XXVII. Foedus
Non era stato semplice eludere le guardie della scuola, e nonostante Crisante avesse cercato in ogni modo di convincerla a desistere e a riprovare il giorno dopo, con la luce del sole, Castria non era stata inamovibile. Doveva assolutamente vedere Falco quella sera, rassicurarlo, consolarlo e chiedergli scusa. Non riusciva neanche ad immaginare come potesse sentirsi, dopo il suo primo fallimento, e lei voleva essere al suo fianco.
Così, mentre la sua amica distraeva i due uomini di guardia alle celle dei gladiatori, con alcune moine, lei riuscì ad infiltrarsi nei cunicoli stretti e tortuosi degli alloggi. Con solo alcune lucerne alla parete ad illuminare il suo cammino, risate maschili e sospiri femminili che venivano dalla celle e con un forte odore di sudore, si costrinse a dare una veloce occhiata a tutte le stanze. Era già stata nel cubiculum di Falco eppure di notte stentava a riconoscere quel posto.
"Dove vai, ragazza? Hai sbagliato strada, la mia camera è da questa parte", la schernì un grosso gladiatore ricoperto di olio, che passava proprio in quel momento nello stretto corridoio. Castria si fece piccola contro il muro, disgustata anche solo all'idea di essere costretta a sfiorare quell'uomo ma lui si fermò, proprio di fronte a lei e con la sua mole possente ricoprì tutto lo spazio che li separava. Le diede un'occhiata da capo a piedi, quasi stesse soppesando il valore di un pezzo di carne.
Era sicura che stesse per dire qualcosa di osceno, anche solo per metterla in imbarazzo, ma in quel momento una voce, che riconobbe subito, fece sussultare il gladiatore: "Actius, non è per te", il tono perentorio, gutturale e quasi simile ad un ringhio fece tirare un sospiro di sollievo a Castria che si voltò immediatamente per osservare gli occhi scuri di Falco. Lui era lì, a pochi passi da lei, un po' pallido ma stava bene e questo per lei era la cosa pi importante.
Così presa dalla gioia di vederlo sano e salvo quasi neanche si rese conto che l'altro gladiatore, ritrovato il coraggio, rispose: "Non sei più il campione, Falco, e non fai più paura come prima". Spavaldo fino in fondo, sorrise perfino beffardo al gladiatore più forte dell'accademia che non si lasciò per niente scomporre da quell'insubordinazione. La tensione si poteva sentire molto bene quando Falco colmò la distanza, con un andatura un po' claudicante che costrinse Castria ad abbassare lo sguardo ed osservare la fasciatura alla gamba.
"Io posso riprendere il mio posto in poco tempo, e a quel punto sarà meglio che tu non mi abbia fatto infuriare", lo minacciò velatamente Falco, con una calma che di solito non aveva soprattutto quando si trattava di dimostrare il proprio valore con gli altri gladiatori. Actius cercò di rimanere impassibile, anche se una piccola goccia di sudore dimostrava che non era così, e prese la decisione giusta quando si voltò e si allontanò.
Castria non ebbe neanche il tempo di dire o fare qualcosa che venne prese con forza per un braccio e portata quasi di peso fin dentro alla stanza di Falco. Nonostante fosse quasi zoppo, ferito e pallido, aveva ancora abbastanza forza. E quando si fissarono di nuovo negli occhi, lei poté vedere che non era affatto felice di vederla.
Con le braccia la petto, distante alcuni passi da lei, e lo sguardo severo, le prime parole che le riservò furono fredde e distaccate: "Che cosa ci fai qui? Sei impazzita?", non aveva alzato la voce, anzi, eppure qualcosa nella sua espressione tirata e nel tono tagliente che aveva usato fece sussultare la ragazza. Non si era certo aspettata un caloroso benvenuto eppure la colse di sorpresa.
Guardandosi attorno, in quel piccolo cubiculum, cercando quasi l'ispirazione in quei pochi oggetti, si ritrovò all'improvviso senza parole. Che cosa mai avrebbe potuto dire per iniziare? Quali parole l'avrebbero aiutata a spiegare la situazione?
"Allora? Vuoi rispondere o ti è caduta la lingua? Lo sai quanto è pericoloso venire qui di notte per una come te? E poi non dovresti essere a festeggiare le tue future nozze con Tullio Decio?", la incalzò lui, ad ogni minuto che passava sempre più furioso e nervoso. Ma ciò che attirò maggiormente l'attenzione di Castria furono le sue ultime parole, per lei un vero mistero.
