Stephen Stange Family (1)
Capitolo 1
Stephen cercò di rintracciare il numero del fratello, quando si rese conto che questo non lo avrebbe aiutato cercó direttamente suo fratello su internet.
Sherlock, Londra.
Partirono pagine e pagine su iniziative, compagnie, tutti i profili "Sherlock" su Facebook, poi finalmente, per caso trovò un blog, firmato John Watson. Parlava di risolvere casi con il rinomato genio sociopatico iperattivo, Sherlock William Scott Holmes, poi una foto.
Stephen sentì un brivido percorrergli la schiena, sembrava di riflettersi in uno specchio. Stessi occhi e dello stesso colore, stessa pelle bianchissima, stessi capelli neri, per quanto quelli di Sherlock fossero più lunghi e ricci di quelli di Stephen.
Fu difficile per Stephen Strange mantenere la calma. Col computer in mano, a passo svelto superò il corridoio fino alla stanza del giovane Charles.
-Charlie, prepara le valige andiamo a Londra-
Charles somigliava tanto ai due fratelli, ma aveva il viso di sua madre e così i lineamenti e il carattere. Dei loro genitori o del loro passato non parlavano molto ma in cuor loro ci pensavano ancora tanto.
Charles Xavier Strange era un telepate davvero potente, ma in quel momento mentre studiava per la laurea, non voleva leggere la mente del fratello, maestro della magia.
-perché Londra?-
Stephen posò il computer sulla scrivania del fratello, ancora sulla pagina del dottor Watson. Charles rimase bloccato come il fratello.
-valige, ora-
Charles si limitò ad annuire e i due nel loro attico iniziarono a prepararsi per partire.
Tre ore più tardi erano in aereo e aspettavano che l'hostess finisse di illustrare con i suoi gesti allegri. Stephen leggeva interessato il blog di John Watson, mentre Charles era imperterrito sulla tesi.
-hai paura?- gli chiese Charles ad un certo punto.
Stephen si limitò ad annuire. -e tu?-
-non sono io che sto per rivedere una persona che ha il mio stesso viso, Steph... Tu e Sherlock avete sempre avuto un bellissimo rapporto...-
-e che ne sai? Avevi 6 anni quando siamo arrivati qui... Non puoi ricordarti di... Prima-
Charles abbassò lo sguardo. -tu lo sogni spesso... Anche se i tuoi ricordi di 12enne sono perlopiù colori e visi- poi lo guardò. -ma le tue sensazioni mi hanno insegnato a decifrare quei ricordi Stephen-
Stephen cambiò direzione con lo sguardo. -ti manca?- gli chiese lui, più addolcito di prima.
-Erik? Certo... Ma ho paura che se un giorno lo rincontrassi lui non mi riconoscerebbe- poi tornò a guardare il libro. -non è facile come te e Sherlock... Lui ha un legame con te, io non ricordo di averlo mai avuto con Erik-
Stephen si passó le mani tra i capelli neri.
-magari è con Sherlock e sempre magari è stato grazie ad Erik che ci è riuscito a contattare-
Charles fece un piccolo sorriso. -non sapere come è andata la sua vita mi distrugge...-
Stephen e Charles allora si guardarono in faccia. -promettiamo di fare tutto quello che è in nostro potere, per riunire la famiglia- dissero insieme poi strinsero i due mignoli e sorrisero. Avevano promesso.
Londra. A Londra pioveva quando i due fratelli Pendragon scesero dall'aereo e presero uno dei taxi neri per andare in città.
Il loro obbiettivo? Baker Street, 221B.
Arrivarono in poco più di dieci minuti, e la pioggia si era fatta più fine, ma il cappotto del 23enne e del 29enne era già zuppo. Bussarono alla porta blu con forza.
Aprì una signora di 60 anni ad occhio. Squadró i due giovani.
Charles, sotto il rumore della pioggia, parlò. -siamo clienti per il signor Holmes-
Stephen che teneva lo sguardo basso, non poté vedere lo scambio di occhiate tra la signora Hudson e il giovane.
-entrate, Sherlock è di sopra... Forse vi riceverà presto... Non sono sicura, non sono una cameriera non posso saperlo...- poi continuò a blaterare mentre i due entravano negli ambienti stantii di quella residenza londinese.
Dal piano di sopra schiamazzi e un poco di frastuono. I due rimasero nel corridoio con le loro valigie sotto mano mentre la signora Hudson preparava il solito tè nella solita teiera di rame.
-volete un po' di tè?- chiese ai due.
-no, grazie lo stesso signora Hudson..- poi Charles si morse la lingua.
Infatti la signora si protese verso i due e tornò a squadrarli.
-io non l'ho detto...-
-mio fratello è stato informato dal signor Holmes sul suo nome, non si stupisca, è una persona importante della sua quotidianità...- disse Stephen sempre con lo sguardo basso.
La signora Hudson arrossí entusiasta e portò il tè al piano di sopra, comunicando ai due coinquilini dei due simpatici ragazzi al piano di sotto.
Mentre il cliente dopo un secco no sbuffava, venne accompagnato dalla signora alla porta e si lamentó dell'incoerenza del detective anche con i due ragazzi.
I due, mogi, quasi spaventati salirono lungo la scala scricchiolante cercando di non fare troppo rumore. Stephen si strinse nella sciarpa blu e nel cappotto di fustagno beige, mentre che Charles portò indietro i capelli, nervosamente. Entrarono nel salotto e li, Sherlock era seduto, accordando, sulla poltrona, il violino magnifico.
Lui alzó appena lo sguardo e tempo di guardarli entrambi in faccia, il violino era per terra e lui in lacrime...
Ciao Heroes..
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