi confronti. Dopotutto sapeva che l'aveva fatto solo per tranquillizzarla. Il castano si allontanò velocemente quando sentì il rumore della chiave girare nella toppa e sulla soglia apparve la figura bassa e lievemente in carne della signora delle pulizie. La donna guardò i due con aria di rimprovero e sussurrando disse
"Uscite subito di qui e andate a fare le vostre romanticherie da un'altra parte. Ringraziate il cielo che io non informi il preside, so cosa vuol dire essere giovani, ci sono passata."
I due a sguardo basso uscirono dallo sgabuzzino e bofonchiarono un grazie alla donna.
Mentre si dirigevano verso l'uscita Chiara prese parola.
"Beh, Pete, grazie per ciò che hai fatto là dentro, se non ci fossi stato ti probabilmente avrei dato di matto."
"Perché mi ringrazi?"
Chiede il moro lievemente confuso.
"Beh, per avermi baciata per tranquillizzarmi. Grazie dav..."
La ragazza non terminò la frase perché Peter la baciò nuovamente. Questa volta il bacio fu più intenso e più lungo.
"Credi ancora che l'abbia fatto per tranquillizzarti?"
Disse Peter con la fronte appoggiata a quella della ragazza. Lei in risposta sorrise e lo attirò nuovamente a sè.
My Little Space:
Salve gente, piaciuto l'immagina?
Questo, come avrete notato, ha come il precedente, nientemeno che l'amichevole Spider-man di quartiere come protagonista. Preparatevi perché questo è solo il secondo di una lunga serie di immagina su Peter Parker.😂
Spero che vi sia piaciuto e come al solito ricordo che se volete richiedere un'immagina potete farlo mandandomi un messaggio con la scheda del secondo capitolo compilata.
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