Aggrottò la fronte, stranita, mentre cercava di capire qualcosa: "Festeggiare? Ma di cosa parli? Questa mattina Tullio mi ha praticamente prelevata da casa mia e mi ha tenuta occupata fino a a tardi, ma ti giuro che non c'è stata nessuna festa, non sposerò mai quel pallone gonfiato e oggi ne ho avuto l'ennesima prova".
L'espressione di Castria, il modo in cui aveva parlato con chiarezza e come lo aveva fissato fino in fondo, senza nascondersi, fece intuire a Falco che stesse dicendo la verità. E lui comunque era pronto a crederle sempre.
"Quindi non siete andati a firmare gli sponsalia?" le chiese per sicurezza mentre le girava attorno per andare a sedersi, quasi distrutto, sul bordo del letto. Doveva guardarla negli occhi mentre ascoltava ciò che aveva da dirgli, perché solo in quel modo poteva assicurarsi se la verità oppure no. Perciò alzò la testa e puntò i suoi occhi scuri su quelli di lei, quasi a supplicarla di pronunciare le parole che sperava. Per tutta risposta, lei sembrava davvero sorpresa della piega che aveva preso la conversazione.
"Sponsalia? Oh Dei, no. Chi ti ha detto una menzogna simile?", era perfino indignata che qualcuno avesse potuto mettere in giro una voce del genere su lei e Tullio. Eppure l'espressione di Falco, lasciava intendere che lui sapesse esattamente che cosa era successo, perché finalmente aveva tutte le informazioni per capire.
Si alzò di scatto, ringhiando come un animale inferocito e disse soltanto: "Quel ragazzino me la pagherà". Con un pazzo in gabbia iniziò a girare intorno, zoppicando ed evitando di guardare Castria che, per stare al suo passo, si voltava e rivoltava, cercando di fargli domande e di capire anche lei quello che stava accadendo. "Mi vuoi spiegare che cosa sta succedendo? Falco?".
Solo quando si accorse che lui non la stava ascoltando, che non era lì con lei, si avvicinò a lui, si piazzo davanti al suo cammino e gli mise una mano sul petto nudo. Il contatto lo risvegliò dai suoi pensieri di vendetta e quando abbassò lo sguardo per fissarla, le spiegò: "Hanno pianificato tutto per farmi perdere il combattimento. Apollonio sa di noi due", non c'era bisogno di alcuna prova, ormai era ben chiaro e quasi si diede dello stupido per non averlo intuito subito.
"Anche Tullio sa di noi, ha minacciato di dire tutto a mio padre questa mattina se non fossi andata con lui", aggiunse Castria, mortificata per quello che era successo. Nessuno dei due si era reso conto che li stavano ingannando, che era un piano ben concepito per evitare che Falco ottenesse la libertà. E avevano perso la loro occasione per essere finalmente insieme e felici.
Falco si scansò, quasi fosse stato scottato dalla dura e terribile verità e le diede la spalle. In quel momento non riusciva neanche a fissarla negli occhi. Alla fine non poteva neanche prendersela con lei, si erano lasciati entrambi travolgere dagli eventi e nessuno dei due avrebbe potuto fare diversamente. Ma ciò non bastava a farlo sentire meglio, anzi, se possibile si sentiva anche peggio.
Restarono per svariati minuti in silenzio, Castria che fissava la sua schiena, senza trovare ancora le parole giuste da dire e lui, preda dei pensieri, che per un istante pensò perfino di rinunciare a tutto. Ma poi si ricordò che era un gladiatore, che aveva consacrato la sua vita alla lotta e che non poteva arrendersi alla prima disfatta. Non lui, non quando finalmente combatteva per qualcosa di molto più grande della gloria. Non ancora tutto perduto, come invece aveva creduto poche ore prima, perché Castria non aveva fatto alcun giuramento. E anche se la libertà sembrava lontana, avrebbe continuato a sperare fino all'ultimo.
Quando si voltò a fissarla, la sicurezza e la decisione erano di nuovo tornate ad illuminare il suo viso e i suoi occhi. "Devi promettermi che troverai il modo di stare lontana da Tullio, il più possibile, e che prenderai tempo. Promettilo!" le ordinò con una tale audacia che Castria quasi pensò che avesse un piano alternativo. Eppure non riusciva a non essere scettica ed affranta dalla situazione in cui si era cacciati, a loro insaputa.
