Dottor Strange (4) - le mani
Stephen Strange x Reader
Stai per iniziare un turno di notte.
È lunedì, sono le 8 di sera...
Indossi il tuo bel camice blu, leghi i capelli in una treccia curata, indossi le scarpe in dotazione, il cartellino, il cercapersone e metti il cellulare in tasca. Esci dagli spogliatoi e vai verso il piano delle infermiere e tra te sai che sarà un turno come un altro.
Cominci il tuo giro, visiti un paio di pazienti, fai degli esami pre e post operatori e controlli i pazienti del giorno prima. In poco più di due ore hai finito i tuoi pazienti e vai al piano di sotto, verso il pronto soccorso. Lì incontri alcuni tuoi colleghi tra cui l'anestesista Brocks, il chirurgo ortopedico Davis e quello plastico Thompson. Giri, visitando pazienti e effettuando piccoli controlli.
Tutto tranquillo fino a che...
I telefoni cominciano a suonare all'impazzata, chi risponde sembra terrorizzato, tutti cominciano a correre di qua e di là, procurandosi di ogni. È panico.
Vedi arrivare il tuo capo, il primario di chirurgia, il dottor West, ti viene vicino. È un uomo di bell'aspetto, che lascia trapelare bene le sue origini di Capo Verde.
-(y/s) penso che il suo turno può finire qui- ti dice e cominci a ridere incontrollata, senza motivo. Come il dottor West non ha nessun motivo per lasciarti il resto della nottata libero.
-scusi le risate, signore...- dici con un po di contegno. -ma non sono sicura di seguirla-
E quando finisci di pronunciare quella esatte parole, dalle porte scorrevoli per i feriti gravi, entrano correndo i paramedici, con una barella. Ti passa davanti a gli occhi e quando realizzi, ti piazzi le mani davanti alla bocca per non urlare. Stephen. È il paziente che sta causando tutta quella agitazione.
Lo portano nella sala di primo controllo, tu corri, vai lì in lacrime e cerchi di ascoltare: c'è chi dice una cosa, chi un'altra. La cosa che capisci però è che è stato un incidente, la auto davanti andava a tutta velocità, ha preso la sua in pieno che è finita in aria, girando, prima di finire su un tornante a cappotta in basso.
-STEPHEN- dici di lacrime. Senti qualcuno che ti sorregge e girandoti, capisci perché West ti ha detto così. Non sei più in grado di ragionare se c'è di mezzo Stephen.
Un infermiera, ti sorregge e ti aiuta ad arrivare alla sala d'aspetto. Lì, ti lascia sola, disperata, con le mani nei capelli e ricurva. Le lacrime scendono a frotte, sei calma, stranamente calma, non hai urlato, non ti sei messa le mani nei capelli. Sei in lacrime, ma in una situazione di calma apparente, prima della tempesta.
Non sai per quanto tempo aspetti, nella stessa posizione, rimpiangendo di aver creduto fosse una serata come un'altra. Soprattutto dopo ciò che hai saputo quella stessa mattina.
Alzi il viso quando vieni chiamata e scatti in piedi, sei dolorante, stanca e stai ancora piangendo. Guardi l'orologio, sono le 5 di mattina, sei rimasta ferma nella stessa posizione, in trance per 6 ore.
È West. -l'operazione è riuscita bene, è fuori pericolo, ma... Ma i nervi delle mani erano molto danneggiati, abbiamo fatto tutto il possibile, ma non è detto che si riprenderanno-
Annuisci. Sai che appena saprà delle mani, andrà fuori di sé, ma è fuori pericolo. Ti accompagnano a cambiarti e dopo, nella sua stanza.
-abbiamo chiamato i suoi parenti, arriveranno a momenti- ti dicono prima che tu possa entrare. Quando entri, è sul letto, con dei sostegni esterni sulle mani, distese davanti. È pieno di punti, sporco di sangue ed è ancora addormentato. Fatichi a sopportare tutto quel male che ti fa. Ma ti siedi sulla sedia affianco al letto. In un primo momento lo guardi e basta, poi, trovi il coraggio e passi piano le mani tra i suoi capelli neri. Lo ami. Lo ami da impazzire.
Sei esausta, con gli occhi doloranti e fuori di te, ma sai che non ti sposterai di un millimetro.
Dopo un'ora, vedi entrare nella stanza una donna perfetta: con un completo rosa antico e una camicia di crêpe de chiné. Ha i capelli biondi ordinati e entra frettolosamente nella stanza.
Se ti sforzi noti, che deve aver pianto.
Ti alzi e dopo di lei vedi entrare anche una ragazza dai morbidi ricci neri, vestita formale e dalla pelle di porcellana.
-sono Angela Strange e lei è Désiré- ti dice stingendoti la mano.
-sono (y/s-n)- ti presenti a tua volta.
-sei una collega di Stephen?- ti chiede e prima che tu possa rispondere, continua. -è stata gentile a rimanere, ora può andare, sono arrivata- la guardi stravolta. Non sei lucida, non riesci a capire. Ma ti rendi conto della prima cosa vera: tu non sei nessuno. Tu non vali nulla.
-certo...- dici dura. -scusate...- esci da quella stanza, con lacrime diverse agli occhi: lacrime di chi si rende conto che è stato soltanto un sogno e che ti sei svegliata troppo presto...
Sono una STRONZA. I know...
Heroes, era il momento che qualcosa cambiasse, ma vi dico che non è finita qui...
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