Non è che si fosse arresa, ma voleva anche lei capire cosa aveva dato tanto fiducia a Falco. Per questo, invece di ubbidire, chiese: "Anche se lo faccio, a che scopo? Tu sei ferito e non potrai dimostrare di meritare la libertà per molto tempo", era sicura che sarebbe riuscita a rimandare ancora nonostante l'impazienza di Tullio, ma comunque vedeva la loro felicità troppo distante ormai.
Lui colmò la distanza che li separava e le prese il viso tra le mani, costringendola fissare i suoi occhi intensamente: "Ti fidi di me?", le chiese ottenendo solo come risposta un deciso sì con la testa, senza neanche un istante di attesa. Perché di una cosa nella vita Castria era sicura, che avrebbe sempre potuto contare su Falco. Metteva la sua intera esistenza nelle sue forti mani, con la consapevolezza che solo lì era al sicuro. Lui, in risposta le sorrise, ma tornò immediatamente serio per pronunciare le parole seguenti.
"Lotterò per noi, finché il mio cuore avrà battito. Lotterò per noi, finché la mia anima avrà respiro. Sconfiggerò chiunque si porrà davanti al nostro amore e, se necessario, metterò a ferro a fuoco questa città pur di raggiungerti. Quanto è vero che il mio nome è Falco". E dopo queste bellissima e passionale dichiarazione d'amore, la baciò. Accostò con ingordigia le labbra alle sue, già dischiuse e pronte ad accogliere l'impeto amoroso di Falco.
Con un braccio le circondò la vita sottile e la strinse di più a lui, quasi privandola del respiro e facendo aderire perfettamente i loro corpi, così diversi eppure così in armonia. Castria si appoggiò con le mani alle sue spalle larghe e possenti, per evitare di cadere a terra tanto era l'emozione che stava provando e si lasciò sorreggere completamente da lui.
Quando poi la lasciò andare, quasi si sentì persa e sola, e un brivido di freddo la pervase in tutto il corpo. Lo fissò stranita mentre apriva un baule, dandole le spalle, ed iniziò a rovistare dentro. Si era allontanato così all'improvviso e lei non aveva fatto neanche in tempo a cercare il suo sguardo per capire se ci fosse qualcosa che non andava. Un attimo prima la baciava come se volesse perdersi in lei, e l'istante dopo era lontano.
Ma non ebbe il tempo, ne il modo, di chiedergli spiegazioni, perché proprio mentre stava per aprire la bocca, Falco si voltò di nuovo con un sorriso così felice che sembrava un bambino, tanto il suo viso era luminoso di gioia. Gli occhi di Castria andarono subito all'oggetto che il gladiatore teneva in mano e spalancò la bocca dalla sorpresa.
"Catullo parla del foedus*, e gli stessi sponsalia prevedono il dono di un anello", spiegò lui rigirandosi tra le dita quella striscia circolare d'oro, non troppo vistosa ma neanche troppo piccola, considerandola in quel momento l'oggetto più importante.
Castria trattenne il respiro, mentre lui le si avvicinava di nuovo, senza però guardarla. In quel momento i suoi occhi, come quelli di lei, erano catturati solamente da quell'anello, fermi in un istante che entrambi avrebbero ricordato per il resto della loro vita. Un po' tremante per l'emozione, le prese la mano con delicatezza e, usando movimento estremamente lenti e poco usuali per lui, le mise l'anello al dito.
Entrambi fissarono quell'oggetto così semplice, che racchiudeva all'interno di sé promesse e speranze tanto grandi, e solo dopo svariati minuti, dopo aver racchiuso la mano piccola di lei nelle sue, alzò gli occhi verso di lei.
"Sopporterò di essere bruciato, di essere legato, di essere morso, di essere ucciso... per te", le sussurrò con una tale intensità che il cuore di Castria perse un battito. Da un gladiatore non poteva aspettarsi un foedus diverso dal sacramentum gladiatorium*. Non solo una promessa d'amore, con quelle parole Falco le aveva assicurato che non si sarebbe arreso per nessuna ragione al mondo. Perché era un gladiatore e per lui la battaglia finiva solo con la morte.
In risposta al suo giuramento d'amore eterno, Castria gli saltò letteralmente addosso e in pochi secondi si ritrovarono entrambi sdraiati sul letto piccolo e non molto comodo di Falco. Lui, preso dalla passione e dal momento di euforia, aveva solo la vaga percezione di dove fossero, concentrato piuttosto sul riempire ogni parte del suo corpo scoperta di baci e carezze.
E neanche lei si rese conto fino a quanto stavano andando oltre, almeno non finché non sentì la mano ruvida e decisa di Falco farsi spazio tra le sue cosce. In quel momento si risvegliò dal torpore della passione, in tempo per fermare il suo amante in procinto di toglierle la veste. Lo bloccò con la mano e lo costrinse a guardarla, cercando di trasmettergli con gli occhi tutta l'insicurezza che provava in quel momento.
In risposta lui le sorrise per rassicurarla e le accarezzò una guancia, con tenerezza: "Non ti farò male, Castria", le prese la mano nella sua ed intrecciò le loro dita, continuando a guardarla negli occhi. "I nostri cuori sono uniti, le nostre anime sono unite, lascia che anche i nostri corpi si uniscano questa sera. Suggelliamo il nostro patto d'amore, perché anche se per la legge noi due siamo distanti, agli occhi degli Dei saremo una cosa sola".
Accostò di nuovo le labbra alla sua, quasi con reverenza perché anche se era quello che sognava ed aspettava di fare dal primo giorno che l'aveva conosciuta, non avrebbe mosso un dito senza il suo permesso. Capiva le sue paure, ma era pronto a dissipare ogni suo dubbio dimostrandole tutto l'amore che provava per lei.
Qualcosa nei suoi gesti, o nelle sue parole o ancora meglio nel suo sguardo, convinsero Castria a fare quell'importante passo verso una vita diversa e si aprì completamente a lui, dandogli modo di guidarla in quella nuova esperienza. Lui passò a baciarle il collo, avebdo così l'ooportunità di sussurrarle, tra un ansimo e l'altro, ogni sarta di complimento e poesia che ricordava.
Con la mano libera riprese da dove era stato interrotto, mentre quella intrecciata alla sua rimase posata sul cuscino, proprio vicino alla testa di Castria. Una tacita rassicurazione che sarebbero rimasti sempre uniti, in qualsiasi momento.
Per la prima volta entrambi scoprirono il corpo del proprio compagno, con la consapevolezza che in realtà quelle forme e quelle fattezze le conoscevano già, impresse nelle loro menti dopo tutti gli abbracci, i baci e le effusioni scambiate in quelle settimane.
Falco si prese tutto il suo tempo ad osservare ed esplorare il corpo giovane e fresco di Castria e nonostante di figure femminili ne aveva viste tante negli anni, nessuna donna era bella come il suo amore. Nessuna aveva mai avuto quel naturale rossore nelle guance, di pura timidezza, mentre lui lambiva con la lingua il suo petto. Nessuna lo aveva fissato con un sorriso ingenuo e occhi pieni di speranza, mentre la accarezzava in ogni angolo più nascosto. Nessuna gli aveva mai tacitamente chiesto di prendersi cura di lei, non solo fisicamente, ma per il resto della loro vita.
Per farla sentire più a suo agio, coprì i loro corpi nudi con una coperta, nascondendoli da occhi indiscreti che potevano passare per i corridoio anche a quell'ora della sera e solo dopo svariati minuti di effusioni, Castria prese il coraggio ed iniziò anche a lei a scoprire il corpo del suo compagno. Non aveva mai toccato un uomo in quel modo, non lo aveva neanche mai guardato con tanta lasciva e l'effetto che Falco le faceva la mandava letteralmente su di giri.
Di storie sul sesso, nascosta dietro ad un tenda ad origliare la madre e le sue amiche, ne aveva sentite tante ma fin da piccola aveva intuito che era una di quelle cose che le si deva provare sulla propria pelle per capire fino in fondo. E non poteva che essere felice e lusingata che quella prima volta fosse con Falco.
Quando lui le mise una mano nell'interno coscia, istintivamente ebbe un brivido che presto si trasformò in piacere quando Falco iniziò ad accarezzarla, con maestria e delicatezza. Sull'arena era spietato e feroce, ma quella sera, solo per lei, era l'uomo più dolce che avesse mai avuto il piacere d'incontrare.
Per in quelle bellissime carezze, Castria chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal momento, finalmente più rilassata. E quando gli circondò le spalle con il braccio, Falco ne approfittò per stringerla ancora di più a se e far aderire i loro corpi fino all'estremo. Poteva sentire benissimo quanto lui fosse eccitato e pronto, e nonostante la sua grandezza, non ebbe affatto paura. Si fidava di lui, ciecamente, avrebbe concesso ogni parte di lei a quell'uomo.
Smettendo di lambirle il petto con la sua lingua, Falco alzò la testa per guardarla, così vicini che i loro nasi si sfioravano, e quasi in un sibilo, pronunciò quelle due piccole parole dal significato tanto grande. "Ti amo".
Un istante dopo lo sentì entrare dentro di lei, farsi strada lentamente ma con decisione nel suo corpo e una fitta di dolore la costrinse a mordersi il labbro per evitare di urlare. La sua espressione sofferente non sfuggì all'occhio vigile di Falco che si fermò immediatamente per darle l'opportunità di riprendere fiato.
Sorregendosi sui gomiti, per evitare di schiacciarla con il suo peso, le sorrise, e con la mano libero iniziò ad accarezzarle i capelli. Non c'era alcuna parola in grado di descrivere quel momento così intimo mentre i loro corpi erano ormai uniti. Castria non aveva mai provato una tale completezza come in quel momento, e anche solo l'idea che presto si sarebbero divisi, iniziava già a tormentarla.
Per Falco era diverso, lui aveva avuto già parecchie esperienze, eppure in quel momento si sentì come un bambino alle prime armi, perché con Castria era sempre tutto nuovo. Lei era la prima persona che lo aveva visto con occhi diversi, lei era quella che per la prima volta dopo tanti anni aveva fatto battere il suo cuore, e lei sarebbe stata l'unica donna ad incidere un marchio indelebile sulla sua pelle. Perché qualsiasi cosa sarebbe successa in futuro, nessuno dei due avrebbe mai potuto dimenticare quella loro prima notte di puro amore carnale.
Quando il gladiatore riprese a muoversi, ormai il dolore si era affievolito così tanto da rimanerne solo una flebile traccia quasi insignificante, soprattutto perché fu sostituito da altre forti ed indescrivibili sensazioni. Si aggrappò ancora più forte alle spalle di lui, graffiandolo perfino, solo per poterlo sentire sempre più immerso in lei e Falco non si lasciò pregare a lungo.
La bacio, la sfiorò, la toccò e la riempì in punti che nessun uomo aveva mai ne visto ne immaginato ma non c'era nessuna traccia di quel sesse selvaggio di cui spesso aveva sentito parlare. Tutto era così calcolato, così lento e dolce, così inebriante e passionale, che anche se era la sua prima volta, Castria intuì immediatamente che non era sesso. E che anche per Falco quella era una nuova esperienza.
Con le dita ancora intrecciate, le vigorose spinte si fecero sempre più veloci, in un incessante danza che Castria iniziò ben presto ad assecondare, muovendo il bacino in perfetta sintonia con Falco, come se lo avesse già fatto milione di volte. Perché tutto con lui era così naturale da sembrarle semplice.
L'aspettò fino alla fine, rallentando perfino quando sentì che era sul punto di cedere, perché lei ancora un po indolenzita, non era pronta. E solo all'ultima, quando la sentì irrigidirsi per poi esplodere nel piacere, uscì di corsa dal suo corpo, lasciandola improvvisamente con una sensazione di vuoto, per ottenere il suo piacere senza ripercussioni future.
Il liquido caldo che le bagnò le cosce, e che sapeva appartenere a Falco, riuscì a malapena a lenire quella sensazione di solitudine che la pervase non appena lui non fu più dentro di lei. Invece le braccia possenti del gladiatore, che non appena si fu ripreso si sdraiò al suo fianco, che la cinsero con fare protettivo e la spinsero verso il suo petto muscoloso, la rilassarono. Con un lungo sospiro di sollievo, cullata dal respiro affannato di Falco sul collo, finalmente riuscì a ricambiare la sua dichiarazione: "Ti amo".
Non poté vederlo in viso, ma sentì chiaramente le sue labbra, posate sul suo collo, dischiudersi in un sorriso soddisfatto e questo le bastò per credere di poter essere felice per sempre.
"Chi te lo ha dato questo anello?", avvinghiati luno tra le braccia dell'altra, sudati e stanchi, nessuno dei due aveva la minima voglia di alzarsi e tornare alla realtà, perciò Castria gli aveva posto la prima domanda che gli era saltata in mente, osservando di sfuggita l'anello in oro che portava al dito.
E anche Falco era contento di poter rimandare il momento in cui avrebbe dovuto lasciarla tornare a casa, salutarla ed essere costretto ad aspettare chissà quanti giorni prima di rivederla. "L'ho comprato. Ti ricordi il nostro incontro al mercato? Sono tornato da quel negoziante ma invece dell'acus, ho trovato questo... e ho pensato subito a te!".
Con un sorriso sornione le lasciò un dolce e piccolo bacio sulla punta del naso e prese una delle sue delicate mani tra le sue, per stringerla a sé. Tornato serio per un momento, la fissò attentamente, cercando di scorgere qualche segno di sofferenza nella sua espressione, e preoccupato le chiese: "Come ti senti?".
Aveva paura che si era lasciato trasportare troppo dalla passione, senza tener conto dell'inesperienza della sua compagnia e anche solo l'idea di averla fatta soffrire più del necessario lo mandava letteralmente fuori di testa. Ma lei decise scosse il capo e lo rassicurò con poche parole: "Sto bene davvero", era sicura che avrebbe sentito i dolori il giorno dopo, ma sicuramente sarebbero stati accompagnati dai bellissimi ricordi e dalle sensazioni che portava con sé con quel momento così intimo.
Sul punto di dire qualcos'altro, Falco fu interrotto da un suono bene famigliare, che lo ridestò dal suo torpore dovuto all'amore e lo fece rizzare in piedi: "Aspettami qui, ho sentito qualcosa", l'ammonì quando si accorse che era anche lei in procinto di alzarsi per vedere che cosa stava succedendo. Coprendosi con la coperta, Castria si alzò leggermente sui gomiti per osservare la figura nuda e di spalle di Falco, che si avvicinava all'entrata della sua stanza.
Una breve occhiata al corridoio e tornò di corsa da lei, rifugiandosi sotto le coperte e costringendo anche lei a nascondersi. "Ma che cosa sta succedendo?" si azzardò a chiedere quando lui la costrinse a mettere sotto la coperta anche la testa e l'abbracciò, coprendo quasi del tutto il suo corpo con la mole possente. Ma invece di una risposta ottenne l'ammonimento di restare in silenzio per quelli che sembrarono attimi eterni.
Quando sentì il rumore di sbarre che si chiudevano con forza e di chiavi che giravano all'interno di una serratura metallica ed arrugginita, non le servì più chiedere che cosa stava succedendo, perché tutto le sembrò abbastanza chiaro.
Solo dopo svariati minuti Falco si voltò verso la porta per osservare quello che già sapeva e lo stesso fece anche Castria. Le sbarre erano stato chiuse, con loro all'interno ed uscire per la ragazza era pressoché impossibile.
Solo per un attimo la paura e il timore di rimanere nella scuola dei gladiatori per tutta la notte la fece entrare nel panico più totale. Ma quando incrociò gli occhi grandi e divertiti di Falco, contornati da un sorriso di gioia, si rilassò perché si ricordò di non essere in una normale cella. Era con lui, con il suo gladiatore dal cuore tenero e dalla bocca di poeta.
"E così, mia giovane fanciulla, credo proprio che passeremo tutta la notte insieme", la schernì lui, permettendosi perfino di darle un pizzico sulla guancia, scherzosamente, e facendola così ridere di gusto. Non poteva non farsi contagiare dalla felicità che in quel momento stava provando l'uomo. Avevano entrambi desiderato di non separarsi per quella notte, e gli Dei li avevano accontentati.
Glossario:
-Foedus: patto (d'amore).
- Sacramentum gladiatorium: Giuramento dei gladiatori ( Sopporterò di essere bruciato, di essere legato, di essere morso, di essere ucciso per questo giuramento).
Angolo Autrice:
Allora? Che ne dite di questo capitolo pieno di fiamme e scintille? Devo dire che non è stato molto semplice scriverlo perché volevo che fosse perfetto fino in fondo. Volevo che fosse una scena di sesso ma allo stesso tempo che non fosse troppo volgare perché doveva trionfare l'amore in ogni singola riga e spero di esserci riuscita. Voi che ne pensate?
P.S.: vi ricordate che vi ho detto si tenere a mente la storia dell'anello, nel capitolo precedente? Beh, ecco svelato il mistero 😉😘
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